La dieta giapponese

Tra le diete più in voga in questo periodo c’è la dieta giapponese che promette di far perdere due chili in una settimana e di assicurare salute e forma fisica senza dover rinunciare al cibo. Di sicuro starete pensando alla dieta giapponese come ad un regime alimentare a base di alghe e pesce crudo, in realtà non è così, in quanto è una dieta piuttosto varia e di sicuro ricca di nutrienti: basti pensare che la popolazione giapponese è quella che ha meno problemi di obesità e il più alto tasso di longevità.

Il cibo giapponese è leggero e aromatico, a base di ingredienti ricchi di antiossidanti e con pochi grassi. I piatti della cucina giapponese vengono preparati con molta cura, le porzioni non devono essere mai abbondanti ma gustose, e il cibo va assaporato e mangiato lentamente.

I capisaldi della dieta giapponese sono il riso, che è anche la fonte di carboidrati più importante, il pesce, la soia, la frutta, la verdura, alghe e funghi giapponesi: insomma un mix di alimenti ricchi di antiossidanti, acidi grassi Omega 3 e fitoestrogeni. A parte questi cibi base, sono molto consumati anche spezie, aromi, germogli, cavolo e insalate a foglia verde, mentre sono assunti con molta parsimonia il pesce grasso, la carne rossa e i condimenti elaborati.

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La dieta della frutta di stagione

Con un piano alimentare che preveda solo frutta di stagione è possibile perdere peso in due, massimo tre settimane ed eliminare scorie e tossine dall’organismo. Quella della frutta è una dieta povera di calorie e quindi è l’ideale per chi vuole perdere peso ma anche per chi desidera depurare e disintossicare l’organismo, consentendogli così una graduale eliminazione di liquidi.

La particolarità inoltre sta nell’essere una specie di dieta “crudista” che permette l’ottimale assorbimento di vitamine e minerali. Fate attenzione però: non essendo molto equilibrata dal punto di vista nutrizionale (ha infatti pochissime proteine, mentre una dieta bilanciata dovrebbe essere costituita dal settancinque/ottanta per cento di frutta, il dieci/venti per cento di verdure (molto importanti sono quelle a foglia verde)  e una quantità di proteine pari a circa il quindici/venti per cento dell’apporto calorico giornaliero) , non andrebbe seguita continuativamente per più di venti giorni.

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Salmonella: come ridurre i rischi di contaminazione

Pochi giorni fa è arrivata dagli Stati Uniti la notizia della contaminazione da salmonella di alcuni milioni di uova destinati ad aziende e supermercati di diversi Stati del Paese; proprio per la grandezza del fenomeno, si parla di oltre 380 milioni di uova sequestrate, il CDC, ovvero il Centers for Disease Control and Prevention, ha stipulato un vademecum con alcune linee guida per limitare il pericolo di contaminazione.

Innanzi tutto ricordiamo cos’è la salmonella, ovvero un un’infezione causata da un batterio che si trova soprattutto nei gusci delle uova ma che può penetrare anche all’interno di essi; non è immune da possibile contaminazione anche la carne, specie di pollo, il latte e i suoi derivati. Dato che non è sempre facile individuare la presenza dell’infezione, è opportuno seguire alcune semplici regole.

Innanzi tutto, conservate sempre le uova in frigorifero e se le lasciate a temperatura ambiente, cuocetele subito, in modo che eventuali batteri non possano proliferare a lungo all’interno dell’uovo.

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L’aglio secco è utile contro l’ipertensione

Non è una novità che l’aglio sia un ottimo antibiotico naturale, in quanto riesce a combattere molti funghi, virus e batteri; inoltre è indispensabile in cucina per aromatizzare diversi tipi di pietanze, ma purtroppo, non sempre è molto amato a causa del suo gusto pungente e dall’odore non proprio piacevole soprattutto per l’alito.

Partendo dal presupposto che l’aglio è utilissimo per la salute del nostro organismo, per evitare l’unico suo aspetto poco piacevole, ovvero il sapore che lascia in bocca, si può ricorrere all’aglio liofilizzato, soprattutto alla luce di una recente scoperta australiana che ne evidenzia l’efficace anche nella lotta all’ipertensione; anzi: secondo la ricerca è proprio quello liofilizzato, l’aglio migliore per ridurre la pressione arteriosa.

La ricerca è stata condotta da un gruppo di studiosi dell’Università di Adelaide e pubblicata sulla rassegna “Maturitas” che si sono avvalsi dell’aiuto di cinquanta anziani con un valore massimo di pressione di 140; i pazienti hanno consumato estratti di aglio liofilizzato per tre mesi. Alla fine dello studio i ricercatori hanno raccolto i valori della pressione sanguigna attestandone una diminuzione di oltre dieci punti rispetto all’inizio dell’esperienza.

