Le sostanze nutraceutiche

nutraceutici elenco

Vi abbiamo già detto dei nutraceutici e della loro importanza per il mantenimento del benessere psicofisico; nella stessa occasione abbiamo anche accennato brevemente alla differenza tra nutraceutici ed alimenti funzionali. Oggi vedremo invece l’elenco dei principali nutraceutici, le loro funzioni e gli alimenti che li contengono.

Acido linolenico

L’acido linolenico è un acido grasso insaturo, appartiene al gruppo degli omega 3, che svolge un’azione protettiva sulla salute di cuore e arterie. E’ contenuto nei pesci grassi come il salmone.

Carnitina

La carnitina è un amminoacido funzionale alla trasformazione dei grassi in energia. E’ contenuta soprattutto negli alimenti di origine animale ma anche l’avocado e il tempeh (un derivato della soia) ne costituiscono ottime fonti.

Glucosamina

La glucosamina è una sostanza sintetizzata dal nostro organismo, presente soprattutto nei tendini e nelle cartilagini. Con l’invecchiamento essa viene prodotta in quantità sempre più scarse quindi la sua assunzione sotto forma di integratore svolge un’azione preventiva sull’artrosi e sulla degenerazione delle cartilagini articolari.

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Mestruazioni dolorose, una dieta giusta può alleviarle?

Il 10% delle donne italiane soffre di mestruazioni dolorose (dismenorrea) dall’adolescenza fino ai trenta anni circa, mentre l’80% di esse lamenta dolori più sopportabili per almeno uno-due giorni al mese. Se in alcuni casi la dismenorrea può dipendere da patologie specifiche, per quanto non sempre facilmente diagnosticabili, come l’endometriosi, l’adenomiomatosi o la fibromiomatosi, nella gran parte di essi non è riconducibile ad alcuna causa precisa ed individuabile (si parla in questo caso di dismenorrea primaria).

In queste situazioni, oltre agli antidolorifici, sembra che anche la dieta, intesa più ampiamente come stile di vita alimentare, abbia un effetto benefico sul disturbo, contribuendo ad alleviare il dolore. In particolare, secondo alcuni studi, ad agire sui sintomi mestruali dolorosi, causandone una diminuzione, sarebbe un regime alimentare povero di grassi e di proteine animali e ricco di alimenti vegetali, del tutto simile a una dieta vegetariana, anzi vegana. Tra gli alimenti da evitare troviamo infatti non solo quelli di origine animale, ma anche i loro derivati come latte, formaggi e uova.

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I sette gruppi alimentari

Come sapete già, soprattutto se siete nostri lettori affezionati, nessun alimento da solo contiene tutti i principi nutritivi di cui abbiamo bisogno per mantenerci vivi (eh già) e in buona salute. Per questo motivo è indispensabile variare gli alimenti ed assicurarci che la nostra dieta sia sana ed equilibrata in modo da garantirci l’apporto di tutti i nutrienti principali, ovvero proteine, carboidrati, grassi, cui vanno ad aggiungersi vitamine e sali minerali.

Per essere certi che nalla nostra dieta non manchi nessuno di questi, può essere utile fare riferimento ai sette gruppi alimentari individuati dagli esperti dell’Istituto Nazionale per la nutrizione; gli alimenti facenti parte di ciascuno di essi hanno in comune il contenuto elevato di un nutriente specifico, per assicurarci ogni giorno una razione adeguata del quale è buona norma consumare almeno un alimento per ogni gruppo.

Gruppo 1

Carni, pesci, uova

Del primo gruppo fanno parte le carni, i pesci e le uova; alimenti ricchi di proteine nobili, ferro, alcune vitamine del gruppo B, grassi.

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I nutraceutici, cosa sono?

nutraceutici

“Nutraceutico” è un neologismo coniato dal Dottor Stephen L. De Felice, fondatore, nel 1976, della FIM (Foundation for Innovation in Medicine). Il termine deriva dalla fusione delle parole  “nutrimento” e “farmaceutico”, e indica un alimento salutare che associa alla presenza di componenti nutrizionali dotate di alta digeribilità e ipoallergenicità, le proprietà curative di principi attivi naturali di comprovata efficacia. In altre parole, i nutraceutici non sono altro che sostanze alimentari dotate di effetti benefici sulla salute psico-fisica dell’individuo.

