Alimentazione equilibrata, dieci regole per non sprecare cibo

Quante volte avanzano i piatti preparati per la cena o per il pranzo? E quante volte capita di lasciar scadere le cose in frigorifero? Uno yogurt, una mozzarella, le classiche merendine che dopo qualche settimana hanno stufato. Un grave problema etico, ma anche per la salute. Si è svolta ieri la giornata contro gli sprechi alimentari e in quest’occasione  l‘associazione dei dietisti italiani ha rivelato che nell’immondizia italiana finiscono , ogni anno, circa 27 chili di cibo ancora consumabile, con uno spreco di circa 585 euro a famiglia.

Nelle discariche del Paese finiscono quotidianamente 4 mila tonnellate di alimenti freschi: latte, uova, formaggi e yogurt (39%), pane e pasta (15%), carne (18%), frutta e verdura (12%), secondo gli ultimi dati dell’Associazione difesa consumatori (Adoc). Parliamo ovviamente di famiglie, perché se dovessimo considerare le mense aziendali, ospedaliere e scolastiche, i buffet dei grandi alberghi o dei villaggi turistici ‘all inclusive’ il dato sarebbe davvero molto più grande.

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Potassio, antipertensivo naturale

Aumentare il consumo di potassio potrebbe avere sulla pressione arteriosa gli stessi effetti benefici della riduzione del sale. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori dell’Università di Wageningen, in Germania, coordinati dalla dottoressa Linda van Mierlo, in base a uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Archives of Internel Medicine. Gli studiosi tedeschi hanno monitorato il consumo di potassio in 21 paesi tra cui Cina, Nuova Zelanda e Olanda stimandolo tra 1.7 e 3.7 grammi al giorno, mentre la razione giornaliera raccomandata è di 4.7 grammi al giorno.

Se il consumo di potassio aumentasse fino al livello consigliato-afferma la van Mierlo-la pressione sistolica dei cittadini di questi paesi calerebbe con un effetto paragonabile alla riduzione di quattro grammi al giorno di sale. Il bilancio fra introito di potassio e introito di sale è infatti basilare nel controllo dell’ipertensione.

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Gli acidi grassi polinsaturi proteggono i denti

L’alimentazione può salvare i denti. Lo abbiamo detto diverse volte che una dieta sana e corretta è il miglior modo per mantenersi in salute. Oggi però entriamo un pochino più nello specifico, concentrandoci sui denti: Assumere cibi ricchi di acidi grassi polinsaturi come il pesce e l’olio di pesce può essere un mezzo di prevenzione del processo infiammatorio a carico delle gengive e dell’alveolo che causa la caduta dei denti.

La classica parodontite, nota come piorrea, spesso si sviluppa a seguito del sanguinamento delle gengive, causando un attacco batterico che può comportare anche il distacco della guaina gengivale, la scopertura dei denti fino alla loro perdita. Ovviamente è importante fare attenzione all’igiene orale, ma anche l’alimentazione gioca un ruolo importante.

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In forma con la cucina indiana

Recenti statistiche rivelano che sempre più italiani scelgono le cucine esotiche perché attratti da nuovi cibi e sapori; se per molti la cucina etnica è sinonimo di alimenti strani e di cotture poco salutari, un buon compromesso per avvicinarsi alla cucina di Paesi lontani, è quella di provare la cucina indiana che, a differenza di quello che si può pensare, è sana e leggera, a base di legumi, verdure, carni bianche e tanta frutta.

Queste sono solo alcune delle caratteristiche della cucina indiana, che è basata su pochi ma indispensabili assunti: ingredienti freschi e di prima qualità, e cotture leggere e rapide, senza l’aggiunta di condimenti; proprio per queste sue caratteristiche, la cucina indiana coincide con le indicazioni fornite da dietologi e nutrizionisti.

In realtà, non esiste un’unica cucina indiana, bensì tre linee tradizionali a loro volto piene di varianti: la cucina imperiale, a base di ingredienti e tradizioni locali unite a quelle persiane, la cucina speziata del Sud del Paese, che utilizza le spezie ovunque, e la cucina vegetariana, in quanto il 70% degli indiani è vegetariano.

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World Pasta Day 2010, tutte le virtù del primo piatto italiano

La pasta, per noi italiani è una vera passione, la mangiamo quasi una volta al giorno e riusciamo a cucinarla davvero in moltissimi modi diversi. Insieme alla pizza, è il piatto più copiato, tanto che è diventato protagonista assoluto di un “festival”:  World Pasta Day che si chiude oggi in Brasile dove trecento delegati da tutto il mondo e scienziati provenienti da 15 paesi produttori e consumatori si sono incontrati per discutere sul ruolo sociale e nutrizionale degli spaghetti e delle sorelle minori.  È importante consumare pasta per restare in salute?

