Integratore a base di triptofano, a cosa serve

Il triptofano è un amminoacido essenziale per l’organismo umano. Il nostro organismo non può sintetizzarlo autonomamente ed è per questo che il triptofano deve essere assunto attraverso gli alimenti. Oltre ad essere un amminoacido chiave nella sintesi proteica, il triptofano rappresenta il punto di partenza per la sintesi di alcune sostanze biologiche, come la serotonina e la niacina.

La serotonina è un neurotrasmettitore, nota anche come “ormone del buonumore”, la serotonina può essere convertita in melatonina, importantissima nella regolazione del ciclo sonno-veglia. Per questi motivi integratori a base di triptofano vengono prescritti a chi soffre di intolleranza al lattosio, nei casi di depressione o di ansia ma anche in tutti quei casi nei quali si riscontra una scarsa presenza di triptofano e quindi di serotonina. Gli integratori di triptofano sono presi di frequente per combattere l’insonnia e possono essere utili per contrastare i disturbi dell’umore e il mal di testa della sindrome premestruale.

Gli integratori possono aiutare ma la fonte principale di assunzione del triptofano deve sempre essere l’alimentazione. I cibi più ricchi di triptofano sono i legumi, le carni, il pesce, i latticini e le uova ma anche il cioccolato, le arachidi, l’alga spirulina ed i semi di sesamo.

Se invece pensate di assumere un integratore è importante scegliere un produttore affidabile. Potete cercare il simbolo “USP”, che significa che l’integratore è stato testato e contiene i giusti ingredienti nelle quantità adeguate. In generale, evitate di assumere triptofano senza controllo del medico ed in ogni caso non fatelo se siete in gravidanza, se state allattando, se avete problemi ai reni o se state prendendo altri medicinali sedativi.

La dieta per superare lo stress da rientro dopo le vacanze

stress da rientro e dieta

Per quest’anno le vacanze estive sono finite; se è vero che molti devono ancora andare in ferie, la maggioranza degli italiani è appena rientrata a lavoro. Inutile ricordare quanto sia traumatico il rientro: per quanto possiamo essere preparati, passare dal costume al tailleur e dalla spiaggia all’ufficio, comporta un bel po’ di tensione. Anche in questo caso, però l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale per superare lo stress da rientro.

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9 motivi per cui mangiamo anche se non abbiamo fame

9 motivi mangiamo senza fameQuante volte vi sarà capitato di mangiare anche senza avere davvero appetito… i motivi possono essere i più disparati: noia, tristezza, frustrazione, e chi più ne ha ne metta! In fondo, si può sempre trovare una buona ragione per farlo. Vediamo insieme quali sono i 10 motivi per cui ci abbuffiamo pur non avendo fame e cosa fare.

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La corretta alimentazione può controllare la rabbia e curare la depressione

Avete mai pensato come alcuni cibi abbiano un effetto antidepressivo? Spesso sentiamo la necessità di mangiare un cioccolatino o un biscotto non tanto perché abbiamo fame, ma perché ci dà un senso di serenità: una sorta di calmante naturale. Non si tratta solo di un’abitudine o di una sensazione, esistono degli alimenti in grado di manipolare i livelli di serotonina nel nostro corpo.

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L’alimentazione antistress

Ogni giorno siamo sottoposti a diversi livelli di stress e di nervosismo per i motivi più disparati: dai problemi in ufficio, al traffico che ci fa arrivare in ritardo, ai molteplici impegni che ci fanno correre tutto il giorno.

Come spesso accade, anche in questo caso una giusta alimentazione è essenziale per combattere lo stress: non sapevate che il cibo è uno dei migliori antistress? Ovviamente se il cibo è quello giusto, ovvero in grado di aiutare l’organismo a rilassarsi e ad eliminare scorie e tossine.

Secondo molti studiosi, infatti, lo stress di ognuno di noi è aggravato da una dieta sbagliata e da altre cattive abitudini come alcool, fumo e spuntini fuori orario; al posto di snack e merendine meglio concedersi una bevanda rilassante, come una tisana alle erbe o del tè nero o verde, che oltre ad allentare la tensione non fanno alzare l’ago della bilancia.

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La cura rassodante del cioccolato

cioccolato rassodante

Prima di acquistare il cioccolato sarebbe necessario leggere con cura l’etichetta e verificare il tipo di grassi che contiene: il burro di cacao, estratto con un processo di esposizione ad alte pressioni e temperature, è un grasso per lo più saturo, quindi da questo punto di vista non molto diverso da quelli animali (come il burro vaccino). Però, se questo ingrediente viene sostituito con grassi alternativi, il cioccolato può essere ancora più a rischio, perché rispetto ai grassi vegetali surrogati, il burro di cacao ha il pregio di non contenere grassi idrogenati o nella forma “tran”, che sono no­civi all’organismo.