Questi però devono essere distinti dai cosiddetti alimenti funzionali o farmalimenti, dei quali vi abbiamo già parlato qualche tempo fa, perchè indicano più precisamente sostanze estratte dagli alimenti e non alimenti stessi che esercitano di per se stessi un’azione benefica sull’organismo se consumati regolarmente nell’ambito di una dieta equilibrata; i due termini però vengono usati spesso come sinonimi, tanto più che gli alimenti funzionali devono molte delle proprie proprie virtù al contenuto elevato di sostanze nutraceutiche.

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Alimentazione e ciclo mestruale, esiste un legame?

Secondo voi esiste un legame fra l’andamento del flusso mestruale e l’alimentazione? In altre parole, è vero che alcuni alimenti hanno la proprietà di ridurre od aumentare il flusso e/o i sintomi dolorosi ad esso correlati? D’altra parte, “Il cibo sia la tua medicina”, diceva Ippocrate nel VI° secolo avanti Cristo e certamente ha un proprio fondamento l’affermazione secondo la quale in caso di flusso abbondante è opportuno mangiare molta carne rossa, mentre, analogamente, se questo è scarso, sarebbe il caso di consumare più pesce, che invece fluidifica il sangue inducendone una perdita più copiosa (ammesso che ce ne sia bisogno, chiedete al ginecologo).

Sembra inoltre che in caso di mestruazioni abbondanti siano consigliati i formaggi, i frutti di colore giallo, e tutti i vegetali che contengono sostanze in grado di migliorare la coagulazione del sangue quali agrumi, kiwi e peperoni. Utile anche come accennato, consumare carni rosse e verdure a foglia verde per reintegrare il ferro perso, mentre sarebbero da evitare i cibi che fluidificano il sangue come ananas, funghi, prezzemolo, pesce, cipolle e melone il cui consumo andrebbe invece aumentato in caso di flusso scarso.

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Poca vitamina B e rischi di diventare sordo

Come ben sappiamo le vitamine, in particolari quelle appartenenti al gruppo B sono molto importanti per la salute dell’organismo. Poi ve ne sono alcune in particolare che agiscono a determinati livelli. È il caso della B9, meglio nota anche come folato o acido folico, conosciuta in tutto il mondo soprattutto per il suo utilizzo in gravidanza nel prevenire numerose complicazioni. Secondo quanto riportato sulla rivista scientifica Journal of Nutrition uno studio australiano ha scoperto che avere bassi livelli ematici di acido folico può essere collegato  a un aumento del 34% del rischio di perdere l’udito.

Un team di ricercatori dell’University of Sydney ha condotto uno studio su 2.956 persone di entrambi i sessi e di età superiore ai 50 anni. Di questi soggetti hanno esaminato i livelli ematici di vitamina B9, vitamina B12 e dell’omocisteina proprio per trovare una correlazione tra questi e il rischio della perdita di udito legata all’età. Dai dati ricavati si è scoperto che i livelli di folati al di sotto dell’11 nanomoli/litro erano associati ad un aumento di circa il 34% del rischio della perdita dell’udito.

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Le proprietà afrodisiache della rucola

La rucola o rughetta era molto cara agli antichi soprattutto per le sue proprietà curative. I Romani, che ne consumavano anche i semi, le attribuivano qualità magiche e la utilizzavano nei filtri amorosi, ritenendola il più potente tra gli afrodisiaci. La sua coltivazione era spesso effettuata nei terreni che ospitavano le statue falliche erette in onore di Priapo, dio della virilità. Nel medioevo era proibito coltivarla nei monasteri in quanto considerata un potente eccitante.

Come affermava Plinio,

“Si crede ancora ne’ cibi sia facoltà di eccitare Venere, sì come per gli uomini è nella rughetta, e nelle cipolle per le bestie”.

Tra gli studi scientifici che cercano di dare spiegazione all’utilizzo afrodisiaco di queste piante, è interessante quello effettuato da ricercatori italiani appartenenti al dipartimento di Scienze farmacologiche dell’università di Milano e a quello di Scienze farmaceutiche e di Sanità Pubblica Veterinaria di Bologna. L’attenzione dei ricercatori si è incentrata su alcune piante utilizzate in questi casi ( Eruca sativa Mill, Ferula hermonis, Tribulus terrestris, Cinnamomum cassia e Epimedium brevicorum) ed in particolare su alcuni loro componenti in grado di inibire l’attività di un enzima chiamato Fosfodiesterasi-5 A . E’ su questo principio che si basa l’azione di alcuni noti farmaci adoperati nell’impotenza maschile.

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Colesterolo buono, cattivo per i diabetici

Colesterolo buono, cattivo per i diabeticiChi lo dice che l’HDL è colesterolo buono? Tutti, ovviamente, dato che è considerato così. In alcuni casi tuttavia potrebbe essere un colesterolo dannoso, in particolare per chi soffre di diabete di tipo 1. L’HDL è una sigla che identifica le lipoproteine ad alta densità. A differenza dell’LDL, il colesterolo cattivo, o con lipoproteine a bassa densità, è di norma considerato un fattore benefico e protettivo contro le malattie cardiovascolari.

Per considerare alti i livelli di colesterolo HDL si devono considerare almeno 60 mg/dL, una dose inferiore non sarebbe infatti sufficiente per prevenire efficacemente le malattie cardiache. Livelli più bassi, invece, inferiori a 40 mg/dL per gli uomini e  50 mg/dl per le donne aumenterebbero il rischio. Lo studio in questione ha coinvolto 658 persone di entrambi in sessi iscritti all’Epidemiology of Diabetes Complications Study di Pittsburg. Ai partecipanti era stato diagnosticato il diabete di tipo 1 negli anni.

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Le bibite zuccherate riducono lo stress

bibite zuccherate stress

Secondo una ricerca delle università australiane del South Wales e del Queensland, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Experimental and Social Psychology, le bibite con aggiunta di zucchero, da non confondere con le deleterie bibite gassate e zuccherate, riducono lo stress e la tendenza alla collera.

I ricercatori sono giunti a questa conclusione dopo aver coinvolto un gruppo di volontari nella simulazione di due situazioni stressanti: l’incontro con un superiore e il rientro in famiglia dopo una pesante giornata di lavoro, precedute o meno dall’assunzione di un bicchiere di limonata zuccherata.

In questo modo è stato possibile osservare che i soggetti che avevano consumato la bevanda dolcificata prima delle situazioni stressanti mostravano un maggiore controllo della situazione e una notevole riduzione degli scatti d’ira (presumibilmente, aggiungiamo noi, verso i familiari).

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Aerobica, salutare per chi soffre di artrite reumatoide

“L’esercizio fisico che mira a proteggere il sistema cardiovascolare, come l’aerobica, è sicuro e salutare per i soggetti sofferenti di artrite reumatoide”. A fare una simile affermazione è un team di ricercatori dell’Università di Grenoble. Secondo lo studio francese infatti chi fa regolare esercizio fisico accusa meno dolori e ha una migliore qualità della vita. L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica caratterizzata da gonfiore alle articolazioni, rigidità, dolore, affaticamento e malessere generale.

Dai dati dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, risulta che soffre di artrite reumatoide l’1% della popolazione mondiale. Gli studi dello statunitense Centers for Disease Control and Prevention indicano che le persone sofferenti di artrite reumatoide hanno il doppio di probabilità in più di avere limitazioni sulle attività quotidiane rispetto ai soggetti che non hanno la malattia. Gli scienziati francesi, guidati dal dott. Athan Baillet hanno voluto far luce sui possibili benefici che l’aerobica potrebbe avere sui soggetti con artrite reumatoide.

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Dieta e menopausa, il parere dell’esperto (terza parte)

Dieta e menopausa, il parere dell'esperto (terza parte)Come promesso pubblichiamo oggi la terza ed ultima parte dell’intervista al Prof. Martorana, docente di Ginecologia ed Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Palermo, che ha risposto per noi ad alcune delle domande più frequenti sulla menopausa.

Quanto un allenamento fisico regolare aiuta a mantenersi in forma in menopausa?

Non c’è dubbio che un corretto e regolare allenamento fisico, come detto in precedenza, svolto in palestra o grazie ad una passeggiata di 30-45 minuti fatta tutti i giorni ad andatura medio-veloce o ancora una corsa di 30 minuti a giorni alterni dia la possibilità di allontanare sempre più lo spettro di quell’erosione e di quella riduzione dei dischi intervertebrali che a lungo andare determinano la ‘gobba della vedova’. Questa viene così chiamata poichè, visto che l’età media della donna è superiore a quella dell’uomo, statisticamente le donne sopravvivono ai loro mariti; diventando vedove alle soglie della senilità ed avendo l’osteoporosi, come conseguenza insorge questa forma di cifoscoliosi tipica della terza età.

