Bibite, quali è meglio bere?

Quali bibite meglio bere? Quando fa molto caldo sentiamo spesso la necessità di qualcosa di dissetante, non tenendo conto delle calorie presenti all’interno della maggior parte delle bevande confezionate.

Quali bibite adatte al consumo?

Cosa possiamo quindi bere che abbia poche calorie? Le bibite in commercio spesso e volentieri contengono più conservanti e additivi di quelli che farebbero bene alla nostra salute. Anche le bibite light o zero non dovrebbero essere consumate con leggerezza.

Pensando a delle alternative che non siano la semplice acqua è importante che ricordiamo di puntare il più possibile su bevande naturali. La più consona al nostro bisogno di dissetarci e di idratazione e l’acqua aromatizzata naturalmente.

Possiamo ottenerla con frutti di bosco, cetrioli, aromi di vario tipo, limone o zenzero. Più lasciamo questi ingredienti all’interno dell’acqua più il sapore sarà intenso. Di certo in questo caso le calorie non sono un problema.

Altra alternativa alle classiche bibite è il tè freddo fatto in casa. Non parliamo di quello ottenibile da buste contenenti polverine varie ma di quello ottenuto utilizzando i filtri. Il consiglio è quello di utilizzare tè verde o nero al quale possiamo aggiungere del limone appena spremuto, delle fettine di limone e della menta, lasciando il preparato a raffreddare una notte intera in frigorifero.

Se non abbiamo problemi di eliminazione del potassio possiamo puntare sull’acqua di cocco. Questa e poco calorica, soprattutto rispetto alle bibite frizzanti, e ha le stesse caratteristiche nella maggior parte degli sport drink che troviamo in commercio. Servita fredda è buonissima.

L’importante è usare ingredienti naturali

Salendo un po’ di livello possiamo affidarci agli smoothie. Di solito se fatti con specifici frutti possono risultare eccessivi. Ma se preparati con spinacini, cetriolo, cavolo riccio e sedano arricchiti con acqua di cocco o latte di mandorla possono davvero rappresentare un’alternativa gustosa ed energizzante per tutti. Soprattutto nelle giornate più calde o quando si fa sport.

Uno dei più suggeriti in tal senso è quello al cocomero o al melone. Per quanto li riguarda soprattutto per quel che concerne il cocomero non serve nemmeno aggiungere un liquido per renderlo più fluido.

Un’alternativa alle bibite che compriamo al supermercato, soprattutto con un’aggiunta di menta è la limonata fatta in casa. Per prepararla basta molto poco: acqua, succo di limone, ramoscelli di menta, cubetti di ghiaccio ed eventualmente miele o stevia per dare più sapore. È possibile ottenerla frullando tutti gli ingredienti nel frullatore.

Insomma, le alternative possono essere molte. Tutte decisamente più salutari delle classiche bibite frizzanti che consumiamo. A meno che ovviamente non manchiamo semplicemente l’acqua con queste quando ne consumiamo.

Dieta anti insonnia, cosa mangiare

Dieta anti insonnia, cosa possiamo mangiare per dormire meglio? Un ottimo sonno ristoratore è un toccasana per la nostra salute. Da qualsiasi punto di vista. Scopriamo insieme quale regime alimentare può aiutarci a riposare per bene.

Frutta e verdura alla base della dieta anti insonnia

Cosa possiamo consumare all’interno di una vera e propria dieta anti insonnia? Di certo cibi che puntino a non creare in noi malumore o a eccitarci. Dato che la necessità che abbiamo è quella di rilassarci e dormire di più. Sono circa dodici milioni le persone che in Italia soffrono di disturbi del sonno. E il caldo estivo non aiuta a dormire riposando davvero.

È questa la ragione per la quale, soprattutto quando il meteo non è clemente, conviene seguire una dieta anti insonnia preferendo tutti quei cibi che aiutano a idratare il corpo. Parliamo di frutta e verdura in particolare. Soprattutto quella che consente di combattere il caldo o comunque offrire alla persona refrigerio o idratazione. Pesche, susine, meloni, albicocche e cocomero sono le più indicate.

Allo stesso tempo è possibile dare ampio spazio, a questa dieta anti insonnia, ad aglio, radicchio e lattuga, capaci di conciliare il sonno. Dobbiamo ricordare che questa tipologia di alimenti nutre, disseta, consente di reintegrare eventuali sali minerali persi. Il contenuto in vitamina supporta il funzionamento dell’organismo mentre quello in fibre sostiene l’apparato gastrointestinale. È importante gestire con oculatezza anche i cereali e i carboidrati che, se equilibrati, possono favorire il sonno. Riso, orzo, pane principalmente.

Evitare alcune tipologie di cibi

È importante seguire una dieta anti insonnia per combattere i disturbi del sonno proprio perché riposo e alimentazione sono strettamente collegati. E per dormire bene dobbiamo evitare tutti quegli alimenti che possono “tenerci svegli“come cacao, cioccolato, té, caffè. E per quanto siano gustose e facciano anche bene all’organismo è bene limitare le spezie. O meglio il consumo di piatti troppo speziati.  Con loro devono essere messi al bando anche i piatti troppo conditi o lavorati.

Se portata avanti bene una dieta efficace è quella mediterranea. Come recentemente sottolineato anche dalla Coldiretti, “non a caso la dieta mediterranea si è classificata come migliore dieta al mondo del 2022“. Piazzandosi anche davanti alla dieta dash e alla dieta flexariana.

Ecco quindi che se vogliamo dormire bene, dobbiamo imparare a mangiare bene. E una dieta anti insonnia come quella tracciata finora, nella sua semplicità, riesce nel doppio fine di nutrirci adeguatamente e farci riposare. Un sonno ristoratore equivale a un elisir di lunga vita, non dobbiamo dimenticarlo.

Il pepe del Sichuan: una spezia e un medicamento

Perché ne parliamo? Certo, per la passione di molti di noi per una delle gastronomie più famose e apprezzate al mondo. Ma anche perché, questo 24 agosto, tre amatissimi influencer italiani – Laura Comolli, Roberto De Rosa e Nicolò Leone – saranno in partenza per due luoghi leggendari: Chengdu, patria del Panda gigante e del piccante, e Lhasa, cuore spirituale del Tibet e regno degli yak. Un viaggio reso possibile dall’Associazione ‘Mirabile Tibet’ e dall’Agenzia di comunicazione I SAY, in questa prima estate di riapertura al turismo internazionale dopo ben tre anni di fermo.

