Hibernation Diet, ovvero dimagrire dormendo

Il mondo delle diete non si esaurisce mai, i metodi, o presunti tali, per dimagrire sono ormai centinaia, eppure sempre più spesso vengono ideate diete dai nomi più o meno improbabili. Oggi vi presentiamo l’ultima novità in fatto di diete, ossia l’Hibernation diet, conosciuta anche con il nome di “dieta delle meraviglie” perché promette di far perdere 4 chili in un mese, senza soffrire la fame e senza sedute sfiancanti in palestra, ma solo attraverso il corretto ciclo sonno-veglia e alcune piccole attenzioni.

L’Hibernation Diet è stata ideata da due ricercatori scozzesi Mike e Stuart McInnes, rispettivamente farmacista e nutrizionista, autori del libro “Dimagrire Dormendo”, nel quale hanno descritto i risultati della dieta da loro creata. Che dormire bene e almeno per sette ore a notte facesse bene a livello di umore e di aspetto fisico lo sapevamo già, e ora, con la scoperta dei due ricercatori scozzesi, pare che dormire bene aiuti anche a perdere peso.

Secondo Mike e Stuart McInnes tutto dipende dal cervello il quale continua a lavorare anche quando dormiamo, ma per far ciò ha comunque bisogno di energia che però l’organismo non può produrre e quindi attinge altrove, primo fra tutti dal fegato che però, a sua volta, dispone di scorte limitate di zuccheri; per questo motivo il cervello cerca l’energia necessaria negli accumuli adiposi presenti nelle cellule.

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I cibi grassi portano all’infertilità maschile

Vorreste tanto avere un bambino. Avete mai guardato cosa sta mangiando il vostro partner? A volte per risolvere alcuni piccoli problemi di salute, basterebbe guardare con più attenzione nel nostro piatto e in quello di chi amiamo. Una dieta ricca di grassi saturi può creare problemi di fertilità danneggiando lo sperma e riducendo il numero di spermatozoi.  Ecco quindi che bisogna evitare tutte quelle pietanze unte ed estremamente caloriche, che tra l’altro non aiutano neanche la linea.

Gli spermatozoi si indeboliscono soprattutto con i grassi saturi e  grassi monoinsaturi al punto tale di non essere abbastanza potenti per dare il via a una gravidanza.  Questa scoperta arriva da uno studio americano dei ricercatori della dell’Harvard Medical School.

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Fico d’India, le sue proprietà dimagranti

I frutti dell’Opuntia Ficus indica, ovvero del fico d’India, possiedono diverse proprietà salutari, e sono utili sia dal punto di vista del benessere dell’organismo che nel processo di dimagrimento; numerose ricerche hanno mostrato come, il fico d’India, che cresce spontaneo nell’area mediterranea sia efficace per controllare il livello di colesterolo nel sangue, per curare il diabete e i disturbi gastrointestinali.

Una ricerca condotta in Messico ha rivelato l’utilità delle fibre contenute nel fico d’India in caso di diabete mellito, in quanto queste fibre sono in grado si ridurre l’assorbimento degli zuccheri; ovviamente anche chi non soffre di diabete può beneficiare di questa caratteristica di regolatore naturale della glicemia che possiede il fico d’india.

Il succo che si estrae dal frutto possiede proprietà lassative e diuretiche, mentre le foglie, oltre a contenere diverse fibre solubili e insolubili, sono ricche di minerali e vitamine. Come dicevamo all’inizio, il fico d’India aiuta a dimagrire soprattutto grazie a tre sue importantissimi proprietà: contiene le fibre solubili che servono a controllare l’appetito, regola l’indice glicemico e contrasta la stitichezza e i dolori addominali, in quanto facilita il movimento intestinale.