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Cibi virtuali per combattere i disturbi del comportamento alimentare

Cibi virtuali per combattere i disturbi del comportamento alimentare. Quella che potrebbe sembrare una provocazione è in realtà uno studio condotto da un team di ricercatori internazionali, secondo i quali il cibo proposto in ambienti virtuali, scatenerebbe, a livello emotivo, la stessa reazione del cibo reale, almeno per le persone che soffrono di anoressia e bulimia.

Lo studio condotto dal team di medici e pubblicato sulla rivista Annals of General Psychiatry di BioMed Central non ha come obiettivo quello di mettere a punto una nuova dieta ipocalorica, ma cercare una nuova terapia per i disturbi del comportamento alimentare come bulimia e anoressia. Le persone che soffrono di questi disturbi, quando vedono il cibo vengono attaccati dall’ansia, cosa che, invece non succederebbe se si approcciassero agli alimenti prima in maniera virtuale e poi, gradualmente, in modo reale.

Secondo i medici, l’esperimento effettuato con i cibi virtuali è stato molto più efficace e produttivo di quello realizzato tramite immagini rappresentative.

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Arancio e blu per prevenire gli accumuli di grasso

Gli antociani, le molecole anti-ossidanti che conferiscono il colore rosso o blu a frutta e verdura, sarebbero in grado di svolgere un’azione anti-grasso mantenendo ridotto il volume degli adipociti. La scoperta si deve a uno studio condotto a Milano da Pier Giuseppe Pelicci, dell’Istituto europeo di oncologia e Chiara Tonelli (Scienze Biomolecolari e Biotecnologiche dell’Università Statale del capoluogo lombardo), in collaborazione con l’Istituto di Agrumicoltura di Acireale (Catania) e l’Università Cattolica di Campobasso, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Obesity.

La ricerca aveva preso il via  con lo scopo di verificare l’azione preventiva degli antociani su alcuni tumori. Gli studiosi hanno quindi sottoposto tre gruppi di cavie da laboratorio a una dieta ipercalorica con l’unica differenza che a uno di essi è stata data da bere solo acqua, mentre agli altri due succo di arancia, gialla e rossa rispettivamente.

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Soffri di colite ulcerosa? Mangia i broccoli

Un recente studio ha dimostrato che l’estratto di una pianta della famiglia delle brassicacee, la famiglia a cui appartengono cavoli e broccoli, può alleviare i sintomi della colite ulcerosa, una condizione infiammatoria cronica. Il composto vegetale in questione si chiama Phenethylisothiocyanate, PEITC, e ha buone potenzialità antinfiammatorie. Il PEICT è una molecola composta partendo dal gluconasturtoside, un glucosinolato che si trova in grandi quantità soprattutto nel cavolo cinese.

Alla stregua del sulforafano, che è alla base dei farmaci contro il carcinoma, sembra essere in grado di proteggere dal cancro al colon, oltre al cancro dell’esofago, dello stomaco e del polmone. Questo perché è una delle sostanze esistenti più tossiche per le cellule cancerogene. Tutte le brassicacee contengono una sostanza che si chiama glucorafanina che, una volta metabolizzata dall’organismo, si trasforma in sulforafano. Il dott. Moul Dey insieme ad i colleghi della South Dakota State University ha deciso di esaminare bene tutte le possibilità di utilizzo di questo estratto per la cura del cancro al colon.

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Caffè, vino e cioccolato fondente sono amici del cuore (il nostro!)

Lo si sapeva già ma adesso gli esperti lo confermano: anche caffè, vino rosso e cioccolato fondente sono amici del cuore. La buona notizia arriva del 21esimo International Thrombosis Congress, in corso a Milano fino al 9 luglio.

Due bicchieri di vino al giorno, infatti non solo svolgono una funzione protettiva nei confronti della trombosi venosa ma giocano un ruolo anche nella prevenzione cardiovascolare secondaria. Come ha spiegato Augusto Di Castelnuovo dell’università Cattolica di Campobasso, bere una quantità modesta di vino ogni giorno:

è uno strumento per evitare l’insorgenza di nuovi eventi cardiovascolari ischemici in pazienti colpiti da ictus o infarto. I numeri parlano di un 20% di rischio in meno, cioè un evento risparmiato ogni cinque.

