A dieta già a 13 anni: la maggior parte si affida al fai-da-te

Qual è l’età giusta per mettersi a dieta? Sicuramente non prima di aver completato lo sviluppo. L’unica opzione valida è che si sia seguiti da un medico e ci siano delle motivazioni di salute. Nonostante questa raccomandazioni è emerso che a 13 anni il 22% dei maschi e il 28% delle femmine ha fatto almeno una dieta. Ma il problema è che il 40% ha scelto da solo cosa e quanto mangiare, il 30% si è affidato a fonti non specialistiche e solo il 30% è andato dal medico.

 

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La dieta del cotone, l’ultima follia per perdere peso velocemente

dieta del cotone

Dimagrire a ogni costo, anche a quello di perdere la salute. Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, sono circa 3 milioni gli italiani, in prevalenza giovani, che soffrono di disturbi alimentari. Di diete strane, sbilanciate e anche dannose per la salute ne avevamo sentito parlare a bizzeffe ma quella di cui vi parleremo oggi le supera tutte: ci riferiamo alla dieta del cotone, ossia alla pratica di ingerire dei batuffoli di cotone imbevuti di qualche sostanza, in modo da raggiungere il senso di sazietà senza mangiare e, quindi, senza ingrassare.

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Perdere peso può provocare disturbi alimentari

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Raramente ci si guarda allo specchio con soddisfazione. Sono numerose (anzi sono la gran maggioranza) le persone che vorrebbero avere un corpo diverso, più tonico, più magro, più slanciato, più tutto… la mancanza di autostima è un fattore estremamente rilevante per stabilire una buona relazione con se stessi ed è la prima causa che porta allo sviluppo di disturbi alimentari.  Secondo un’indagine, svolta da Michael Lowe, professore di psicologia presso la Drexel University, i principali disagi psicologici arrivano subito dopo aver perso peso.

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Anoressia, donna di 30 anni a dieta da quando ne aveva 10 sembra un’anziana di 70

 

anoressia cronica

La dieta spesso si può trasformare in una vera e propria malattia. Ci sono persone molto complessate che non riescono a guardarsi allo specchio con serenità, accettando i propri difetti e le proprie debolezze. Il risultato? Danneggiano il loro corpo, causandosi gravi problemi di salute, con regimi alimentari così restrittivi che possono anche portare dritti verso la morte. Quella di oggi è la storia di Helen Gillespie, una donna di 30, che ha passato gran parte della sua vita, praticamente a non mangiare.

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Disturbi del comportamento alimentare, la giornata del Fiocchetto Lilla

giornata fiocchetto lillaSi dice spesso che nella nostra società l’immagine è tutto: certamente non è solo quella che conta ma è altrettanto vero che, per molte persone essa riveste un ruolo essenziale, soprattutto nella costruzione della propria autostima. Purtroppo per molti l’immagine diventa un problema e spesso questo malessere può sfociare in comportamenti alimentati distruttivi. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sui disturbi del comportamento alimentare è nata l’associazione “Mi nutro di vita”.

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Il perfezionismo favorisce l’insorgere dei disturbi alimentari

La perfezione non esiste. Eppure alcune persone passano la loro vita a cercarla disperatamente. È una corsa contro il tempo, contro i propri limiti e può portare a delle vere e proprie manie, come i disturbi alimentari. Guardarsi allo specchio e non riconoscersi o fare di tutto per diventare qualcosa di impossibile: sono due meccanismi pericolosi che favoriscono l’insorgere di malattie.

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Campagna ministeriale contro anoressia e bulimia

Campagna ministeriale anoressia bulimia

L’anoressia e la bulimia rientrano nei cosiddetti disturbi del comportamento alimentare, e in Italia sono la prima causa di morte tra le ragazze tra i 12 e i 25 anni. Spesso, inoltre, chi soffre anoressia finisce con l’avere anche sintomi di bulimia, e viceversa, pur trattandosi di malattie diverse. Nel nostro Paese si tratta di una vera e propria emergenza, le statistiche, infatti, parlano chiaro: il 3% della popolazione (in particolare femminile) soffre di anoressia o bulimia nervosa.

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Nasce un blog dedicato ai disturbi alimentari

E’ nato da poco un blog per sostenere tutte le persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare come la bulimia e l’anoressia, patologie molto pericolose, che portano ad uno stato di pericolosa malnutrizione e anche alla morte.