Himalaya

Le inaspettate proprietà di questa spezia

Assieme all’anice stellato, al finocchio, ai chiodi di garofano e alla cannella, il pepe Sichuan è una delle cinque principali spezie cinesi. Che si ottiene dalla buccia, mentre il vero seme viene rimosso per via del suo sapore poco gradevole. Potente dal punto di vista nutrizionale, contiene elevati livelli di vitamina A ma anche potassio, ferro, manganese, zinco, rame e fosforo. Di aroma quasi agrumato, più fresco di quello del pepe nero, i suoi impieghi sono dunque molteplici – come i benefici alla nostra salute, già conosciuti dalla medicina cinese tradizionale:

  • il miglioramento della digestione, compresa la capacità di alleviare i dolori e i problemi intestinali;
  • il miglioramento della circolazione, grazie a un composto (cumarina) in grado di fluidificare il sangue e al ferro contenuto, proficuo contro l’anemia;
  • il miglioramento della vista, dato dal beta-carotene, dagli antiossidanti e dalle vitamine presenti;
  • l’azione antinfiammatoria, per via degli antiossidanti e dei fitosteroli;
  • l’effetto blandamente anestetico e antidolorifico, utilissimo pertanto in caso di mal di denti;
  • il rafforzamento del sistema immunitario, per via dello zinco.

La sua caratteristica più sorprendente? Quel leggero intorpidimento della bocca che, paradossalmente, attenua gli effetti di altre spezie come il peperoncino permettendo di gustarle meglio e di percepire maggiormente i sapori “nascosti”. Le uniche due raccomandazioni? Consumarlo in bassissima quantità ed evitarlo in gravidanza e allattamento.

Il pepe Sichuan non diventerà mai una “dieta” vera e propria, ma – se aggiunto ai nostri piatti di carne e verdure – saprà, come abbiamo visto, contribuire alla nostra salute. 

Quali i suoi usi nella cucina Sichuan?

Himalaya

Il piatto più amato, il Sichuan Hot Pot (“pentola calda”), risulterà curioso ai nostri tre viaggiatori ma sarà una delle esperienze più “condivisibili”. Letteralmente, a tavola e sui social media. Perché parliamo di un’enorme pentola ripiena di acqua, verdure, spezie e beninteso pepe di Sichuan, posizionata su una piastra tra i commensali e portata a ebollizione, nella quale ognuno può mettere a cuocere ciò che desidera: carne, pesce, verdure e addirittura il pane. Il risultato finale sarà comunque ottimo e, la convivialità, assoluta.

Per il Pollo Kung Pao invece – piatto principalmente di pollo e noccioline, arricchite da un po’ di verdure e ovviamente peperoncino o pepe di Sichuan – basterà, anche sostituendo alcuni ingredienti, seguire la ricetta raccontata dai nostri colleghi di Ginger & Tomato. Ne avremo un piatto ricco di colori, profumi e sapori, bilanciato dalla presenza del riso in bianco, che aggiungerà a tutta questa ricchezza l’ingrediente migliore di ogni dieta: la gioia. 

Parole-chiave: varietà ed equilibrio

Chondrovita: torna il miglior integratore di collagene da bere

Nel nostro articolo precedente abbiamo parlato di quanto sia importante il collagene per la salute della pelle, delle ossa e delle articolazioni, degli alimenti da inserire nella dieta, di cosa siano i peptidi del collagene idrolizzato e dei requisiti minimi in base ai quali scegliere l’integratore giusto. Ebbene, uno dei migliori – Chondrovita – è di nuovo in produzione: andiamo a scoprire i suoi pregi, dimagrimento compreso, e anche come assumerlo per trarne il massimo beneficio.

Chondrovita

Le 5 virtù del Chondrovita

Questo integratore si basa:

  1. su un collagene idrolizzato di origine animale, filtrato e purificato, in grado quindi di garantire la massima sicurezza
  2. su stringhe di peptidi della migliore dimensione possibile – 3 kD come peso molecolare – per essere efficaci, cioè capaci di essere facilmente assimilati dall’organismo (biodisponibili);
  3. sulla quantità perfetta – 10 grammi di collagene idrolizzato in ogni bustina – per permettere ai peptidi di superare la barriera gastro-intestinale e arrivare inalterati a destinazione;
  4. sull’assenza di latticini, glutine, zuccheri, grassi e colesterolo. 

Infatti, assieme ai 10 grammi di collagene in ogni bustina, Chondrovita contiene maltodestrine da mais, acido citrico e acido tartarico, carbonato di sodio, biossido di silicio e sucralosio (dolcificante privo di calorie, derivante dal saccarosio).

E, a proposito di calorie:

Il collagene fa ingrassare?

Tutto il contrario.

Il collagene genera in media 4 Kcal per grammo, quindi un integratore che contiene 10 grammi di collagene ne porta 40: nel complesso giornaliero, una quota davvero trascurabile. Semmai, è lo zucchero contenuto in altri integratori a essere un problema, con un apporto di calorie ben più importante. 

Chondrovita 2

Opportunamente introdotto con l’integrazione, il collagene di tipo animale può invece:

  • aumentare il senso di sazietà, limitando così l’assorbimento di colesterolo e grassi e favorendo la perdita controllata di peso;
  • mantenere i muscoli, aumentando la massa magra e riducendo la massa grassa;
  • stimolare il metabolismo e il sistema immunitario.

E, questo, mentre migliora la forza e l’elasticità di ossa, articolazioni, cartilagini, tessuti connettivi e vasi sanguigni, senza dimenticare denti, unghie, pelle e capelli. 

Come assumere Chondrovita

Le confezioni contengono 30 bustine ideate per 30 giorni ma, siccome vari studi hanno dimostrato che l’efficacia dei peptidi è favorita dal dosaggio, se ne consiglia l’assunzione per 3 mesi consecutivi. 

Qualunque il periodo, i peptidi si accumulano nei tessuti ossei e cartilaginei poche ore dopo l’assunzione. E sono ancora più efficaci se associati alle vitamine ACE, che aiutano la sintesi e il mantenimento del collagene nel nostro organismo.

Infine, come per ogni sostanza, non si tratta di fare da sé ma di sentire comunque il proprio medico: anche se Chondrovita ha poche controindicazioni, meglio verificare la compatibilità con la nostra specifica situazione e la durata ottimale dell’assunzione. Ricordandoci, come dicevamo nell’articolo precedente, di non vanificare i nostri sforzi con cibi o abitudini che accelerano la diminuzione nel tempo del collagene nel nostro corpo: zuccheri raffinati, bevande energizzanti, sale, carni lavorate, cibi piccanti, fritti, alcol, caffè, sigarette e Sole senza protezione

Perdere peso senza dieta: le quattro regole affidabili?

Perdere peso senza dieta: stanno spopolando sui social quattro regole definite rivoluzionarie che, a ben vedere, di rivoluzionario non hanno nulla. Perché stiamo dicendo questo?

Possibile perdere peso senza dieta?

Perché essenzialmente, una volta analizzate, ci si rende conto che sono dei comportamenti che sono praticamente tipici di qualsiasi regime dietetico. È possibile definirle come delle regole virtuose da seguire ma nulla di più. Vediamole una per una.

La prima regola miracolosa per perdere peso senza dieta è quella di masticare lentamente. Ora, da che mondo è mondo, è probabilmente il consiglio che si dà quando si prescrive una dieta o più generalmente quando si insegna alle persone a mangiare in modo giusto. Mangiare lentamente infatti consente una minore protezione di grelina, l’ormone che stimola l’appetito. Non è un caso che se mangiamo velocemente sentiamo meno il senso di sazietà.

