La dieta degli italiani, com’è cambiata dal dopoguerra ad oggi

Molta più carne, frutta e verdura, meno vino, pasta e pane. Così è cambiata la dieta degli italiani dal dopoguerra ad oggi, almeno secondo i dati emersi dal rappporto Coldiretti-Censis sulle nostre abitudini alimentari. In particolare l’aumento dei consumi di carne si attesta attualmente intorno al 300% mentre per i consumi di vino si registra un calo di oltre un terzo. Qausi un addio invece quello degli italiani alla pasta fatta a mano cui viene preferita, probabilmente per ragioni di praticità ed economicità, la pasta prodotta industrialmente, al lardo e allo strutto, largamente sostituiti dall’olio extravergine di oliva che scalza (fortunatamente) anche la terribile margarina.

Quanto all’aumento del consumo di carne, questo riguarda soprattutto la carne bovina a scapito di quella di pollo (più magra) mentre a dare (forse) una mano ai consumi di frutta potrebbe essere stata l’introduzione di nuove varietà fra le quali il kiwi, arrivato nel nostro paese negli anni ‘ottanta. Sotto il profilo alimentare d’altra parte l’italiano è un consumatore versatile se è vero che nel carrello della spesa mette indifferentemente surgelati (69,6%), cibo in scatola  (58,7%)  e prodotti a denominazione (Dop e Igp) non disdegnando l’opportunità di fare acquisti direttamente dal produttore (41,4%).

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Gli alimenti che spengono la fame

Secondo l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) non esistono alimenti in grado di bloccare la sensazione di fame, ma esistono cibi con un alto potere saziante che possono in qualche modo bloccare il senso di fame per diverse ore.

Questi alimenti sono quelli molto ricchi di proteine come la carne, le uova, i legumi e il pesce, e quelli ricchi di grassi, in quanto vengono metabolizzati lentamente dall’organismo e rilasciano progressivamente energia, e quindi riescono a saziare; proprio per il loro alto potere saziante i grassi non vanno esclusi completamente dall’alimentazione quotidiana, anche se di certo vanno assunti con moderazione.

Per avere un senso di sazietà molto prolungato le fibre sono l’ideale, in quanto possiedono un elevato potere saziante, oltre ad essere in grado di rallentare l’assorbimento degli zuccheri. Il potere saziante delle fibre deve essere ottimizzato, ovvero accompagnate agli alimenti giusti; ad esempio, se consumate solo verdure, il senso di fame non sarà spento del tutto e in poco tempo avrete di nuovo voglia di mangiare, se, invece, oltre alle verdure assumete dell’altro cibo, il pasto sarà più completo e quindi la sazietà maggiore.

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Nessun beneficio per la salute del cuore da cioccolato caffè e vino rosso

I ricercatori non finiranno mai di stupirci, oggi ci dicono che una tal cosa fa bene, domani ci dicono che non è vero e poi, dopodomani, che è di nuovo vero e poi… in una catena senza fine. Oggi è il turno dell’Australian Heart Foundation che afferma come non vi sono benefici per la salute cardiovascolare nel mangiare cioccolato, bere caffè o vino rosso.

Questa novità su questi alimenti ritenuti antiossidanti, che secondo molti avrebbero un effetto positivo su cuore e arterie, è basata su una ricerca revisionale che ha analizzato più di cento lavori scientifici. Questi studi suggerivano cioccolato, caffè e vino rosso come parte di una dieta per il cuore, ma di fatto non lo sarebbero, almeno secondo la dott.ssa Susan Anderson, direttore nazionale del Heart Foundation national healthy weight.

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Tè Matcha, ovvero la miscela usata per la cerimonia del tè in Giappone

Vi abbiamo già parlato delle proprietà benefiche del tè verde giapponese, ricco di antiossidanti e di minerali, utili per stimolare il metabolismo, combattere la ritenzione idrica e bruciare i grassi, ma non vi abbiamo parlato di quello più famoso e consumato nel Sol Levante, ovvero il tè Matcha, ovvero quello usato per la cerimonia del tè.

Il tè Matcha fa parte dei cosiddetti “tè d’ombra”, ossia quelli che i coltivatori giapponesi fanno crescere nell’oscurità; con questa tecnica le miscele acquistano più vitamine, clorofilla e sali minerali, oltre ad assumere un sapore e un profumo più erbaceo, che poi è quello caratteristico del matcha.

Come tutti i verdi giapponesi, anche il matcha è ricco di vitamina C e possiede ottime proprietà tonificanti e diuretiche, aiuta a prevenire l’invecchiamento cellulare, contiene antiossidanti e beta-carotene in abbondanza, aiuta ad abbassare il livello del colesterolo e tutto questo a quasi a calorie zero.