Per legge, la presenza di eventuali surrogati del burro di cacao va infatti indicata in percentuale, e non deve essere superiore al 5%. Vale la pena di ricordare che tra i principali surrogati di burro di cacao ci sono quello d’lllipè, di karité, il kokum, quello prodotto dall’olio di palma, di colza e di mango e il grasso di shorea: tutte que­ste sostanze appunto possono essere miscelate in parte al burro di cacao, in modo tale da raggiun­gere la componente grassa necessaria per l’impasto del cioccolato. I prodotti con questo tipo di grassi andrebbero evitati. Soprattutto per via dei flavonoidi contenuti nel cacao, che hanno un’azione vaso protet­trice, il cioccolato (soprattutto quello amaro) contrasta l’ossidazione del colesterolo LDL (quello «cattivo”) e previene la formazione di trombi.

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La dieta emozionale che calma la fame nervosa

dieta contro fame nervosa

Gli spuntini fuori pasto, più che appagare un senso di fame, servono per calmare il desiderio di qualcosa di buono, infatti a volte il cibo diventa un rifugio, riempie la sensazione di vuoto e regala una “coccola”; quella che danno certe leccornie è sicuramente una sensazione piacevole, ma effimera, che lascia chili superflui da smaltire e ulteriore stress da affrontare. Resistere agli spuntini fuori pasto non  impossibile, e proprio per questo è stata una creata una dieta emozionale in grado di calmare la fame nervosa.

Spesso, chi soffre di fame emotiva mangia per rilassarsi, e il cibo diventa uno strumento di consolazione; secondo gli esperti, in questo caso è utile tenere un diario delle emozioni, ovvero annotare su un quaderno l’orario e la lista degli alimenti che vengono consumati durante la giornata, aggiungendo anche gli eventi e le emozioni che scatenano l’impulso a mangiare. Questo strumento è utile per cercare di capire se stessi e per correggere gli errori nutrizionali più comuni.

La fame nervosa o emotiva ha una spiegazione biochimica: sotto stress l’organismo produce noradrenalina, una sostanza che stimola l’appetito; proprio per tenere a bada quest’ultimo, la dieta emotiva cerca di stabilizzare l’umore, mantenendo in equilibrio i livelli di alcune sostanze nel sangue. Ma non solo; per ritrovare il proprio equilibrio emotivo è necessario ripristinare uno stile di vita che si basi su una normale sequenza di sonno e veglia, e praticare attività fisica, in modo da produrre endorfine, delle sostanze naturali in grado di migliorare l’umore e contrastare lo stress.

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Voglia di dolce o di salato? Ecco perchè!

dolce o salato

Vi capita mai di avvertire un improvviso e quasi irresistibile desiderio per un certo alimento o piatto? Non c’è nulla da nascondere o da preoccuparsi, perché non succede solo alle donne in gravidanza, come vuole la tradizione popolare, ma anzi, capita più o meno a tutti: può trattarsi semplicemente di un segnale che il vostro organismo vuole darvi.

La voglia di carboidrati, in modo particolare di dolci, può segnalare il bisogno di serotonina: provate a mangiare una banana matura; il desiderio smodato di carboidrati può segnalare anche una carenza di lipidi giusti, di cui il nostro organismo ha bisogno. Ciò si verifica generalmente nelle persone che scelgono i cibi light, poveri di grassi, perché l’organismo tenta di produrre del grasso trasformandolo dai carboidrati. Un’integrazione con acidi grassi di tipo omega 3 risolve in breve tempo questa “voglia” difficile da controllare.

La voglia di lipidi, cioè di grassi, in particolare di creme, panna, gelati, salse, sembra essere legata alla maggiore produzione della galanina, un neurotrasmettitore collegato ad una sostanza che può essere liberata con una camminata molto intensa.

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Colon irritabile, come eliminare il disturbo

fibre

Per chi soffre della sindrome del colon irritabile, ansia e tensioni sono molto dannose perché contribuiscono ad aggravare i disturbi che interessano gli organi della digestione, perciò la prima cosa da fare è provare a scaricare lo stress praticando con regolarità attività fisica: il movimento favorisce il lavoro dell’intestino e stimola l’organismo produrre serotonina, la sostanza che induce il buonumore. L’ideale sarebbe fare 45 minuti al giorno di cyclette, di tapis roulant oppure di camminata a passo sostenuto almeno due o tre volte alla settimana.

Per quanto riguarda la dieta, bisogna fare attenzione a scegliere i cibi da mettere nel piatto: alcuni alimenti, infatti, possono contribuire ad aumentare la produzione di gas e flatulenza e, quindi, ad aggravare i fastidi addominali.

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