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Pollo di soia: ecco l’ultimo ritrovato della scienza alimentare

Avreste mai potuto pensare che potesse esistere un pollo di soia? Pare proprio di sì ed è l’ultimo ritrovato della scienza alimentare, realizzato da una ricerca combinata tra il College of Agriculture, Food and Natural Resources e il College of Engineering, e pubblicata sulla rivista scientifica “Journal of Agricultural and Food Chemistry”.

La carne del pollo di soia è simile a quella del pollo tradizionale ma, oltre ad essere accessibile anche a vegetariani e vegani, è utile contro il colesterolo e per rafforzare le ossa. Il pollo di soia deriva dalla farina di soia, e in particolare dalle proteine che essa contiene, che sono state messe in un macchinario che le ha cotte e rese commestibili.

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Antipasto light, le “alici che sembrano crude”

La ricetta di oggi, estremamente leggera e saporita (ha pochissime calorie), apre in modo originale una cerna a base di pesce con gli amici. Si tratta di un antipasto con acciughe fresche cotte appena appena, depositate su una salsa di scarole.

Ingredienti per quattro persone: venti alici, sale, pepe, un pizzico di zucchero (anche dolcificante), una scarola, uno spicchio d’aglio, due filetti di acciuga dissalata, trenta grammi di olio extravergine di oliva (un cucchiaio), cinquanta grammi di brodo vegetale, mezza patata bollita, quattro crostini di pane (in alternativa anche pane integrale passato sulla piastra).

Stendete le alici diliscate e aperte a libbro su un largo vassoio foderato di carta forno, conditele leggermente con sale, un pizzico di zucchero e il pepe e lasciatele marinare per circa un ora in frigorifero. Nel frattempo, preparate la salsa. Fate rosolare nell’olio l’aglio (lasciandolo leggermente imbiondire), successivamente, aggiungete le acciughe dissalate. Gettatevi di colpo la scarola tagliuzzata grossolanamente, giratela velocemente, salate, pepate, quindi passate tutto nel mixer e frullate.

Unite anche il brodo vegetale, la mezza patata bollita, regolate di sale e pepe e tenete la salsa in caldo. Scaldate una padella antiaderente con pochissimo olio e, tenendole per la coda, fatevi rosolare le alici (solo dalla parte della carne), adagiandole man mano sui crostini di pane.

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Succo di ciliegia per combattere l’insonnia

Chi non riesce a dormire bene lo sa: l’insonnia è uno dei disturbi del sonno più fastidiosi, in quanto costringe a rigirarsi nel letto per ore con gli occhi sbarrati senza poter prendere sonno oppure permette di riposare male e solo per poco tempo. Qualche tempo fa avevamo già trattato l’argomento dal punto di vista dell’alimentazione, ovvero indicandovi quali sono gli alimenti che potrebbero aiutare a vincere l’insonnia.

Oggi ritorniamo a parlare di rimedi contro l’insonnia alla luce di una ricerca americana che ha scoperto come il succo di ciliegia sia utile come antidoto all’impossibilità di prendere sonno. La ricerca è stata condotta dai ricercatori dello Sleep & Neurophysiology Research Laboratory dell’University of Rocherster Medical Center di New York e pubblicata sul “Journal of Medicinal Food”; secondo questo studio, per sconfiggere l’insonnia basterebbero due bicchieri di succo di ciliegia.

La ciliegia sarebbe in grado di conciliare il sonno grazie all’alto contenuto di melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno sveglia nell’organismo.

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Infusi, tisane e decotti dall’effetto drenante e contro la cellulite

E’ ben noto che in erboristeria si trovano numerosi e diversificati trattamenti naturali contro la cellulite, tutti finalizzati a ripristinare l’equilibrio dei liquidi e dei minerali nell’organismo, nonché riportarlo alla sua efficienza; tali rimedi sono inoltre d’aiuto per migliorare il ricambio e la funzionalità renale e questo vale in particolar modo nel caso degli infusi.

Qui di seguito, presenteremo alcuni infusi o tisane che è possibile abbinare alle diete contro la cellulite:

Infuso di barbe di mais: fate seccare le barbe di alcune pannocchie, di queste prenderne circa 20g e farle bollire in tre tazze d’acqua, lasciando consumare il liquido della metà. Bere questo infuso tre volte al giorno e mezz’ora prima dei pasti.

