Anoressia: ecco i nuovi malati

Tra i disturbi del comportamento alimentare, l’anoressia è quello più conosciuto; fino ad oggi si credeva che la voglia di eccessiva magrezza fosse ad appannaggio esclusivo delle adolescenti, ma non è così. Secondo quanto riportato dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini, l’anoressia colpisce anche i bambini di 10 anni, che già a questa età manifestano i sintomi di questo disturbo alimentare difficilmente controllabile perché non è facile fare una diagnosi in breve tempo.

La conferma dell’aumento di casi di anoressia nei bambini è arrivato anche da Alberto Ugazio, presidente della Società italiana di pediatria, che ha dichiarato che il 15 % dei maschietti e il 20% delle femminucce ha mostrato segnali di anoressia. Anche il dottor Ugazio conferma la difficoltà per i genitori di riconoscere chiaramente questa malattia, e spiega:

E’ un compito complesso perché con l’adolescenza cala l’interesse per il cibo, distratti come si è da tanti altri stimoli esterni.

Secondo il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni, alla base del problema ci sarebbero i momenti di stress che anche i più piccoli vivono. Secondo gli esperti, i genitori devono fare attenzione ai cali di peso e ai cambiamenti del comportamento alimentare del bambino, ovviamente usando un po’ di buon senso: se il bimbo ha sempre avuto poco appetito non dovete preoccuparvi se un giorno mangia un po’ meno.

Dagli studi è emerso che un altro “nuovo” malato di anoressia è l’uomo sopra ai 40 anni: anche i maschi si ammalano di questo disturbo, in quanto hanno delle difficoltà ad affrontare i problemi legati al fisico, la cui cura diventa sempre più importante.

Come fare per superare i problemi legati ai disturbi del comportamento alimentare? Secondo il sottosegretario Martini:

La difficoltà nell’approccio al trattamento dei disturbi del comportamento alimentare è legata innanzitutto a al fatto che coloro che ne sono affetti non si considerano malati e quindi non vogliono curarsi perché hanno una errata percezione del sé e della propria massa grassa in rapporto al peso, quindi passa molto tempo tra la manifestazione della malattia e la diagnosi vera e propria e questo crea ritardi nella cura con ricadute sulle possibilità di guarigione.

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