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La dieta mediterranea previene anche le malattie neurodegenerative

La dieta mediterranea è davvero un biglietto di sola andata per una salute migliore. Sappiamo bene che seguendo i principi di quest’ alimentazione è possibile proteggere il proprio corpo dall’obesità e dalle malattie cardiovascolari (ovviamente bisogna fare anche un po’ di ginnastica). Ma c’è molto di più.  È importante anche per combattere il rischio di malattie neurodegenerative.  La tesi è di Francesco Sofi, dell’Universita’ di Firenze, e del suo team che hanno analizzato informazioni provenienti da sette diversi studi condotti negli ultimi due anni in tutto il mondo, per un totale di oltre due milioni di persone. I dati di questo studio sono stati presentati proprio poche ore fa durante la giornata conclusiva del XXI Congresso nazionale della SISET, Società Italiana per lo Studio dell’Emostasi e della Trombosi in corso a Bologna.

La tecnica utilizzata dal team è stata quella di affidare un punteggio specifico di adesione alla dieta mediterranea, mettendo in rilievo come un aumento di appena due punti nel proprio score si traduca, di fatto, in un guadagno significativo in termini di protezione dalle principali malattie croniche, come quelle cardiovascolari, ma anche da condizioni altrettanto diffuse nel mondo occidentale come il morbo di Alzheimer, il Parkinson e la demenza.

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La dieta del ghiaccio

L’immancabile battage pubblicitario la saluta e promuove come dieta del ghiaccio ma in realtà non è di una dieta che si tratta quanto piuttosto dell’ultima trovata proveniente da oltreoceano in fatto di integratori dimagranti; è infatti da poco in commercio negli Stati Uniti un integratore a base di Hoodia gordonii: Hoodia ice cubes. Come ci suggerisce il nome si tratta di cubetti di ghiaccio composti da acqua ed estratti di Hoodia gordonii uno solo dei quali, assunto una volta al giorno, basterebbe per spezzare la fame e indurci a dire basta a fuori pasto e a pranzi troppo lauti.

Ma facciamo un passo indietro: Hoodia gordonii è un cactus della famiglia delle Asclepiadaceae coltivato, a quanto sembra, dai boscimani del sud Africa i quali ne utilizzano il fusto per inibire la fame durante le lughe marce nel deserto. Il principio attivo della Hoodia è stato scoperto piuttosto di recente (nel 1996): si tratta di una molecola, denominata P57, la quale invia al cervello un segale di sazietà; questo però avviene non appena l’introito calorico supera una certa soglia stimata intorno alle 2200 calorie (per ogni pasto).

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Antiossidanti, il tè rosso è più potente di quello verde

Qualche tempo fa vi abbiamo parlato delle proprietà generiche del  tè rosso Rooibos, o più precisamente la bevanda sudafricana ‘parente’ del tè, oggi però ci concentriamo su un nuovo aspetto che potrebbe togliere lo scettro di elisir di lunga vita al tè verde. Il Rooibos  funziona per rallentare l’invecchiamento grazie all’alto contenuto di antiossidanti. A sostenerlo una ricerca dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran) che per la prima volta ha valutato direttamente sull’uomo le proprietà degli infusi Rooibos fermentati e non fermentati.

In Italia questa bevanda non è ancora molto conosciuto, ma ci sono ottime possibilità che diventi di moda, appena le virtù antiage saranno scoperte dai più. Si ottiene dall’arbusto sudafricano Aspalathus linearis o Rooibos (traduzione afrikaans dall’inglese red bush, cespuglio rosso). Pur avendo un gusto molto simile al tè, non contiene caffeina, oltre a essere ricca di antiossidanti. I benefici sono già noti da tempo alla ricerca, ma erano stati dimostrati finora solo con studi in vitro.

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La cottura con il forno a microonde

Nella frenesia del tran tran di tutti i giorni non sempre c’è tempo per mettersi ai fornelli e cucinare nel modo tradizionale; ecco perché il forno a microonde è diventato uno degli accessori più presenti nelle nostre cucine. Preparare il cibo con il forno a microonde assicura la possibilità di scongelare, scaldare gli alimenti o far bollire l’acqua in modo veloce; ma non solo: tra gli innegabili vantaggi si questo tipo di cottura c’è anche quello di poter cucinare senza aggiungere grassi, con tutti i benefici che ciò comporta per la linea.

A fronte di chi considera il forno a microonde un’autentica manna dal cielo, c’è anche chi, invece lo critica perché pensa che il suo funzionamento produca cotture poco sicure; non è così: il forno a microonde possiedono adeguate schermature e sistemi di spegnimento automatico; inoltre, la cottura a microonde permette di conservare al massimo le proprietà nutritive dei cibi.

Il forno a microonde funziona grazie alle onde elettromagnetiche che vengono prodotte da un tubo ad elettroni; tutto avviene senza il minimo rischio per gli alimenti che si stanno cuocendo all’interno. Attenzione, però, a non accedere il forno quando è vuoto, in quanto le onde finirebbero con il riflettersi su stesse con il rischio di rovinare il dispositivo.

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Padri grassi, figlie diabetiche

Una dieta paterna troppo ricca di grassi espone le figlie al rischio di diventare diabetiche. A dimostrarlo è uno studio condotto presso la University of New South Wales (in Australia) i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature. Lo studio, coordinato dalla dottoressa Margaret J.Morris, si è svolto su un campione di cavie da laboratorio le quali sono state suddivise in due gruppi: ad uno sono stati somministrati cibi ad alto contenuto di grassi mentre il secondo, il gruppo di controllo, seguiva un’alimentazione normale.

Com’è facile immaginare i topi del primo gruppo sono aumentati di peso ed hanno cominciato a mostrare i primi segni del diabete. Quello che ha sorpreso i ricercatori è stato scoprire che gli esemplari femmine generati da maschi in sovrappeso erano più propense a sviluppare il diabete anche se normopeso rispetto a quelle nate da maschi non obesi. Le loro cellule pancreatiche, responsabili della secrezione di insulina, si comportavano infatti in modo anomalo e circa 600 dei loro geni mostravano alterazioni.

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Alimentazione equilibrata, dieci regole per non sprecare cibo

Quante volte avanzano i piatti preparati per la cena o per il pranzo? E quante volte capita di lasciar scadere le cose in frigorifero? Uno yogurt, una mozzarella, le classiche merendine che dopo qualche settimana hanno stufato. Un grave problema etico, ma anche per la salute. Si è svolta ieri la giornata contro gli sprechi alimentari e in quest’occasione  l‘associazione dei dietisti italiani ha rivelato che nell’immondizia italiana finiscono , ogni anno, circa 27 chili di cibo ancora consumabile, con uno spreco di circa 585 euro a famiglia.

Nelle discariche del Paese finiscono quotidianamente 4 mila tonnellate di alimenti freschi: latte, uova, formaggi e yogurt (39%), pane e pasta (15%), carne (18%), frutta e verdura (12%), secondo gli ultimi dati dell’Associazione difesa consumatori (Adoc). Parliamo ovviamente di famiglie, perché se dovessimo considerare le mense aziendali, ospedaliere e scolastiche, i buffet dei grandi alberghi o dei villaggi turistici ‘all inclusive’ il dato sarebbe davvero molto più grande.

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Potassio, antipertensivo naturale

Aumentare il consumo di potassio potrebbe avere sulla pressione arteriosa gli stessi effetti benefici della riduzione del sale. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori dell’Università di Wageningen, in Germania, coordinati dalla dottoressa Linda van Mierlo, in base a uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Archives of Internel Medicine. Gli studiosi tedeschi hanno monitorato il consumo di potassio in 21 paesi tra cui Cina, Nuova Zelanda e Olanda stimandolo tra 1.7 e 3.7 grammi al giorno, mentre la razione giornaliera raccomandata è di 4.7 grammi al giorno.

Se il consumo di potassio aumentasse fino al livello consigliato-afferma la van Mierlo-la pressione sistolica dei cittadini di questi paesi calerebbe con un effetto paragonabile alla riduzione di quattro grammi al giorno di sale. Il bilancio fra introito di potassio e introito di sale è infatti basilare nel controllo dell’ipertensione.

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Gli acidi grassi polinsaturi proteggono i denti

L’alimentazione può salvare i denti. Lo abbiamo detto diverse volte che una dieta sana e corretta è il miglior modo per mantenersi in salute. Oggi però entriamo un pochino più nello specifico, concentrandoci sui denti: Assumere cibi ricchi di acidi grassi polinsaturi come il pesce e l’olio di pesce può essere un mezzo di prevenzione del processo infiammatorio a carico delle gengive e dell’alveolo che causa la caduta dei denti.

La classica parodontite, nota come piorrea, spesso si sviluppa a seguito del sanguinamento delle gengive, causando un attacco batterico che può comportare anche il distacco della guaina gengivale, la scopertura dei denti fino alla loro perdita. Ovviamente è importante fare attenzione all’igiene orale, ma anche l’alimentazione gioca un ruolo importante.

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Obesità, il periodo critico è dopo l’adolescenza

Secondo uno studio condotto in Australia il periodo di vita più critico per l’insorgenza dell’obesità è rappresentato dal passaggio dall’adolescenza alla prima età adulta. E’ in questa fase infatti che l’ago della bilancia rischia di spostarsi in avanti di molto e in maniera irrimediabile.

L’indagine ha preso in considerazione un campione di 1500 giovani monitorati dalla adolescenza fino alla prima età adulta (dai 14 ai 24 anni). Durante l’arco di tempo considerato la percentuale di coloro che erano in sovrappeso è passata dal 20 al 33 per cento, mentre il tasso di obesità è salito, nello stesso periodo, dal 3.6 al 6.7 per cento. Il dato sconfortante è che ben il 40% dei giovani adulti in sovrappeso non lo era mai stato durante l’adolescenza e l’80% aveva avuto per almeno un periodo precedente un peso del tutto nella norma. 

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In forma con la cucina indiana

Recenti statistiche rivelano che sempre più italiani scelgono le cucine esotiche perché attratti da nuovi cibi e sapori; se per molti la cucina etnica è sinonimo di alimenti strani e di cotture poco salutari, un buon compromesso per avvicinarsi alla cucina di Paesi lontani, è quella di provare la cucina indiana che, a differenza di quello che si può pensare, è sana e leggera, a base di legumi, verdure, carni bianche e tanta frutta.

Queste sono solo alcune delle caratteristiche della cucina indiana, che è basata su pochi ma indispensabili assunti: ingredienti freschi e di prima qualità, e cotture leggere e rapide, senza l’aggiunta di condimenti; proprio per queste sue caratteristiche, la cucina indiana coincide con le indicazioni fornite da dietologi e nutrizionisti.

In realtà, non esiste un’unica cucina indiana, bensì tre linee tradizionali a loro volto piene di varianti: la cucina imperiale, a base di ingredienti e tradizioni locali unite a quelle persiane, la cucina speziata del Sud del Paese, che utilizza le spezie ovunque, e la cucina vegetariana, in quanto il 70% degli indiani è vegetariano.

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World Pasta Day 2010, tutte le virtù del primo piatto italiano

La pasta, per noi italiani è una vera passione, la mangiamo quasi una volta al giorno e riusciamo a cucinarla davvero in moltissimi modi diversi. Insieme alla pizza, è il piatto più copiato, tanto che è diventato protagonista assoluto di un “festival”:  World Pasta Day che si chiude oggi in Brasile dove trecento delegati da tutto il mondo e scienziati provenienti da 15 paesi produttori e consumatori si sono incontrati per discutere sul ruolo sociale e nutrizionale degli spaghetti e delle sorelle minori.  È importante consumare pasta per restare in salute?

Di solito chi si mette a dieta cerca di evitare i carboidrati, che però non devono mancare in un regime ben bilanciato.  Pensate che in Italia si consumano 26 chili di pasta a persona all’anno, contro i 6,4 dei Brasiliani. Questo Paese però è il terzo produttore mondiale di pasta. Nonostante l’industria funzioni bene, l’alimentazione non è curata: si consuma anche lì troppa  carne, troppe fibre, legumi, frutta e verdura.

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Dislipidemie, diagnosi e cura

Le dislipidemie, così come le abbiamo definite ieri, rimangono asintomatiche fino a quando non insorgono complicazioni legate ad aterosclerosi o eventi acuti quali infarto e ictus. Per questo motivo è opportuno sottoporsi a controlli periodici di valutazione dei livelli ematici di colesterolo e trigliceridi in modo da mettere in atto tempestivamente comportamenti atti ad evitare seri danni per la nostra salute. La diagnosi di dislipidemia può essere fatta quindi attraverso un semplice esame del sangue. Il colesterolo è in questo senso il valore più importante da tenere sotto controllo: valori superiori a 240 mg/dl indicano che si sta correndo un rischio piuttosto alto. Il valore ottimale è invece sotto i 200 mg/dl, mentre valori compresi tra 200 e 239 mg/dl sono da attenzionare. Per quanto riguarda i trigliceridi sono da considerarsi normali valori compresi fra 7 e 170 mg/dl.

