La dieta che protegge la vista

Anche l’alimentazione è importante per la cura degli occhi e per preservare la vista, in particolare una dieta ricca di frutta e verdura, in quanto le vitamine e i gli antiossidanti sono utili per proteggere la retina e il cristallino. Per la scelta di frutta e verdura orientatevi sui prodotti di stagione e non solo per il gusto, ma soprattutto perché nei processi di trattamento potrebbero disperdersi le loro sostanze benefiche.

Via libera alla frutta colorata, in quanto contiene flavonoidi e vitamine, e alle verdure a foglia verde, perché contengono sostanze in gradi di ostacolare l’azione dei radicali liberi e contrastare l’insorgenza di malattie degenerative per gli occhi. Anche gli ortaggi ricchi di carotenoidi sono importanti, in particolare quelli che contengono luteina, ovvero spinaci e cavoli, insalata verde, porri e piselli; la luteina è una sostanza appartenente alla famiglia dei carotenoidi che svolge un’importante azione protettiva per gli occhi e si comporta da filtra contro le radiazioni solari.

Proprio da uno studio condotto dalla Harvard University è emerso che le persone che consumano alimenti ricchi di luteina hanno il 57% in meno di probabilità di sviluppare la degenerazione maculare senile, una patologia particolarmente frequente negli anziani e che può portare alla cecità. Oltre alla luteina, per la vista sono molto utili le vitamine, in particolare la C, contenuta in kiwi e agrumi, e la vitamina E, presente nei cereali e nei legumi.

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Anoressia: rapporto patologico con il cibo

anoressia

Colpiscono in prevalenza le ragazze: un maschio ogni dieci femmine sof­fre di anoressia, quattro ogni dieci di bulimia. I disturbi del comportamento alimentare sono molto più diffusi di quel che si pensa; sono tanti i volti dell’anores­sia: si può smettere del tutto di mangiare, abusare di lassativi oppure provocarsi il vomito dopo i pasti. L’obiettivo è sempre lo stesso: perdere peso. Non a caso il dimagrimento è il campanello d’allarme principale, seguito da debolezza, tremori, diminuzione della pressione san­guigna e alterazioni del ritmo cardiaco.

Ragazze e donne ano­ressiche, poi, possono avere il ciclo mestruale alterato o addi­rittura interrotto. A volte, il primo ad accorgersi che qualcosa non va è il dentista, perché nota che i denti sono rovinati dal continuo contatto con il vomito. Spiega il dott. Jeammet

«Rispetto ad altri disturbi del comportamen­to alimentare, l’anoressia è più facile da rico­noscere, perché la perdita di peso è con­sistente e rapida».

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Sindrome del colon irritabile e abitudini alimentari

La sindrome del colon irritabile è un disturbo della motilità intestinale che afflige all’incirca il 30% degli italiani nella cui insorgenza incidono ampiamente fattori emotivi. Il disturbo è caratterizzato da crampi addominali, spesso accompagnati da sudorazione, vertigini e sensazione di malessere generale, meteorismo e dall’alternanza di diarrea e stipsi.

Sebbene non esista una vera e propria cura farmacologica, appare certo che adottare alcuni accorgimenti riguardanti lo stile di vita alimentare possa alleviare notevolmente i  sintomi di questo disturbo che in alcuni casi si risolve spontaneamente con il tempo. In questo senso quindi può essere utile consumare i pasti ad orari regolari e ridurre notevolemente il consumo di caffè e alcolici, oltre che di tutti quei cibi dotati di un forte potenziale flatulogenico quali cipolle, sedano, cavoli, carote, fagioli, banane, prugne e così via.

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Come abituare i bambini a mangiare le verdure

Il problema di far mangiare le verdure ai bambini è comune a molti genitori. Tra le mille soluzioni proposte, oggi ne arriva una da uno studio condotto dalla dott.sa Barbara J. Rolls e dai ricercatori della Penn State University, in Pennsylvania, negli Usa. I ricercatori americani suggeriscono che un buon modo per abituare i bambini alle verdure è servirle in modiche quantità all’inizio del pasto, anziché come contorno o secondo, e aumentarne gradualmente la quantità.