Il blog è gestito dalla utenti della comunità della “Casa delle farfalle”, una struttura residenziale dell’Assl numero 10 del Veneto Orientale per il trattamento dei disturbi alimentari. E’ un luogo virtuale in cui incontrarsi e relazionarsi con altre persone che vivono gli stessi problemi.

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Anoressia, nuova causa “endogena” della malattia

Non vedersi per quello che si è, capita a tutti! Ci sono giorni che la nostra autostima passando davanti a uno specchio cresce senza misura e giorni che finisce sotto le scarpe, per alcune persone però può trasformarsi in una malattia. L’anoressia sembra essere causata da un piccolo “difetto” del cervello, in grado di modificare in negativo la percezione di se stessi. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori italiani del al Dipartimento di neuroscienze dell’ospedale Bambino Gesù di Roma.

Conosciamo tutti bene l’anoressia e i suoi sintomi. Prima di essere una malattia del corpo, lo è dell’anima. Il professor Santino Gaudio, medico psichiatra che ha guidato la ricerca, è stato il primo a riconoscere a questa patologia una base neurobiologica. Insomma, esiste una nuova causa, oltre ai soliti fattori sociali e  psicologici di condizionamento.

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Isabelle Caro perde la sua battaglia contro l’Anoressia

E’ morta all’età di 28 anni la modella francese Isabelle Caro che, divenuta famosa nel 2007 con la campagna pubblicitaria di Olivero Toscani, era diventata un’icona della lotta all’anoressia. La sua morte risale allo scorso novembre ma la notizia, arrivata solo adesso, ha scosso non solo il mondo della moda ma anche il mondo di chi, ogni giorno, si incontra/si scontra con questo terribile male del nuovo millennio.

La giovane modella francese aveva iniziato ben presto la sua lotta per rendere pubblici i terribili danni dell’anoressia nella vita delle donne che ne sono colpite.  Quando si pensa a Isabelle Caro non può non venire alla mente il suo corpo martoriato dalla malattia e il suo sguardo che, come ricorda Oliviero Toscani, ricordava  l’Urlo di Munch.

Lo sguardo spaesato e spaventato di Isabelle Caro ci richiama lo sguardo di tutte quelle donne che, nella ricerca interminabile di una via di uscita, sperimentano spesso l’impotenza nel richiedere un aiuto per ricominciare a vivere. Di Anoressia si muore e questo lo sapeva bene Isabelle Caro che, in una lotta contro il tempo, “portava il suo corpo” in giro per il mondo per aiutare ogni donna che soffre di questa malattia a guardare il loro vero aspetto e il loro futuro da malate di anoressia.

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I sintomi dell’Anoressia

L’Anoressia è un disturbo del comportamento alimentare che ha una forte prevalenza nella fascia di età che va dai 14 anni ai 18 anni. Negli ultimi anni è stato riscontrato tale disturbo anche nei bambini e negli under 40. La persona, nel corso del tempo, tende ad assumere quantità sempre più basse di cibo (dapprima avviene l’eliminazione dei cibi ipercalorici e poi la selezione si estende a tutti i cibi).

Il calo di peso è sempre più consistente fino ad arrivare ad un calo di peso sempre più consistente (indice di massa corporea minore o uguale a 17,5 Kg/m²). Ci sono almeno due tipi di anoressia: 

  • Anoressia con restrizioni: la persona tende a perdere peso attraverso il digiuno o con un’attività fisica frequente ed eccessiva.
  • Anoressia con Abbuffate e condotte eliminatorie: la persona mangia regolarmente (le abbuffate possono essere episodiche o assenti) e presenta la tendenza ad indursi il vomito e/o utilizzare molti lassativi, diuretici, ecc. al fine di ottenere una diminuzione di peso sempre più. La continua persistenza di questi comportamenti dannosi può portare ad uno spostamento verso la bulimia.

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Cibi virtuali per combattere i disturbi del comportamento alimentare

Cibi virtuali per combattere i disturbi del comportamento alimentare. Quella che potrebbe sembrare una provocazione è in realtà uno studio condotto da un team di ricercatori internazionali, secondo i quali il cibo proposto in ambienti virtuali, scatenerebbe, a livello emotivo, la stessa reazione del cibo reale, almeno per le persone che soffrono di anoressia e bulimia.

