La carenza della vitamina B6 può aumentare il rischio di Parkinson

Secondo un recente studio condotto da un team di ricercatori giapponesi, pubblicato sulla rivista British Journal of Nutrition, scarsi livelli di vitamina B6 potrebbero aumentare del 50% il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson. Tuttavia, gli scienziati fanno notare che lo studio non prova che bassi tassi di questa vitamina possono necessariamente dar luogo allo sviluppo della malattia, ma prova che sarebbe importante condurre ricerche approfondite per comprendere come un aumento di concentrazione di vitamina B6 possa ridurre il rischio di sviluppare la malattia.

L’affermazione secondo la quale bassi livelli di vitamina B6 possono lasciare libero campo allo sviluppo del Parkinson è basato sul fatto che vi è un legame tra l’assunzione di vitamina B6 e l’omocisteina, un aminoacido ritenuto potenzialmente tossico per le cellule cerebrali. È ovvio che maggiore chiarezza in questo campo potrebbe essere importante nella prevenzione di questo disturbo.

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Il latte delle mucche al pascolo fa bene al cuore

Il latte è sempre un un alimento che origina discussioni in campo scientifico. C’è chi ne è intollerante per cause fisiologiche e chi lo è nei suoi confronti per cause ideologiche. Ad ogni modo, comunque la pensiate, un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Nutrizione della Harvard School of Public Health, negli Usa, coordinato dal prof. Hannia Campos, ha condotto uno studio in cui si evidenzia che il latte prodotto dalle vacche che pascolano liberamente mangiando erba è moltp più salutare e che avrebbe effetti benefici sulla salute del cuore, al contrario di quello prodotto negli allevamenti intensivi e da mucche che vengono alimentate dai croccantini.

In questo studio i ricercatori hanno analizzato la salute di più di 3.600 persone che vivono in Costa Rica e hanno scoperto che coloro che avevano maggiori livelli di acido linoleico coniugato, meglio noto come CLA, nel loro grasso corporeo avrebbero un minor rischio di infarto rispetto a chi ha minori livelli di CLA nel proprio corpo.

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Antiossidanti, ecco i più potenti

Reveratrolo

Contenuto nell’uva e nel vino rosso, il resveratrolo previene la formazione della placca aterosclerotica, favorisce l’aumento del colesterolo buono (HDL) contenendo al contempo il livello di colesterolo cattivo (LDL).

Licopene

Il licopene è il principale carotenoide contenuto nei pomodori. Diversi studi gli attribuiscono un’azione preventiva sul cancro alla prostata.

Betacarotene

Il beta carotene è un precursore della vitamina A contenuto soprattutto in albicocche, carote e peperoni. E’ amico di pelle e mucose e protegge dall’azione nociva degli agenti inquinanti. Alcuni studi ne avrebbero dimostrato le proprietà anticancro.

Vitamina C

La vitamina C è contenuta soprattutto nelle frutta e negli ortaggi. Tra le sue fonti principali troviamo: fragole, agrumi, ribes nero, frutti rossi, verdure a foglia scura, pomodori, patate.

Selenio

Presente sia nei vegetali che negli alimenti di origine vegetale, il selenio viene introdotto nella nostra dieta principalmente attraverso il frumento ma è presente anche nella soia e nel pesce.

Misurazione della pliche cutanea

La misurazione delle pliche cutanee è il metodo più utilizzato per stimare il grasso corporeo, in particolare quello bianco, responsabile di cel­lulite e flaccidità in vari distretti corporei (soprat­tutto pancia, sotto braccia, cosce, glutei). Cono­scere lo spessore della plica, ovvero quella parte di pelle e adipe che si ottiene semplicemente pizzi­cando con due dita le zone più cedevoli del nostro corpo, è indispensabile per scegliere i rimedi snel­lenti “mirati” a seconda della densità adiposa degli accumuli e della loro distribuzione. Per chi non vuole mettersi a dieta, ma in vista del­l’estate vorrebbe comunque ottenere qualche risul­tato in tempi brevi, serve un programma d’urto o di “pronto intervento”.

Per scegliere i trattamenti più appropriati ad ogni esigenza, dobbiamo la­sciarci guidare dalla misurazione della plica cuta­nea, un parametro solitamente rilevato dal medico ma che si può calcolare anche a casa. La misurazione della plica cutanea è utile soprattutto a quelle persone che, pur avendo un peso normale confermato dalla bilancia, hanno delle zone del corpo comunque in sovrappeso. È il caso delle donne di corporatura sostanzialmente magra ma con le braccia molli oppure con il punto vita snello e la zona di cosce e glutei troppo “rotonda”; ma è anche il caso di certi uo­mini che ingrassano solo sull’addome, pur conservando un fisico asciutto.

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Le regole per un intestino sano

La microflora intestinale è costituita dall’insieme di batteri, “buoni” e “cattivi”, che vivono normalmente nell’intestino. E’ proprio la flora batterica intestinale infatti ad impedire il proliferare di microrganismi dannosi sottraendo loro nutrimento, producendo allo stesso tempo sostanze ostacolano la sopravvivenza dei batteri nocivi perchè rimangano sempre in minoranza rispetto ai batteri buoni che proteggono la salute dell’organismo.

Tuttavia, esistono diversi fattori, quali l’assunzione di farmaci antibiotici, un’alimentazione squilibrata, uno stile di vita sedentario, lo stress, l’ansia e la stanchezza, che possono alterare questo equilibrio e far aumentare il numero di batteri dannosi a discapito di quelli buoni con la conseguente produzione di tossine che disturbano la salute dell’intestino. Per fortuna però esistono diversi accorgimenti che è possibile adottare per mettere l’intestino al riparo da questa eventualità. Vediamoli:

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Attratti dai cibi spazzatura? E’ colpa di un ormone

Vi siete mai chiesti perché siamo irresistibilmente attratti dal junk food, ovvero il cibo spazzatura? Ovviamente perché, ed è inutile negalo, è saporito e più buono di altri alimenti, ma l’attrazione verso pizzette, fritti e snack non è solo questione di gusto o di forza di volontà. Se è vero che il cibo spazzatura crea dipendenza, è vero anche che a spingerci verso questi cibi è un ormone, e in particolare quello dell’appetito, la grelina.

A sostenerlo è uno studio condotto dell’Imperial College di Londra e presentato al 92° meeting annuale della Endocrine Society, tenutosi a San Diego, in California, dal 19 al 22 giugno 2010, e pubblicato sulla rivista “The Endocrine Society”.

I ricercatori, coordinati dal dottor Tony Goldstone hanno condotto dei test su 18 persone, 13 donne e 5 uomini adulti e non obesi; per tre mattine separate i volontari hanno assistito ad alcune immagini, una volta senza aver fatto colazione e due volte 40 minuti dopo averla consumata.

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Mangiare soia fin da giovani riduce il rischio di cancro al seno

Abituarsi a mangiare piatti a base di soia fin da giovani può essere un buon modo per prevenire il cancro al seno, soprattutto se si è predisposti. Ecco quanto scoperto da un team di scienziati del Clinical Genetics Branch Division of Cancer Epidemiology and Genetics, un reparto del National Cancer Institute, negli Usa, coordinati dalla dott.ssa Larissa Korde. In base a quanto emerso da questo studio, un buon apporto di nutrienti della soia fin da giovani può ridurre il rischio di sviluppare il carcinoma mammario, negli anni a venire, da un minimo del 25% fino al 50%.

Ma non è soltanto questo. I ricercatori ricordano come le proteine in isoflavoni della soia inibiscano la crescita di tumori anche negli uomini come il cancro alla prostata. Già alcuni precedenti studi suggerivano come l’andamento del tasso d’incidenza del cancro al seno oscillasse in base alle abitudini alimentari e questo nuovo studio mette l’accento sulle possibilità offerte dal consumo della soia che contiene circa il 40% delle proteine e  degli aminoacidi essenziali dei quali il corpo ha bisogno per mantenersi in buona salute.

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Bevande al gusto cola: abusarne fa male ai reni

In estate, mentre il caldo afoso impazza sia in città che al mare, è normale cercare refrigerio in una bibita fresca; da un recente sondaggio è emerso che le bibite più bevute sono quelle gassate al gusto cola, caratterizzate dal colore scuro e dal gusto aromatico e lievemente acidulo.

Molti pensano che queste bevande possiedano proprietà terapeutiche, ovvero che siano utili per combattere il mal di testa o che facilitino la digestione; in realtà queste proprietà non sono mai state dimostrate da studi scientifici. Al contrario, uno studio clinico retrospettivo condotto nei primi anni ’80 nel Nord Carolina e pubblicato nel 2007 nella rivista Epidemiology, ha evidenziato il collegamento tra consumo eccessivo di cola e sviluppo di alcune patologie renali.