Per dimostrare ciò gli scienziati hanno coinvolto 51 bambini di un asilo nido, dei quali hanno misurato l’assunzione di verdure durante il periodo di quattro giorni. Durante il periodo del test hanno dato da mangiare come primo alimento del pranzo alcune carote, in quantità diverse, in giorni diversi . Il primo giorno niente carote, il secondo 30 grammi, il terzo, 60 grammi e il quarto 90 grammi. A partire dal secondo giorno i bambini avevano 10 minuti per mangiare le carote, dopodiché gli veniva servita la pasta, dei broccoli e del succo di mela senza zucchero.

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Tonno in scatola, calorie e valori nutrizionali

Il tonno in scatola è uno degli alimenti più consumati dagli italiani, e direi proprio a ragion veduta, visto che è buono, versatile ed economico. Il tonno è un pesce di notevoli dimensioni, le cui parti più pregiate sono il filetto, che è particolarmente magro, e la pancia che è più grassa; generalmente i tonni in scatola peggiori sono quelli preparati con tagli meno pregiati, ed è visibile dal fatto che nella scatoletta ci sono piccoli pezzi invece che pezzi di carne interi.

Il tonno in scatola può essere al naturale o sott’olio; quello al naturale contiene poche calorie in quanto è conservato nella sola acqua di cottura e non contiene mai la parte più grassa del tonno ma solo i tagli più magri; il tonno sott’olio viene conservato in olio di semi oppure in olio d’oliva, il quale lo rende anche più gustoso in quanto penetra nella carne.

Dal punto di vista nutritivo, il tonno al naturale contiene poche calorie, all’incirca 100 ogni etto, ma, tuttavia, trattiene molto sodio; il tonno sott’olio contiene più calorie, ma è anche più gustoso. Il tonno è un’ottima fonte di proteine, un po’ meno di omega 3, in quanto i grassi contenuti in questo alimento sono soprattutto dovuti all’olio di conservazione.

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Togliere una taglia con bicarbonato e creme all’ossigeno

L’ossigenoterapia fai-da-te con finalità rassodanti e dimagranti prevede tre fasi di trattamento: la preparazione e la pulizia della pelle tra­mite l’esfoliazione (lo scrub), per elimina­re le tossine che chiudono i pori e impedi­scono una buona ossigenazione; il bagno rigenerante, per riattivare il microcircolo e il drenaggio; l’applicazione di una crema o dì un siero rivitalizzante a base di ossigeno. Questo programma in tre fasi va eseguito 2/­3 volte alla settimana, preferibilmente la sera. L’ingrediente da utilizzare è un composto naturale che si trova in farmacia o al supermercato sotto forma di polvere bianca incolore e inodore: applicato sulla pelle, ha poteri disinfettanti e rivitalizzanti.

Prima fase: lo scrub delicato rimuove le tossine cutanee che impediscono l’ossigenazione e favoriscono la cellulite. Procurati una ciotola e mescola 4 cucchiai di latte detergente neutro e 2 cucchiai di bicarbonato in polvere: miscela il tutto e applica il composto con un massaggio circolare su tutto il corpo, insistendo sulle zone più colpite da adipe e ritenzione. Dopo qualche minuto, rimuovi lo scrub con una rapida doccia tiepida o fresca. Puoi ripetere il trattamento 2 volte alla settimana. Il bicarbonato ha un’azione depurativa, riattivante e disinfettante e prepara il corpo ad essere meglio ossigenato nei trattamenti successivi. Se non si ha tempo per fare il bagno già il solo scrub contribuisce a rendere la cute più elastica e luminosa.

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Gli strumenti di valutazione dell’introito calorico

La valutazione delle abitudini nutrizionali o dell’introito calorico, è un metodo utilizzato in ambito medico-sanitario per individuare eventuali errori di comportamento alimentare e valutare l’introito calorico della persona, sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo, in modo da proporre soluzioni personalizzate ai problemi di sovrappeso e obesità.

L’obiettivo degli strumenti impiegati è quello di conoscere il numero dei pasti, la ripartizione media delle calorie in ciascuno di essi e la frequenza con cui vengono assunti settimanalmente i principali nutrienti ma la rilevazione dell’introito calorico rappresenta anche uno strumento educativo poichè permette alla persona esaminata di fare il punto sulle proprie abitudini alimentari ed eventualmente modificarle.

