Lo stoccafisso fa bene alla linea e all’amore

Lo stoccafisso è buono in molti modi diversi: in umido alla genovese, soffritto, bianco con le olive e pure fritto.  A differenza del baccalà, è povero di sale e può essere mangiato anche da chi soffre di ipertensione o sta seguendo una dieta iposodica, magari per aiutare la circolazione o per sconfiggere la cellulite. Altro non è che merluzzo che viene conservato a basse temperature per circa tre mesi e al chiuso: questa tecnica permette di mantenere inalterate le proprietà del pesce, ricco di numerosi minerali necessari all’organismo come ferro, potassio, fosforo e iodio.

Questa caratteristica lo rende perfetto per chi è attento alla linea, perché contiene pochissimi calorie e grassi: 1 grammo ogni 100 di stoccafisso messo in ammollo in acqua. Tenete conto che lo potete tranquillamente paragonare a una fettina di pollo alla griglia. Ma c’è molto di più. È perfetto per i bambini. Lo so che l’odore forte e l’aspetto lo rendono poco invitante, ma una volta cucinato se ne dimenticheranno completamente.  Se poi è abbinato a delle verdure (per esempio le patate o i pomodori) avrà un sapore più dolce e morbido.

Scopri di più

I chili di troppo migliorano l’olfatto

C’è poco da fare, i chili di troppo non aiutano la linea. C’è però una magra consolazione: le persone in sovrappeso sviluppano un naso sopraffino. A sostenere questa teoria è uno studio della University of Portsmouth (Gb) che dimostra infatti che le persone obese hanno un ‘naso’ particolarmente raffinato e percepiscono molto più nettamente gli odori che provengono dagli alimenti. Ed ecco spiegato perché, spesso, fanno fatica a dimagrire.

Il loro ‘super-olfatto’ li costringe a godere più di altri dei profumi della cucina, captando facilmente nell’aria l’aroma di un pollo arrosto o di una torta al cioccolato. Cosa che rende assai più difficile togliersi dalla mente il desiderio dei piaceri del palato. E forse è anche per questo motivo che molto difficile che le persone brave ai fornelli siano anche snelle.

Scopri di più

L’olio d’oliva protegge da danni epatici

L’olio d’oliva è sicuramente uno degli alimenti che meglio rappresenta la dieta mediterranea, ultimamente al centro di molti dibattiti perché identificata come regime alimentare perfetto per tutelare la salute dai rischi dell’obesità. Dell’olio sappiamo tante cose, prima di tutto che è antiossidante e che previene il tumore.  La novità però è che è in grado di ridurre anche i danni al fegato. Questo è quanto ha scoperto un gruppo di ricercatori dell’University of Monastir (Tunisia) e della King Saud University di Riyadh (Arabia Saudita) guidati Mohamed Hammami.

La ricerca è stata svolta su 180 topolini a cui era stata indotta epatotossicità tramite la somministrazione di alcuni erbicidi moderatamente tossici. Le cavie sono state prima divise in 8 gruppi e poi esposti a un erbicida tossico, provocando danni epatici significativi in tutti gli esemplari.

Scopri di più

La dieta del ghiaccio

L’immancabile battage pubblicitario la saluta e promuove come dieta del ghiaccio ma in realtà non è di una dieta che si tratta quanto piuttosto dell’ultima trovata proveniente da oltreoceano in fatto di integratori dimagranti; è infatti da poco in commercio negli Stati Uniti un integratore a base di Hoodia gordonii: Hoodia ice cubes. Come ci suggerisce il nome si tratta di cubetti di ghiaccio composti da acqua ed estratti di Hoodia gordonii uno solo dei quali, assunto una volta al giorno, basterebbe per spezzare la fame e indurci a dire basta a fuori pasto e a pranzi troppo lauti.

Ma facciamo un passo indietro: Hoodia gordonii è un cactus della famiglia delle Asclepiadaceae coltivato, a quanto sembra, dai boscimani del sud Africa i quali ne utilizzano il fusto per inibire la fame durante le lughe marce nel deserto. Il principio attivo della Hoodia è stato scoperto piuttosto di recente (nel 1996): si tratta di una molecola, denominata P57, la quale invia al cervello un segale di sazietà; questo però avviene non appena l’introito calorico supera una certa soglia stimata intorno alle 2200 calorie (per ogni pasto).

Scopri di più

Padri grassi, figlie diabetiche

Una dieta paterna troppo ricca di grassi espone le figlie al rischio di diventare diabetiche. A dimostrarlo è uno studio condotto presso la University of New South Wales (in Australia) i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature. Lo studio, coordinato dalla dottoressa Margaret J.Morris, si è svolto su un campione di cavie da laboratorio le quali sono state suddivise in due gruppi: ad uno sono stati somministrati cibi ad alto contenuto di grassi mentre il secondo, il gruppo di controllo, seguiva un’alimentazione normale.

