Come abituare i bambini a mangiare le verdure

Il problema di far mangiare le verdure ai bambini è comune a molti genitori. Tra le mille soluzioni proposte, oggi ne arriva una da uno studio condotto dalla dott.sa Barbara J. Rolls e dai ricercatori della Penn State University, in Pennsylvania, negli Usa. I ricercatori americani suggeriscono che un buon modo per abituare i bambini alle verdure è servirle in modiche quantità all’inizio del pasto, anziché come contorno o secondo, e aumentarne gradualmente la quantità.

Per dimostrare ciò gli scienziati hanno coinvolto 51 bambini di un asilo nido, dei quali hanno misurato l’assunzione di verdure durante il periodo di quattro giorni. Durante il periodo del test hanno dato da mangiare come primo alimento del pranzo alcune carote, in quantità diverse, in giorni diversi . Il primo giorno niente carote, il secondo 30 grammi, il terzo, 60 grammi e il quarto 90 grammi. A partire dal secondo giorno i bambini avevano 10 minuti per mangiare le carote, dopodiché gli veniva servita la pasta, dei broccoli e del succo di mela senza zucchero.

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Concentrato di frutta e verdura, un potente antinfiammatorio

Il concentrato di frutta e verdura potrebbe essere la risposta naturale contro l’infiammazione cronica, responsabile di patologie come diabete di tipo 2, malattie cardiache e vascolari, osteoporosi, declino cognitivo e artrite. Ad affermarlo è un recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica Molecular Nutrition & Food Research, condotto da un team di ricercatori dell’University of South Carolina, negli Usa.

I ricercatori hanno utilizzato alcune capsule contenenti un concentrato in polvere di frutta e verdura come mele, broccoli, mirtilli, arance, spinaci, pomodori ecc. Successivamente hanno reclutato 117 volontari sani con età media di 35 anni. Questi sono stati suddivisi a caso in gruppi per ricevere le capsule contenenti il concentrato vegetale o un placebo. Il test è durato 60 giorni, dopo i quali gli scienziati hanno eseguito le analisi per valutare quali fossero stati gli effetti di un’integrazione di micronutrienti sui bio-marcatori dell’infiammazione.

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Il caffè previene la cataratta

Se non riuscite a leggere i fondi di caffè, non perché non siete dei veggenti ma perché avete difficoltà visive, allora continuate a bere, perché questo pare vi possa proteggere dallo sviluppare la cataratta. Che, come è ben noto, è un processo di progressiva opacizzazione del cristallino, ovvero della lente naturale trasparente e biconvessa dell’occhio che, insieme alla cornea, consente di mettere a fuoco i raggi luminosi sulla retina, che a lungo andare può anche causare una perdita della chiarezza visiva.

Ovviamente non bisogna abusare di caffè, il quale, come ogni altra sostanza, deve essere assunto in quantità corrette. Ad affermare tutto questo è un recente studio presentato al meeting annuale dell’Association for Research in Vision and Ophthalmology che si è tenuto a Fort Lauderdale in Florida, negli Usa, dal 2 al 6 maggio 2010.

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Germogli contro la ritenzione idrica

Ricchi di sali, enzimi e clorofilla liberano i tessuti dall’eccesso di liquidi, sbloccano l’intestino e ti fanno sentire subito sazia. Con il termine germogli si intendono i cereali, i legumi le piante e i semi oleaginosi che hanno subito la germogliazione. Tutti i vege­tali germogliati contengono un potenziale nutritivo straordinario e una carica di energia considere­vole. In effetti in questi piccoli ma potenti alimen­ti è presente un concentrato di vitamine, oligoele­menti, minerali, enzimi e clorofilla, uno dei più importanti riarttivatori metabolici.

