Prevenire l’ipertensione, gli adolescenti consumino meno sale

Per non diventare ipertesi da adulti , gli adolescenti devono ridurre il sale aggiunto negli alimenti. Il consiglio arriva da uno studio presentato al congresso dell’American Heart Association secondo il quale sono sufficienti tre grammi di sale in meno al giorno per ridurre dal 44% al 63% il numero di giovani che da adulti saranno affetti da ipertensione. Gli autori dello studio hanno messo a punto un sistema informatico in grado di valutare gli effetti positivi per la salute derivanti da una riduzione del consumo di sale nell’adolescenza, fascia di età in cui si tende spesso a fare il pieno di cibi salati, ed hanno visto come la riduzione di un solo grammo consente una diminuzione dei valori di pressione sistolica di circa 0,8 mm Hg.

Ovviamente per incidere davvero sulla salute bisogna ridurre il sale di almeno di 3 grammi. Questo taglio infatti, secondo gli esperti, potrebbe favorire una riduzione compresa tra il 7 e il 12 per cento del rischio di malattia coronarica, tra l’8 e il 14 per cento di infarto, tra il 5 e l’8 per cento di ictus e tra il 5 e il 9 per cento della mortalità per qualunque altra causa.

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Le alternative alle uova nell’alimentazione

Le uova, croce e delizia di molti: pur essendo ricche di nutrienti, molte persone non le possono assumere perché intolleranti o per altri morivi di salute, come ad esempio chi soffre di colesterolo alto.

Per tutti questi motivi, a volte è necessario eliminare, o per lo meno ridurre le uova dall’alimentazione, sostituendole con altri alimenti altrettanto proteici e nutrienti. Prima di presentarvi questi alimenti per così dire “alternativi”, una precisazione è d’obbligo: attenzione alle cosiddette uova “nascoste”, ovvero quelle presente nella composizione di molti alimenti, quali i biscotti, i dolci, la pasta all’uovo, le salse e la maionese.

Un’ottima alternativa alle uova sono i legumi, alimenti ricchi di proteine e contenenti diversi aminoacidi perfetti da abbinare a pasta e riso; via libera, quindi, ai piatti della tradizione invernale, ossia le minestre di pasta e legumi, piatti unici in grado di fornire all’organismo tutti i nutrienti di cui ha bisogno: dalla proteine alle fibre, dai glucidi ai sali minerali passando per le vitamine.

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Perdere peso, la pasta “ripassata” o saltata in padella non fa ingrassare

Amate la pasta saltata in padella? I piatti di recupero a volte sono più buoni di quelli freschi. La maggior parte delle persone è convinta però che gli alimenti ripassati contribuiscano ad aumentare i chili di troppo. In realtà contengono meno zuccheri. A dare questa notizia è uno studio tutto italiano, il primo condotto sugli effetti della frittura nell’uomo, firmato da Sara Farnetti, specialista in Medicina interna e nutrizione funzionale del Policlinico Gemelli di Roma. Tempo fa abbiamo parlato delle patate fritte e di come questo tipo di cottura se sporadica e fatta con certi criteri non sia poi così dannosa. Oggi allarghiamo l’argomento e cerchiamo di approfondirlo con questa nuova ricerca.

Alla base del luogo comune, che sostiene che il fritto faccia ingrassare c’è che l’olio fritto o soffritto faccia aumentare la glicemia e il colesterolo, di cui tra l’altro è privo, o addirittura che sia tossico. Secondo Sara Farnetti, in realtà per tenere sotto controllo la pancetta, dove si accumulano gli zuccheri, sotto forma di grassi per l’azione dell’insulina, bisogna dare il via libera a pasta e riso ripassati in padella.