Lo studio condotto dal team di medici e pubblicato sulla rivista Annals of General Psychiatry di BioMed Central non ha come obiettivo quello di mettere a punto una nuova dieta ipocalorica, ma cercare una nuova terapia per i disturbi del comportamento alimentare come bulimia e anoressia. Le persone che soffrono di questi disturbi, quando vedono il cibo vengono attaccati dall’ansia, cosa che, invece non succederebbe se si approcciassero agli alimenti prima in maniera virtuale e poi, gradualmente, in modo reale.

Secondo i medici, l’esperimento effettuato con i cibi virtuali è stato molto più efficace e produttivo di quello realizzato tramite immagini rappresentative.

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Il cervello ci vede più grassi di due taglie

E’ piuttosto comune che, nonostante una forma fisica invidiabile, alcune persone si percepiscano più “pesanti” di quanto in realtà non siano. Questo anche se non sono affette da disturbi del comportamento alimentare nei quali , come è noto, la cosiddetta dismorfofobia interviene a distorcere pesantemente la percezione del proprio corpo riflesso allo specchio.

Infatti, secondo uno studio condotto presso lo University College di Londra dal dottor Micheal Longo e collaboratori e pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences), il cervello può arrivare a percepire il corpo più grande di ben due terzi della sua dimensione reale, il che, tradotto in pratica, vuol dire che più o meno tutti guardandoci allo specchio ci vediamo più grassi di ben due taglie.

Nel corso dello studio è stato chiesto a diciotto volontarie di mettere la loro mano sinistra sotto un tavolo, al di fuori quindi della loro vista, e di indovinare la lunghezza delle dita, la posizione delle nocche o la distanza tra indice e pollice in modo da ottenere un disegno mentale della mano da confrontare poi con le dimensioni reali di questa. Bene, dal confronto dei dati ottenuti è emerso che nella maggior parte dei casi la stima delle dimensioni corporee fatta a memoria ingigantiva addirittura del 69% la distanza tra indice e pollice mentre vedeva ridotta di oltre il 27% la lunghezza delle dita.

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Anoressia: ecco i nuovi malati

Tra i disturbi del comportamento alimentare, l’anoressia è quello più conosciuto; fino ad oggi si credeva che la voglia di eccessiva magrezza fosse ad appannaggio esclusivo delle adolescenti, ma non è così. Secondo quanto riportato dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini, l’anoressia colpisce anche i bambini di 10 anni, che già a questa età manifestano i sintomi di questo disturbo alimentare difficilmente controllabile perché non è facile fare una diagnosi in breve tempo.

La conferma dell’aumento di casi di anoressia nei bambini è arrivato anche da Alberto Ugazio, presidente della Società italiana di pediatria, che ha dichiarato che il 15 % dei maschietti e il 20% delle femminucce ha mostrato segnali di anoressia. Anche il dottor Ugazio conferma la difficoltà per i genitori di riconoscere chiaramente questa malattia, e spiega:

E’ un compito complesso perché con l’adolescenza cala l’interesse per il cibo, distratti come si è da tanti altri stimoli esterni.

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Soffrire di bulimia ovvero la grande abbuffata

E’ meno evidente dell’anoressia e quindi più insidiosa. La bulimia si manifesta con attacchi di fame smodata e incontrollabile, a cui spesso seguono sensi di colpa che innescano meccanismi di compenso, nel tentativo di mettere una pezza all’abbuffata, quali vomito autoindotto o il ricorso al lassativo. Non c’è l’eccessiva magrezza a rendere chiaro il pro­blema. Anzi. Di solito il bulimico è cicciottello. Coloro che vivono vicino a chi soffre di bu­limia pos­sono so­spettarlo più che altro per la de­pressione che in genere si accompa­gna al disturbo, op­pure per i mutamen­ti improvvisi di carat­tere.

Per essere consi­derata vera e propria bulimia, le abbuffate e le condotte compensatorie devono verificarsi almeno  due volte alla settimana per tre mesi. Quando insor­gono, peraltro, si innesca una sorta di circolo vizioso che si autoalimenta: le preoccupazioni per il peso e le forme corporee spingono a una dieta ferrea, cui fanno segui­to le abbuffate; dopodiché arriva­no inesorabili i sensi di colpa, che portano al vomito autoindotto. Poi si ricomincia da capo.

Il vomito autoindotto può provo­care disidratazione, squilibri elet­trolitici e uno stato di grave mal­nutrizione. I primi sintomi sono stanchezza, sonnolenza e crampi muscolari. Quando il di­sturbo diventa più grave possono comparire abbassamenti della pressione sanguigna, il ritmo cardiaco diventa irregolare e, nelle donne, possono scomparire le mestruazioni. Rispetto all’ano­ressia è una psicopatologia più va­riegata: a volte, alla sua origine, ci sono abusi o gravi traumi subiti durante l’ infanzia, che si manife­stano con l’esigenza di esternarli attraverso il vomito.

Fonte http://www.consumercare.bayer.it/ebbsc/export/sites/cc_it_internet/it/Sapere_and_Salute/articoli/Febbraio_2010/09_Primo_piano.pdf

Anoressia: rapporto patologico con il cibo

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Colpiscono in prevalenza le ragazze: un maschio ogni dieci femmine sof­fre di anoressia, quattro ogni dieci di bulimia. I disturbi del comportamento alimentare sono molto più diffusi di quel che si pensa; sono tanti i volti dell’anores­sia: si può smettere del tutto di mangiare, abusare di lassativi oppure provocarsi il vomito dopo i pasti. L’obiettivo è sempre lo stesso: perdere peso. Non a caso il dimagrimento è il campanello d’allarme principale, seguito da debolezza, tremori, diminuzione della pressione san­guigna e alterazioni del ritmo cardiaco.

Ragazze e donne ano­ressiche, poi, possono avere il ciclo mestruale alterato o addi­rittura interrotto. A volte, il primo ad accorgersi che qualcosa non va è il dentista, perché nota che i denti sono rovinati dal continuo contatto con il vomito. Spiega il dott. Jeammet

«Rispetto ad altri disturbi del comportamen­to alimentare, l’anoressia è più facile da rico­noscere, perché la perdita di peso è con­sistente e rapida».

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Drunkoressia, ossia non mangiare per poter bere alcolici

A proposito di disturbi del comportamento alimentare, oggi affronteremo il tema della drunkoressia, un termine coniato dai giornalisti del New York Time, ma non ancora riconosciuto dalla medicina ufficiale, con il quale si indica un nuovo comportamento alimentare diffuso tra le adolescenti, ovvero mangiare poco per poter assumere molti alcolici.

Tramite questo comportamento le ragazze vogliono raggiungere diversi scopi: dimagrire e farsi accettare dal gruppo, soprattutto dai maschi che considerano interessanti le ragazze che hanno comportamenti trasgressivi. La drunkoressia viene considerata una variante dell’anoressia, con la differenza che le ragazze assumono alcolici, e quindi calorie, intenzionalmente; per poter fare ciò, quindi, esse rinunciano al cibo per poter bere di più senza ingrassare.

Come per l’anoressia, anche nella drunkoressia si assiste al rifiuto del cibo da parte del soggetto e la diminuzione del peso corporeo; come dicevamo, la differenza con l’anoressia sta nel fatto che il dimagrimento non è fine a se stesso, ma necessario per assumere l’alcool. Inoltre, mentre nell’anoressia si assiste a diversi comportamenti atti a non sentire la fame, nella drunkoressia, gli zuccheri contenuti nell’alcool procurano un senso di sazietà.

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Mania per il cibo salutare: ortoressia

I segnali d’allarme sono tanti: rifiutarsi di mangiare un’insalata con le foglie tagliate perché ha perso proprietà nutritive. Considerare il formaggio un cibo pericolosamente malsano. Sentirsi intossicati se si è ceduto di fronte a una barretta di cioccolato. A volte “mangiare sano” diventa una vera e propria ossessione. Peggio: uno scudo dietro cui si nasconde un disturbo alimentare subdolo: l’ortoressia.

Chi ne soffre si impone una dieta fatta di regole ferree: si comincia con una scelta maniacale dei cibi ritenuti “puri” per arrivare poi, gradualmente, a limitare anche quelli. Alla fine nel piatto resteranno pochissimi alimenti, tanto da causare conseguenze gravi per la sopravvivenza stessa, proprio come succede con l’anoressia e la bulimia. La scorsa estate, i dati di un’indagine sociologica hanno costretto il National Health Servite britannico a lanciare l’allarme, perché non si tratta più di qualche caso isolato.

 C’è chi arriva perfino a rifiutare frutta e verdura colti da più di 15 minuti. Per non parlare della carne, di solito tra i primi alimenti a finire nella lista dei sospettati. La cosa grave è che chi soffre di ortolessia si “mimetizza” facilmente. La scusa è quella di preoccuparsi della propria salute, scegliendo alimenti sani: obiettivo politicamente corretto e soprattutto socialmente accettato. Peccato che invece nasconda un comportamento ossessivo, una mania, un disturbo:

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