Com’è facile immaginare i topi del primo gruppo sono aumentati di peso ed hanno cominciato a mostrare i primi segni del diabete. Quello che ha sorpreso i ricercatori è stato scoprire che gli esemplari femmine generati da maschi in sovrappeso erano più propense a sviluppare il diabete anche se normopeso rispetto a quelle nate da maschi non obesi. Le loro cellule pancreatiche, responsabili della secrezione di insulina, si comportavano infatti in modo anomalo e circa 600 dei loro geni mostravano alterazioni.

Scopri di più

Potassio, antipertensivo naturale

Aumentare il consumo di potassio potrebbe avere sulla pressione arteriosa gli stessi effetti benefici della riduzione del sale. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori dell’Università di Wageningen, in Germania, coordinati dalla dottoressa Linda van Mierlo, in base a uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Archives of Internel Medicine. Gli studiosi tedeschi hanno monitorato il consumo di potassio in 21 paesi tra cui Cina, Nuova Zelanda e Olanda stimandolo tra 1.7 e 3.7 grammi al giorno, mentre la razione giornaliera raccomandata è di 4.7 grammi al giorno.

Se il consumo di potassio aumentasse fino al livello consigliato-afferma la van Mierlo-la pressione sistolica dei cittadini di questi paesi calerebbe con un effetto paragonabile alla riduzione di quattro grammi al giorno di sale. Il bilancio fra introito di potassio e introito di sale è infatti basilare nel controllo dell’ipertensione.

Scopri di più

Obesità, il periodo critico è dopo l’adolescenza

Secondo uno studio condotto in Australia il periodo di vita più critico per l’insorgenza dell’obesità è rappresentato dal passaggio dall’adolescenza alla prima età adulta. E’ in questa fase infatti che l’ago della bilancia rischia di spostarsi in avanti di molto e in maniera irrimediabile.

L’indagine ha preso in considerazione un campione di 1500 giovani monitorati dalla adolescenza fino alla prima età adulta (dai 14 ai 24 anni). Durante l’arco di tempo considerato la percentuale di coloro che erano in sovrappeso è passata dal 20 al 33 per cento, mentre il tasso di obesità è salito, nello stesso periodo, dal 3.6 al 6.7 per cento. Il dato sconfortante è che ben il 40% dei giovani adulti in sovrappeso non lo era mai stato durante l’adolescenza e l’80% aveva avuto per almeno un periodo precedente un peso del tutto nella norma. 

Scopri di più

Lunga vita con gli amminoacidi

Secondo una ricerca condotta dalle Università degli studi di Pavia, Milano e Brescia, con la collaborazione dell’Istituto Auxologico di Milano, e pubblicata sulla rivista scientifica Cell Metabolism, la dieta degli aminoacidi (i costituenti delle proteine) può allungare l’aspettativa di vita media di ciascuno di noi di almeno dieci anni portandola da 81 a 90-91 anni. Già alcuni studi condotti in precedenza avevano evidenziato la capacità degli aminoacidi a catena ramificata di prolungare la vita ma erano stati svolti su lievito unicellulare, in questo caso invece sono stati utilizzati dei topolini di laboratorio.

Gli studiosi italiani hanno somministrato loro acqua arricchita con un composto di tre aminoacidi a catena ramificata: leucina, isoleucina e valina, osservando che:

Il gruppo di topi alimentati con acqua agli aminoacidi ha vissuto più a lungo, e in buona salute, del gruppo di topi di controllo: in media 869 giorni i primi e 774 giorni i secondi. Un allungamento della vita di 95 giorni, in pratica del 12%

Scopri di più

Un italiano su tre è sedentario

Un italiano su tre conduce una vita sedentaria: va a lavoro in automobile, non prende mai le scale, non parcheggia mai troppo lontano dalla propria meta (o almeno ci prova). Questo è quanto emerso all’ultimo rapporto nazionale Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), l’osservatorio dell’Istituto Superiore di Sanità che monitora la salute della popolazione italiana attraverso interviste somministrate presso le Asl. Il dato riguarda soprattutto le donne ed ha registrato una crescita del 10% dal 2007 ad oggi.

Dal rapporto emerge che solo il 33% dei cittadini conduce uno stile di vita che può definirsi attivo a pieno titolo perchè svolge un lavoro fisicamente impegnativo o segue e linee guida riconosciute a livello internazionale (30 minuti al giorno di attività moderata per almeno cinque volte a settimana), mentre il 37% pratica attività fisica in maniera talmente modesta da mantenersi ben lontano dai parametri internazionali.

Scopri di più

A dieta dall’età di due anni, l’incredibile storia di una bambina inglese

Cari lettori, oggi ho deciso di lasciare da parte per un attimo i temi dei quali mi occupo di consueto per raccontarvi la storia di una giovane mamma inglese (Aly Gilardoni) o meglio quella di sua figlia Corleigh, una splendida bambina di otto anni (entrambe nella foto). Ho fatto questa scelta perchè credo che la loro sia una storia talmente assurda da dover necessariamente indurre alcune riflessioni importanti, prima fra tutte sul legame, certamente arcinoto, tra salute mentale ed alimentazione, su come cioè disagi personali irrisolti possano tramutarsi in disturbi della condotta alimentare non necessariamente identificabili con anoressia e bulimia. Il caso di seguito esposto risulta forse ancora più atroce perchè coinvolge una bambina, vittima inconsapevole di un disagio di cui è la madre ad essere portatrice.

Aly, è una giovane mamma inglese. Sin da bambina ha sempre avuto qualche problema di sovrappeso, come del resto la sua di mamma, e non è mai riuscita ad accettare serenamente questo stato di cose. L’attenzione alla forma fisica l’ha sempre ossessionata. Riesce comunque a condurre una vita normale e diventata ormai una donna si sposa; dal suo matrimonio nasce una bambina, Corleigh appunto. Tutto sembra procedere per il meglio fino a quando il marito decide di lasciarla solo con la piccola che ha ormai compiuto due anni.

Scopri di più

Spegni la luce e dimagrisci

Secondo una ricerca condotta presso l’Ohio State University e pubblicata sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, l’esposizione persistente alla luce durante le ore notturne è in grado di agire sul metabolismo causando un aumento di peso, anche in assenza di modifiche relative alla dieta e all’attività fisica.

Il team di studiosi statunitensi, coordinato dal neuroscienziato Laura Fonken, ha condotto le proprie osservazioni su un campione di cavie da laboratorio ed ha così potuto osservare che i topolini esposti alla luce di notte, anche se tenue, per un periodo di oltre otto settimane hanno guadagnato oltre un terzo del peso rispetto al gruppo di cavie non esposto alla luce.

Nonostante non vi siano state differenze nei livelli di attività fisica o nel consumo quotidiano di cibo i topi che sono stati esposti alla luce di notte sono diventati più grassi degli altri

Scopri di più

Dieta sana, fa bene a te e all’ambiente

I cibi con il maggiore livello di consumo raccomandato, quelli più sani e salutari per intenderci, sono anche quelli che hanno un minore impatto ambientale. A dimostrarlo è lo studio Double Pyramid: Healthy Food for people, sustainable food for the planet, presentato nei giorni scorsi al Parlamento Europeo dal Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN), in occasione dell’evento Sano per te, sostenibile per il pianeta, centrato sulle tematiche agricoltura, salute, ambiente. Lo studio si basa sul modello della Doppia Piramide una combinazione delle due  piramidi alimentare e ambientale che valuta l’impatto di ogni alimento sull’ambiente in termini di produzione di gas serra, consumo di risorse idriche e utilizzo del territorio.

Scopri di più

Introito calorico, attenzione all’ordine dei cibi

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Consumer Research, l’ordine secondo il quale consumiamo i cibi influisce sulla nostra capacità di stimarne, orientativamente, il contenuto calorico. L’autore della ricerca è Alexander Chernev della Northwestern University, il quale ha chiesto a un gruppo di volontari di stimare le calorie di una serie di piatti, cambiando di volta in volta l’ordine in cui venivano presentati.

E’ stato così che lo studioso ha potuto osservare che le 570 calorie attribuite a un cheeseburger diventano ben 787 se questo è preceduto da un’insalata. E tanto più le pietanze abbinate sono diverse tra loro, quanto più è facile sbagliarsi:

Tutti i partecipanti-commenta Chernev- sapevano bene che una macedonia ha meno calorie di un cheesecake. Però un pasto a base di macedonia e cheesburger alla fine veniva giudicato complessivamente più pesante rispetto a uno composto da cheesecake e cheeseburger.

Scopri di più

Obesità e sovrappeso, il primo rapporto italiano

Si è conclusa ieri Obesity Day, la manifestazione organizzata dall’Adi (Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica) allo scopo di sensibilizzare la popolazione sui rischi legati a sovrappeso e obesità. L’evento ha rappresentato anche l’occasione per diffondere un rapporto sullo stile di vita alimentare degli italiani e sul loro desiderio di mangiar sano per mantenersi in forma, evidenziandone le contraddizioni.