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Concentrato di frutta e verdura, un potente antinfiammatorio

Il concentrato di frutta e verdura potrebbe essere la risposta naturale contro l’infiammazione cronica, responsabile di patologie come diabete di tipo 2, malattie cardiache e vascolari, osteoporosi, declino cognitivo e artrite. Ad affermarlo è un recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica Molecular Nutrition & Food Research, condotto da un team di ricercatori dell’University of South Carolina, negli Usa.

I ricercatori hanno utilizzato alcune capsule contenenti un concentrato in polvere di frutta e verdura come mele, broccoli, mirtilli, arance, spinaci, pomodori ecc. Successivamente hanno reclutato 117 volontari sani con età media di 35 anni. Questi sono stati suddivisi a caso in gruppi per ricevere le capsule contenenti il concentrato vegetale o un placebo. Il test è durato 60 giorni, dopo i quali gli scienziati hanno eseguito le analisi per valutare quali fossero stati gli effetti di un’integrazione di micronutrienti sui bio-marcatori dell’infiammazione.

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La dieta della papaya

Oggi continuiamo il nostro viaggio all’interno delle diete tematiche a base di frutta illustrandovi la dieta della papaya, un regime alimentare che, ancora ha come protagonista un frutto esotico, proprio come lo era nella dieta del mango che vi avevamo descritto qualche giorno fa. Nei precedenti post vi avevamo già esposto i pregi della papaya, utile sotto forma di integratore, unitamente all’ananas per combattere la cellulite, e come succo per contrastare l’ipertensione.

In effetti, la papaya è un frutto tropicale particolarmente benefico, in quanto contiene un enzima, la papaina, utile per trasformare e usare le proteine; inoltre, è particolarmente ricca di vitamina A, e per questo, una dieta con questo frutto è l’ideale per chi vuole mantenere giovane e vitale la pelle e contrastare l’insorgere delle rughe e i segni dell’invecchiamento. La papaya è anche una buona fonte di vitamina C e contiene solo 30 calorie per etto, oltre ad avere un sapore dolce e gradevole.

La papaya si abbina molto bene ai piatti di carne, basti pensare che in America Centrale viene utilizzata come verdura; inoltre, se la dieta prevede della carne ai ferri, potete renderla più tenera e gustosa facendola riposare per un paio d’ore coperta con delle fettine di papaya, sale e pepe.

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Tartine light multicolor

Questa ricetta è la dimostrazione di come si possano combinare ingredienti golosi senza far impennare le calorie: si tratta di ricotta, pane e radicchio, resi più intri­ganti dall’aggiunta di uova di quaglia e semi di papavero. La presenza del radicchio, inoltre, ha una duplice funzione: da una parte serve a dare colore al piatto, e dall’altra permette di fare scorta di fibre e vitamine drenanti (tagliatelo al momento, in modo che queste non si volatilizzino). Per rendere le tartine ancora più stuzzicanti, potete spolverare con un pizzico di curcuma, un potente bruciagrassi. Questa ricetta sazia e riempie in fretta lo stomaco, sgonfia la pancia e scioglie i ristagni, tonifica cuscinetti e flaccidità

Ingredienti

  • 4 fette di pancarrè integrale
  • 200 gr di ricotta
  • 8 uova di quaglia
  • insalata radicchio
  • semi di papavero
  • un pizzico di curcuma

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Diete delle star, un esempio da non seguire

Fatta (in parte) eccezione per Cindy Crawford, che segue sin troppo scrupolosamente la dieta Zona, i nutrizionisti bocciano le diete delle star. Più precisamente, è stata la nutrizionista Ursula Arens, chiamata in causa dal Daily mail, a dare i voti allo stile di vita alimentare di alcune delle donne più belle del mondo, stile del quale ha sottolineato soprattutto limiti e stranezze raccomandando vivamente alle comuni mortali di non seguire l’esempio delle dive.

Infatti, mentre Naomi Campbell si depurerebbe (in questi casi il condizionale è d’obbligo) con un beverone presumibilmente orrendo a base di sciroppo d’acero e peperoncino di Cayenna ed Heidi Klum non farebbe altro che ingurgitare semi di lino, girasole e zucca, Jennifer Aniston, salita agli onori delle cronache praticamente solo dopo il matrimonio naufragato con Brad Pitt, consumerebbe ben 14 porzioni di frutta e verdura al giorno (altro che favorire la motilità intestinale!) solo dopo averle frullate. In apparenza più equilibrata la dieta della Moss (che non rappresenterebbe comunque un buon esempio per nessuno, neanche se seguisse la dieta mediterranea come si faceva cinquant’anni fa): scorpacciate di pollo e pesce, salvo poi ingurgitare litri di acqua gelata per tenere a bada la fame.

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Il caffè previene la cataratta

Se non riuscite a leggere i fondi di caffè, non perché non siete dei veggenti ma perché avete difficoltà visive, allora continuate a bere, perché questo pare vi possa proteggere dallo sviluppare la cataratta. Che, come è ben noto, è un processo di progressiva opacizzazione del cristallino, ovvero della lente naturale trasparente e biconvessa dell’occhio che, insieme alla cornea, consente di mettere a fuoco i raggi luminosi sulla retina, che a lungo andare può anche causare una perdita della chiarezza visiva.

Ovviamente non bisogna abusare di caffè, il quale, come ogni altra sostanza, deve essere assunto in quantità corrette. Ad affermare tutto questo è un recente studio presentato al meeting annuale dell’Association for Research in Vision and Ophthalmology che si è tenuto a Fort Lauderdale in Florida, negli Usa, dal 2 al 6 maggio 2010.

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Chili con carne, calorie e valori nutrizionali

Ormai la cucina etnica è ampiamente presente nelle nostre tavole e non solo quella di origine orientale come sushi e sashimi, o come i cibi proposti dalla tradizione cinese, anche la cucina tex mex sta prendendo sempre più piede nel nostro Paese.

Con il termine tex mex si indica una cucina che unisce le tradizioni culinarie del Sud degli Usa, influenzati dal Messico, (Mex), con i prodotti alimentari degli Stati Uniti (Tex); uno dei cibi appartenenti a questa cucina è il chili con carne, un piatto molto diffuso negli Usa, ma con origini e definizioni contrastanti; pare comunque che sia divenuto popolare in Texas, precisamente a San Antonio, attorno alla metà del XIX secolo, grazie ad alcune venditrici ambulanti messicane.

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Germogli contro la ritenzione idrica

Ricchi di sali, enzimi e clorofilla liberano i tessuti dall’eccesso di liquidi, sbloccano l’intestino e ti fanno sentire subito sazia. Con il termine germogli si intendono i cereali, i legumi le piante e i semi oleaginosi che hanno subito la germogliazione. Tutti i vege­tali germogliati contengono un potenziale nutritivo straordinario e una carica di energia considere­vole. In effetti in questi piccoli ma potenti alimen­ti è presente un concentrato di vitamine, oligoele­menti, minerali, enzimi e clorofilla, uno dei più importanti riarttivatori metabolici.

La piccola pianta che inizia a germogliare è infatti un embrione che contiene tutta la forza e il poten­ziale vitale della futura pianta. Per questo ogni sin­golo seme racchiude una grande quantità di ener­gia, che si libera attraverso il processo della germi­nazione e che il nostro organismo può assimilare gustando i germogli sotto forma di insalata. I germogli sono più digeribili delle normali insalate: grazie alla crino­gliazione i carboidrati presenti, come l’amido, sono parzialmente trasformati in maltosio, che conferisce ai germogli un sapore un po’ dolcia­stro; le proteine vengono scisse in aminoacidi pronti per essere assimila­ti e vi è anche una migliore assimila­zione di sali minerali e oligoelementi, che possono esplicare meglio la loro azione depurativa.

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La dieta del guerriero

dieta del guerriero

La cosiddetta dieta del guerriero è uno stile di vita alimentare messo a punto dallo statunitense Ori Hofmekler che l’ha descritta, insieme a Diana Holtzberg, nel libro dal titolo The warrior diet. Questo modello si basa sul presupposto che nutrire il corpo assecondando i ritmi circadiani propri dell’uomo primitivo è funzionale al mantenimento della forma fisica e della salute poichè potenzia l’utilizzo dei nutrienti e la trasformazione del grasso corporeo in energia, aumentando allo stesso tempo la resistenza allo stress. Il risultato? Un corpo più forte, più snello, più sano.