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La Giornata Mondiale del Diabete si festeggia oggi in 500 piazze

Proprio oggi si celebra la Giornata Mondiale del Diabete. Purtroppo questa malattia, insieme all’obesità, è considerata la vera epidemia del terzo millennio. La diffusione è elevatissima e continua a crescere in modo esponenziale: nel 1985 c’erano 30 milioni di diabetici, oggi siamo a 300 milioni e nel 2030 arriveremo a 435 milioni. In Italia i malati di diabete sono il 4,8%. In moltissime piazze italiane (circa 500), questa domenica, potrete trovare tanti stand con diabetologi, medici e infermieri per ricevere materiale informativo.

La società italiana di Diabetologia ha realizzato un decalogo per la prevenzione. Sono semplici regole e molto chiare da tener ben a mente. La prima cosa da fare è tener controllato il peso: in caso di sovrappeso leggero, è importante mettersi a dieta per smaltire almeno 3 chili. Poi è importante fare attività fisica. I medici consigliano mezz’ora al giorno ogni giorno (passeggiate, nuoto, bicicletta, ballo, giardinaggio).

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Diabesità, la malattia del futuro

L’epidemia del terzo millennio si chiama Diabesità. È un neologismo per raggruppare quelle persone che sono obese e/o diabetiche. Il problema è ancora più allarmante se si stima l’evoluzione che la diabesità potrebbe avere nei prossimi anni: il numero dei diabetici è, infatti, destinato a salire, a livello globale, dagli attuali 246 milioni a circa 380 milioni nel 2025. Questo il tema del convegno che si è svolto in questi giorni al Senato cui hanno partecipato la fondazione Adi e l’associazione Diabete Italia.

I dati che sono stati diffusi in quest’occasione hanno davvero mostrato una fotografia preoccupante: un italiano su due ha problemi di peso, con il 34,2% in sovrappeso e il 9,8% obeso. Un esercito di 4 milioni 700mila italiani obesi, cui fanno da contraltare i 4 milioni di italiani affetti da diabete. Il problema grave sta poi per quelle persone che oltre a essere in sovrappeso hanno anche la malattia, figlia ovviamente della situazione legata ai chili di troppo.

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Obesità, la strategia per perdere peso di Zoe Harcombe

Le regole alimentari per combattere l’obesità e i problemi di peso sono sempre le stesse: tanto movimento, una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura e povera di grassi.  Non è della stessa opinione la nutrizionista americana Zoe Harcombe che nel suo libro “The Obesity Epidemic: What Caused It? How Can We Stop It?” lancia un attacco ai cibi sani per definizione e consiglia, invece, di seguire una dieta grassa se si vuole perdere peso.

Questa tesi ha lasciato a bocca aperta davvero molti esperti, e non solo. Tant’è che anche il New York Post si è chiesto quale sia la verità? Ma la nutrizionista ha deciso di proseguire per la sua strada proponendo una nuova visione alimentare. Ora vi elenco alcune delle sue convinzioni, affinché possiate avere un’idea più chiara del personaggio e soprattutto approfondire meglio l’argomento.

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Le bevande zuccherate favoriscono la gotta

Le bevande zuccherate sono di nuovo sul banco degli imputati, e questa volta non per motivi di calorie o diete, ma perché, secondo un recente studio condotto dalla British Columbia University e pubblicato sul “New England Journal of Medicine, favorirebbero l’insorgenza della gotta.

Le bevande zuccherate, infatti, possono causare un accumulo di acidi urici nelle articolazioni che, a loro volta, provocano la gotta, ossia un disordine del metabolismo che si manifesta sotto forma di dolori alle articolazioni e di artrite.

La formazione degli acidi urici che provocano la gotta è causata da diversi alimenti, soprattutto quelli ricchi di purine, come la carne, dall’alcol e, alla luce di questo studio, dalle bevande zuccherate.

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I piatti fatti in casa sono più gustosi e aiutano la linea

Preferite un piatto casereccio o qualcosa di già pronto? Secondo i risultati di uno studio di ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora, pubblicato dalla rivista Proceedings of the Royal Society B, il cibo ha un sapore migliore, è molto più gustoso, se è lavorato per ottenerlo. Per gli autori questa scoperta sarà molto importante se applicata per migliorare le diete, facendo apprezzare di più i cibi più sani e aiutando le persone obese.