Se da un lato infatti gli abitanti del Belpaese sono sensibili alle informazioni diffuse quotidianamente dai media circa la necessità di alimentarsi in maniera equilibrata, dall’altro si lasciano tentare molto volentieri dai peccati di gola che spesso hanno la meglio su tutti i loro buoni propositi; per non contare che ciò che li spinge a seguire una dieta sana non è la volontà di preservare la propria salute quanto piuttosto quella di apparire magri e belli.

Scopri di più

Tumore al seno, due giorni di dieta a settimana per ridurre il rischio

Secondo uno studio condotto dalla dottoressa Michelle Harvie del britannico Wythenshawe Hospital (Manchester), e riportato dal Daily Telegraph, bastano due giorni di dieta alla settimana per ridurre del 40% il rischio di tumore al seno nelle donne obese e in sovrappeso. Lo studio ha preso in considerazione due gruppi di donne: uno ha seguito una dieta restrittiva da 650 calorie, l’altro un regime dietetico sul modello della dieta mediterranea da 1500 calorie. In entrambi i casi la dieta è stata seguita solo per due giorni a settimana, nell’arco di sei mesi.

E’ stato così che gli studiosi hanno potuto osservare in entrambi i gruppi non solo una perdita di peso ma anche il calo di livello di alcuni ormoni coinvolti nell’insorgenza del cancro al seno, quali leptina e insulina, e di una proteina infiammatoria con un ruolo analogo. Gli ormoni sono scesi rispettivamente del 20 e 25%, mentre per la proteina incriminata il calo è stato del 15%.

Scopri di più

Formaggi, non serve eliminarli dalla dieta

Uno studio statunitense, pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, sdogana i formaggi, almeno per quanto riguarda la loro assunzione nell’ambito di una dieta dimagrante, da sempre vista con scarso favore. Secondo i ricercatori infatti, una dieta ricca di latticini, con un’adeguata assunzione di calcio e una corretta produzione di vitamina D, aiuta a perdere peso come è stato osservato in persone obese (con indice di massa corporea superiore a 30) le quali, a fronte di livelli di calcio e vitamina D più elevati hanno mostrato una maggiore propensione al dimagrimento indipendentemente dal tipo di dieta seguita.

Così commenta lo studio Michela Barichella dell’Osservatorio nutrizionale Grana Padano e presidente dell’Associazione italiana di Dietetica Lombardia:

Lo studio pubblicato dall’American Journal of Clinical Nutrition è innovativo perchè permette di sfatare il mito, molto diffuso soprattutto tra le donne, secondo cui dalla dieta si devono eliminare completamente i formaggi e ridurre i latticini, se si vuole perdere peso. E’ sempre opportuno ricordare che il calcio è un minerale che svolge molteplici azioni nel nostro organismo ed è fondamentale introdurlo, con gli alimenti, nelle giuste quantità.

Scopri di più

Dormire di più aiuta a dimagrire

La notizia in realtà non rappresenta una novità assoluta, ma sembra proprio che dormire aiuti a perdere peso. A rilanciare l’argomento, che già diversi anni fa fece scalpore, è uno studio dell’Università di Chicago pubblicato su Annals of Internal Medicine.

La ricerca ha visto il coinvolgimento di un gruppo di volontari sani; tutti erano sovrappeso e stavano seguendo una dieta dimagrante. In una prima fase, è stato permesso loro di dormire fino a otto ore e mezza con effetti a dir poco benefici sui loro propositi di dimagrimento: tutti hanno perso in media tre chili in due settimane e di questi circa la metà (1,4 kg) di massa grassa. Nella seconda fase, anch’essa della durata di due settimane, le ore di riposo notturno dei volontari sono state ridotte a cinque e mezzo. In questo modo gli studiosi statunitensi hanno rilevato che la riduzione delle ore di sonno era proporzionale alla riduzione di grassi: solo mezzo etto in due settimane.

Scopri di più

Il coenzima Q10 aiuta a regolare il metabolismo

Quante volte vi è capitato di recuperare in pochi giorni i chili persi dopo la dieta, rimanendo vittime del famigerato effetto yo-yo? A volte, la causa di questo meccanismo è da ricercarsi nel metabolismo lento, fenomeno che può essere combattuto grazie al coenzima Q10, una sostanza capace di bruciare naturalmente gli accumuli di grasso.

Il coenzima Q10 è una molecola organica che si trova nel corpo umano, ma che è anche contenuto in diversi cibi, come i cereali, la soia, le noci, la verdura, le uova, la carne e il pesce. Oltre alla proprietà di bruciare l’adipe, il coenzima Q10 è in grado di trasportare energia tra le cellule e, quindi, di modulare il metabolismo; in più è un ottimo antiossidante ed è capace di equilibrare i livelli di colesterolo nel sangue, insomma: il coenzima Q10 è una sostanza importantissima per l’organismo.

Scopri di più