Secondo queste regole miracolose, il perdere peso senza dieta è possibile se si cena presto la sera. Ora, in realtà, mangiare l’ultimo pasto della giornata diverse ore prima di andare a letto è un toccasana anche per la digestione. Ma non c’e nessuna prova che sia in grado di aiutare la persona a perdere peso. Possiamo annoverarla tra i consigli da seguire per seguire uno stile di vita sano, ma da qui a definirla essenziale per perdere peso senza dieta ce ne vuole.

La terza regola perdere peso senza dieta consisterebbe nell’eliminare tutti quei cibi che fanno ingrassare. In questo caso si demonizzerebbero pasta e patate per dare via libera semplicemente a cereali integrali, legumi e verdure. Partendo dal presupposto che già eliminando una tipologia di cibo si sta parlando di una dieta, si tratta comunque di una questione che deve essere approfondita.

Seguite sempre i consigli del medico

Una persona che ha dei problemi specifici potrebbe anche non poter mangiare la tipologia di alimento prevista da queste regole. La cosa migliore da fare è quella di seguire una dieta bilanciata con porzioni ridotte, evitando di eliminare intere classi di alimenti. Qualcosa che è difficile da capire per molti. Ed è proprio per questa ragione che prima di seguire qualsiasi tipo di regime o regola miracolosa c’è bisogno di consultare prima il proprio medico.

Tra le regole miracolose per perdere peso senza dieta c’è quella di ridurre le proteine animali. Ecco, forse questa è una delle più sagge. Dove la parola chiave e il verbo ridurre. Questo perché il nostro organismo, a meno di specifiche integrazioni, ha comunque bisogno di qualche aminoacido derivante da questo tipo di alimento.

Tirando le somme è evidente che queste quattro regole di miracoloso non hanno nulla. Possono essere considerati dei buoni consigli ma sempre all’interno di una dieta bilanciata da seguire in base alle proprie condizioni fisiche.

Crudista e vegana muore in Thailandia di malnutrizione

L’influencer crudista e vegana russa Zhanna Samsonova è morta con molta probabilità di malnutrizione In Thailandia. Il suo è un caso estremo che può essere utile per comprendere perché sia bene integrare alcune sostanze quando si segue un certo tipo di dieta.

Dieta crudista e vegana esagerata in questo caso

La donna era nota per essere una promoter di piatti non cotti e di origine vegetale. Una crudista e vegana estrema che consumava solo ed esclusivamente frutti tipici nella regione in cui viveva, conditi da qualche seme. Sebbene la madre ora parli di un’infezione simile al colera il New York Post ha ricostruito quelli che sono stati gli ultimi mesi della donna. Ed è stato possibile verificare come la sua dieta crudista e vegana abbia avuto un ruolo nella sua morte prematura.

Un’amica ha raccontato di averla già vista esausta qualche mese fa nello Sri Lanka. Con gambe e linfonodi gonfi. Situazione peggiorata una volta che l’influencer è tornata a Pukhet dopo aver inizialmente accettato di farsi aiutare. Lo ripetiamo: questo è un caso limite. Una persona la vicina raccontato che si cibava solamente di jack Fruit e durian da ormai 7 anni. Negli ultimi quattro il tutto era accompagnato, come raccontato proprio dalla stessa Samsonova, da semi, germogli, succhi e frullati.

Ora: una dieta crudista e vegana se non portata all’estremo non provoca importanti problematiche all’organismo. Soprattutto se questa è caratterizzata anche dal giusto apporto di proteine. La stessa, in caso di bisogno, deve essere poi integrata in modo tale che l’organismo possa contare su tutti i nutrienti necessari.

Attenzione a non demonizzare il regime alimentare

Ragione per la quale in questo caso limite non bisogna demonizzare la dieta crudista e vegana di per sé stessa quanto l’approccio esagerato che alcune persone sviluppano nei suoi confronti. Integrando un discorso di salute mentale. L’influencer come scopo aveva quello di ispirare le persone a mangiare sano. Qualcosa che lei stessa non faceva, dato che non integrava in maniera corretta né in modo alimentare né attraverso integratori la vitamina B12 e la vitamina D.

A prescindere dal poter amare o meno l’idea di una dieta crudista e vegana è importante comprendere che approcciarsi a questo tipo di regime alimentare deve essere fatto con cognizione di causa e sotto il controllo medico. Più che altro per stabilire quali alimenti consumare per non sviluppare carenze che potrebbero portare a conseguenze negative per la salute.

A prescindere da quello che si scoprirà nelle prossime settimane sul decesso di questa donna, è evidente che la sua dieta crudista e vegana non era abbastanza equilibrata da consentirle dei sopravvivere. Purtroppo è rimasta giovane nel peggior modo possibile.

Pistacchi, fanno bene?

I pistacchi fanno bene? Sì, posseggono delle caratteristiche di tipo benefico per il nostro organismo. Dobbiamo però consumarli in modo intelligente per far sì che tutto vada come ci aspettiamo.

Valori nutrizionali dei pistacchi

Ovvero consumare pistacchi e non subire le controindicazioni di un abuso di questo alimento. Come la maggior parte della frutta secca o tostata contiene infatti molti grassi sebbene buoni, ma il consumo deve essere limitato soprattutto all’interno di una dieta ipocalorica. O se si hanno particolari esigenze patologiche.  Per comprendere il bene che possono farci i frutti del pistacia vera dobbiamo prima di tutto conoscerne i valori nutrizionali per 100 g:

  • Grassi: 12,8 grammi
  • Grassi saturi: 1,68 grammi
  • Sodio: 0,3 milligrammi
  • Carboidrati: 7,71 grammi
  • Fibra alimentare: 3 grammi
  • Proteine: 5,7 grammi
  • Melatonina: 3,57 milligrammi
  • Vitamina K: 3,74 microgrammi
  • Vitamina E: 0,811 milligrammi.

Cosa possiamo comprendere nell’immediato? Che i pistacchi hanno meno grassi rispetto ad altra frutta secca come le noci e che la maggior parte dei lipidi contenuti sono buoni. Altra cosa che possiamo immediatamente notare è la quantità di melatonina al loro intero. Fattore che li rende, almeno teoricamente, amici del nostro sonno.

È stato infatti riscontrato nel corso di una ricerca condotta sul tema nel 2014 che i pistacchi contengono al loro interno circa 23 milligrammi di melatonina. Una dose maggiore di quella spesso inserita all’interno di alcuni integratori per dormire. Questo non significa doverci abbuffare di questo frutto ovviamente. Ma di certo un paio di manciatine male non fanno.

Ottima fonte di antiossidanti

I pistacchi sono inoltre ricchi di antiossidanti, potassio, fitosteroli e carotenoidi come il beta-carotene e luteina. La curiosità interessante in tal senso è che queste importanti sostanze sono presenti, secondo uno studio del 2022, sia all’interno dei frutti crudi che di quelli tostati.  Fattore che li rende perfetti per essere consumati, con giudizio, a prescindere dalla situazione.

In sostituzione di snack e altra frutta secca può essere un valido aiuto per perdere peso. Ovviamente in dosi limitate.

Tra i benefici che vengono attribuiti ai pistacchi vi è quello di poter rappresentare uno strumento ottimale per soddisfare il fabbisogno proteico giornaliero dell’organismo. Rendendoli uno spuntino davvero interessante soprattutto per coloro che fanno attività fisica intensa. Diversi studi nel 2019 hanno evidenziato come i pistacchi siano gli unici frutti di questa tipologia nei quali è possibile riscontrare tutti e nove gli amminoacidi essenziali che il corpo non riesce a produrre da solo.

E’ una ragione per le quali vengono suggeriti a vegetariani e vegani per quel che riguarda le fonti di proteine ​​​​vegetali da consumare.

Terapia giapponese dell’acqua, cosa è

Cosa è la terapia giapponese dell’acqua? Possiamo considerarlo un metodo abbastanza efficace per rimanere idratati soprattutto quando le temperature salgono.

acqua sali minerali

Come funziona la terapia giapponese dell’acqua

Potrà sembrare una riflessione scontata, ma quando arriva la bella stagione e il termometro sale bere la giusta quantità di acqua diventa basilare per il mantenimento di uno stato di salute ottimale. La terapia giapponese dell’acqua è un mezzo attraverso il quale è possibile riuscire a bere nella maniera corretta quei due litri di acqua al giorno di cui necessitiamo.

Va sottolineato: alcune persone non hanno problemi nel consumare questa quantità di acqua giornalmente e non hanno bisogno di strumenti di questo genere. Più in generale però in molti non hanno questa buona abitudine nelle loro corde.

La terapia giapponese nell’acqua a questa qui la giusta importanza. Su cosa si basa? Prima di tutto nel bere almeno quattro bicchieri d’acqua appena svegli a stomaco vuoto. Partiamo da un presupposto: per stare bene dovremmo bere almeno due litri di acqua e mangiare almeno 5 porzioni tra frutta e verdura nel corso della giornata.

La terapia giapponese dell’acqua funziona così: si bevono quattro bicchieri di acqua appena svegli e poi si aspettano 45 minuti per fare colazione. In questo modo, almeno teoricamente, non solo si idrata l’organismo in modo giusto a partire dalle prime ore della giornata ma si accelererebbe anche il metabolismo. Questo significa poter essere in grado di bruciare calorie più velocemente supportando l’eventuale perdita di peso.

Benefici generali per l’organismo

Va sottolineato anche che bere acqua a stomaco vuoto aiuta a contrastare l’acidità di stomaco e favorisce il benessere intestinale. Ecco quindi che la terapia giapponese dell’acqua può rivelarsi un toccasana anche contro la stipsi. Bere acqua in questo modo sostiene anche la circolazione e consente di poter sfruttare meglio l’energia a disposizione.

Rimanendo idratati, tra l’altro, possiamo combattere il mal di testa derivante dalla disidratazione. Insomma, che bere acqua a sufficienza soprattutto d’estate facesse bene era scontato. Con la terapia dell’acqua scopriamo anche come gestire al meglio i suoi benefici.

Comprendiamo che non tutti siano abituati a bere in tali quantità perché vi possano essere problematiche. Questo metodo può consentire anche a coloro che hanno più difficoltà di iniziare la giornata in modo giusto. È importante, soprattutto con le temperature calde dell’estate riuscire a rimanere sempre idratati. Soprattutto se siamo persone appartenenti a categorie fragili.

Seguire un metodo come quello sopra descritto puoi aiutare a raggiungere l’obiettivo senza soffrire troppo. In fin dei conti basta provare per rendersi conto di come se siamo idratati funzioniamo decisamente meglio.

Ictus, prevenirlo mangiando

Prevenire l’ictus mangiando in maniera corretta. È questa l’ennesima conferma giunta da uno studio condotto dai ricercatori della McMaster University e dalla Hamilton Health sciences presso il Population Research Health Institute.

 

Ictus tra le malattie più mortali

Siamo ben coscienti che un’alimentazione corretta e bilanciata sia capace di tenere lontano lo spettro delle malattie cardiovascolari ma fa sempre bene avere conferme su come infarto e ictus possano essere allontanati dalle nostre vite se mangiamo in modo sano.

Quali sono nello specifico gli alimenti che combattono l’insorgenza dell’ictus? Legumi, verdura, frutta, pesce, noci e latticini integrali. La ricerca ha però reso noto come anche l’utilizzo di carni non lavorate e cereali integrali in quantità moderata possa rendere una dieta abbastanza sana da aiutarci a prevenire le malattie cardiovascolari.

Gli scienziati raccomandano in tal senso un’assunzione giornaliera di 2-3 porzioni di frutta, 2-3 porzioni di verdura, 2 porzioni giornaliere di latticini e una di noci. A ciò devono essere aggiunte 3-4 porzioni settimanali di legumi e 2-3 porzioni settimanali di pesce.

Le sostituzioni applicabili sono una porzione di pollame, carne rossa, o cereali integrali al giorno. Quando si parla di questo tipo di approccio alla prevenzione di ictus e altre malattie cardiovascolari si prende sempre in considerazione quella che è la dieta occidentale tipica. Nel nostro caso la dieta mediterranea ci consente eventualmente di non soffrire troppo nel seguire un’alimentazione sana. Lo stesso è valido anche per alcune diete di stampo orientale.

Combattere le patologie mangiando

I dati relativi a ictus e altre patologie a carico del cuore del 2019 ci mettono davanti al fatto che quell’anno almeno 18 milioni di persone sono morte in tutto il mondo per questo tipo di patologie.

I numeri offerti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dicono che di queste morti l’85% era legata a ictus e infarto. La ricerca condotta sulla prevenzione alimentare di ictus e altre patologie è stata pubblicata all’interno della rivista di settore European Heart Journal.

La cosa interessante di questo studio e che si è concentrato in maniera esclusiva su alimenti di tipo naturale e protettivi. La ragione sta nel fatto che sempre più persone prestano attenzione alla propria alimentazione. Basandola su questi alimenti protettivi capaci di prevenire le malattie.

In una persona sana, che non ha problemi di assimilazione dei cibi sopra elencati è dimostrabile come grandi quantità di frutta e verdura, noci e legumi non creino problemi. Ma anche come sia in generale consigliato per tutti gli altri alimenti approcciare le quantità con moderazione. Più in generale è stato dimostrato come quantità moderate di pesce e latticini interi all’interno della dieta siano associati a un minor rischio di ictus, patologie cardiache e mortalità.

 

Cocco, proprietà e benefici

La noce di cocco è il frutto dell’omonima palma, la cocos nucifera, apprezzato per la sua freschezza e il suo gusto dolce. Questo alimento sinonimo di estate apporta più benefici di quelli che si possano pensare.