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Tè rosso: conosciamo le sue proprietà

Anche d’estate, bere un buon fa piacere; qualche giorno fa vi abbiamo parlato del tè bianco, molto spesso di quello verde e nero, e oggi è la volta di un altro tipo di tè: il tè rosso.

Il tè rosso è una bevanda dal sapore gradevole e di colore rosso; nonostante venga sempre descritto come tè, non lo è tecnicamente, nel senso che non contiene né teina né tantomeno caffeina, il che lo rende perfetto per chi vuole assumere una bevanda ad infusione che non contenga sostanze psicoattive. Il tè rosso è in realtà un infuso di una pianta originaria del Sudafrica il cui nome scientifico è Aspalathus linearis, ma che è meglio conosciuta come Rooibos. Il colore rosso del tè si ottiene facendo ossidare le foglie e gli steli della pianta.

Per quanto riguarda la preparazione, il tè rosso si ottiene come quello verde e nero, e sarebbe meglio berlo al naturale, al limite aromatizzato con un po’ di vaniglia. Nonostante non sia un tè vero proprio, questa bevanda contiene diverse proprietà benefiche, soprattutto visto il suo importante contenuto di antiossidanti.

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La dieta intelligente per mangiare a volontà e non ingrassare

Mangiare a sazietà e non prendere un etto. Sarebbe bello no? Bene, sembra che alla realizzazione di questo sogno, che sono (siamo) in molti a condividere, stia lavorando un gruppo di scienziati dell’Università di Aberdeen nel Regno Unito; il professor Julian Mercer, a capo del centro di ricerca sull’obesità del Rowett Institute of Nutrition and Health del già citato ateneo, e il suo team di ricercatori, stanno infatti studiando in che modo il cibo interagisce con intestino e cervello per capire cosa spinge a mangiare di più e, di conseguenza, a mettere su peso.

Ma c’è di più: sulla base dei propri studi i ricercatori intendono creare alimenti che permettano alle persone di alzarsi da tavola pienamente soddisfatti senza ingrassare; infatti alcuni cibi, contenenti dosi significative di proteine, inducono il tanto agognato senso di sazietà prima di altri, ed è proprio sfruttando tale principio che i ricercatori britannici vogliono dar vita ad una linea di alimenti in grado di dare rapidamente le percezione di essere pieni e quindi di mettere fine al pasto.

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Il melograno difende la pelle dai raggi UV

Fin dall’antichità il melograno era considerato simbolo di fertilità e longevità, e in effetti sembrerebbe essere un toccasana per diversi disturbi; già qualche tempo fa vi avevamo spiegato la sua utilità nella perdita di peso, oggi vi vogliamo illustrare i risultati di un recente studio, secondo il quale il melograno sarebbe utile per difendere la pelle dai raggi ultra-violetti e per prevenire la comparsa delle rughe.

Il melograno contiene diversi antiossidanti e flavonoidi, ed è ricco di vitamina A e B, oltre ad avere ottime proprietà diuretiche ed astringenti; sin dall’antichità, questo frutto veniva utilizzato per combattere il baco della Tenia, ovvero il verme solitario, come tonico per rinfrescare la pelle arrossata e per combattere la diarrea; pare, inoltre, che il melograno sia utile per contrastare il processo delle cellule cancerose.

Come dicevamo, secondo uno studio condotto dalla Hallym University, in Corea, e pubblicato su “Experimental Dermatology”, il melograno sarebbe utile per combattere gli effetti dannosi dei raggi UV.

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Ricette light: l’insalata di riso con verdure crude

L’insalata di riso freddo è senz’altro il piatto principe dell’estate: è fresca, veloce, buona, nutriente e mette d’accordo tutti, sia i grandi che i più piccoli; basta lessare un po’ di riso, condirlo e il gioco è fatto. Il problema, però, arriva proprio qui, al condimento. Infatti, di solito, per condire il riso, usiamo i condiriso già pronti che si trovano al supermercato, magari arricchendoli con wurstel, uova, maionese e altri ingredienti che fanno salire il numero delle calorie.

Già i condiriso di per sé non sono molto dietetici, e purtroppo a volte neanche troppo salutari a causa degli additivi che contengono; dal punto di vista della linea, quello che può essere può dannoso in questi prodotti, è la presenza di olio di semi per la conservazione delle verdure ed, escludendo i condiriso, dall’aggiunta di wurstel e maionese per rendere l’insalata di riso più appetitosa.

Un modo per gustare l’insalata di riso senza appesantirsi c’è e consiste nel prepararla con la sua ricetta originaria, ovvero usare le verdure, cotte o crude, per condirla. Proprio per questo, oggi vogliamo proporvi la ricetta dell’insalata di riso con crudità.

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Piccole porzioni di cibo: ecco il segreto per non ingrassare

Uno dei modi più sicuri per non ingrassare è sicuramente quello di contenere le porzioni di cibo; non sempre però, soprattutto in caso di pietanze particolarmente appetitose, è facile resistere, ecco allora un piccolo vademecum per controllare la quantità di cibo nel piatto.

Mangiate insalata prima del pranzo e della cena, in questo modo riuscirete a contenere l’appetito e il senso di fame; ovviamente non bastano due foglie, ma un’insalata vera e propria alla quale avrete aggiunto dei cubetti di carne magra come ad esempio il tacchino: le fibre contenute nell’insalata vi faranno sentire sazi e la carne magra vi fornirà l’energia di cui avete bisogno.

Se vi avanza del cibo non conservatelo in un unico grande contenitore ma sistematelo in tanti piccoli vasetti in modo da servirvi di quello che effettivamente basta per saziarvi e non esagerare con la porzione. Se acquistate snack che vi piacciono molto come biscotti e patatine, divideteli in piccole porzioni singole in modo da controllare la quantità: è difficile, ad esempio, sapere quante patatine si mangiano attingendo direttamente da un maxi sacchetto!

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Le proprietà del tè bianco

Ormai tutti conosciamo le proprietà del tè verde e siamo abituati a bere il classico tè nero, ma forse pochi conoscono il tè bianco e le sue tante qualità che non hanno niente da invidiare a quelle del blasonato tè verde. Il tè bianco è un tipo di tè non fermentato, originario della Cina, la cui particolarità consiste nell’essere raccolto soltanto all’alba durante un paio di giorni primaverili e quando i germogli sono ancora chiusi.

Tutte queste accortezze nella raccolta sono dovute al fatto che il tè bianco si caratterizza per il fatto di essere poco alterato e il più naturale possibile, e ciò fa sì che questa bevanda sia estremamente ricca di antiossidanti, flavonoidi e polifenoli.

Il tè bianco contiene importanti quantità di vitamine, soprattutto quelle del gruppo A e del gruppo E, molto indicate per contrastare l’azione dei radicali liberi e per ridurre il colesterolo. Inoltre, il tè bianco contiene meno caffeina rispetto agli tipi di tè, e non solo del tè nero, ma anche di quello verde, nella misura di 5 mg in meno.

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Le bibite zuccherate non fanno ingrassare

Sulle bibite zuccherate c’è da sempre una grande varietà di opinioni: c’è chi dice che facciano ingrassare e chi, invece, sostiene che non siano dannose per la linea. Fino ad oggi, l’unica cosa certa era che fossero in grado di ridurre lo stress grazie alla presenza del glucosio che aiuta a gestire le situazioni stressanti; ora, grazie alla ricerca condotta da un gruppo di ricercatori dell’Università Queen Margaret di Edimburgo, pubblicata sulla rivista “Appetite“, si può dire che le bibite zuccherate non fanno ingrassare.

Lo studio è stato condotto con l’ausilio di 53 donne di età compresa tra i 20 e i 55 anni, tutte in sovrappeso, le quali sono state monitorate per cinque settimane, una di base e quattro di test vero e proprio; le pazienti sono state divise in due gruppi e sono state offerte loro quattro bottigliette al giorno di bevande zuccherate o dolcificate con aspartame. Nel periodo dello studio, le donne dovevano tenere un diario nel quale annotare i loro stati d’animo dopo che avevamo bevuto le bevande.

Durante le cinque settimane di ricerca, inoltre, le pazienti dovevano praticare un po’ di esercizio fisico e seguire una dieta. A prescindere dal fatto che al termine dello studio alcune donne avessero preso o perso peso, questi cambiamenti non sembrano imputabili alla presenza di saccarosio.

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Poche fibre e l’intestino si indebolisce

Secondo quanto dimostrato di recente da uno studio italiano, un’alimentazione carente di fibre potrebbe causare disturbi intestinali e indebolire la flora batterica, fondamentale per combattere agenti patogeni quali virus e batteri. I risultati della ricerca, coordinata da Paolo Lionetti, ricercatore dell’Università di Firenze, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Pnas, Proceedings of the National Academy of Science.

Gli studiosi sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato la composizione e le caratteristiche della flora batterica intestinale di alcuni bambini occidentali e averle confrontate con quelle di bambini del Burkina Faso, che seguono un’alimentazione molto differente da quella tipicamente occidentale, se non altro perchè molto ricca di vegetali e cereali. 

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