La piccola pianta che inizia a germogliare è infatti un embrione che contiene tutta la forza e il poten­ziale vitale della futura pianta. Per questo ogni sin­golo seme racchiude una grande quantità di ener­gia, che si libera attraverso il processo della germi­nazione e che il nostro organismo può assimilare gustando i germogli sotto forma di insalata. I germogli sono più digeribili delle normali insalate: grazie alla crino­gliazione i carboidrati presenti, come l’amido, sono parzialmente trasformati in maltosio, che conferisce ai germogli un sapore un po’ dolcia­stro; le proteine vengono scisse in aminoacidi pronti per essere assimila­ti e vi è anche una migliore assimila­zione di sali minerali e oligoelementi, che possono esplicare meglio la loro azione depurativa.

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La dieta del guerriero

dieta del guerriero

La cosiddetta dieta del guerriero è uno stile di vita alimentare messo a punto dallo statunitense Ori Hofmekler che l’ha descritta, insieme a Diana Holtzberg, nel libro dal titolo The warrior diet. Questo modello si basa sul presupposto che nutrire il corpo assecondando i ritmi circadiani propri dell’uomo primitivo è funzionale al mantenimento della forma fisica e della salute poichè potenzia l’utilizzo dei nutrienti e la trasformazione del grasso corporeo in energia, aumentando allo stesso tempo la resistenza allo stress. Il risultato? Un corpo più forte, più snello, più sano.

Più precisamente il modello di Hofmekler, che si rifà in parte anche agli studi sul digiuno intermittente e sulla restrizione calorica, prevede un solo pasto abbondante al giorno dopo aver praticato 10-12 ore di digiuno o essersi limitati all’assunzione di piccoli spuntini proteici o succhi di frutta o verdura. In queste condizioni l’organismo interpreterebbe il digiuno come una sorta di stato di emergenza e sintetizzerebbe di conseguenza tutta una serie di ormoni che favoriscono la trasformazione dei grassi in energia (ormone della crescita, adrenalina, noradrenalina) e migliorano la risposta del fisico alle circostanze ambientali.

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Cioccolato e dolcificanti ipocalorici per la salute dell’intestino

Ci sono alcune miscele di dolcificanti ipocalorici che aggiunti al cioccolato possono avere un effetto inaspettato ma benefico, diventano una sorta di probiotici. Ad affermarlo è lo studio, pubblicato sulla rivista Journal of Nutrition, condotto da un team di ricercatori dell’University of Reading, in UK, che ha analizzato gli effetti dei dolcificanti, come il maltitolo. Durante lo studio, finanziato da una nota azienda dolciaria, i ricercatori hanno valutato gli effetti dei dolcificanti ipocalorici in sostituzione del più tradizionale saccarosio.

I ricercatori hanno suddiviso 40 volontari a caso in quattro gruppi. Gli appartenenti al primo gruppo hanno ricevuto del cioccolato al latte dolcificato con saccarosio . Gli appartenenti ai tre gruppi rimanenti hanno ricevuto del cioccolato dolcificato rispettivamente con 22,8 g di maltitolo, con maltitolo e polidestrosio, con maltitolo e amido resistente. I partecipanti dovevano assumere il cioccolato consegnatogli per due settimane. Le settimane seguenti la dose è stata raddoppiata ogni due, per un totale di sei settimane.

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Essere molto magra da bambina aumenta il rischio di cancro

Essere molto magre da bambine può essere un rischio per la salute più avanti negli anni, in particolare nei confronti del cancro. Al contrario, essere in sovrappeso proteggerebbe dal rischio. Una notizia incredibile, dato che è risaputo che essere in sovrappeso da piccole può rivelarsi pericoloso per la salute negli anni a venire. Secondo uno studio condotto da un team di ricercatori del Karolinska Institutet, in Svezia, pubblicato sulla rivista Breast Cancer Research, le donne che da bambine sono molto magre, possono essere più esposte al cancro da adulte.

Una notizia che può destare inquietudine per chi ha figlie che si trovano in questa condizione o chi ricorda di essere stata molto magra da bambina. Per comprendere quale possa essere il reale rischio di cancro e il collegamento tra questo e il peso corporeo, gli scienziati hanno analizzato i dati di 2.818 pazienti con diagnosi di tumore al seno per poi confrontarli con quelli relativi a 3.111 controlli eseguiti. I ricercatori hanno classificato le varie costituzioni fisiche infantili stilando nove pittogrammi numerati che vanno da molto magro (S1) a molto grasso (S9), valutando i soggetti in base alla costituzione attuale con quella che ricordavano di avere da bambine.