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Lo spuntino di metà mattina, una nuova abitudine per gli italiani

Secondo il rapporto Coldiretti/Censis sulle abitudini alimentari degli italiani, lo spuntino è diventato un appuntamento irrinunciabile per due italiani su tre: il 62,3% di essi infatti si concede sempre una pausa per lo spuntino alla mattina, tra la colazione e il pranzo, mentre il 63,8% preferisce rimandarlo al pomeriggio (in questo caso si chiama merenda) per non arrivare troppo affamato a cena. Un buon 52,2% invece si ferma per mangiare qualcosa sia alla mattina che al pomeriggio.

Gli amanti dello spuntino sono soprattutto donne, giovani, single e residenti al Sud e nelle isole. Tra gli alimenti più gettonati troviamo: frutta e yogurt (molto bene), cracker, cornetti, brioche e merendine (un po’ meno bene). Sembra quindi che gli italiani abbiano fatto ampio spazio a questa nuova abitudine alimentare adeguandosi sostanzialmente all’indicazione della stragrande maggioranza dei nutrizionisti di consumare cinque pasti bilanciati al giorno.

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Il miglior modo per perdere peso? Rapidamente

In molti ritenevano che per il miglior modo di perdere peso e poi mantenerlo fosse quello di farlo lentamente. Un recente studio suggerisce il contrario. Per perdere efficacemente peso e mantenersi in forma bisogna farlo rapidamente. Ad affermarlo è uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università della Florida. La dott.ssa Lisa Nackers e colleghi hanno valutato le differenze tra i programmi perdita di peso in modo lento e la perdita di peso in modo veloce analizzando i dati di 262 donne obese di mezza età che hanno preso parte al programma TOURS, ovvero Obesity in Underserved Rural Settings.

Le partecipanti hanno seguito un determinato un programma per sei mesi che prevedeva una dieta ipocalorica e una moderata attività fisica, al fine di raggiungere una perdita di peso di 0,5 kg alla settimana. Al termine dei sei mesi le donne sono state seguite per un anno, in cui hanno beneficiato di un supporto che prevedeva, per due volte al mese, colloqui individuali e di gruppo, contatti telefonici e aggiornamenti per mezzo di newsletter.

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I cibi antiossidanti: dove possiamo trovarli!

Si è sempre detto che l’ossigenazione del sangue favorisce lo sforzo fisico, che i polmoni sono i responsabili degli scambi gassosi  che permettono di condurre una vita sana, poi, tutto d’un tratto, nel vasto mare degli integratori, delle medicine alternative, del farmaco, atto più a prevenire che a curare, ecco spuntare una pa­rolina diversa: gli antiossidanti. Le ossidazioni cellulari sono delle reazioni chimiche che av­vengono nell’organismo milioni di volte in milioni di cellule: rappre­sentano il prodotto finale di una degradazione, che porta alla for­mazione di radicali liberi, pro­dotti di “scarto” che si formano all’interno delle cellule quando l’ossigeno viene utilizzato nei processi metabolici per produrre energia (ossidazione).

Dal punto di vista biochimico, i radicali liberi sono molecole in­stabili in quanto possiedono un solo elettrone invece di due. Durante il metabolismo cellulare, i radicali liberi prodotti vengono trasformati in perossido di idro­geno (acqua ossigenata), dan­noso per le cellule. Una volta formati, i radicali liberi possono essere resi inattivati dagli antiossidanti che, fornendo l’elettrone mancante, permettono agli enzimi cellulari di tamponare la loro azione dannosa. L’azione distruttiva dei radicali li­beri si evidenzia in particolare nel precoce invecchiamento delle cellule e nell’insorgenza di gravi patologie.

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Il 40% degli italiani vorrebbe mangiare meglio ma non ci riesce

Secondo quanto emerso dal primo rapporto Coldiretti/Censis sulle abitudini alimentari degli italiani, il 37% degli abitanti del Bel Paese vorrebbe mangiare bene ma non ci riesce: di questi il 40,5% ha un’età compresa tra i 30 e i 44 anni e oltre il 40% sono donne, nel 43% dei casi casalinghe. Quasi il 33% degli italiani dichiara invece di seguire una dieta sana; tra questi si trovano soprattutto anziani (40,3%) e laureati (37,6%). Il 43% di noi d’altra parte è in sovrappeso e l’11% obeso.

Tuttavia, sempre secondo i dati del rapporto Coldiretti/Censis, questa situazione, per certi versi sconfortante, non è il frutto di disinformazione: quasi il 62% degli intervistati dichiara infatti di essere

molto informato sui valori nutrizionali, le calorie e i grassi riguardanti i vari alimenti

Nel 51,1% dei casi queste informazioni vengono ricercate e ottenute proprio sul web, mentre solo il 34% degli italiani si rivolge a quotidiani, settimanali e periodici, il 25,5% a familiari ed amici (25,5%) e il 25,6% ai negozianti e al personale del punto vendita per saperne di più su ciò che porta in tavola.

