La dieta ecologica per salvare la Terra a tavola

Salvare la terra in punta di coltello, secondo il WWf è possibile. L’Istituto Rowett per la Nutrizione e la Salute dell’University of Aberdeen ha studiato The Livewell diet, un regime alimentare che oltre ad essere sano, permette di rispettare la Natura e i suoi equilibri. È una dieta che non serve a dimagrire, tanto meno a cambiare le proprie abitudini alimentari in modo radicale (non bisogna diventare vegetariani), semplicemente è necessario eliminare quei prodotti dannosi per l’individuo, perché magari troppo grassi e riscoprire i sapori della terra.

C’è ovviamente in questo progetto un doppio obiettivo: mettere in luce come le produzioni alimentari stiano rovinando il pianeta (per esempio la soia toglie spazio alla Savana) e bloccare il dilagare dell’obesità.

Il Wwf sta cercando, inoltre, di sensibilizzare la Gran Bretagna su questi problemi, ricordiamoci che il Regno Unito è il Paese più grasso d’Europa, un triste primato per il Governo di Cameron che sta lavorando a nuove politiche alimentari. L’associazione, in una nota, ha infatti spiegato:

Un hamburger consumato a Londra, a New York o a Roma ha un potenziale distruttivo sulla foresta amazzonica. Se tutti mangiassero come un europeo servirebbero due pianeti per nutrirli entro il 2050

Il costo del menù proposto dai ricercatori e dal Wwf è di 35 euro a settimana (meno di 150 euro al mese a persona). E l’esempio quotidiano diffuso alla stampa prevede a colazione: cereali ricchi di fibre con latte semiscremato, toast e marmellata, minestra di lenticchie e un sandwich di scampi e maionese su pane nero a pranzo, mentre a cena pollo al curry e riso con una fetta di pita. Il cibo che mangiamo fa parte di una complesso ecosistema di cui tutti gli abitanti del pianeta fanno parte.

Come vedete è un menù ricco e varia tutti i giorni, non si ripete mai lo stesso pasto all’interno della settimana. Pensate, invece, che solo in Gran Bretagna un individuo consuma una media di 79 chili di carne all’anno, una quantità giudicata insostenibile dal Wwf che la vorrebbe abbassare a 10 chilogrammi annuali, pari a 203 grammi a settimana.

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