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Alimentazione dei bambini: vietato saltare la merenda

Le statistiche sono tutt’altro che incoraggianti: l’obesità infantile in Italia è un fenomeno in continua crescita. Secondo l’indagine OKkio alla Salute, condotta nel 2008 dal Ministero della Salute, nel nostro paese più di un bambino su tre di età compresa tra i 6 e gli 11 anni pesa troppo; in particolare, il 12,3% dei bambini è obeso, mentre il 23,6% risulta in sovrappeso. Responsabili di ciò sono le cattive abitudini alimenta­ri e — spesso — la mancanza di una corretta informa­zione: in particolare, la ricerca evidenzia il fatto che per 8 bambini su 10 la merenda di metà mattina con­sumata a scuola risulta troppo abbondante o troppo ricca di alimenti grassi, dolci o industriali, e di frequente sostituisce la prima colazione che spesso e vo­lentieri viene saltata.

 Viene invece sottolineato con decisione dai nutrizionisti che la merenda di metà mattina non può sostituire una corretta prima colazione (con latte, frutta di sta­gione, cereali). Al tempo stesso, però, questo piccolo pasto è sicuramente un importante tassello per co­struire un corretto schema alimentare: il suo ruolo è quello di fornire una ricarica di energia che consenta al bambino di arrivare non troppo affamato al momento del pranzo, ma neppure ancora appesantito dalla digestione ancora in atto.

 

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lista dei cibi contaminati

Broccoli, alleati dell’abbronzatura

L’estratto ricavato dai germogli di broccoli sembra proteggere la pelle dai raggi UV e al contempo sembra ridurre del 25% circa la probabilità di sviluppare i tumori della pelle. Già precedenti studi hanno indicato come i germogli di broccoli fossero attivi contro l’ipertensione o l’ulcera provocata dall’Helicobacter Pilory. Ma solo un recente studio condotto da un team di ricercatori della Johns Hopkins University, a Baltimora, negli Usa, e pubblicato sulla rivista scientifica Photochemistry & Photobiological Sciences, ha dimostrato che assumere l’estratto di germogli di broccoli per un periodo prolungato può proteggere la pelle dal cancro.

Per arrivare a tali conclusioni i ricercatori hanno esposto alcuni topi, precedentemente rasati, ai dannosi raggi UV, per ben 17 settimane. Successivamente hanno suddiviso i topi in due gruppi. Al primo gruppo hanno somministrato l’estratto di germogli di broccoli per 13 settimane, mentre al secondo gruppo non hanno somministrato un placebo per lo stesso lasso di tempo.

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Agave, rimedio contro diabete e osteoporosi

Da un recente studio degli scienziati del Centro de Investigación y de Estudios Avanzados, meglio noto come CINESTAV, dell’Instituto Politécnico Nacional, in Messico, arriva la constatazione che la pianta di Agave, che si utilizza  tra l’altro come ingrediente principale per produrre la tequila, abbia la capacità di favorire la formazione di nuovo tessuto osseo e al contempo di stimolare la produzione dell’ormone GLP-1, un’incretina, ovvero un ormone rilasciato in circolo dall’intestino in risposta all’assunzione di cibo, la cui funzione primaria è la stimolazione della secrezione insulinica in base alle concentrazioni di glucosio presenti nel sangue.

Secondo lo studio condotto dal team di ricercatori messicani il merito dell’azione benefica dell’Agave è dei fruttani, oligosaccaridi tipici del mondo vegetale composti prevalentemente da fruttosio, usati dalle piante come riserva di energia e rintracciabili soprattutto nelle foglie e negli steli. Sono proprio loro le sostanze attive in grado di intervenire in caso di osteoporosi e diabete.