L’indagine è stata svolta sulle cavie. In un esperimento i topi hanno dovuto superare l’ostacolo leve per ottenere uno snack di ricompensa. Una volta dato loro libero accesso ai cibi, i topetti hanno preferito quello per cui avevano lavorato di più. Nel secondo test, invece, entrambe le leve davano accesso a cibi a basso contenuto di calorie, e ancora una volta gli animali hanno preferito quello per cui avevano lavorato di più.

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Dieta sana e pistacchi per mantenere basso il colesterolo

Il colesterolo è chiamato anche il killer silenzioso. È un’espressione che fa un po’ ridere, ma che dà bene l’idea di come questo valore del sangue agisca senza dare alcun sintomo. Ecco perché è importante prevenire. Per fare ciò esistono tanti metodi diversi: prima di tutto una vita sana, tanto movimento e un’alimentazione corretta. Se a questo aggiungete una manciata di pistacchi al giorno, vedrete alzarsi il livello di antiossidanti abbassando quello del colesterolo.

A sostenere questa tesi è una ricerca della Pennsylvania State University che racconta le  preziose virtù per cuore e arterie dei pistacchi, che non riescono eliminare del tutto i rischi del colesterolo, ma regalano ottime possibilità di ridurlo. Perché? Prima di tutto perché contengono molta più luteina, beta-carotene e gamma-tocoferolo rispetto ad altri tipi di frutta secca.

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Patatine fritte, cucinarle in modo sano

Patatine fritte, che passione. Dorate e ben salate sono un contorno cui si fa fatica resistere, da bambini ma anche da adulti. Durante il recente convegno “Il processo di frittura: ricerca e innovazione”, organizzato dalla Fondazione per lo studio degli alimenti e della nutrizione e ospitato dall’università Sapienza di Roma, è emerso che gli italiani fanno fatica a resistere a questo tipo di cottura, soprattutto se si tratta delle patatine.  Ma fanno male?

È risaputo che il fritto, infatti, tanto bene non faccia: troppo calorico e troppo unto. Le patate fritte a bastoncino sono ottimali quando la crosta esterna è sottile e croccante, ma il cuore rimane morbido. Non devono essere bruciacchiate e l’olio, assolutamente solo extravergine, non deve superare i 180 gradi. Mi raccomando, gli esperti consigliano poi si non usare la friggitrice perché consuma troppo olio.  Ma c’è di più. Non lasciatevi sedurre dalle patate fresche, forse sono più buone, ma è meglio usare quelle congelate perché le patate andrebbero lavate per allontanare zuccheri e aminoacidi e poi fritte, e non tutti lo fanno. Invece quelle appena tolte dal congelatore sono prodotti ottimi, sicuri e veloci da cucinare.

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Una dieta povera di proteine rafforza i muscoli

Per proteggere la muscolatura bisogna mangiare poca carne e in generale poche proteine. A sostenere questa tesi è una nuova ricerca che dimostra che promuovendo la pulizia cellulare tramite una dieta povera di proteine o certi farmaci si possano migliorare le condizioni e la forza dei muscoli distrofici. Lo studio, finanziato da Telethon, porta la firma di Paolo Bonaldo dell’ Università di Padova e Marco Sandri dell’Istituto veneto di medicina molecolare e dell’Università  di Padova.  Questo lavoro è il primo in assoluto che dà prova che sia possibile migliorare i sintomi della miopatia di Bethlem e della distrofia muscolare di Ullrich controllando l’autofagia, il processo fisiologico che rimuove dalle cellule sostanze tossiche oppure porzioni cellulari danneggiate.

Sono due malattie rarissime e genetiche. Spesso abbiamo dimostrato che l’alimentazione migliora la salute, in questo caso, il passo è davvero ancora più lungo e importante. Queste malattie sono dovute a un difetto nel collagene VI, la proteina responsabile dell’ancoraggio delle fibre muscolari alla loro struttura esterna di supporto, chiamata matrice.