Di solito chi si mette a dieta cerca di evitare i carboidrati, che però non devono mancare in un regime ben bilanciato.  Pensate che in Italia si consumano 26 chili di pasta a persona all’anno, contro i 6,4 dei Brasiliani. Questo Paese però è il terzo produttore mondiale di pasta. Nonostante l’industria funzioni bene, l’alimentazione non è curata: si consuma anche lì troppa  carne, troppe fibre, legumi, frutta e verdura.

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Dieta Mediterranea: un bus itinerante per diffondere la cucina italiana

Parte proprio da Torino il bus itinerante che girerà il mondo per diffondere la Dieta Mediterranea.  È un progetto di valorizzazione dello stile alimentare italiano promosso da Federsanità Anci e dal ministero delle Politiche Agricole che, fino alla primavera del 2012, farà tappa in tutte le regioni italiane e in quattro città degli Stati Uniti.  Una bella idea che ha come obiettivo promuovere la buona cucina e l’educazione alimentare,  oltre ai prodotti tipici made in Italy, un buon metodo per prevenire l’obesità e le malattie cardiovascolari.

Bus è stato presentato durante il Salone del Gusto di Torino, la fiera che promuove il piacere e la cultura della buona tavola, che chiude le porte oggi dopo quattro giorni di successo, anche se sono ancora vive le polemiche sui costi della manifestazione.

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Spezie, la curcuma migliora gli effetti della chemioterapia

Combattere il tumore è un percorso lungo e doloroso. C’è però un’importante novità. Esiste una sostanza che migliora gli effetti della chemioterapia contro il cancro testa-collo. Si tratta di una spezia molto utilizzata in Oriente: la curcumina, una componente della curcuma. A sostenerlo è uno studio, molto interessante, dell’Università dalla California a Los Angeles, condotto dal dottor Eri Srivatsan e dalla dottoressa Marilene Wang.

Non siamo molto abituati ad arricchire le nostre pietanze con questa spezia, ma dovete sapere che i pregi della curcumina sono noti alle popolazioni dell’India che l’utilizzano da secoli non solo in cucina, ma anche per promuovere la guarigione delle ferite, come antinvecchiamento cutaneo o per alleviare i crampi mestruali. La curcumina  da oggi assume anche un nuovo ruolo quello di aiutante nella cura dei tumori – in particolare quello della testa-collo – mostrando anche la capacità di migliorare l’effetto di un farmaco utilizzato per la chemioterapia nella soppressione delle cellule cancerose.

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Dieta antinfiammatoria contro la sindrome metabolica

Proprio ieri vi abbiamo parlato di un’importante ricerca condotta dall’Università di Lund che poneva l’accento su speciali alimenti in grado di potenziare la memoria delle persone.  Ecco, sempre da questo studio sono state tratte interessanti informazioni per curare la sindrome metabolica e gli stati infiammatori.  È stato verificato, infatti, che dopo una dieta a base di un mix di alimenti antiossidanti, prodotti integrali ricchi in fibre, con un basso indice glicemico e probiotici, un gruppo di persone in sovrappeso, ma senza problemi di salute, ha ottenuto la riduzione di quelle spie che segnalano un’alimentazione scorretta, dopo solo quattro settimane.

Per l’esattezza stiamo parlando della pressione sanguigna diminuita dell’8%, il colesterolo Ldl che si è abbassato del 33% e i lipidi nel sangue del 14%. Un bel risultato che può veramente aiutare molte persone con la sindrome metabolica, considerata l’epidemia del terzo millennio, perché unisce gli effetti di diabete, obesità e insufficienza cardiaca. Tra i responsabili non solo lo stile di vita, ma anche alcune reazioni immunitarie spropositate che possono innescare l’infiammazione dei tessuti e degli organi favorendo l’accumulo di adipe.

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La vitamina B12 previene il morbo di Alzheimer

La scienza dell’alimentazione sta davvero facendo passi da giganti e ogni giorno si scopre sempre qualcosa in più per curare o prevenire malattie molto gravi, proprio come il morbo di Alzheimer. Secondo un recente studio, svolto dai ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma, la vitamina B12 potrebbe essere un antidoto portentoso.  La ricerca durata ben 7 anni ha permesso di verificare il ruolo di questa vitamina.

Si sono sottoposti alla sperimentazione 271 finlandesi volontari tra i 65 e i 79 anni, sani all’inizio della ricerca, 17 dei quali hanno sviluppato la demenza senile nel corso dello studio.  I partecipanti sono stati periodicamente sottoposti ad analisi del sangue per analizzare i livelli di vitamina B12 e di omocisteina (un aminoacido associato alla vitamina B12) i cui eccessivi livelli sono collegati a effetti negativi sulla salute del cervello (compreso l’ictus). Il focus della ricerca ha verificato che per ogni micromole di omocisteina in più il rischio di malattia di Alzheimer aumenta del 16%, mentre per ogni picomole in più della forma attiva della vitamina B12 il rischio si riduce del 2%.

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La dieta del nastro rosa contro il tumore al seno

Questo mese di ottobre per le donne deve avere un significato davvero particolare, perché è dedicato alla prevenzione del tumore al seno, un male che colpisce signore di ogni età. C’è capitato più volte di parlare del legame che c’è tra alimentazione e cancro e di come una dieta ben equilibrata e uno stile di vita sano siano fondamentali per proteggersi dalla malattia. Per questo, Mary Flynn, dietologa e docente di Medicina alla Brown University di New York, ha messo insieme i dati raccolti in 25 anni di ricerca ed esperienza nel libro “The Pink Ribbon Diet” (la Dieta del nastro rosa).

La dieta del Nastro Rosa promuove prima di ogni cosa la salute. Alla base dell’alimentazione ci deve essere la piramide della Dieta Mediterranea, riconosciuta nel mondo come uno stile alimentare completo, nutriente e salutare, fatto di frutta e verdura, vitamine e prodotti antiossidanti.

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Contrastare la preipertensione con l’anguria

È il simbolo dell’estate, eppure è un frutto che andrebbe mangiato tutto l’anno. Non solo, perché ha basso contenuto calorico e tanta acqua, ma perché è in grado di contrastare la preipertensione, una delle patologie che precedono l’insorgenza delle malattie cardiovascolari. Sto parlando dell’anguria e questo è quanto hanno scoperto con uno studio pilota i ricercatori della Florida State University Usa,  guidati da Bahram Arjmandi.

Per raggiungere questa tesi, gli esperti hanno somministrato a un piccolo gruppo di 4 uomini e 5 donne in post menopausa (tra 51 e 57 anni) 6 grammi di estratto di L-citrullina per sei settimane, rilevando un miglioramento della funzione delle arterie e, di conseguenza, l’abbassamento della pressione aortica in tutti e 9 i soggetti.

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Carote, olio e menta contro l’invecchiamento cerebrale

Dieta e salute, un binomio confermato da molti esperti nel tempo. Ci sono alimenti che fanno perdere peso, come il peperoncino, e alimenti che aiutano a stare meglio e prevenire delle malattie che potrebbero anche essere mortali. Quali? Per esempio le carote, il sedano, l’olio d’oliva, ma anche la menta, il rosmarino e la camomilla. Pensate a loro come a dei supercibi che contengono un composto che ridurrebbe l’infiammazione legata all’età, ma anche disturbi cerebrali e perdita di memoria

Si chiama Luteolina, è un flavone, e sembra essere collegata nell’inibizione del rilascio di molecole infiammatorie nel cervello. Questa scoperta arriva dall’America, dell’Università dell’Illinois. Per eseguire l’esperimento i ricercatori hanno esaminato le cellule della microglia: cellule immunitarie presenti sia nel cervello che nel midollo spinale.

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La dieta giusta per ogni fase della vita

Esiste una dieta per ogni età. Il nostro corpo, infatti, ha bisogno di seguire un regime equilibrato in base ai suoi reali bisogni energetici e di crescita, che sono molto diversi a seconda della fase della vita. Per esempio un ragazzo avrà un metabolismo più veloce rispetto a un adulto e una signora in menopausa dovrà curare maggiormente la salute delle sue ossa. Ecco quindi che diventa fondamentale seguire delle regole alimentari, per mantenersi in salute.

La prima fase è quella dell’infanzia. I bambini, dallo svezzamento in poi, hanno bisogno di seguire una dieta leggera ma ricca di micronutrienti (vitamine, minerali, calcio, zinco, ecc).  E’ importante un buon apporto proteico e quindi è consigliabile il consumo di tacchino, pollo, latte, uova, pesce e di proteine vegetali.  Come per gli adulti, anche i bambini devono bere durante il giorno circa 1 litro d’acqua e non sempre semplice.  L’acqua comunque si trova anche nel cibo, quindi un consumo regolare di frutta, verdura, passati e zuppe di verdure contribuisce a mantenere i necessari livelli.

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L’amaro a fine pasto non fa digerire e fa ingrassare

Sono moltissime le persone che alla fine di un pasto si concedono il cosiddetto ammazzacaffè, un liquore amaro a base di erbe dal tasso più o meno alcolico, che si è soliti credere che faccia digerire.

Quella che l’amaro aiuti la digestione, in realtà è solo una credenza che si basa sul fatto che, dopo aver bevuto questo liquore si avverte un leggero senso di bruciore all’interno dello stomaco; ciò è vero solo in parte: il sapore amaro delle erbe aumenta, sì, la secrezione dei succhi gastrici, ma la gradazione alcolica di queste bevande, irrita le pareti dello stomaco rallentandone lo svuotamento e, quindi, la digestione.