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Il miele: un dolce bruciagrassi

Tutti i tipi di miele sono il risultato della trasformazione da parte delle api del nettare dei fiori o delle secrezioni di piante: in quest’ultimo caso, il prodotto che ne deriva si chiama melata, possiede la stessa consistenza del miele ma presenta un colore marrone scuro e un sapore deciso. Il miele è uno dei pochi alimenti che non subiscono la manipolazione dell’uomo: racchiude quindi un patrimo­nio energetico indiscutibile, è facilmente digeribile e aiuta ad eliminare le tossine dal fegato e dall’intestino, gli organi dal quali dipendono il benessere del corpo e tutte le fun­zioni metaboliche.

Il miele fornisce calorie prontamente disponibili (gluco­sio e fruttosio) ed è un ottimo integratore da consumare al posto di altri dolcificanti, anche nelle diete a regime controllato. Spesso infatti un cucchiaino del prezioso nettare riesce a calmare l’impulso della fame (soprattutto se si tratta di fame nervosa), producendo un senso di pia­cere e di gratificazione immediati e bloccando sul nascere il desiderio di cibi ipercalorici. Va consumato nella prima parte della giornata (a colazio­ne o a metà mattina), così da dare al metabolismo tutto il tempo disponibile per bruciare le calorie introdotte.

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Colesterolo alto? Un aiuto dal curry

curry-masalaIl curry è una miscela di aromi e spezie di origine indiana, che vengono tostati in padella ed in seguito pestati finemente, dalla composizione molto variabile. Nel proprio paese di origine il curry viene chiamato masala, ossia spezia. E tra le tante spezie che compongono il curry, è importante conoscere la curcuma, una spezia nota perchè ricca di curcumina, la famosa sostanza dalle proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e anticancro.

Secondo uno studio recentemente condotto da un team di ricercatori del Laboratorio di Gastroenterologia e Nutrizione dell’University of Lund, in Svezia, la curcumina avrebbe però anche particolari proprietà che inibiscono l’assorbimento del colesterolo LDL da parte di determinate cellule dell’intestino. Già consapevoli che precedenti studi in vivo avevano accertato come la somministrazione di curcumina potesse far diminuire i livelli di colesterolo LDL nel sangue, i ricercatori hanno concentrato il loro studio su come, eventualmente, questa sostanza potesse inibire l’assorbimento del colesterolo LDL nell’intestino.

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Una dieta sana aiuta a prevenire la depressione

Abbiamo già parlato del rapporto tra depressione e alimentazione, oggi vogliamo farlo presentando i risultati di uno studio australiano, secondo il quale le donne che seguono un’alimentazione sana, a base di verdura, frutta e pochi grassi, incontrano meno rischi di soffrire di depressione, ansia e disturbi di cuore.

La ricerca è stata condotta dall’Università di Melbourne e pubblicata sull’American Journal of Psychiatry, su un campione di 1.046 donne con un età compresa tra i 20 e i 93 anni; le volontarie sono state monitorate per 10 anni con dei questionari mirati sulla salute fisica e mentale, sulla dieta e tramite analisi di laboratorio. I risultati emersi dallo studio hanno evidenziato come i disturbi mentali sono più frequenti nelle donne con una dieta ricca di cibi grassi.

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L’elisir della giovinezza? Ridurre lo zucchero

Mangiar poco e in particolare ridurre lo zucchero allungano la vita, anche di parecchio. Antiche saggezze popolari, che qualche mese fa sono state dimostrate scientificamente. Dopo varie ricerche condotte sugli animali, pochi mesi fa uno studio condotto su cellule umane segna un altro punto a favore della teoria della restrizione calorica, secondo cui mangiare con moderazione fa vivere più a lungo.

La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Faseb Journal, è stata condotta su cellule polmonari umane normali e precancerose, ovvero in quello stadio che precede di poco la trasformazione tumorale. Entrambi i tipi di cellule sono stati fatti crescere, ricevendo quantità di glucosio normali o ridotte. I ricercatori del Center for Aging e del Comprehensive Cancer Center dell’University of Alabama, le hanno seguite nel corso di alcune settimane per vedere come e quanto si moltiplicavano e per registrarne la sopravvivenza.