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La dieta della zucca

Nonostante Halloween sia passato, la zucca non cessa di essere protagonista nelle nostre tavole; ortaggio autunnale per eccellenza, la zucca è un’autentica miniera di sostanze benefiche, tanto da essere diventata protagonista di una dieta tematica, la dieta della zucca, appunto. Prima di scoprire i menù di questa dieta, ricordiamo brevemente quali sono le caratteristiche che rendono la zucca un alimento indispensabile nella nostra alimentazione.

Innanzi tutto la zucca è un alimento light, povera di zuccheri, apporta solo 17 calorie ogni cento grammi, è ricca di acqua e di fibre, che le conferiscono un alto potere saziante. Come si evince dal suo colore arancione brillante, la zucca è un concentrato di carotenoidi, sostanze che l’organismo trasforma in vitamina A, indispensabili per frenare l’invecchiamento della pelle. Inoltre, contiene ottime dosi di potassio, minerale importante per il cuore, per il sistema nervoso e per depurare l’organismo.

Sia i semi che la polpa della zucca contengono sostanze utili all’organismo; i semi sono ricchi di vitamina E ed F, e di selenio, un minerale dall’importante azione anti età; anche la polpa è ottima per frenare l’azione dei radicali liberi.

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L’olio d’oliva protegge da danni epatici

L’olio d’oliva è sicuramente uno degli alimenti che meglio rappresenta la dieta mediterranea, ultimamente al centro di molti dibattiti perché identificata come regime alimentare perfetto per tutelare la salute dai rischi dell’obesità. Dell’olio sappiamo tante cose, prima di tutto che è antiossidante e che previene il tumore.  La novità però è che è in grado di ridurre anche i danni al fegato. Questo è quanto ha scoperto un gruppo di ricercatori dell’University of Monastir (Tunisia) e della King Saud University di Riyadh (Arabia Saudita) guidati Mohamed Hammami.

La ricerca è stata svolta su 180 topolini a cui era stata indotta epatotossicità tramite la somministrazione di alcuni erbicidi moderatamente tossici. Le cavie sono state prima divise in 8 gruppi e poi esposti a un erbicida tossico, provocando danni epatici significativi in tutti gli esemplari.

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Il miele Ulmo è più potente degli antibiotici

Non è la prima volta che parliamo di miele, perché è un prezioso alimento dolce quanto lo zucchero ma decisamente più salutare.  Questo cibo è stato oggetto di un nuovo studio che ne ha valutato l’efficacia nel combattere le infezioni da Stafilococco ed Escherichia Coli, due noti e pericolosi batteri resistenti ad antibiotici come la meticillina. La scoperta è stata davvero interessante, anche perché si è rilevato un combattente nato e ha messo al tappeto non uno ma due avversari, al punto da risultare meglio del famoso antibiotico.

La ricerca è stata fatta dai ricercatori irlandesi del Dipartimento di Microbiologia Clinica, Royal College of Surgeons di Dublino i quali, per questo studio pubblicato sul BMC – Complementary and Alternative Medicine, hanno utilizzato un tipo di miele detto Ulmo, proveniente dal Cile.

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I cibi grassi portano all’infertilità maschile

Vorreste tanto avere un bambino. Avete mai guardato cosa sta mangiando il vostro partner? A volte per risolvere alcuni piccoli problemi di salute, basterebbe guardare con più attenzione nel nostro piatto e in quello di chi amiamo. Una dieta ricca di grassi saturi può creare problemi di fertilità danneggiando lo sperma e riducendo il numero di spermatozoi.  Ecco quindi che bisogna evitare tutte quelle pietanze unte ed estremamente caloriche, che tra l’altro non aiutano neanche la linea.

Gli spermatozoi si indeboliscono soprattutto con i grassi saturi e  grassi monoinsaturi al punto tale di non essere abbastanza potenti per dare il via a una gravidanza.  Questa scoperta arriva da uno studio americano dei ricercatori della dell’Harvard Medical School.