Quanto fa bene il cocco?

Quando arriva l’estate troviamo questo frutto tropicale sia sui banchi della frutta al supermercato che sulle spiagge, venduto da venditori ambulanti spesso molto pittoreschi. Il cocco non è solo buono di sapore ma è anche una vera e propria manna energetica nel corso della stagione calda.

Può rappresentare uno spuntino nutriente e rinfrescante pieno di sali minerali. Parliamo in particolare di rame, ferro, selenio e manganese. Possiede anche ottime dosi di fibre insolubili e antiossidanti che consentono di sentirsi sazi più in fretta e di avere un intestino in salute.

Affrontiamo prima di tutto questa sua particolarità. La polpa del cocco presenta molti acidi a catena media che vengono assorbiti dall’intestino con facilità e trasformati in chetoni aumentando il colesterolo buono. Il fatto che questi acidi grassi vengono trasformati in corpi chetonici consente di abbattere il senso della fame favorendo la perdita di peso.

Il cocco è un ottimo alimento anche per la sua funzione antifungina e antibatterica assicurata dall’acido laurico. Mangiarne contribuisce al rafforzamento delle difese immunitarie e la sua azione diuretica consente di aiutare nel miglioramento delle condizioni di chi soffre di problemi renali. Alcune citochine contenute all’interno del cocco e ancor di più nell’acqua di cocco, secondo alcune ricerche, sembrano avere proprietà antitrombotiche, antinvecchiamento e antitumorali.

Dissetante e adatta praticamente a tutti

Inutile dire che l’acqua di cocco sia un fluido molto dissetante e idratante. Un vero e proprio boost energetico soprattutto per coloro che fanno attività sportiva. Non a caso i brasiliani la bevono per idratarsi quando d’estate fa molto caldo.

Il latte di cocco può essere un’alternativa ottimale per chi è intollerante al lattosio. Esso è ottenuto dalla spremitura della polpa ed essendo già zuccherino di suo si sposa perfettamente con il caffè. Proprio grazie alla sua quantità di minerali, tra i quali troviamo anche fosforo, magnesio e potassio, il cocco rappresenta una risorsa importantissima contro lo stress e la stanchezza. Le sue fibre aiutano a sostenere la regolarità dell’intestino e grazie al suo indice glicemico medio è un frutto che può essere consumato anche da persone affette da diabete.

Ovviamente con giudizio dato che comunque si tratta di un alimento molto calorico. Le sue 360 cal. per 100 grammi non lo rendono adattissimo a una dieta ipocalorica. A meno che io non venga inserito in modo corretto ed equilibrato.

Colesterolo alto, cosa non mangiare

Con il colesterolo alto cosa non dobbiamo mangiare? Ci concentriamo sempre su cosa consumare per aiutarci nella gestione di questo problema ma non ci focalizziamo mai su ciò che dobbiamo evitare. Bene: lo faremo ora.

Cosa evitare con il colesterolo alto

Dobbiamo ricordare che il colesterolo alto è un problema di salute molto grave che può aumentare il rischio di malattie ai danni del cuore e del cervello. Sappiamo che con una corretta alimentazione possiamo aiutare noi stessi a stare bene tenendo il colesterolo alto a bada.

Ma non ricordiamo spesso che se vogliamo proteggere il nostro organismo dal punto di vista cardiovascolare dobbiamo evitare alcuni alimenti. Il primo alimento che è necessario evitare di consumare se si soffre di colesterolo alto sono le carni grasse. Intendiamo salumi, pancetta, salsicce che possono contribuire all’innalzamento del livello di questo nel sangue.

Il loro consumo deve essere ridotto al minimo indispensabile dando spazio a pollo, tacchino e pesce che sicuramente come secondo piatto sono un’alternativa più salutare. Più generalmente è consigliato limitare il consumo di carne dando più spazio alle proteine di tipo vegetale come i legumi. Naturalmente privi di colesterolo.

Se si soffre di colesterolo alto si dovrebbero anche evitare il più possibile i prodotti derivati dal latte di tipo intero. Panna, burro, particolari tipi di formaggi contengono molto colesterolo e grassi insaturi. Può essere dato via libera tranquillamente al latte scremato e allo yogurt greco. E puntare su alternative vegetali come il latte di mandorle o di soia che non presentano colesterolo al loro interno. Anche queste alternative però devono essere consumate se effettivamente non dannose per lo stato di salute della persona.

Tenersi lontani da cibi grassi e zuccherini

frittura

Quando si ha il colesterolo alto e altrettanto ottimale tenersi lontani da cibi fritti e snack. Pensiamo le patatine e a quei bastoncini di mais che tanto ci piacciono ma che sono pieni di grassi trans e saturi che possono aumentare questa sostanza a livello del sangue.

Uno snack alternativo può essere rappresentato da frutta fresca, frutta secca non salata o verdure crude con hummus. È importante regolarsi anche nel mangiare i dolci e i prodotti da forno. Per tenere a bada il colesterolo alto sarebbe meglio evitare di consumarne troppi. Sia perché spesso e volentieri vengono utilizzati molto zucchero e burro, sia perché possono favorire l’aumento di peso se consumate in eccesso.

Più in generale è bene tenersi lontani da alimenti ricchi di grassi idrogenati. Uno fra tutti l’olio di palma che di solito viene utilizzato per aumentare la conservazione dei prodotti. I grassi trans contenuti al suo interno possono aumentare i livelli di colesterolo cattivo.

Non stiamo dicendo di dover rinunciare a tutto per forza, ma di limitare molto quegli alimenti che possono risultare deleteri per la salute cardiovascolare.

Cosa mangiare quando fa caldo

Cosa mangiare quando fa caldo? È una domanda che ci poniamo ogni anno, per la quale abbiamo più o meno sempre la stessa risposta. Alimenti freschi e leggeri devono essere i protagonisti dei nostri pasti principali.

Ecco cosa mangiare quando fa caldo

Per quanto quest’anno il caldo si è arrivato in ritardo rispetto al solito è palese che ormai faccia parte della nostra quotidianità. L’alta umidità, anche di sera, non aiuta oggi gestire tutto questo calore. Ragione per la quale dobbiamo aiutarci seguendo una alimentazione corretta e funzionale per le temperature di luglio agosto. E non solo per sudare di meno, sebbene possa rappresentare una grande conquista. Ma anche per avere dei benefici da ciò che mangiamo e in qualche modo stimolare la fame nel momento in cui il caldo c’è la toglie.

Cosa mangiare quando fa caldo? La prima risposta è ovviamente la frutta. A meno di patologie che possano interferire in qualche modo bisogna dar spazio a quelle che contengono più acqua come cocomero e meloni. Non dimenticando di aggiungere anche frutta di stagione come ciliegie, fichi, fragole e pesche.

In qualche modo antagonista in questa condizione diventa il prezzo della frutta, inavvicinabile in alcuni contesti. Cosa mangiare quando fa caldo quindi? Ovviamente ciò che abbiamo indicato avendo cura di scegliere ciò che più si adatta ai nostri bisogni rinunciando eventualmente a ciò che proprio non riusciamo a raggiungere economicamente.