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Perdendo 6 chili eviti diabete, cardiopatie e cancro

Il problema del sovrappeso e dell’obesità non si limita a provocare danni immediati sulla qualità della vita ma, può essere causa di svariate patologie serie come il diabete di tipo 2, le cardiopatie e alcuni tipi di cancro. In più l’azione deleteria sul sistema immunitario provoca un’infiammazione delle cellule che stanno dietro proprio a queste malattie. L’unica soluzione è rientrare in un peso forma, anche se in molti casi non è così facile.

Tuttavia, un nuovo studio australiano suggerisce che per le persone obese è sufficiente perdere 6 chili di peso per potersi mettere già al riparo dal rischio. Perdere circa 6 chili ha un’azione antinfiammatoria sulle cellule responsabili di molte cardiopatie e altre patologie collegate all’obesità. E’ importante notare inoltre una volta perso un pò di peso che le cellule coinvolte nel processo infiammatorio ritornano a essere come quelle che si riscontrano nelle persone magre.

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Problemi con la memoria? Un aiuto dallo zafferano

Lo zafferano, la nota spezia usata sin dall’antichità per dare sapore a molte pietanze, sembra racchiudere in sè proprietà terapeutiche che potrebbero rivelarsi efficaci nella lotta contro varie malattie cerebrali, tra le quali il morbo di Alzheimer.

Le proprietà antiossidanti dello zafferano, il cui nome scientifico è Crocus sativus, pianta appartenente alla famiglia delle iridacee, sono conosciute da molto tempo come pure è nota l’azione che la crocina, carotenoide che dona allo zafferano il suo caratteristico colore arancione, e il safranale, spezia che dona allo zafferano il suo inonfondibile aroma, svolgono per proteggere l’organismo dall’azione dei radicali liberi che provocano in un primo momento danni cellulari ed in un secondo tempo possono generare varie malattie. Le sue proprietà benefiche per la salute del cervello sono state oggetto di dibattito tra decine di studiosi greci e stranieri di fama mondiale durante un incontro recentemente organizzato ad Atene.

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Al via il progetto “Meno sale nel pane” per proteggere la salute

Il nuovo programma del Ministero della Salute si chiama “Guadagnare salute”, e ha iniziato il suo percorso con il progetto “Con meno sale nel pane c’è più gusto e guadagni in salute”, in virtù del quale 150 panificatori della Lombardia per un mese sperimenteranno la produzione di pane con un ridotto contenuto di sale, ovvero l’1,8% sul totale della farina anziché il 2% com’era fino ad adesso.

La dottoressa Daniela Galeone, direttore dell’Ufficio 2/o del Dipartimento Prevenzione e Comunicazione del Ministero della Salute, spiega:

L’intento è quello di contribuire a combattere tutta una serie di malattie cardiovascolari, ma anche l’obesità e le patologie renali. Questo perché gli italiani consumano troppo sale.

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Cancro al seno, eredità di una dieta sbagliata

Seguire una dieta scorretta in gravidanza fa aumentare il rischio di cancro al seno corso non solo del nascituro, o meglio della nascitura, ma anche della sua prole. Questo è quanto emerso da una ricerca condotta presso il Georgetown Lombardi Comprehensive Cancer Center di Washington i cui risultati saranno presentati al 101° AACR Annual Meeting che si terrà a Washington DC dal 17 al 21 Aprile 2010.

Lo studio però è stato condotto su un campione animale e non ha mostrato esattamente quale sia il meccanismo attraverso il quale una dieta ricca di grassi in gravidanza espone al rischio di sviluppare il tumore della mammella addirittura due generazioni successive di donne. I ricercatori ipotizzano si tratti di una mutazione genetica, che al momento non è ancora stata individuata, dalla quale origina un ingrossamento dei boccioli terminali del tessuto mammario.

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