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Dieting, ovvero l’ossessione per la dieta

Oggi ritorniamo a parlare dei disturbi del comportamento alimentare con una tendenza sempre più diffusa tra le giovanissime, ovvero il dieting, parola con la quale si intende la tendenza ad essere sempre a dieta e a seguire diete sempre più rigorose.

Il termine inglese dieting potrebbe essere tradotto in italiano come sindrome da yo-yo, frutto di diete fai da te molto restrittive che fanno sì perdere peso, ma lo fanno riacquistare subito dopo, spingendo la persona a rimettersi subito a dieta; si crea così un circolo vizioso che vede un continuo mettersi a dieta che sfocia in dipendenza e ossessione da dieta, che nei casi più gravi si manifesta addirittura con crisi d’astinenza.

Secondo gli esperti riunitisi in questi giorni nel XXII Congresso Nazionale dell’Associazione Nazionale Dietisti, l’ossessione di essere continuamente a dieta è la nuova frontiera dei disturbi del comportamento alimentare; Giovanna Cecchetto, presidente dell’associazione, spiega:

Il dieting è la tendenza a sentirsi costantemente in obbligo di stare a dieta, spesso frutto del fai-da-te, che porta a diete iniziate e mai finite, incostanti e mal strutturate, che creano la sindrome da yo-yo, causa numero uno della dipendenza.

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Resveratrolo, un rimedio naturale contro la colite cronica

Gli studi sul resveratrolo, uno tra gli antiossidanti più famosi al mondo e contenuto in buona misura nel vino rosso, sono in costante aumento. Tra questi vi è un nuovo studio spagnolo i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista European Journal of Pharmacology. La dott.ssa Sánchez-Fidalgo e colleghi hanno indagato sulla possibile attività antiulcerosa del resveratrolo nel trattamento della colite cronica indotta dal Dextran Sulfate Sodium, DSS.

Innanzitutto hanno suddiviso in due gruppi alcuni topi e li hanno sottoposti ad una dieta standard. Inoltre, ad uno dei due gruppi sono stati somministrate 3 mg di resveratrolo al giorno per chilo di peso. Dopo 30 giorni di dieta nei topi è stata provocata la colite acuta per mezzo dell’esposizione al DSS per cinque giorni. L’infiammazione, da acuta si è trasformata in cronica dopo altri 21 giorni. Dalle analisi condotte si è evidenziato che nei topi trattati con il supplemento a base di resveratrolo la colite era stata significativamente ridotta in estensione e gravità. Inoltre il resveratrolo aveva contrastato i segni clinici prodotti dal processo infiammatorio.

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Mangiare bene in vista dell’estate, le 15 regole d’oro dei dietisti italiani

Arrivano dal congresso milanese dell’ANDI (Asssociazione Nazionale Dietisti Italiani), tenutosi appena ieri, le 15 regole d’oro per mangiar sano e smaltire i chiletti in più accumulati durante l’inverno senza troppo stress e rinunce. Vediamole insieme:

  1. Non saltare mai i pasti, a partire dalla colazione;
  2. Inserire in ogni pasto una porzione di carboidrati, privilegiando quelli di tipo integrale e a scarso contenuto in grassi;
  3. Inserire in ogni pasto principale una buona porzione di verdura;
  4. Negli spuntini (massimo 2 al giorno) preferire la frutta;
  5. Limitare la frequenza dei formaggi a 2-3 volte a settimana;
  6. Consumare il pesce almeno 2 volte a settimana;
  7. Inserire almeno 2-3 volte a settimana, in uno dei pasti principali, piatti unici come zuppa di legumi e cereali accompagnati da un contorno di verdura; insalatona con uovo, prosciutto cotto magro o mozzarella o tonno, accompagnata da una porzione di pane; pasta o riso freddo condito con verdure.
  8. Preferire per i primi piatti i condimenti vegetali, come per esempio pomodoro, zucchine, melanzane, broccoletti;

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Dieta inadeguata per le mamme che allattano

A detta degli scienziati dell’Università di Granada, in Spagna, il 94% delle mamme che allattano al seno non segue una dieta corretta che possa garantire un adeguato apporto di vitamine, proteine e grassi. Questo comporta una riduzione della qualità del latte e dei nutrienti trasmessi al neonato e, al contempo, riduce il benessere della mamma stessa. Lo studio è stato condotto in team dal dott. Jose Luis Gsmez Llorente del Dipartimento di Pediatria dell’Università di Granada e coordinato dalla prof.ssa Cristina Campoy Folgoso.