Nello specifico, lo studio ha mostrato come la presenza di alcune sostanze usate per preparare le bevande al gusto cola sia decisiva nell’insorgere di disfunzioni legate ai calcoli renali. Lo studio è stato condotto su un campione di volontari di entrambi i sessi e di diverse fasce d’età; una parte di essi beveva più di mezzo litro di cola al giorno, mentre gli altri assumevano altre bevande.

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Ictus e infarto, ecco i fattori di rischio che hanno in comune

Pressione alta, vizio del fumo, girovita largo, dieta sbagliata (per esempio perchè povera di frutta e verdura e troppo ricca di grassi), vita sedentaria, grassi nel sangue, diabete mellito, alcol, stress e depressione, sono i nove fattori di rischio comuni a ictus e infarto. A dimostrarlo sono stati due studi, condotti dai canadesi Martin ÒDonnell e Salim Yusuf, della McMaster University, presentati durante il Congresso Mondiale di Cardiologia tenutosi nei giorni scorsi a Pechino.

Gli studi, che hanno visto coinvolte circa 21.000 persone residenti in 22 Paesi del mondo, hanno inoltre dimostrato che per l‘ictus ischemico e cerebrale esiste un decimo fattore di rischio rappresentato dalla malattie cardiache. Tuttavia, tali fattori, che sono responsabili al 90% del rischio di infarto e ictus, giocano un ruolo differente nella loro insorgenza:  per esempio, sembra che la pressione alta sia il più importante fattore di rischio per gli ictus mentre i grassi nel sangue rappresentino il più importante fattore di rischio per l‘infarto cardiaco.

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Una dieta sana previene la cataratta

La cataratta è una malattia dell’occhio che provoca un abbassamento progressivo della vista e può portare alla cecità. In Italia, secondo l’Istat, colpisce circa l’8,5% della popolazione anziana. Ma è per forza una condizione inevitabile? A quanto pare, no. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Archives of Ophthalmology, ovvero JAMA, le donne che seguono una dieta corretta vedono ridurre significativamente il rischio di sviluppare la cataratta. Lo affermano i ricercatori dell’University of Wisconsin, negli Usa, i quali hanno condotto una ricerca che ha coinvolto 1.808 donne di età compresa tra i 55 e gli 86 anni che partecipavano al programma Carotenoids in Age-Related Eye Disease Study.

La dott.ssa Julie A. Mares e colleghi hanno analizzato dapprima le risposte ottenute tramite un questionario che verteva sulle abitudini alimentari delle partecipanti. Dopodiché hanno verificato la presenza della malattia oculare. Si è scoperto che il 29% delle donne erano affette da cataratta nucleare in almeno uno dei due occhi. Inoltre il 16% ha riferito di aver subito un intervento per l’estrazione della cataratta.

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Una dieta sbagliata è nemica della fertilità maschile

Una dieta troppo ricca di zuccheri e carboidrati, il consumo eccessivo di alcolici, l’esposizione a pesticidi e metalli pesanti, sono nemici giurati della fertilità maschile. Ad affermarlo è Severino Antinori, il ginecologo presidente della World Association Reproductive Medicine (Warm) e del Congresso mondiale sull’infertilità maschile, che si terrà dal 24 giugno prossimo a Roma.

Come ha ricordato lo stesso Antinori all’Adnkronos Salute

La sterilità maschile si manifesta dopo almeno un anno di rapporti sessuali non protetti

e nella sua insorgenza hanno un ruolo fondamentale molteplici fattori fra cui l’esperto cita

…i farmaci o le cure mediche, ma anche l’inquinamento ambientale causato dai cosiddetti distruttori endocrini come pesticidi, metalli pesanti e fenomeni fisici come le radiazioni…le malattie a trasmissione sessuale, seguite da diabete, ipertensione e dalla rara sindrome di Cushing. Ma anche l’abuso di alcol e droghe oppure l’esposizione prolungata ad arsenico e piombo, i trattamenti chemioterapici o radioterapici e i traumi riportati al testicolo…

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Il cervello ci vede più grassi di due taglie

E’ piuttosto comune che, nonostante una forma fisica invidiabile, alcune persone si percepiscano più “pesanti” di quanto in realtà non siano. Questo anche se non sono affette da disturbi del comportamento alimentare nei quali , come è noto, la cosiddetta dismorfofobia interviene a distorcere pesantemente la percezione del proprio corpo riflesso allo specchio.

Infatti, secondo uno studio condotto presso lo University College di Londra dal dottor Micheal Longo e collaboratori e pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences), il cervello può arrivare a percepire il corpo più grande di ben due terzi della sua dimensione reale, il che, tradotto in pratica, vuol dire che più o meno tutti guardandoci allo specchio ci vediamo più grassi di ben due taglie.

Nel corso dello studio è stato chiesto a diciotto volontarie di mettere la loro mano sinistra sotto un tavolo, al di fuori quindi della loro vista, e di indovinare la lunghezza delle dita, la posizione delle nocche o la distanza tra indice e pollice in modo da ottenere un disegno mentale della mano da confrontare poi con le dimensioni reali di questa. Bene, dal confronto dei dati ottenuti è emerso che nella maggior parte dei casi la stima delle dimensioni corporee fatta a memoria ingigantiva addirittura del 69% la distanza tra indice e pollice mentre vedeva ridotta di oltre il 27% la lunghezza delle dita.

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Dieta anti-invecchiamento

cibi antiossidanti

Un pizzico di moderazione e una spolverata  di fantasia: sono questi gli ingredienti principali da por­tare in tavola se si vuole preservare la propria salute. E per essere sicuri di non farsi sopraffare dai radicali liberi, principali minacce deIl’organismo, basta seguire una regola molto semplice: “Poco, ma di tutto”. Ridurre le dosi è fondamentale se si vuole evitare un eccesso di introito calorico. Perché i chili di troppo sono condizioni che favoriscono la produzione di radicali liberi da parte del nostro organismo. E ciò richiede un lavoro maggiore da parte degli antiossidanti, interni o assunti con la dieta, che non sempre riescono ad ottemperare.

Un po’ di moderazione non guasta, visto che la nostra tendenza, almeno secondo le indagini stati­stiche, è di tendere alle dosi abbondanti. Poi bisogna aumentare la varietà: molti nutrizionisti oggi la­mentano che la nostra dieta di tutti i giorni sta diventando sempre più monotona mangia­mo più o meno sempre le stes­se cose, un po’ per pigrizia un po’ perché non abbiamo tempo per pensare a nuove ri­cette o cibi mai provati. Le verdure più antiossidanti sono quelle verdi, le colorate in genere e quelle piccanti. Via li­bera dunque a crescione, ru­ghetta, spinaci, broccoli, foglie di rapa, foglie di ravanello, ca­volo, verza, cavolo nero, agretti, biete. Aglio e cipolla, le piccan­ti, contengono anche composti solforati che sono stati dimo­strati validi anticancro.

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Anoressia: ecco i nuovi malati

Tra i disturbi del comportamento alimentare, l’anoressia è quello più conosciuto; fino ad oggi si credeva che la voglia di eccessiva magrezza fosse ad appannaggio esclusivo delle adolescenti, ma non è così. Secondo quanto riportato dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini, l’anoressia colpisce anche i bambini di 10 anni, che già a questa età manifestano i sintomi di questo disturbo alimentare difficilmente controllabile perché non è facile fare una diagnosi in breve tempo.

La conferma dell’aumento di casi di anoressia nei bambini è arrivato anche da Alberto Ugazio, presidente della Società italiana di pediatria, che ha dichiarato che il 15 % dei maschietti e il 20% delle femminucce ha mostrato segnali di anoressia. Anche il dottor Ugazio conferma la difficoltà per i genitori di riconoscere chiaramente questa malattia, e spiega:

E’ un compito complesso perché con l’adolescenza cala l’interesse per il cibo, distratti come si è da tanti altri stimoli esterni.

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Contro la ritenzione idrica insalata di valeriana e germogli di bambù

rimedi anti ritenzione idrica

Se il vostro  problema è la ritenzione idrica, affidatevi agli estratti di una pianta orientale rimodellante e ai principi attivi di gemme e corolle di primavera: così riattivate il circolo, vi sgonfiate e asciugate. La ritenzione idrica che ingrossa il punto vita,  i fianchi e le cosce è frequente soprattutto nel sesso femminile, in particolare in donne sedentarie e dopo i 25-30 anni. Compare in perso­ne che stanno in piedi o sedute per molte ore al giorno e, in concomitanza col ciclo, presentano variazioni brusche del peso corporeo. I tessuti sottocutanei trattengono una notevole quantità di liquidi e spesso si associano al sovrappeso le microvarici, ossia i cosiddetti “capillari”.

Innanzi tutto bisogna riconoscere se il vostro problema è proprio la ritenzione idrica: se notate almeno 3 di questi sintomi:

  • Il sovrappeso e il gonfiore si accentuano prima dell’arrivo del flusso mestruale e con la menopausa.
  • La pelle è asfittica, molle, cedevole, grigiastra. Il gonfiore tende ad estendersi ai glutei e all’interno delle cosce e, a volte, risale all’interno delle braccia.
  • Alla palpazione il sottocute è rigonfio, di consistenza acquosa. Se si preme con il pollice sulla tibia, spesso rimane un po’ l’impronta. Se si utilizzano calze basse o gambaletti, spesso lasciano l’impronta sulla pelle. Di solito, sono presenti sensazione di gambe pesanti e formicolii e, a fine giornata, anche gonfiore alle caviglie.

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I probiotici riducono le infezioni nei bambini

Sinusiti, otiti e diarrea sono manifestazioni di malattie infettive come quelle che ogni primavera affliggono i bambini, ma non risparmiano neanche gli adulti. I ricercatori della Scuola di Medicina dell’University of Georgetown, nello Stato di Washington, negli Usa, hanno scoperto che l’assunzione di probiotici per mezzo anche di yogurt riduce il tasso delle più comuni malattie infettive nei bambini delle scuole materne che sono notoriamente vittime di queste patologie.

Il dott. Daniel Merenstein e colleghi hanno condotto uno studio per valutare gli effetti derivanti dall’assunzione di yogurt con probiotici i cui risultati sono stati pubblicati sulla versione online della rivista European Journal of Clinical Nutrition. Lo studio randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo è stato denominato DRINK, in italiano Ridurre i Tassi di Malattie Infettive nei Bambini. È stato condotto su 638 bambini sani di età compresa tra i 3 e i 6 anni. Tutti i bambini hanno frequentato la scuola materna per 5 giorni a settimana.

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Mirtilli e pino, la combinazione vincente per la salute della vista

E’ risaputo che la salute della vista sia importante. Una minaccia, tra le tante, è la pressione oculare che se troppo elevata si trasforma in ipertensione oculare. Tra i possibili disturbi correlati c’è per esempio il glaucoma, una patologia che può portare alla cecità. Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università degli Studi G. d’Annunzio, a Chieti e Pescara, mette in evidenza la proprietà di abbassare la pressione oculare da parte di un mix a base di mirtillo e corteccia di pino marittimo.

I ricercatori italiani, guidati dal professor Robert Steigerwalt, hanno reclutato 79 persone con l’ipertensione oculare ma senza sintomi di perdita della capacità visiva o glaucoma. I partecipanti sono poi stati suddivisi in tre gruppi. Il gruppo A ha ricevuto giornalmente un supplemento a base di 40 mg di Pycnogenol e 80 mg di Mirtoselect; il gruppo B ha ricevuto il collirio Latanoprost e il gruppo C una combinazione di entrambi. Il trattamento è durato 24 settimane.

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L’elicriso, una miniera di antiossidanti

La medicina popolare conosce e utilizza da tempo l’elicriso in diverse situazioni. Tra le varie proprietà attribuitegli c’è quella antinfiammatoria, analgesica, antiallergica, oltre a quella antiossidante. La pianta viene impiegata sia per uso esterno che interno. Un nuovo studio condotto da un team di ricercatori del Department of Biochemistry and Microbiology, dell’Università di Fort Hare, in Sud Africa, ha voluto verificarne le possibili proprietà antisossidanti.

I test sono stati condotti in vitro e avevano lo scopo d’individuare sostanze antiossidanti nell’Helichrysum longifolium DC, nome scientifico dell’elicriso, appartenente alla famiglia delle Asteracee. Una volta individuate le sostanze, queste sarebbero state sottoposte a test di valutazione dell’attività. Per lo studio è stata impiegata una soluzione acquosa di estratto di elicriso e si è valutata l’azione antiossidante per mezzo dell’inibizione di anioni superossido, DPPH, H2O2, NO e ABTS. La presenza dei flavonoidi e il contenuto fenolico dell’estratto sono stati determinati utilizzando i metodi standard di reazione fitochimica. Questa analisi ha permesso di rilevare la presenza di tannini, flavonoidi, steroidi e saponine.

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