La dieta dissociata è efficace? Cerchiamo di conoscerla meglio per capire se questo regime alimentare effettivamente porta al dimagrimento come si pensa. Prima cosa da sottolineare, viene considerata alternativa alla dieta mediterranea.

La dieta dissociata è davvero sana? Sono molte le persone che seguono questo tipo di regime alimentare e che sono convinte che, per essere in …
La dieta dissociata è efficace? Cerchiamo di conoscerla meglio per capire se questo regime alimentare effettivamente porta al dimagrimento come si pensa. Prima cosa da sottolineare, viene considerata alternativa alla dieta mediterranea.


La dieta dissociata è stata ideata dal medico americano Howard Hay e prevede che durante i pasti proteine e carboidrati non vengano assunti assieme. In questo modo, infatti, si evita che i carboidrati permangano troppo a lungo nell’intestino e fermentino. Vediamo insieme come funziona questo regime alimentare.

La dieta dissociata è stata messa a punto dal dottor William Howard Hay intorno agli anni ’20. Il principio fondamentale su cui si basa questo regime dimagrante è l’assunzione dissociata di alcune categorie di alimenti con lo scopo di regolare il metabolismo ed evitare l’accumulo eccessivo di sostanze dannose per l’organismo.

A pranzo pasta, la sera bistecca. Quante volte abbiamo fatto questo pensiero? È molta diffusa la teoria che i carboidrati e le proteine vadano separati, per aiutare il corpo non solo a smaltire più rapidamente, ma anche a dimagrire. È realmente così? Come sempre ci sono due fazioni: da una parte quelli che sono convinti che si tratti di un metodo sicuro, dall’altra quelli che invece sostengono che non ci sia una prova scientifica.

Essere belli e piacenti. È questo, quello che ricercano gli adolescenti, soprattutto quelli in età da liceo. Per provarci che cosa fanno? Ovviamente navigano su Internet, acquistano riviste e copiano delle diete fai da te per perdere peso, magari imitando la loro star preferita. Lo rivela un’analisi del Centro studi Tisanoreica e l’università degli Studi di Padova.
Qualche giorno fa vi avevamo parlato della dieta dei tre giorni, un regime alimentare grazie al quale, in sole 72 ore avreste potuto perdere fino a due chili, grazie ad alcuni menù studiati per disintossicare l’organismo. Per mantenere i risultati raggiunti, dopo questi tre giorni di dieta è necessario seguire un programma di mantenimento, che aiuti a consolidare quanto ottenuto. Per far ciò è necessario potenziare l’esercizio fisico, seguire una dieta da circa 1.200 calorie e seguire 5 semplici regole salva linea.
Per prima cosa non eccedere con le porzioni, soprattutto con quelle più caloriche; per non servirsi porzioni troppo piccole, cercatele magari di arricchire con della verdura; la quantità ideale di una porzione è di circa 60 grammi. Cercate di bere in abbondanza, soprattutto acqua oligominerale alcalina, che ha effetti diuretici e disintossicanti; bevete soprattutto lontano dai pasti per prolungare l’effetto sazietà. Evitate le bevande zuccherate, quelle amare, gli aperitivi che stimolano l’appetito e gli alcolici in genere.
Cercate di separare i carboidrati dalle proteine, in quanto distribuire i nutrienti nel corso della giornata facilita il consumo di grassi e calorie, ostacolando l’accumulo di peso; attuare una dieta dissociata è semplice, basta consumare a pranzo i carboidrati come il pane, la pasta e i cereali e a cena i cibi proteici.

A volte, dopo una dieta, si inizia a dimagrire ma ad un certo punto la bilancia si blocca. Più ci si fissa sull’io di dover perdere altri chili e più il corpo si ribella. Ma attenzione anche alla dieta dissociata. Uno dei tanti luoghi comuni da sfatare è quello secondo cui la dieta dissociata consista essenzialmente nel non mangiare carboidrati, proteine e frutta acida nello stesso pasto.
Bisogna ricordare che questo tipo di dieta prevede altre quattro regole:
Dall’altra parte, però, il limite più grande di questa dieta è insito proprio nel principio cardine: mangiare i carboidrati da soli, magari con sola verdura, provoca eccessivi picchi di insulina, responsabili per esempio della fame nervosa e di alterazioni croniche del metabolismo su base ormonale. Un regime alimentare buono è invece quello in cui ogni singolo pasto prevede un giusto equilibrio tra i vari nutrienti (40% di carboidrati, 30% di proteine e 30% di grassi).
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Gambe snelle e fianchi stretti, mentre ciccia e rotolini si accumulano sempre intorno al girovita e uno strato di adipe copre i muscoli addominali; basta solo qualche piccola trasgressione alimentare per notare subito le classiche “maniglie dell’amore”: sono i tratti tipici della donna di costituzione cosiddetta “androide” o “a mela”. Così, anche quando si perdono un paio di chili di troppo, il risultato finale è in ogni caso un punto vita più largo rispetto al resto del corpo, e perciò, anche una silhouette che risulta poco armonica.
Per perdere un paio di chili e snellire il punto vita occorre innanzitutto regolarizzare il metabolismo e non rimanere a lungo a digiuno; la cosa migliore è scegliere un’alimentazione equilibrata con orari dei pasti regolari. Per facilitare la digestione, adottate una dieta dissociata, cioè consumate i carboidrati a pranzo e le proteine a cena; in più, ricordate di assumere vegetali e frutta per stimolare le funzioni di intestino e fegato. Infine, cercate di fare un po’di movimento, basta anche una semplice passeggiata di 10-15minuti, e alcuni eserciti mirati, come addominali e hula hoop.
La dieta dissociata ideale è di circa 1.200 calorie al giorno, e si basa su un piatto unico; il pranzo inizia con un’insalata mista a base di verdure amare, come cicoria, radicchio e insalata belga, dalle proprietà disintossicanti, e si conclude con un primo piatto a base di pasta, riso o cereali, mentre è sempre bene consumare la frutta lontano dai pasti.