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La dieta cut the crap

Cut the crap è questo il nome del “nuovo” regime alimentare dimagrante e disintossicante messo a punto da James Duigan, il personal trainer delle star di tutto il mondo, traducibile come “taglia le schifezze”; CRAP è infatti un acronimo per Caffeine, Refined sugar, Alcohol e Processed food (caffè, zuccheri raffinati, alcol e cibi industriali). La dieta si basa infatti sull’assunto che eliminare il cosiddetto cibo spazzatura sia sufficiente per introdurre il minor numero possibile di tossine nelle cellule adipose e agevolare il metabolismo con notevoli effetti benefici su salute e forma fisica.

E se temete che la dieta cut the crap, proveniente, neanche a dirlo, da oltreoceano, non incontri gli italici gusti non temete, ci ha pensato la dietista Chiara Trombetta ad adattarla rassicurandoci anzitutto sul caffè, bevanda della quale non so quanti di noi riuscirebbero a fare a meno: due o tre tazzine al giorno infatti non recano alcun danno, anzi sono una mano santa per il metabolismo. Nessuna speranza invece di salvare alcolici e cibi industriali che vanno del tutto eliminati dalla dieta: i primi sono tossici e ipercalorici, i secondi sono i migliori amici della ritenzione idrica a causa del loro generoso contenuto di sale.

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Combattere il sovrappeso con la farina di piselli

Combattere i chili di troppo può essere estenuante: ci vuole tanta convinzione, costanza e spirito di sacrificio. Per fortuna la scienza lavora per alleggerirci un po’ la fatica. Una nuova ricerca canadese ha dimostrato che  l’assunzione di un supplemento a base di farina di piselli gialli può modificare l’insulino-resistenza che si verifica quando l’ormone viene rilasciato in misura insufficiente.

Per giungere a questa teoria, i ricercatori dell’Università di Manitoba, Richardson Center for Functional Foods and Nutraceuticals, hanno reclutato 23 persone di ambo i sessi, divise in due gruppi distinti. Il primo è stato invitato a mangiare due muffin al giorno contenenti farina di piselli integrale e frazionata. Al secondo sono stati dati da mangiare due muffin di farina di frumento.

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Le dislipidemie

I grassi sono sostanze nutritive fondamentali per la salute del nostro organismo: costituiscono, dopo zuccheri e proteine, una fonte di energia diretta e una forma di accumulo di questa, concorrono alla formazione delle membrane cellulari e si trovano associati a vitamine importatissime quali la vitamina A, D e K; essi dunque non rappresentano di per se stessi un pericolo per la salute dell’uomo, almeno fino a quando la loro concentrazione non supera un certo livello. Questo può verificarsi quando l’apporto di grassi attaverso la dieta supera di molto le necessità dell’organismo e/o si è in presenza di una predisposizione genetica ed avere come conseguenza il loro accumulo nel fegato e nei vasi sanguigni. In particolare, l’accumulo di grasso nelle pareti delle arterie provoca un loro restringimento che predispone all’infarto e, più in generale, all’insorgenza di patologie cardiovascolari.

Con il termine dislipidemia si indica una condizione clinica caratterizzata da un’elevata concentrazione di grassi nel sangue. Tuttavia il termine comprende diverse patologie ed è questo il motivo per cui si parla di dislipidemie, differenti per cause, trattamenti e conseguenze sullo stato di salute della persona. In ogni caso tutte rappresentano uno dei maggiori fattori di rischio cardiovascolare e sono associate all’aumentata incidenza di condizioni quali disfunzioni erettili, demenza vascolare, disturbi visivi e disfunzioni renali. In base alle cause che le determinano le dislipidemie vengono distinte in: primarie, su base genetica, e acquisite, o secondarie.

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