Contro la cellulite aiutati con ciliegie, betulla e rosmarino

rimedi anti cellulite

Anche la cellulite (aimè) è più frequente nel sesso femminile  soprattutto in soggetti sedentari e dopo i 25-30 anni. A differenza della ritenzione idrica “pura”, nella cellulite, special­mente negli stadi più avanzati, la pelle presenta il classico aspetto “a buccia d’arancia” o «a ma­terasso», visibile a occhio nudo oppure esercitando una semplice manovra di pizzica­mento di cute e sottocute (per esempio a livel­lo della parte prossimale della coscia anteriore o esterna, appena al di sotto della sporgenza del femore). In questi casi rimuovere i ristagni di acqua non è sufficiente: occorre un’azione più profonda. Sei affetta da cellulite se ti ritrovi i almeno 3 dei seguenti disturbi:

  • Il tuo peso non varia in relazione al ciclo mestruale e tende a restare stabile o ad aumentare.
  • I fianchi si presentano gonfi e, a uno sguardo ravvicinato, con i contorni spesso ondulati.
  • la pelle presenta il tipico aspetto a buccia d’arancia specie quando viene “pizzicata” o nelle forme più avanzate, rivela dei buchini ben visibili a occhio nudo.
  • Il gonfiore si localizza tendenzialmente ai fianchi, ai glutei e all’interno delle cosce.
  • Alla palpazione in profondità si possono percepire come dei noduli duri irregolari.
  • Alla sera e quando fa caldo, anche le gambe, le ginocchia e le caviglie si gonfiano.

Per un’azione più decisa e profonda sugli accumuli di liquidi e scorie che provocano la cellulite assumi le gemme di frassino sotto forma di macerato glicemico in gocce: 90 gocce in una bottiglia da un litro e mezzo d’acqua minerale naturale da bere a sorsi durante la giornata, lontano dai pasti. Per potenziarne l’azione si può associare al frassino la betulla, anch’essa come macerato glicemico: 60 gocce da aggiungere alle precedenti nella bottiglia d’acqua. I macerati si trovano facilmente in farmacia o erboristeria.

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Contro la ritenzione idrica insalata di valeriana e germogli di bambù

rimedi anti ritenzione idrica

Se il vostro  problema è la ritenzione idrica, affidatevi agli estratti di una pianta orientale rimodellante e ai principi attivi di gemme e corolle di primavera: così riattivate il circolo, vi sgonfiate e asciugate. La ritenzione idrica che ingrossa il punto vita,  i fianchi e le cosce è frequente soprattutto nel sesso femminile, in particolare in donne sedentarie e dopo i 25-30 anni. Compare in perso­ne che stanno in piedi o sedute per molte ore al giorno e, in concomitanza col ciclo, presentano variazioni brusche del peso corporeo. I tessuti sottocutanei trattengono una notevole quantità di liquidi e spesso si associano al sovrappeso le microvarici, ossia i cosiddetti “capillari”.

Innanzi tutto bisogna riconoscere se il vostro problema è proprio la ritenzione idrica: se notate almeno 3 di questi sintomi:

  • Il sovrappeso e il gonfiore si accentuano prima dell’arrivo del flusso mestruale e con la menopausa.
  • La pelle è asfittica, molle, cedevole, grigiastra. Il gonfiore tende ad estendersi ai glutei e all’interno delle cosce e, a volte, risale all’interno delle braccia.
  • Alla palpazione il sottocute è rigonfio, di consistenza acquosa. Se si preme con il pollice sulla tibia, spesso rimane un po’ l’impronta. Se si utilizzano calze basse o gambaletti, spesso lasciano l’impronta sulla pelle. Di solito, sono presenti sensazione di gambe pesanti e formicolii e, a fine giornata, anche gonfiore alle caviglie.

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Frutta tropicale per dimagrire dolcemente

Tutti straricchi di vitamine e potassio, e con poche calorie, i frutti tropicali sono dei potenti bruciagrassi. E aiutano a saziarti più in fretta. Datteri, ananas e banane sono tra i più comuni, ma non sono certo gli unici frutti esotici che si possono acquistare anche alle nostre latitudini. Prima di metterli nel carrello, però, è bene conoscerne più da vicino le virtù dimagranti (o gli eventuali rischi per la linea) in modo da acquistarli in maniera “mirata”.