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La dieta mediterranea previene anche le malattie neurodegenerative

La dieta mediterranea è davvero un biglietto di sola andata per una salute migliore. Sappiamo bene che seguendo i principi di quest’ alimentazione è possibile proteggere il proprio corpo dall’obesità e dalle malattie cardiovascolari (ovviamente bisogna fare anche un po’ di ginnastica). Ma c’è molto di più.  È importante anche per combattere il rischio di malattie neurodegenerative.  La tesi è di Francesco Sofi, dell’Universita’ di Firenze, e del suo team che hanno analizzato informazioni provenienti da sette diversi studi condotti negli ultimi due anni in tutto il mondo, per un totale di oltre due milioni di persone. I dati di questo studio sono stati presentati proprio poche ore fa durante la giornata conclusiva del XXI Congresso nazionale della SISET, Società Italiana per lo Studio dell’Emostasi e della Trombosi in corso a Bologna.

La tecnica utilizzata dal team è stata quella di affidare un punteggio specifico di adesione alla dieta mediterranea, mettendo in rilievo come un aumento di appena due punti nel proprio score si traduca, di fatto, in un guadagno significativo in termini di protezione dalle principali malattie croniche, come quelle cardiovascolari, ma anche da condizioni altrettanto diffuse nel mondo occidentale come il morbo di Alzheimer, il Parkinson e la demenza.

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Antiossidanti, il tè rosso è più potente di quello verde

Qualche tempo fa vi abbiamo parlato delle proprietà generiche del  tè rosso Rooibos, o più precisamente la bevanda sudafricana ‘parente’ del tè, oggi però ci concentriamo su un nuovo aspetto che potrebbe togliere lo scettro di elisir di lunga vita al tè verde. Il Rooibos  funziona per rallentare l’invecchiamento grazie all’alto contenuto di antiossidanti. A sostenerlo una ricerca dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran) che per la prima volta ha valutato direttamente sull’uomo le proprietà degli infusi Rooibos fermentati e non fermentati.

In Italia questa bevanda non è ancora molto conosciuto, ma ci sono ottime possibilità che diventi di moda, appena le virtù antiage saranno scoperte dai più. Si ottiene dall’arbusto sudafricano Aspalathus linearis o Rooibos (traduzione afrikaans dall’inglese red bush, cespuglio rosso). Pur avendo un gusto molto simile al tè, non contiene caffeina, oltre a essere ricca di antiossidanti. I benefici sono già noti da tempo alla ricerca, ma erano stati dimostrati finora solo con studi in vitro.

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La cottura con il forno a microonde

Nella frenesia del tran tran di tutti i giorni non sempre c’è tempo per mettersi ai fornelli e cucinare nel modo tradizionale; ecco perché il forno a microonde è diventato uno degli accessori più presenti nelle nostre cucine. Preparare il cibo con il forno a microonde assicura la possibilità di scongelare, scaldare gli alimenti o far bollire l’acqua in modo veloce; ma non solo: tra gli innegabili vantaggi si questo tipo di cottura c’è anche quello di poter cucinare senza aggiungere grassi, con tutti i benefici che ciò comporta per la linea.

A fronte di chi considera il forno a microonde un’autentica manna dal cielo, c’è anche chi, invece lo critica perché pensa che il suo funzionamento produca cotture poco sicure; non è così: il forno a microonde possiedono adeguate schermature e sistemi di spegnimento automatico; inoltre, la cottura a microonde permette di conservare al massimo le proprietà nutritive dei cibi.

Il forno a microonde funziona grazie alle onde elettromagnetiche che vengono prodotte da un tubo ad elettroni; tutto avviene senza il minimo rischio per gli alimenti che si stanno cuocendo all’interno. Attenzione, però, a non accedere il forno quando è vuoto, in quanto le onde finirebbero con il riflettersi su stesse con il rischio di rovinare il dispositivo.

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