Più precisamente il modello di Hofmekler, che si rifà in parte anche agli studi sul digiuno intermittente e sulla restrizione calorica, prevede un solo pasto abbondante al giorno dopo aver praticato 10-12 ore di digiuno o essersi limitati all’assunzione di piccoli spuntini proteici o succhi di frutta o verdura. In queste condizioni l’organismo interpreterebbe il digiuno come una sorta di stato di emergenza e sintetizzerebbe di conseguenza tutta una serie di ormoni che favoriscono la trasformazione dei grassi in energia (ormone della crescita, adrenalina, noradrenalina) e migliorano la risposta del fisico alle circostanze ambientali.

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Ossigenoterapia

Spesso in primavera ci si ritrova con la pelle (del viso e del corpo) asfittica, ingrigita e priva di compattezza, e di elasticità: quando ci liberiamo dagli strati di abiti invernali, appaiono infatti più evidenti i danni prodotti da mesi di esposi­zione al riscaldamento, allo smog, agli sbalzi di temperatura, e soprattutto sono purtroppo ben visibili gli effetti di una cat­tiva ossigenazione dei tessuti.

L’ossigeno, il gas che insieme all’idrogeno ha dato origine alla vita sulla Terra, è uno dei principali carburanti dei nostri tessu­ti e, quando la pelle non ne riceve a suffi­cienza, a perdere compattezza e a non rigenerarsi più, formando smagliatu­re, cellulite e flaccidità. Senza contare che la carenza di ossigeno nell’organismo fa­vorisce anche disturbi digestivi, cattivo funzionamento dell’intestino e conse­guente stipsi, rallentamento metabolico, invecchiamento precoce, calo delle difese e sovrappeso.

 

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Cibi light, sono davvero così leggeri?

cibi light calorie

Quando si decide di mettersi a dieta o di cominciare a “darsi una regolata” a tavola, è piuttosto frequente  correre al supermercato a fare una spesa light. In queste occasioni, insieme a frutta, verdura e yogurt, mettiamo nel carrello anche un buon numero di cibi light, ossia quelli che recano sulla confezione la dicitura “senza grassi” o “senza zuccheri” come latticini, bevande, succhi di frutta e persino dessert, caramelle e merendine.

Probabilmente i più credono, in virtù del minore contenuto calorico dato dall’assenza di quei nutrienti considerati nemici della linea per eccellenza, che acquistando questo tipo di prodotto potranno concedersi qualche sfizio e sentirsi meno tristi e angosciati (stati d’animo che spesso accompagnano il cammino verso il peso forma) almeno a colazione e merenda. Peccato però che, al di là di quanto dichiarato in pubblicità e sulle etichette,  in questo tipo di cibo di light, spesso e volentieri, c’è poco o nulla.

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La dieta Clean Eating, ovvero “mangiare pulito”

Vi siete mai chiesti come fanno donne bellissime del calibro di Jennifer Aniston e Gwyneth Paltrow ad essere sempre in forma? Semplicemente, a loro dire, con la dieta denominata Clean Eating, che consiste nel frullare insieme determinate quantità di cibo e dividerlo in 14 porzioni da ingerire durante il giorno. Questi beveroni non vanno però assunti per cena, in quanto la sera è concesso un pasto normale, seppur leggero.

A detta delle stars, la perdita di peso e garantita, a patto, certo di non frullare di tutto e di più! Banditi quindi dal frullatore cioccolato, dolci, zuccheri e cibi grassi, a favore, naturalmente di frutta e verdura.

Beveroni a parte, la dieta Clean Eating, letteralmente “mangiare pulito” può essere seguita anche senza frullare il cibo, e prevede determinate linee guida, ovvero mangiare ogni due ore e mezzo un mini-pasto per mantenere il livello di zuccheri nel sangue, eliminare dall’alimentazione i cibi raffinati ed elaborati, soprattutto zucchero, riso e farina bianca, abolire i grassi saturi e le bevande zuccherate e bere almeno due litri di acqua al giorno.

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