Il lime o limetta è, tra gli agrumi, il più indicato per ripulire l’intestino in profondità, soprattutto prima dell’arrivo del caldo e quando si è seguita per mesi una dieta sregolata che  ha riempito il colon di scorie. Il suo succo, fortemente aromatico, contiene molta vitamina C e sali minerali e ha proprietà diuretiche, battericide e antisettiche. La mattina appena sveglio, bevi un bicchiere di acqua tiepida dove avrai spremuto un lime: stimola le vie urinarie e faciliti lo svuotamento dell’intestino.

Il litchi, piccolo frutto d’origine cinese dal delicato sapore di rosa, è considerato un efficace ricostituente generale, un antinfiammatorio e un ottimo tonico per lo stomaco. Ma soprattutto, il litchi contrasta l’azione dei radicali liberi che frenano le attività metaboliche e favoriscono la formazione dei depositi adiposi. Contiene vitamina C (antiossidante), potassio, magnesio, fosforo e calcio (anti fame).

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Pasta integrale in insalata e in zuppa

Ora che l’orto è un trionfo di verdure, da utilizzare fresche o appena sbollentate per condire i nostri primi piatti, ricordiamo che la pasta biologica integrale si presta anche ad essere gustata in insalata o come protagonista delle zuppe tiepide, per ottenere saporiti piatti unici: l’importante è cuocerla sempre al dente, per aumentare l’indice di sazierà. Invece della solita insalata di riso, con l’arrivo dei primi caldi prova la pasta fredda: scegli le varietà corte, di farro e kamut, da cuocere al dente e da condire con un ragù di legumi (lenticchie, piselli, ceci) stufati con poco pomodoro ed erbe aromatiche (così eviti l’uso del sale).

Oppure, frulla 2 pomodori, 4 foglie di basilico, un pezzetto di sedano e un o spicchio d’aglio, fai sobbollire 15 minuti e aggiungi della pasta fredda di piccole dimensioni. I legumi basta stufarli con un battuto di basilico, salvia e pomodoro per ottenere un ragú disintossicante da aggiungere alla pasta fredda. Alcuni nutrizionisti sostengono che consumare la pasta a cena non sia sbagliato né dannoso per la linea, a patto che si tratti di pasta integrale e non venga condita con sughi di carne, uova o formaggio. Un piatto di pasta consumato durante il pasto serale ci porterà all’ora di colazione del giorno dopo con un maggior senso di sazietà a livello epigastrico. E, grazie alle fibre, ci garantiremo un efficace svuotamento intestinale.

Come leggere l’etichetta alimentare dei cibi confezionati

L’etichetta alimentare è presente per legge su tutti i cibi confezionati ed uno strumento importantissimo per la tutela del consumatore, in quando serve a sapere quello che mangiamo; sull’etichetta devono essere elencati in ordine decrescente di quantità tutti gli ingredienti di quel determinato cibo.

Sulle confezioni dei prodotti, oltre all’etichetta alimentare, è presente quella delle informazioni nutrizionali, ovvero una tabella relativa al valore energetico e al contenuto di proteine, carboidrati, grassi, sali minerali e vitamine, ogni 100 grammi di quel cibo; la tabella dei valori nutrizionali è ancora facoltativa, ma sempre più prodotti la riportano, mentre è obbligatoria nel caso di un cibo con una particolare caratteristica nutritiva.

Vediamo com’è strutturata l’etichetta alimentare e come leggerla. L’etichetta deve presentare alcune indicazioni standard come l’indicazione di vendita, che specifica il nome con il quale è conosciuto il prodotto, e come l’elenco degli ingredienti, riportati in ordine di quantità decrescente.

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Contro l’ adipe per rimodellare il punto vita

Il fico d’india e i sali di rame bruciano i grassi profondi e se li associ alle insalate ricche di fibre e Omega 3, impedisci al tuo corpo di depositare grasso, velocizzi il metabolismo e vinci il colesterolo. Gli accumuli di grasso si riscontrano in entrambi i sessi, con una certa predilezione per il sesso maschile. Si localiz­zano per lo più nella zona del girovita e in quella dei fianchi. Spesso alla base di questi depositi vi è un’alimentazione sproporzionata in carboidrati, specialmente raffinati (pasta, pane, cracker ecc. da farine non in­tegrali) e non di rado si accompagnano a squilibri del metabolismo dei grassi con impennate dei trigliceridi e del colesterolo nel sangue.  Si tratta di vero grasso se hai almeno 2 di questi problemi:

  • Il tuo peso è tendenzialmente sopra la norma e il ciclo mestruale non lo fa cambiare.
  • Gli accumuli sono soprattutto sulla pancia, mentre fianchi, cosce, glutei e gambe possono essere del tutto normali oppure solo leggermente “intaccati” da ritenzione e cellulite.
  • Il gonfiore può aumentare in corrispondenza dei pasti e spesso la funzione intestinale tende alla stitichezza.
  • Il tuo sovrappeso aumenta subito se esageri con i carboidrati (pasta, pane, pizza, focacce, dolci).

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Con la pasta integrale non si ingrassa

Il merito è della sua ricchezza in fibre e del suo basso indice glicemico: previene adipe, stipsi, colesterolo e fame nervosa. La pasta fa parte dei carboidrati a lenta assimilazione e a basso indice glicemico: è un alimento deri­vato dalla semola di farina di un cerca­le (grano, kamut, farro, segale) cui viene aggiunta acqua. Contiene  amido, pochi grassi, sali minerali, e la percentuale di proteine e vitamine varia in base al tipo di cercale. Il valore calorico di un etto di pasta di grano duro è di 340-350 kcal. Quando viene cotta le calorie diventa­no 137. Quindi un etto di pasta cotta, scolata e non condita non è un piatto così calorico come si pensa.

Ricordiamoci che la scelta del condimento da abbi­nare alla pasta è fondamentale per rendere il nostro piatto più o meno calorico: evitiamo dunque salse di pesto confezionato, formaggi e ragù di carne. Privilegiamo sughi di verdure e legumi stufati e a base di pomodoro, che riattiva il metabolismo. Nel nostro Paese si consuma soprattutto la pasta da farina di frumento raffinata, ma per fortuna sta anche aumentando il consumo della pasta integrale biologica, di kamut e di farro, riconoscibili dal colore più scuro. Essendo questi cereali più completi dal punto di vista nutrizionale, la pasta che ne deriva sazia di più e, se assunta in dosi moderate, rappresenta un pasto bilanciato nelle diete ipocaloriche.

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Tutta la frutta di giugno

In estate si ampliano le varietà di frutta disponibili sul mercato. Come sempre il nostro consiglio infatti è quello di scegliere esclusivamente frutta di stagione e di provenienza locale per essere certi (o quasi) che le caratteristiche nutrizionali di ciò che portiamo in tavola siano inalterate. Ecco quindi un breve elenco dei frutti tipicamente estivi che iniziano a fare la propria comparsa sulle nostre tavole nel periodo compreso fra maggio e giugno:

Albicocche

Le albicocche fresche hanno poche calorie ma un elevato potere saziante; inoltre, grazie al loro contenuto di fibre e sorbitolo aiutano a regolarizzare le funzioni intestinali. Contengono dosi notevoli di potassio e carotene, nutrienti essenziali per ripristinare i liquidi perduti attraverso la sudorazione, il potassio soprattutto, e per ottenere un’abbronzatura omogenea e duratura. Notevole anche il contenuto di vitamine A, B, C, PP e sali minerali magnesio, fosforo, ferro, calcio.

Ciliegie

Anche le ciliegie, come le albicocche, hanno un modesto contenuto calorico e un elevato potere saziante. Grazie al notevole contenuto di acqua rappresentano inoltre un frutto diuretico e depurativo, mentre la presenza di antiossidanti, quali flavonoidi e vitamina C, le rende formidabili alleate per la bellezza della nostra pelle.

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Ketchup, ma il problema è davvero il sale?

Il colosso americano Heinz ha di recente annunciato, sul sito della CBS, che ridurrà del 15% il contenuto di sale del suo famosissimo ketchup. La versione light di una delle salse più amate al mondo sarà introdotta in commercio, almeno negli Stati Uniti, già la prossima estate e permetterà, almeno nelle intenzioni dei produttori, a coloro che sono affetti da ipertensione e alle donne da sempre in lotta contro la cellulite di concedersi un pizzico in più di questa bontà.