Infatti, la maggior parte degli amari possiedono una gradazione alcolica piuttosto elevata, ovvero tra i 30 e 35°, proprio per questo, l’unico amaro che davvero stimola la digestione, è quello a base di rabarbaro, in quanto la sua gradazione alcolica si attesta intorno ai 12,5°; bene anche il vino che con i suoi 10 o 14°, riesce a stimolare la secrezione dei succhi gastrici.

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Dieta mediterranea più salutare negli anni Sessanta

Il benessere e la ricchezza in questi anni ci hanno regalato la sensazione di avere una vita migliore rispetto a quella dei nostri genitori. In parte è così, sicuramente abbiamo più agi, ma siamo sicuri che la routine moderna sia più salutare?  La dieta, infatti, indica non solo la qualità dello stile di vita, ma anche i cambiamenti sociali. Oggi si mangia di sicuro più carne e i freezer di molte famiglie sono pieni di prodotto già pronti, dal semplice soffritto alle lasagne.  La dieta dei ragazzi italiani è sempre meno mediterranea e, nella scala M.A.I-Mediterranean Adequacy Index, si avvicina appena al valore 1, quando negli anni Sessanta lo stesso indice arrivava a 7.

Insomma, qualcosa è cambiato davvero ma non in bene. A darne notizia sono i nutrizionisti dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano, secondo i quali sarebbe indicato un “ritorno al passato” per migliorare le abitudini alimentari dei giovani. È fondamentale arricchire il regime alimentare con tanta frutta, verdura e pesce.

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Mangiare sano, 4 italiani su 10 vorrebbero cambiare alimentazione

Condurre una vita più sana e avere un’alimentazione curata. È questo il desiderio di tanti italiani, peccato poi che tra dire e fare c’è di mezzo un sacco di cibo spazzatura. Da quanto emerge dal primo rapporto Coldiretti/Censis sulle abitudini alimentari degli italiani, la quota di persone consapevole è pari al 37% degli italiani (quasi 4 su 10), percentuale che sale al 40,5% tra i 30-44enni, ad oltre il 40% tra le donne e sopra il 43% tra le casalinghe. Questo è il quadro che è stato dipinto in occasione dell’Obesity Day, attualmente in corso in tutta Italia, e promosso dall’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi) per combattere l’obesità nel nostro Paese dove 1 persona su 3 è in sovrappeso e 1 su 10 è addirittura obesa.

Forse però desiderare non è sufficiente, ci vuole una cultura del cibo in grado di correggere certe abitudini poco salutari. Gli italiani “frustrati” sono, secondo la Coldiretti, in numero superiore a quelli (33%) che dichiarano di seguire una dieta sana perché l’alimentazione è tra i fattori importanti per la salute, e sono soprattutto gli anziani (40,3%) e i laureati (37,6%) a praticare questa tendenza salutista.

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Carotenoidi: indispensabili per la salute delle donne

Con il termine carotenoidi si indicano una serie di pigmenti responsabili della colorazione di frutta e nella verdura; sono esempi di carotenodi il licopene, che si trova nei pomodori e nei meloni, la luteina, propria degli ortaggi a foglia verde, e il betacarotene, contenuto nei peperoni, nella zucca, nelle carote e nelle patate.

I carotenoidi contengono molte sostanze antiossidanti indispensabili per la salute delle donne, in quanto proteggono dall’insorgenza di diversi tumori, come ad esempio il cancro al seno, purtroppo però, molte non li assumono nelle giuste dosi; ciò è particolarmente vero soprattutto nel caso delle giovani donne, o almeno è ciò che emerge dal rapporto “Phytonutrient Report: Women’s Health by Color” realizzato dal Nutrilite Health Institute.

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La bilancia anti-stress per non ingrassare

Non è novità che lo stress faccia ingrassare. Purtroppo l’ansia e il nervosismo agiscono sullo stimolo della fame favorendo i comportamenti alimentari disordinati. Ecco allora che arriva una speciale ‘bilancia‘, in grado di segnalare che si sta superando il livello di guardia. Si tratta di un modello scientifico, illustrato in occasione dell’Obesity Day, la via domani in 200 centri specializzati in tutta Italia affinchè le persone con problemi di peso o con bambini a rischio obesità possano prendere contatto con gli esperti del settore.

Lo stress, prima di essere un fattore di rischio per la salute, è una risorsa per l’uomo e diventa un guaio solo quando è eccessivo o cronico. La bilancia dello stress non è un oggetto, non aspettiamoci quindi una classica pesa, ma un modello scientifico che consente al medico e allo psicologo di misurare, quindi di pesare, lo stress di ogni singolo individuo. Invece dell’ago che indica i numeri, ci sono test che esprimono valutazioni cliniche.

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