Messa a punto dal cardiologo Arthur Agatston, che la descrive nel libro “The South Beach Diet: the delicious, doctor-designed foolproof plan for fast and healthy weight loss”, la dieta South Beach si basa sulla restrizione dei carboidrati, sull’indice glicemico degli alimenti e sulla distinzione tra grassi buoni e grassi cattivi.
Sono ritenuti grassi cattivi i grassi saturi e polinsaturi contenuti negli alimenti raffinati e di origine animale, mentre sono da ritenere grassi buoni i grassi saturi, come l’olio extravergine di oliva.
Analogamente a quanto abbiamo già visto per la Dieta Atkins anche la dieta South Beach è suddivisa in più fasi:

La Dieta Beverly Hills fu messa a punto da Judy Mazel, direttrice di un esclusivo centro di dimagrimento di Los Angeles e, pare, ex bambina obesa. Caratteristica di questo regime dietetico è l’abbondante consumo di frutta, soprattutto, esotica, come alimento prevalente.
Come la dieta dissociata, la dieta Beverly Hills, nota anche come dieta holliwoodiana, si basa sul principio che assumere carboidrati e proteine nello stesso pasto sia dannoso per la linea.
Per questo motivo, durante le cinque settimane di durata previste da questo programma dietetico, proteine, carboidrati e frutta andranno assunti separatamente. Allo stesso modo è permesso mangiare solo un tipo di frutta per volta, a distanza di almeno un’ora l’uno dall’altro. Bocciate quindi le godibilissime macedonie.
La dieta si articola in più fasi: durante i primi 7 giorni si mangia solo ed esclusivamente frutta esotica, soprattutto ananas, in seguito a questo periodo di disintossicazione è possibile introdurre gradualmente altri cibi che non è necessario pesare e che andranno consumati preferibilmente alla sera. Questo fino alla quinta settimana.

Come la dieta della banana, anche la dieta del minestrone è una delle cosiddette diete a tema, prevede cioè il consumo prevalente di un solo tipo di alimento o pietanza, in questo caso il minestrone di verdure.
Fu messa a punto appositamente al Sacred Memorial Hospital di St. Louis per i soggetti obesi che dovevano sottoporsi a interventi chirurgici e andava seguita per 10/14 giorni.
Il fatto che sia stata elaborata in ambito ospedaliero non deve far pensare che la dieta del minestrone sia per forza sana ed equilibrata, infatti lo scarso apporto calorico e la eliminazione quasi totale di nutrienti fondamentali per il nostro benessere come proteine e carboidrati, rendono fortemente sconsigliabile osservarla per un periodo superiore a quello indicato: 1-2 settimane al massimo.
I primi giorni di dieta prevedono l’assunzione esclusiva di minestrone, frutta, succhi di frutta non zuccherati e tè cui vanno ad aggiungersi, a partire dal quarto giorno, carne, riso integrale, latte o yogurt.
Primo giorno
Colazione: caffè o tè-frutta a scelta (escluse uva e banane)
Spuntino: succo di frutta senza zucchero
Pranzo: minestrone-mele
Merenda: succo di frutta senza zucchero
Cena: minestrone-pere.

La dieta Atkins prende il nome dal suo ideatore, il cardiologo statunitense Robert C. Atkins che la elaborò negli anni ’70 e, in seguito, ne illustrò dettagliatamente i principi nel manuale dal titolo: “Dr Atkins New Diet Revolution”.
Analogamente alla dieta scarsdale, la dieta Atkins è caratterizzata da un regime alimentare povero di carboidrati e ricco di proteine cui vanno però ad aggiungersi i grassi. Questa dieta si fonda infatti sull’assunto che la riduzione drastica dell’apporto giornaliero di carboidrati costringa il corpo a bruciare grassi e proteine per produrre energia, con il conseguente dimagrimento.
Anche in questo tipo di dieta quindi non è importante la quantità di calorie assunta giornalmente, quanto piuttosto il tipo di alimenti consumati.
Vanno dunque eliminati dai pasti cibi quali pasta, pane, riso, biscotti, legumi secchi, alcol e dolci, mentre è possibile mangiare uova, carne, pesce, formaggi, olio e burro.
La dieta Atkins si articola in 4 fasi:
Induzione
La fase di “Induzione” dovrebbe essere seguita per almeno due settimane durante le quali la quantità giornaliera di carboidrati non deve superare i 20 grammi. Tale quantità deve essere assunta principalmente attraverso il consumo di insalate e verdure.

La dieta dissociata è stata messa a punto nel 1911 dal Dottor William Howard Hay ed è nota anche come dieta Hay, dal nome del suo “inventore”, o Food combining.
Questo tipo di regime dietetico si basa sull’assunto, in realtà abbastanza controverso in ambito scientifico, che tipologie di nutrienti differenti vengono digeriti dal nostro organismo secondo meccanismi diversi e contrastanti.
Per questo motivo la loro associazione nel corso dello stesso pasto può determinare l’accumularsi nell’organismo di prodotti della digestione che il corpo non è in grado di smaltire con conseguenze nefaste sulla salute.
Per intenderci, secondo questo principio non è opportuno consumare insieme cibi ricchi di carboidrati e cibi ad alto contenuto di proteine perchè questi ultimi ostacolerebbero la digestione e lo smaltimento dei primi.
Da ciò derivano le cinque regole fondamentali della dieta dissociata: