Spegni la luce e dimagrisci

Secondo una ricerca condotta presso l’Ohio State University e pubblicata sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, l’esposizione persistente alla luce durante le ore notturne è in grado di agire sul metabolismo causando un aumento di peso, anche in assenza di modifiche relative alla dieta e all’attività fisica.

Il team di studiosi statunitensi, coordinato dal neuroscienziato Laura Fonken, ha condotto le proprie osservazioni su un campione di cavie da laboratorio ed ha così potuto osservare che i topolini esposti alla luce di notte, anche se tenue, per un periodo di oltre otto settimane hanno guadagnato oltre un terzo del peso rispetto al gruppo di cavie non esposto alla luce.

Nonostante non vi siano state differenze nei livelli di attività fisica o nel consumo quotidiano di cibo i topi che sono stati esposti alla luce di notte sono diventati più grassi degli altri

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Semi di psillio per combattere la stipsi

Chi soffre di stipsi sa bene quanto è fastidioso questo disturbo e quanto può essere difficile contrastarlo; se nonostante un’alimentazione ricca di fibre e il ricorso a diversi tipi di lassativi, la stitichezza non accenna migliorare, provate ad usare i semi di psillio.

Lo psillio, botanicamente noto con il nome di Plantago ovata, è una pianta erbacea i cui semi vengono usati da sempre come lassativo naturale, in quanto contengono al loro interno una mucillagine che a contatto con l’acqua, in questo caso dello stomaco, aumenta il suo volume e stimola le attività intestinali. I semi di psillio aumentano il volume del contenuto intestinale, ma non favoriscono la fermentazione; proprio per queste sue caratteristiche, lo psillio è ideale per combattere la stipsi, oltre ad avere un ottimo effetto antinfiammatorio sulle mucose dell’intestino e a lenire i disturbi causati dal colon irritabile.

I benefici dello psillio non si esauriscono solo con il miglioramento dell’attività intestinale, infatti le mucillagini dei semi di psillio contribuiscono ad abbassare i livelli di colesterolo cattivo, riducendo l’assorbimento intestinale dei grassi e degli zuccheri.

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La dieta del nastro rosa contro il tumore al seno

Questo mese di ottobre per le donne deve avere un significato davvero particolare, perché è dedicato alla prevenzione del tumore al seno, un male che colpisce signore di ogni età. C’è capitato più volte di parlare del legame che c’è tra alimentazione e cancro e di come una dieta ben equilibrata e uno stile di vita sano siano fondamentali per proteggersi dalla malattia. Per questo, Mary Flynn, dietologa e docente di Medicina alla Brown University di New York, ha messo insieme i dati raccolti in 25 anni di ricerca ed esperienza nel libro “The Pink Ribbon Diet” (la Dieta del nastro rosa).

La dieta del Nastro Rosa promuove prima di ogni cosa la salute. Alla base dell’alimentazione ci deve essere la piramide della Dieta Mediterranea, riconosciuta nel mondo come uno stile alimentare completo, nutriente e salutare, fatto di frutta e verdura, vitamine e prodotti antiossidanti.

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Contrastare la preipertensione con l’anguria

È il simbolo dell’estate, eppure è un frutto che andrebbe mangiato tutto l’anno. Non solo, perché ha basso contenuto calorico e tanta acqua, ma perché è in grado di contrastare la preipertensione, una delle patologie che precedono l’insorgenza delle malattie cardiovascolari. Sto parlando dell’anguria e questo è quanto hanno scoperto con uno studio pilota i ricercatori della Florida State University Usa,  guidati da Bahram Arjmandi.

Per raggiungere questa tesi, gli esperti hanno somministrato a un piccolo gruppo di 4 uomini e 5 donne in post menopausa (tra 51 e 57 anni) 6 grammi di estratto di L-citrullina per sei settimane, rilevando un miglioramento della funzione delle arterie e, di conseguenza, l’abbassamento della pressione aortica in tutti e 9 i soggetti.

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Dieta sana, fa bene a te e all’ambiente

I cibi con il maggiore livello di consumo raccomandato, quelli più sani e salutari per intenderci, sono anche quelli che hanno un minore impatto ambientale. A dimostrarlo è lo studio Double Pyramid: Healthy Food for people, sustainable food for the planet, presentato nei giorni scorsi al Parlamento Europeo dal Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN), in occasione dell’evento Sano per te, sostenibile per il pianeta, centrato sulle tematiche agricoltura, salute, ambiente. Lo studio si basa sul modello della Doppia Piramide una combinazione delle due  piramidi alimentare e ambientale che valuta l’impatto di ogni alimento sull’ambiente in termini di produzione di gas serra, consumo di risorse idriche e utilizzo del territorio.

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Carote, olio e menta contro l’invecchiamento cerebrale

Dieta e salute, un binomio confermato da molti esperti nel tempo. Ci sono alimenti che fanno perdere peso, come il peperoncino, e alimenti che aiutano a stare meglio e prevenire delle malattie che potrebbero anche essere mortali. Quali? Per esempio le carote, il sedano, l’olio d’oliva, ma anche la menta, il rosmarino e la camomilla. Pensate a loro come a dei supercibi che contengono un composto che ridurrebbe l’infiammazione legata all’età, ma anche disturbi cerebrali e perdita di memoria

Si chiama Luteolina, è un flavone, e sembra essere collegata nell’inibizione del rilascio di molecole infiammatorie nel cervello. Questa scoperta arriva dall’America, dell’Università dell’Illinois. Per eseguire l’esperimento i ricercatori hanno esaminato le cellule della microglia: cellule immunitarie presenti sia nel cervello che nel midollo spinale.

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Introito calorico, attenzione all’ordine dei cibi

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Consumer Research, l’ordine secondo il quale consumiamo i cibi influisce sulla nostra capacità di stimarne, orientativamente, il contenuto calorico. L’autore della ricerca è Alexander Chernev della Northwestern University, il quale ha chiesto a un gruppo di volontari di stimare le calorie di una serie di piatti, cambiando di volta in volta l’ordine in cui venivano presentati.

E’ stato così che lo studioso ha potuto osservare che le 570 calorie attribuite a un cheeseburger diventano ben 787 se questo è preceduto da un’insalata. E tanto più le pietanze abbinate sono diverse tra loro, quanto più è facile sbagliarsi:

Tutti i partecipanti-commenta Chernev- sapevano bene che una macedonia ha meno calorie di un cheesecake. Però un pasto a base di macedonia e cheesburger alla fine veniva giudicato complessivamente più pesante rispetto a uno composto da cheesecake e cheeseburger.

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La capsaicina aiuta a perdere peso

Mangiare piccante fa bene alla linea. Questa non è una novità assoluta, ma ci sono dei nuovi sviluppi in termini di salute. La spezia piccante più famosa al mondo contiene una sostanza chiamata capsaicina, contenuta in dose massiccia nella punta del peperoncino e nei semi, che favorisce la perdita di peso e la ripartizione dei grassi. Tant’è che questa sostanza è alla base di numerosi integratori alimentari ed è  in grado di aumentare i livelli di acidi grassi liberi, sia prima che dopo l’esercizio fisico.

Fa bene quindi anche alla salute, perché al di là del fatto che questo sapore intenso possa non piacere, la capsaicina ha effetti antiossidanti, antinfiammatori e anticancerogeni. Inoltre, secondo gli studi dell’Università di Memphis, non avrebbe implicazioni sulla frequenza cardiaca, sulla pressione o sul manifestarsi di disturbi gastrici. Quest’ultimi, spesso accusati da chi assume il peperoncino o altri alimenti piccanti.

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Binge eating e obesità, più a rischio dopo una dieta restrittiva

Secondo uno studio condotto alla Boston University dai ricercatori italiani Valentina Sabino e Pietro Cottone, le persone che seguono una dieta estrema corrono maggiori rischi di diventare obese e rimanere vittime del binge eating, un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall’assunzione incontrollata di cibo ma che si distingue dalla bulimia per l’assenza di condotte compensatorie (in altre parole la persona non ricorre all’induzione del vomito e/o all’uso di lassativi per riparare all’eccessivo introito calorico).

Gli studiosi hanno dimostrato come la dipendenza e la compulsione verso alcuni alimenti possono insorgere come conseguenza di regimi dietetici caratterizzati dall’alternanza di cibi gustosi e ipercalorici (i cosiddetti junk food) e cibi “normali” analizzando il comportamento di alcune cavie da laboratorio; i topolini hanno seguito un regime dietetico alternato: per cinque giorni la settimana è stato somministrato loro del cibo normale per due una dieta zuccherina al sapore di cioccolato.

Come spiega Pietro Cottone

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La dieta giusta per ogni fase della vita

Esiste una dieta per ogni età. Il nostro corpo, infatti, ha bisogno di seguire un regime equilibrato in base ai suoi reali bisogni energetici e di crescita, che sono molto diversi a seconda della fase della vita. Per esempio un ragazzo avrà un metabolismo più veloce rispetto a un adulto e una signora in menopausa dovrà curare maggiormente la salute delle sue ossa. Ecco quindi che diventa fondamentale seguire delle regole alimentari, per mantenersi in salute.

La prima fase è quella dell’infanzia. I bambini, dallo svezzamento in poi, hanno bisogno di seguire una dieta leggera ma ricca di micronutrienti (vitamine, minerali, calcio, zinco, ecc).  E’ importante un buon apporto proteico e quindi è consigliabile il consumo di tacchino, pollo, latte, uova, pesce e di proteine vegetali.  Come per gli adulti, anche i bambini devono bere durante il giorno circa 1 litro d’acqua e non sempre semplice.  L’acqua comunque si trova anche nel cibo, quindi un consumo regolare di frutta, verdura, passati e zuppe di verdure contribuisce a mantenere i necessari livelli.

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Il ribes rosso

Il ribes rosso (Ribes rubrum) è il frutto dell’omonimo arbusto appartenente alla famiglia delle Grossolariaceae che cresce spontaneo nei boschi dell’Europa centrale. Rientra nel novero …

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L’amaro a fine pasto non fa digerire e fa ingrassare

Sono moltissime le persone che alla fine di un pasto si concedono il cosiddetto ammazzacaffè, un liquore amaro a base di erbe dal tasso più o meno alcolico, che si è soliti credere che faccia digerire.

Quella che l’amaro aiuti la digestione, in realtà è solo una credenza che si basa sul fatto che, dopo aver bevuto questo liquore si avverte un leggero senso di bruciore all’interno dello stomaco; ciò è vero solo in parte: il sapore amaro delle erbe aumenta, sì, la secrezione dei succhi gastrici, ma la gradazione alcolica di queste bevande, irrita le pareti dello stomaco rallentandone lo svuotamento e, quindi, la digestione.

Infatti, la maggior parte degli amari possiedono una gradazione alcolica piuttosto elevata, ovvero tra i 30 e 35°, proprio per questo, l’unico amaro che davvero stimola la digestione, è quello a base di rabarbaro, in quanto la sua gradazione alcolica si attesta intorno ai 12,5°; bene anche il vino che con i suoi 10 o 14°, riesce a stimolare la secrezione dei succhi gastrici.

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Patate, l’alimento ideale per perdere peso

Le patate sono considerate una verdura abbastanza calorica e per questo motivo le persone a dieta cercano di mangiarne il meno possibile. Un nuovo studio ha però portato alla luce una novità: le patate possono essere introdotte in un regime alimentare dietetico che punta al dimagrimento, perché questo tubero, nonostante l’alto indice glicemico, farebbe scendere di peso. A sostenerlo sono i ricercatori dell’University of California di Davis, del National Center for Food Safety and Technology e dell’Illinois Institute of Technology .

Gli studiosi hanno esaminato per 12 settimane 86 uomini e donne in sovrappeso divisi, in modo casuale, in tre gruppi: a ognuno è stata assegnata una dieta differente a basso introito calorico che comprendeva 5-7 porzioni di patate a settimana.  In media una patata ha 110 calorie, più potassio di una banana e metà del fabbisogno giornaliero di vitamina C. E’ quindi un alimento molto importante, se si tiene anche in considerazione che non contiene grassi, sodio e colesterolo. È molto digeribile e perfetta in caso di colite e gastrite.

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Obesità e sovrappeso, il primo rapporto italiano

Si è conclusa ieri Obesity Day, la manifestazione organizzata dall’Adi (Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica) allo scopo di sensibilizzare la popolazione sui rischi legati a sovrappeso e obesità. L’evento ha rappresentato anche l’occasione per diffondere un rapporto sullo stile di vita alimentare degli italiani e sul loro desiderio di mangiar sano per mantenersi in forma, evidenziandone le contraddizioni.

Se da un lato infatti gli abitanti del Belpaese sono sensibili alle informazioni diffuse quotidianamente dai media circa la necessità di alimentarsi in maniera equilibrata, dall’altro si lasciano tentare molto volentieri dai peccati di gola che spesso hanno la meglio su tutti i loro buoni propositi; per non contare che ciò che li spinge a seguire una dieta sana non è la volontà di preservare la propria salute quanto piuttosto quella di apparire magri e belli.

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L’importanza di cuocere il cibo

 

Ormai la mania per il raw food ha preso piede anche in Italia: dal sushi al sashimi, passando per il carpaccio o semplicemente per la dieta crudista. Ma siamo davvero sicuri che mangiare il cibo crudo faccia bene?  Secondo una ricerca condotta dall’INRAN, l’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, e dall’Università di Napoli, il modo migliore per mangiare il cibo è cuocerlo, in quanto il procedimento della cottura rende gli alimenti più sicuri, oltre che più digeribili.

Per cottura non si deve intendere chissà quale complicato procedimento: per impedire il deterioramento delle vitamine contenute nel cibo basta cuocerlo a vapore o, al limite, lasciarlo sottovuoto. Ragione fondamentale dell’importanza di non mangiare il cibo crudo è che, con la cottura, esso diventa più digeribile e facilmente assimilabile, in quanto, spiegano gli esperti:

La cottura, oltre a migliorare la digeribilità del cibo è in grado di aumentare il potere antiossidante di molte verdure e ortaggi. Il calore degrada le strutture cellulari dei tessuti, ammorbidisce le pareti cellulari facilitando così il rilascio all’esterno.

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Dieta mediterranea più salutare negli anni Sessanta

Il benessere e la ricchezza in questi anni ci hanno regalato la sensazione di avere una vita migliore rispetto a quella dei nostri genitori. In parte è così, sicuramente abbiamo più agi, ma siamo sicuri che la routine moderna sia più salutare?  La dieta, infatti, indica non solo la qualità dello stile di vita, ma anche i cambiamenti sociali. Oggi si mangia di sicuro più carne e i freezer di molte famiglie sono pieni di prodotto già pronti, dal semplice soffritto alle lasagne.  La dieta dei ragazzi italiani è sempre meno mediterranea e, nella scala M.A.I-Mediterranean Adequacy Index, si avvicina appena al valore 1, quando negli anni Sessanta lo stesso indice arrivava a 7.

Insomma, qualcosa è cambiato davvero ma non in bene. A darne notizia sono i nutrizionisti dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano, secondo i quali sarebbe indicato un “ritorno al passato” per migliorare le abitudini alimentari dei giovani. È fondamentale arricchire il regime alimentare con tanta frutta, verdura e pesce.

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L’obesità centrale

Come abbiamo già visto qualche tempo fa a proposito dei diversi tipi di obesità, quest’ultima può essere classificata in base alle cause che l’hanno originata in essenziale ed endocrina e, in base alla distribuzione di grasso a livello corporeo, in androide e ginoide. In particolare, l’obesità androide è caratterizzata dall’accumulo di tessuto adiposo soprattutto a livello addominale ed è per questo motivo che vi si riferisce anche con l’espressione obesità centrale o obesità addominale.

A questo tipo di obesità, più frequente negli uomini che nelle donne, si associa un maggiore rischio di ipercolesterolemia e ipertensione, con aumentato rischio cardiovascolare, a causa della maggiore distribuzione del grasso a livello viscerale (ossia a ridosso degli organi interni). D’altra parte, l’obesità centrale è frequentemente associata a diabete di tipo due, dislipidemie e iperuricemia e concorre insieme a queste a delineare il quadro clinico definito sindrome metabolica.

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Le proprietà dimagranti del mate

Forse vi sarà capitato di vedere in qualche foto gli indios argentini mentre bevevano, con l’ausilio di una cannuccia, un liquido da una zucca vuota; bene stavano bevendo il mate, un tè energetico realizzato con le foglie di Llex paraguariensis.

La tradizione di bere mate non si è fermata agli indios ma si è tramandata fino ai giorni nostri, anzi: il mate è una delle bevande più consumate nei paesi ispano americani, ed oltre ad essere buona ed energetica, fa anche bene all’organismo e aiuta ad attivare il metabolismo.

Il tè mate si caratterizza per le proprietà antiossidanti e dimagranti. Il mate contiene sostanze attive utili nel processo di dimagrimento come l’acido clorogenico, che è un ottimo antiossidante, la teofillina e la teobromina che attivano la capacità del corpo di bruciare i grassi; inoltre, la caffeina contenuta nel mate è utile per attivare l’azione di alcuni enzimi che riescono a scindere i grassi e a renderli di pronto utilizzo.

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