I ricercatori hanno coinvolto 34 mamme che allattavano al seno a cui è stato consegnato un questionario sulle abitudini alimentari. In seguito hanno raccolto da queste donne cento campioni di latte per valutarne la composizione e confrontare la dieta seguita con le eventuali carenze di sostanze nutrienti. I dati raccolti hanno permesso di stabilire che nel 94% dei casi le mamme seguivano una dieta a scarso contenuto di grassi.

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Sesamo, calorie e valori nutrizionali

Il sesamo si ricava da una pianta di piccole dimensioni dalle origini incerte: c’è chi dice che provenga dall’Africa, chi dall’India; di sicuro cresce tranquillamente nei paesi del bacino mediterraneo, e infatti viene coltivata con successo anche in Sicilia. Esistono diverse varietà di sesamo, che possono produrre semi bianchi, marroni o neri, contenuti in frutti di colore giallo.

In cucina i semi di sesamo vengono usati per la preparazione di piatti sia dolci che salati, e grazie al loro caratteristico sapore sono perfetti per aromatizzare il pane, i dolci e le focacce, ma anche per dare in tocco esotico alle insalate e come impanatura per tonno e carne di pollo.

I semi di sesamo sono anche molto salutari, infatti contengono proteine e aminoacidi essenziali, oltre allo zinco, utile per rafforzare il sistema immunitario, al selenio, che frena l’azione dei radicali liberi, al potassio e al magnesio. La caratteristica principale dei semi di sesamo è sicuramente quella di essere un’ottima fonte di calcio, un minerale indispensabile per il rafforzamento delle ossa e per prevenire l’osteoporosi e, fatto da non sottovalutare, e un perfetto sostituto dei latticini, in caso di intolleranza, proprio per assumere il calcio.

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Cause e rimedi per la ritenzione idrica

La ritenzione idrica è un disturbo che af­fligge il 30% della po­polazione femminile italiana, ma cosa c’è all’origine di questo problema? E com’è pos­sibile risolverlo? Innanzitutto sarà bene distinguere tra 4 vari tipi:

  • circolatoria o primaria, ovvero l’accumulo di liquidi negli spazi tra cellule causata dalla stasi circola­toria per un malfunzionamento venoso (in particolare negli arti in­feriori);
  • secondaria, ovvero risultato di altre patologie ben più gravi, come l’insufficienza renale, car­diaca, patologie epatiche o iper­tensione;
  • iatrogena, derivante da un uso non corretto di farmaci;
  • alimentare, causata da un’ec­cessiva assunzione di sodio (ali­menti salati).

La ritenzione idrica negli anni è di­venuta sia uno spauracchio che una sorta di alibi per le donne, in­fatti spesso erroneamente le si at­tribuisce la responsabilità di stati di sovrappeso, quando invece il rapporto causa-effetto è opposto, ovvero l’essere sovrappeso e uno stile di vita sedentario cau­sano la ritenzione idrica, inne­scando un circolo vizioso. Per scoprire con certezza qual è il vo­stro problema (ritenzione o massa grassa), basterà sottoporsi ad una visita con bilancia impedenziome­trica, in grado di misurare la per­centuale di liquido corporeo.

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I diversi tipi di obesità

L’obesità viene classificata a seconda della sua origine (essenziale o endocrina) e della distribuzione del grasso a livello corporeo (androide o ginoide).

Obesità essenziale

L’obesità essenziale, detta anche ipertrofica o iperpalstica, è la tipologia più frequente di obesità. E’ caratterizzata dall’aumento del volume delle cellule adipose a causa dello squilibrio fra il reale fabbisogno energetico della persona e l’introito calorico giornaliero. Tipicamente insorge durante l’infanzia ma può manifestarsi in età adulta a causa di stress emotivi.

Obesità endocrina

L’obesità endocrina segue all’insorgenza di patologie che alterano il funzionamento ghiandolare, ovvero le cosiddette endocrinopatie come la sindrome di Cushing, l’ipotiroidismo, il diabete, la policistosi ovarica, le lesioni ipotalamo-ipofisarie ma può essere determinata anche dall’assunzione di alcuni farmaci come i cortisonici.

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Carenza di vitamina D? Bevi un succo d’arancia

A mettere in dubbio la necessità di ricorrere agli integratori vitaminici in capsule per sopperire a una carenza di vitamina D, sono i ricercatori della Boston University con uno studio finanziato, oltre che dall’Istituto Nazionale della Salute, anche dal Beverage Institute for Health & Wellness, una divisione della Coca Cola del Nord America.

Secondo i ricercatori un succo d’arancia addizionato di vitamina D2 e D3 sarebbe in grado di far aumentare la concentrazione di queste sostanze nei livelli ematici al pari di una cura con integratori in capsule. Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition, è stato condotto su oltre 100 adulti sani di età compresa tra i 18 e gli 84 anni. Si è trattato di uno studio randomizzato e controllato con placebo.

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