Il vino, inoltre, spiegano in una nota gli esperti intervenuti

permette una riduzione dei livelli di fibrinogeno e fattore VII, oggi considerati marker di rischio cardiovascolare. Proprietà che non sembrano avere i superalcolici.

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Dieta e menopausa, il parere dell’esperto (seconda parte)

Come promesso pubblichiamo oggi la seconda parte dell’intervista al Prof. Martorana docente di Ginecologia ed Endocrinologia dell’Università degli Studi di Palermo, che ha risposto per noi ad alcune delle domande più frequenti sulla menopausa.

Dottor Martorana, esiste un’alternativa naturale agli estrogeni?

Certamente sì! In natura esistono alimenti più o meno ricchi di estrogeni, i cosiddetti fitoestrogeni, presenti in moltissimi vegetali. La  soia (biologica e non OGM) è uno degli alimenti più efficaci nel prevenire problemi legati a deficenze ormonali. Come ho detto prima, le donne orientali che fanno un consumo quotidiano di soia riducono l’incidenza delle vampate, dei problemi cardiocircolatori, di tumori, di osteoporosi e di cancro al seno e all’utero. Mentre bisogna evitare le diete squilibrate e l’assunzione di farmaci che vengono magari ampiamente pubblicizzati, ad esempio la sibutramina, perché una certa aliquota di grasso è fondamentale per l’interconversione degli ormoni androgeni prodotti dall’ovaia e per la loro bioconversione in estrogeni, lavoro svolto dal tessuto adiposo. Quindi non obesità, non sovrappeso ma una giusta aliquota di grasso dovrebbe rappresentare una costante delle donne in questo periodo della vita. Non c’è dubbio che con una sana alimentazione deve coesistere un corretto e regolare esercizio fisico.

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Dieta e menopausa, il parere dell’esperto (prima parte)

Argomento molto sentito dalle cinquantenni dei nostri giorni è certamente la menopausa inevitabile “data di scadenza” che la natura ci impone, coercitivamente, senza chiedere il permesso. Menopausa significa letteralmente ‘arresto delle mestruazioni’ e si verifica in genere tra i 45 e i 56 anni di vita. Eppure, giusto perché è un evento naturale, non si deve vivere come l’inizio della fine.

Anzi, basta seguire alcuni semplici consigli e questo periodo può diventare una vera e propria rinascita. Con un minimo d’informazione, saggezza e sfida, oggi, grazie alle ricerche scientifiche combinate con le sperimentazioni farmaceutiche e di medicina naturale, anche questo processo ineluttabile quale la menopausa può essere affrontato restituendo alle donne quella femminilità che tante pensano di perdere e soprattutto ritardando il processo d’invecchiamento che subisce il corpo a cominciare dalle ossa per finire alla pelle.

Per rispondere ad alcune delle domande più frequenti sulla menopausa abbiamo intervistato il Medico ginecologo Prof. Antonio Martorana, Direttore dell’Istituto di Ginecologia di Palermo e docente di Ginecologia ed Endocrinologia dell’Università degli Studi di Palermo.

Prof. Martorana, la menopausa è un periodo molto delicato per le donne, soprattutto nella fase iniziale, che precede la comparsa dei sintomi (climaterio). Quali sono i principali sintomi che pesano sulla qualità della vita?

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Il succo di barbabietola rossa aiuta contro l’ipertensione

Un bicchiere di succo di barbabietola rossa al giorno aiuterebbe a contrastare la pressione sanguigna. Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Hypertension, secondo il quale il succo di barbabietola rossa sarebbe terapeutico per chi soffre di ipertensione in virtù dei nitrati che contiene, e gli effetti sarebbero avvertibili già dopo 24 ore.

Lo studio in questione è stato condotto dai ricercatori del Queen Mary’s William Harvey Research Institute dell’University of London, che sono partiti da ricerche effettuate in precedenza e che avevano già individuato le proprietà benefiche della barbabietola sui malati di ipertensione, senza tuttavia riuscire a determinarne i motivi. Questa ricerca, invece, è riuscita a spiegare anche le case che sarebbero da riscontrare nei nitrati contenuti nel vegetale.

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