Se state pensando a cosa mangiare quando fa caldo dovete pensare anche alla verdura fresca. È importante dar via libera il più possibile alla verdura a foglia verde come spinaci, lattuga e rucola che contengono molti minerali e acqua punto anche in questo caso è un ragionamento che deve essere fatto al netto di eventuali patologie.

Cetrioli non devono mai mancare

Anche i cetrioli devono far parte della nostra dieta quando si alzano le temperature, perché contengono maggiori quantità di acqua. Va da sé che nel momento in cui le temperature si alzano uno dei nostri obiettivi principali è quello di rimanere idratati. Soprattutto in un momento in cui rischiamo di perdere acqua e sali minerali molto di più di quanto sentiamo lo stimolo della sete.

Per quanto riguarda le proteine anche il pesce rientra tra cosa mangiare quando fa caldo. Dovrebbe essere consumato almeno tre volte la settimana, sia in estate che in inverno. E il fatto che contenga omega 3 aiuta il nostro organismo sotto diversi punti di vista. In linea teorica nessuna tipologia di pesce è sconsigliata.

E se d’inverno tendiamo a mangiare un po’ di più, d’estate è meglio ridurre le porzioni e mangiarne di più durante la giornata. Questo significa aggiungere yogurt e spremute alla nostra dieta e favorire piatti unici nei pasti principali. Ciò che dovremmo evitare il più possibile sono la caffeina e il sale che possono farci sudare di più. Allo stesso modo dobbiamo evitare il più possibile insaccati e carni rosse.

Hummus, buon gusto e tanti benefici

L’hummus è una salsa molto gustosa, a base principalmente di ceci e dalle innumerevoli qualità benefiche. Scopriamole insieme, ricordando che si tratta di una preparazione facilissima da riprodurre.

Hummus piatto della tradizione

L’hummus proviene dal Medio Oriente, nel quale è tradizionalmente consumato da secoli. In Europa è diventato l’accompagnamento più diffuso di una cena salutare o un’alternativa ai classici piatti di legumi. Come abbiamo già indicato si tratta di una ricetta molto antica. La cui versione tradizionale prevede come ingredienti ceci cotti, olio d’oliva, succo di limone spezie e tahin, una crema di semi di sesamo. La sua preparazione è molto semplice: basta inserire tutti gli ingredienti in un frullatore.

In alcune versioni sono previste anche l’erba cipollina, l’aceto e l’aglio. A seconda dei paesi di provenienza l’elenco degli ingredienti può cambiare leggermente. Ciò che non cambia è la bontà di questa salsa e le sue proprietà benefiche.

E la ragione sta principalmente nel fatto che se osservato da un punto di vista di nutrienti, l’hummus è una ottima fonte di proteine vegetali, fibre, grassi insaturi, carboidrati, minerali e vitamine. Contiene infatti al suo interno buone dosi di potassio, magnesio, calcio e acido folico.
E altri bioattivi come i carotenoidi e i polifenoli. Non vi è nemmeno bisogno di descrivere quanto bene facciano alla salute degli esseri umani.

E’ stato rilevato come coloro che mangiano hummus assumono maggiori quantità di fibre, acidi grassi polinsaturi, vitamina A, vitamina E, vitamina C, folati, magnesio, potassio e ferro. Ovviamente rispetto a coloro che non introducono questo alimento nella loro dieta.

Cibo contenente poche calorie e tanti nutrienti

L’hummus è anche un alimento con poche calorie: 170 kcal per 100 g. E contenente 14 g di carboidrati, 10 g di grassi e 8 di proteine. Ragione per la quale viene proposto in porzioni di 150 g come secondo piatto da spalmare su del pane integrale o bruscato.

Più generalmente viene usato come alternativa di ripieno per i panini da coloro che seguono una dieta vegana. Dato che con i suoi nutrienti, unito ai carboidrati del pane, rappresenta un piatto completo al quale aggiungere eventualmente della verdura.

Più generalmente l’hummus può essere usato, se in piccole quantità, proprio come salsa nel quale intingere finocchi e carote per una gustosa merenda a base di verdura. Viene anche usato come accompagnamento delle patate al forno. E c’è chi lo utilizza come ingrediente base insieme al cioccolato per dare vita a ottimi dolci vegani.

Insomma, l’Hummus è un cibo molto gustoso e versatile da utilizzare in moltissime occasioni.

Poche calorie: gli alimenti consigliati

Quando si vogliono assumere poche calorie quali sono gli alimenti più consigliati? Solitamente seguire una dieta significa dover ridurre l’apporto calorico. Vediamo insieme come regolarci.

Cibi con poche calorie possono essere gustosi

Assumere poche calorie non significa per forza rinunciare al gusto. Esistono tanti cibi che possono dar vita a piatti gustosi senza far salire troppo il contenuto calorico. Anche se li utilizziamo per ricette più complesse. Nel gruppo di questi alimenti con poche calorie le verdure a foglia verde sono gli alimenti più interessanti da utilizzare. Sia perché con poche calorie sia perché sono ricche di nutrienti essenziali e fibre. Parliamo di cavolo riccio, rucola, lattuga, spinaci e tutte quelle altre verdure a foglia verde. Queste possono essere consumate sia come contorno che come parte integrante di frullati e centrifughe.

Un ostaggio perfetto caratterizzato da poche calorie è la zucchina. Possono essere cotte al forno, tagliate a mo’ di spaghetti come alternativa alla pasta e molti altri modi. Queste contengono vitamina C, fibre e potassio adatti al mantenimento di una dieta bilanciata. Se cerchiamo poche calorie nella frutta, il melone è uno di quelli estivi più adeguati da utilizzare in qualsiasi regime alimentare.

Parliamo di una cucurbitacea che è composta principalmente da acqua, vitamine, minerali antiossidanti. Anche i funghi contengono pochissime calorie e possono essere mangiati in insalata, come condimento, come contorno. Insomma possono essere davvero utilizzati in moltissime maniere. Sono in grado di dare una sensazione di sazietà più perdurante nel tempo.

Un alimento che non sfruttiamo abbastanza e possiede poche calorie sono le uova. Queste contengono molte proteine nobili e possono essere consumate in tantissimi modi differenti; Rientra tra gli alimenti che consentono di più di mantenere sotto controllo l’appetito.

Proteine dal basso apporto caloriche

Tra gli alimenti proteici senza dubbio il salmone e il pesce azzurro in generale rappresentano uno dei cibi da non far mai mancare sulla tavola. Questo è ricco di acidi grassi omega 3, proteine, vitamine del gruppo B e può essere cotto in moltissimi modi differenti. Altro alimento dal basso apporto calorico è lo yogurt greco che può essere utilizzato come base di dolci molto gustosi e leggeri. Carote, quinoa e bacche possono essere utilizzate per moltissime ricette differenti.

Il loro apporto calorico basso, la capacità saziante e il loro poter essere trasformati in snack gustosi consentono di inserirli anche in diete dimagranti soddisfacendo il palato di tutti.

Insomma, poche calorie difficilmente corrisponde ha poco gusto. Soprattutto se vengono selezionati gli alimenti giusti in base ai loro nutrienti e alla loro versatilità di cottura o preparazione.

Sonno migliore mangiando più proteine

Un sonno più profondo potrebbe esserci garantito da un maggiore consumo di proteine a cena. È questo il risultato di uno studio recentemente condotto in merito. Scopriamone di più.

Sonno più profondo mangiando legumi

A quanto pare, da un maggiore consumo di proteine a cena il nostro sonno può solo che giovarne. Soprattutto se si parla di proteine vegetali come quelle provenienti da legumi. Parliamo di ceci, piselli, soia, fave e fagioli. O assimilabili da cereali come quinoa, avena, frumento e riso. Anche le proteine delle uova possono aiutarci ad avere un sonno migliori. Parlando di carne, in tal senso è preferibile optare per tacchino o pollo.

Generalmente per dormire bene la sera la regola da seguire sarebbe fare una colazione da re, un pranzo da principi e una cena da poveri, evitando soprattutto prima di andare al letto cibi dolci e grassi. Lo studio recentemente condotto, pubblicato sulla rivista Cell, vuole sfatare un poco il mito del carboidrato che fa dormire bene la notte.

Secondo i ricercatori infatti sarebbe meglio consumare una cena a base di proteine vegetali per ottenere un sonno più profondo. Parliamo degli scienziati dell’Harvard Medical School secondo i quali a fare davvero la differenza sarebbe una proteina che viene sintetizzata dall’intestino e dal cervello. Il suo nome è CCHa1 sintetizzata nel nostro intestino.

All’interno dello studio, utilizzando come modello i moscerini della frutta, e stato notato che la qualità del sonno era influenzata dalla presenza del suddetto protide all’interno dell’intestino e del cervello. Bloccandone la sintetizzazione in alcuni moscerini è stato possibile vedere come questi avessero un sonno molto più leggero rispetto a quelli che la sintetizzavano naturalmente. E che in quegli insetti nei quali la proteina era stata moltiplicata erano ancor più difficili da svegliare.

Gestione semplice attraverso l’alimentazione

sonno alimentazione

Cosa ci fa pensare questo? Prima di tutto che la presenza di questa proteina è condizionata dall’alimentazione e che la si può accrescere aumentando l’apporto proteico. Allo stesso tempo però bisogna ricordare che non è particolarmente salubre consumare troppa carne la sera. Anche perché di solito i grassi presenti potrebbero disturbare il sonno. Con le giuste dosi in base alla propria condizione fisica è possibile favorire un consumo maggiore dei legumi, dei cereali e delle uova sopracitate aggiungendo qualche seme oleoso come nocciole, mandorle e noci.

In questo modo il sonno dovrebbe uscirne rafforzato. Ovviamente si tratta di uno studio su modello animale, ancora non applicato all’uomo. Ragione per la quale prima di modificare in modo importante la propria dieta è meglio chiedere aiuto e consiglio al proprio medico.

Collagene: perché non deve mancare dalla nostra dieta

Che si tratti di alimenti o integratori, la proteina-colla dovrebbe farne parte. Perché, senza di essa, l’intero nostro corpo andrebbe a “sgretolarsi” – dalla pelle e le articolazioni ai vasi sanguigni. Scopriamo insieme come assumerla, quando farlo e come individuare il miglior integratore di collagene, come Chondrovita che vedremo più avanti

chondrovita

Salute della pelle

Con il tempo e le sollecitazioni, la proteina che tiene insieme i nostri tessuti tende a diminuire. Bisogna collaborare – proteggendola e stimolando la sua produzione naturale nel nostro corpo. Come? Per esempio, inserendo nella dieta: 

  1. brodo di ossa – “l’elisir di bellezza”, la ricetta della nonna oggi tornata in voga (con tanto di testimonial famose) perché la bollitura estrae collagene, acido ialuronico, sali minerali e altri elementi preziosi per tutto il nostro organismo, restituendoci un liquido che contiene pochissime calorie e che “scioglie” persino la cellulite;
  2. pesce azzurro – per gli acidi grassi omega 3, che restituiscono corpo e luminosità a pelle e capelli;
  3. olio d’oliva – grazie agli acidi grassi insaturi e antiossidanti;
  4. pomodoro – che stimola la produzione di acido ialuronico e protegge la pelle durante l’esposizione al Sole;
  5. tè verde – che rallenta la disgregazione delle fibre di collagene, a patto che l’infusione non venga fatta in acqua bollente ma a temperatura più bassa;
  6. agrumi – un vero concentrato di vitamina C, che aiuta gli aminoacidi a convertirsi in collagene;
  7. uova – per le sostanze contenute, compresa la vitamina A, che mantengono il collagene;
  8. patate – per il Selenio, che aiuta a preservare il collagene e l’elastina;
  9. frutta secca – ricca di vitamina E, antiossidanti e acidi grassi essenziali che proteggono il collagene e aumentano l’elasticità della pelle;
  10. carote – per l’alta concentrazione di vitamina A, che contribuisce alla riparazione delle cellule danneggiate.

Tutto questo ricordandoci che stress, fumo, eccesso di alcol, zuccheri raffinati, fritti o troppo Sole senza protezione possono vanificare i nostri sforzi. 

Salute di ossa e articolazioni

Il collagene rappresenta il 30% di tutte le nostre proteine, ed è la struttura-portante di ossa, cartilagini, tendini e tessuti connettivi (come i legamenti). Responsabile della forza e della flessibilità delle nostre articolazioni, il collagene aiuta a riparare gli eventuali danni e a mantenerle forti ed elastiche.

Siccome la molecola di collagene è troppo grande per superare la “barriera” della pelle, si usa quella idrolizzata – passata, cioè, per una scissione prodotta dall’acqua. Una volta ridotta in frammenti più piccoli chiamati peptidi, diventa digeribile e di facile assorbimento e assimilazione

Oltre a migliorare la qualità dei capelli e delle unghie, il collagene idrolizzato si usa principalmente per lesioni o danni, anche da attività sportiva, artrite reumatoide, osteoartrite, osteoporosi e fragilità ossea. Ma questo non significa che non serva a tutti. Pensiamo a chi fa un lavoro usurante o gravoso oppure passa troppe ore in piedi o da seduto (anche in smart working); alle donne in menopausa, che possono perdere fino a un terzo del collagene cutaneo soltanto nei primi 5 anni dalla fine della fertilità; ai ragazzi che esagerano con il “cibo-spazzatura”, che affrontano disordini alimentari o che hanno problemi posturali; agli sportivi e atleti dilettantistici e professionistici o a chi fa fitness; alle persone in sovra o sottopeso, anche in seguito a interventi chirurgici o lunghe degenze e, ovviamente, agli over 60.

Come scegliere l’integratore giusto

Non tutti gli integratori rispondono ai requisiti di efficacia, qualità e massima sicurezza, a cominciare dalla provenienza del collagene. Inoltre, alcuni contengono peptidi non abbastanza piccoli; altri – latticini, glutine, zuccheri, grassi e colesterolo.

Andiamo dunque a vedere, controindicazioni e criteri:

  • Il collagene idrolizzato non va assunto da bambini sotto i 3 anni, in presenza di diete a basso apporto di proteine, patologie epatiche o renali, ipercalcemia e terapie con calcitonina oppure integratori di calcio, e va valutato caso per caso durante la gravidanza e l’allattamento,  
  • L’integratore deve basarsi su un principio attivo certificato (come, per esempio, il Gelita – peptide Gelita Peptiplus), su frammenti abbastanza piccoli, e non deve contenere sostanze né nocive, né problematiche per le persone che soffrono di allergie o intolleranze.

Un integratore di collagene animale che risponde a tutti questi criteri è il ‘Chondrovita’ – un prodotto certificato e già utilizzato con successo, in questi giorni di ritorno in distribuzione. Perché sceglierlo? Perché, oltre ad avere tutti i requisiti, si propone come soluzione di massima qualità non solo per la “riparazione” ma anche per la prevenzione. Cioè, per la libertà sia dal bisogno, sia dalla dipendenza dai continui acquisti. Con sole 30 bustine per un mese e, certo, una dieta e uno stile di vita equilibrati. Perché quello che ci mantiene sani, ci rende anche belli.

Dieta vegana, attenzione a trigliceridi e glicemia

La dieta vegana fa salire trigliceridi e glicemia? È una domanda che molti esperti si stanno ponendo ora che questo approccio all’alimentazione sta prendendo piede sempre di più fra molti individui.

Cambiamenti nelle analisi del sangue

Portando a osservare in diversi casi questo particolare cambiamento all’interno nelle analisi del sangue delle persone. Ora ovviamente la dieta vegana di per sé stessa e per chi intende seguirla può essere non solo utile ma sostenibile. A patto ovviamente che in caso di necessità, sotto controllo medico, vengano assunti gli integratori necessari al mantenimento di uno stato di salute adeguato.

Quando si parla di trigliceridi e glicemia il vero problema è comprendere qual è la tipologia di cibo che si predilige all’interno di questo specifico percorso alimentare. Perché ovviamente la produzione industriale di alcuni cibi, come burger vegetali o pane bianco non è sempre salutare come dovrebbe.

E alcune persone, pur mangiando vegano, si sono trovati valori dei trigliceridi e della glicemia sballati. Ovviamente dobbiamo pensare a nutrienti che vengono ingeriti in questo caso. Magari senza accorgersene si ingeriscono più zuccheri e  più grassi senza volerlo. Ora, inutile girarci attorno: per la sopravvivenza del pianeta un’alimentazione vegana o vegetariana e sicuramente più adatta.

Dieta vegana e i giusti nutrienti

Il problema è che non sempre le persone, seguendo la dieta vegana, rispettano effettivamente i macronutrienti necessari al loro sostentamento. E non solo, talvolta nonostante un approccio salutista di questo tipo tendono a consumare più bevande zuccherate, patatine, prodotti industriali che non possono essere paragonati ad alimenti biologici o frutta e verdura.

Questo fa della loro alimentazione un approccio al cibo non propriamente salutare. Uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Nutrients ha messo a confronto lo stile di vita di chi si pone come convenience vegan  e come health conscious vegan. Ovvero chi privilegia cereali raffinati e alimenti processati e quindi già pronto al consumo e chi invece si alimenta con una varietà importante di cereali legumi, frutta guscio e verdura e utilizza pochi cibi già pronti.

Alla normale carenza di vitamina D, vitamina B12 e acidi grassi omega 3 che è possibile riscontrare in quest’ultimo approccio e che può essere sistemato grazie a degli integratori, nel primo caso si aggiungono tutte quelle problematiche legate ai cibi iperprocessati. Come per l’appunto una crescita nel valore dei trigliceridi e della glicemia.

Cosa ci dice questo? Che la dieta vegana ovviamente non fa male all’organismo, ma che deve essere condotta in maniera intelligente. Sotto controllo medico e tenendo conto di eventuali integrazioni che l’organismo potrebbe necessitare.

Acqua e limone fa davvero bene?

Acqua e limone fanno davvero bene? Questo rimedio naturale viene spesso “venduto” come panacea. La realtà dei fatti ci racconta che pur essendo effettivamente benefico per l’organismo, possiede anche i suoi contro.

Acqua e limone non è per tutti

Acqua al limone, senza titoli sensazionalistici, è una bevanda che può effettivamente apportare al nostro organismo vitamine ed elementi importanti. Ma allo stesso tempo non è adatta a tutti e non solo per via del suo sapore. Spesso e volentieri tendiamo a confermare come irrinunciabili delle abitudini che sono poco più che leggende metropolitane.

In questo caso in molti sono convinti che acqua e limone sia in grado di far ripartire l’organismo, dare una spinta al metabolismo e farci iniziare la giornata in modo migliore.

La ricerca scientifica non ci conferma né smentisce questo fatto. Nel senso che sono troppo pochi i dati in tal senso per poter dire che faccia davvero bene. Ora, è composta da limoni: agrume mediterraneo in grado di fornire vitamina C e altri elementi naturali al corpo. Di certo non ci fa male, dato che ha funzioni antireumatiche e antiuricemiche nonché ipotensive conclamata. Come tutti i cibi contenenti vitamina C aiuta ad assimilare il ferro che si trova nei vegetali e aiuta a digerire.

Il famoso canarino che viene dato a fine pasto in alcuni casi è proprio a base di limone. Per secoli è stato sempre consumato come astringente davanti a una peristalsi troppo attiva. E non di rado è stato utilizzato anche per curare l’acne, le scottature, le verruche e le micosi della pelle.

Negli anni è stato possibile provare scientificamente la sua validità in tal senso in molti casi. Come è stato smentito che il limone sia in grado di cancellare i tatuaggi con l’esposizione solare.

Benefici ma anche problematiche

Bere acqua e limone quindi consentirebbe di unire il beneficio dell’idratazione a quello dell’assunzione di questo agrume. Lo ripetiamo: non è qualcosa per tutti. E la ragione sta principalmente nella sua acidità. Acqua e limone infatti può aumentare e peggiorare sintomi di ulcere, bruciore di stomaco, e i problemi di reflusso gastroesofageo.

Viene considerato come uno stimolante del metabolismo ma va sottolineato che non ci sono prove che lo faccia realmente. E singolarmente ogni elemento non ha effetti dimagranti. Ecco quindi che per quanto si possa beneficiare dall’assunzione di acqua e limone dobbiamo non dimenticare che sono tra i frutti più acidi presenti in natura. E che il loro consumo estremizzato può anche arrivare a rovinare i denti. Può peggiorare lesioni all’interno della bocca e portare al mal di stomaco nel caso venga bevuta a digiuno.