L’iniziativa è senza meno lodevolissima e si sposa perfettamente con il rinnovato interesse per il cibo sano che negli ultimi tempi sta investendo fette sempre più ampie della popolazione americana. Tuttavia bisogna ammettere che il ketchup, al contrario di quanto si pensa comunemente, di per se stesso non rappresenta un attentato nè per la linea, nè per la salute, soprattutto se realizzato solo con ingredienti freschi e genuini; per la sua preparazione vengono infatti impiegati pomodori, aceto e zucchero e il suo contenuto calorico è medio-basso.

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Kebab: un attentato per la linea

Con l’arrivo del caldo e della bella stagione aumenta la voglia di mangiare all’aria aperta, magari gustando un panino al parco nella pausa pranzo. Attenzione però a che tipo di sandwich scegliete: se avete deciso di arrivare in forma alla prova costume tenetevi alla larga dal kebab, il panino di origine turca che sta riscuotendo grande successo tra gli italiani.

Non è possibile calcolare esattamente le calorie del kebab in quanto aumentano a seconda del tipo di salse e dei condimenti che vengono aggiunti alla carne; un gruppo di ricercatori inglesi ha stimato che un kebab nella versione panino può arrivare a contenere anche 1.000 calorie, insomma: una vera e propria bomba calorica, se tenete conto del fatto che una donna mediamente attiva ha bisogno di circa 2.200-2.500 calorie al giorno.

Senza arrivare agli eccessi evidenziati dai ricercatori inglesi, si può tranquillamente dire che un panino o una piadina kebab medi contengono circa 500 calorie ciascuno, che comunque non sono poche; vediamo come possono essere distribuite.

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Gli alimenti funzionali, cosa sono, a cosa servono

Si definiscono funzionali tutti quegli alimenti dei quali, a prescindere dalle proprie caratteristiche nutrizionali, è stata scientificamente dimostrata la capacità di influire positivamente su una o più funzioni fisiologiche dell’organismo e, quindi, di contribuire al mantenimento del benessere riducendo al contempo il rischio di insorgenza di quelle patologie legate allo stile di vita alimentare.

Le componenti cui gli alimenti funzionali devono la propria efficacia non sono però nutrienti ma sostanze che interagiscono in maniera più o meno selettiva con una o più funzioni fisiologiche dell’organismo quali antiossidanti, probiotici, fibre alimentari e prebiotici con il risultato di mantenere il buono stato di salute di soggetti sani ma non di portare alla risoluzione di specifiche patologie.

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I cibi antiossidanti: dove possiamo trovarli!

Si è sempre detto che l’ossigenazione del sangue favorisce lo sforzo fisico, che i polmoni sono i responsabili degli scambi gassosi  che permettono di condurre una vita sana, poi, tutto d’un tratto, nel vasto mare degli integratori, delle medicine alternative, del farmaco, atto più a prevenire che a curare, ecco spuntare una pa­rolina diversa: gli antiossidanti. Le ossidazioni cellulari sono delle reazioni chimiche che av­vengono nell’organismo milioni di volte in milioni di cellule: rappre­sentano il prodotto finale di una degradazione, che porta alla for­mazione di radicali liberi, pro­dotti di “scarto” che si formano all’interno delle cellule quando l’ossigeno viene utilizzato nei processi metabolici per produrre energia (ossidazione).

Dal punto di vista biochimico, i radicali liberi sono molecole in­stabili in quanto possiedono un solo elettrone invece di due. Durante il metabolismo cellulare, i radicali liberi prodotti vengono trasformati in perossido di idro­geno (acqua ossigenata), dan­noso per le cellule. Una volta formati, i radicali liberi possono essere resi inattivati dagli antiossidanti che, fornendo l’elettrone mancante, permettono agli enzimi cellulari di tamponare la loro azione dannosa. L’azione distruttiva dei radicali li­beri si evidenzia in particolare nel precoce invecchiamento delle cellule e nell’insorgenza di gravi patologie.

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Fette biscottate, calorie e valori nutrizionali

Le fette biscottate sono un prodotto tipico della prima colazione, in quanto la loro composizione fa sì che abbiano una percentuale ridotta di umidità e quindi si prestano bene per essere consumate con cibi spalmabili, sia dolci che salati. Le fette biscottate sono realizzate con fette di pane essiccate tostate; sono molto ricche di carboidrati, che rappresentano quasi l’80% della loro composizione, ed hanno anche un buona percentuale di proteine dovuta alla farina che può anche integrale.

Spesso le fette biscottate sono considerate molto leggere, in realtà l’aggiunta di grassi nella tostatura e la perdita di acqua le fanno risultare più caloriche rispetto al pane, anche se vengono preferite a quest’ultimo perché sono molto friabili e facilmente conservabili.

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Una mela al giorno

Ricordate l’adagio “Una mela al giorno, toglie il medico di ‘torno“? Qualcosa di fondato in questo antico detto popolare c’è. Per le sue numerose qualità, la mela viene considerata da secoli un farmaco naturale, al punto da essere raccomandata nella dieta quotidiana per il mantenimento di un buono stato di salute e benes­sere. La mela ha, inoltre, molte altre proprietà: aiuta la digestione, svol­ge un’azione protettiva delle muco­se dello stomaco e dell’intestino nonché un’azione antisettica, antiurica (contrasta la calcolosi), diuretica e lassativa.

Ha un effetto benefico sulla colesterolemia, ma anche sulla glicemia diabetica e su certi tipi di tumore. Alla tentazione di mordere la sua polpa succosa non ha resistito Eva, e neppure la bella Elena che, dopo essersi fatta sedurre da Paride, ha dato il via alla mitica guerra di Troia. Ma non lasciatevi condizionare da questi preceden­ti: mangiare una mela non è affatto peccato, anzi è più che salutare. La mela contiene, infatti, una miscela di composti nutrienti e “phytoche­micals” (composti non nutrienti di origine vegetale) che agiscono sull’organismo come antiossidanti, combattendo l’invecchiamento precoce e gran parte delle patolo­gie più comuni legate all’iperpro­duzione dei radicali liberi.

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Molluschi, crostacei e pesci

I prodotti ittici possono essere distinti in tre tipologie:

  • Pesce propriamente detto;
  • Molluschi;
  • Crostacei.

Pesci

Nel gruppo dei pesci propriamente detti rientrano acciughe, anguille, aringhe, cernie, carpe, cefali, dentici, merluzzi, naselli, orate, pesce spada, platesse, salmoni, sardine, scorfani, sgombri, sogliole, spigole, tonno, triglie, trote ecc. Tutti sono caratterizzati dal corpo allungato e appiattito lateralmente, sul dorso o sull’addome, dalla presenza di uno scheletro interno e di pinne che fungono da organi di locomozione.

Molluschi

I molluschi devono il proprio nome alla caratteristica principale che li accomuna, ovvero l’assenza di uno scheletro interno; mollusco deriva infatti dal latino mollis (molle). Rientrano in questo gruppo cefalopodi (totani, seppie, moscardini, polipi e calamari), gasteropodi marini (patelle, lumache di mare e, più in generale, tutte le specie dotate di conchiglia) e bivalve (cozze, vongole, fasolari, ostriche, cappesante, telline).

Crostacei

Del gruppo dei crostacei fanno parte gamberi, aragoste, astici, granchi, cicala di mare, scampi; tutti dotati di una corazza che riveste il corpo (carapace) e di arti articolati.

Valori nutrizionali

Ricco di vitamine, sali minerali, grassi buoni e povero di colesterolo, il pesce, nell’ambito di una dieta corretta e bilanciata, andrebbe consumato almeno due volte a settimana.

Sotto il profilo nutrizionale non vi è una grande differenza tra pesci, molluschi e crostacei. Come accennato, tutti presentano un notevole contenuto di sali minerali e vitamine oltre a garantire un apporto proteico bilanciato.

Tuttavia, mentre il pesce si distingue per un maggiore contenuto di iodio e per una maggiore digeribilità, soprattutto se di acqua salata, tra i molluschi bivalve spicca l’ostrica per l’elevato contenuto di carotene, un derivato della vitamina A.  Una nota a parte meritano invece i gamberi, il cui contenuto di colesterolo è di gran lunga superiore a quello degli altri prodotti ittici.

Consigli per l’acquisto e il consumo di prodotti ittici

Quando acquistate pesci, molluschi o crostacei assicuratevi sempre che siano realmente freschi. Spesso basta osservarne l’aspetto per essere certi di avere fatto la scelta giusta: i crostacei ad esempio devono avere un aspetto brillante, l’occhio nero e i muscoli rigidi. Lo stesso vale per i cefalopodi (carni sode e tentacoli resistenti). I bivalve vanno invece acquistati chiusi, con il mollusco vivo, dopo essersi accertati che il peso della conchiglia sia proporzionato al volume.

I pesci veri e propri devono presentarsi con le scaglie ben aderenti al corpo, la carne deve essere soda ed elastica (se al tocco rimane impressa l’impronta del dito, non acquistatelo), le branchie di colore rosso vivo. Attenzione all’occhio: il pesce fresco ha l’occhio in rilievo con cornea trasparente.

Per quanto riguarda il consumo, nonostante molti dei molluschi di cui abbiamo parlato vengano apprezzati in cucina soprattutto crudi è sempre buona norma consumarli previa cottura. Questo vale soprattutto per i bivalvi che non sempre crescono in condizioni ottimali e possono essere portatori di una moltitudine di batteri patogeni.

Tonno in scatola, calorie e valori nutrizionali

Il tonno in scatola è uno degli alimenti più consumati dagli italiani, e direi proprio a ragion veduta, visto che è buono, versatile ed economico. Il tonno è un pesce di notevoli dimensioni, le cui parti più pregiate sono il filetto, che è particolarmente magro, e la pancia che è più grassa; generalmente i tonni in scatola peggiori sono quelli preparati con tagli meno pregiati, ed è visibile dal fatto che nella scatoletta ci sono piccoli pezzi invece che pezzi di carne interi.

Il tonno in scatola può essere al naturale o sott’olio; quello al naturale contiene poche calorie in quanto è conservato nella sola acqua di cottura e non contiene mai la parte più grassa del tonno ma solo i tagli più magri; il tonno sott’olio viene conservato in olio di semi oppure in olio d’oliva, il quale lo rende anche più gustoso in quanto penetra nella carne.

Dal punto di vista nutritivo, il tonno al naturale contiene poche calorie, all’incirca 100 ogni etto, ma, tuttavia, trattiene molto sodio; il tonno sott’olio contiene più calorie, ma è anche più gustoso. Il tonno è un’ottima fonte di proteine, un po’ meno di omega 3, in quanto i grassi contenuti in questo alimento sono soprattutto dovuti all’olio di conservazione.

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Chili con carne, calorie e valori nutrizionali

Ormai la cucina etnica è ampiamente presente nelle nostre tavole e non solo quella di origine orientale come sushi e sashimi, o come i cibi proposti dalla tradizione cinese, anche la cucina tex mex sta prendendo sempre più piede nel nostro Paese.

Con il termine tex mex si indica una cucina che unisce le tradizioni culinarie del Sud degli Usa, influenzati dal Messico, (Mex), con i prodotti alimentari degli Stati Uniti (Tex); uno dei cibi appartenenti a questa cucina è il chili con carne, un piatto molto diffuso negli Usa, ma con origini e definizioni contrastanti; pare comunque che sia divenuto popolare in Texas, precisamente a San Antonio, attorno alla metà del XIX secolo, grazie ad alcune venditrici ambulanti messicane.

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Germogli contro la ritenzione idrica

Ricchi di sali, enzimi e clorofilla liberano i tessuti dall’eccesso di liquidi, sbloccano l’intestino e ti fanno sentire subito sazia. Con il termine germogli si intendono i cereali, i legumi le piante e i semi oleaginosi che hanno subito la germogliazione. Tutti i vege­tali germogliati contengono un potenziale nutritivo straordinario e una carica di energia considere­vole. In effetti in questi piccoli ma potenti alimen­ti è presente un concentrato di vitamine, oligoele­menti, minerali, enzimi e clorofilla, uno dei più importanti riarttivatori metabolici.

La piccola pianta che inizia a germogliare è infatti un embrione che contiene tutta la forza e il poten­ziale vitale della futura pianta. Per questo ogni sin­golo seme racchiude una grande quantità di ener­gia, che si libera attraverso il processo della germi­nazione e che il nostro organismo può assimilare gustando i germogli sotto forma di insalata. I germogli sono più digeribili delle normali insalate: grazie alla crino­gliazione i carboidrati presenti, come l’amido, sono parzialmente trasformati in maltosio, che conferisce ai germogli un sapore un po’ dolcia­stro; le proteine vengono scisse in aminoacidi pronti per essere assimila­ti e vi è anche una migliore assimila­zione di sali minerali e oligoelementi, che possono esplicare meglio la loro azione depurativa.

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