Chili superflui dopo le vacanze? Eliminiamoli con la Macadamia

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Non sempre vacanza fa rima con bellezza, perché troppo spesso al rientro ci ritroviamo qualche chiletto in più. In nostro aiuto ci viene la macadamia. E’ un albero sempreverde che raggiunge i 12 metri di altezza, originario dell’Australia ma oggi diffuso anche in molti paesi africani e asiatici. Il suo frutto, utilizzato a scopo alimentare e cosmetico, è una noce, dolce e di consistenza cremosa, protetta da un guscio bruno; ricche di grassi monoinsaturi, le noci di macadamia contengono anche buone quantità di calcio, fosforo, proteine e vitamine A, B1 e B2.

Di partitolare importanza è il loro contenuto di acido palmitoleico, recentemente al centro di uno studio sulla longevità coordinato dal genetista Annibale Puca presso l’Istituto Scientifico MultiMedica. Il meccanismo d’azione di questo acido grasso monoinsaturo sarebbe legato in parti­colare alla produzione di insulina, che il lipide sem­bra in grado di equilibrare, contrastando diabete e obesità e rallentando l’invecchiamento. L’acido palmitoleico è però scarsamente presente nella dieta mediterranea e per questo gli esperti suggeriscono di consumare proprio alcune noci di maca­damia ogni giorno, contengono grandi quantità.

Questi frutti, inoltre, sono molto nu­trienti e provocano rapidamente senso di sazietà: se utilizzati come snack (in quantità moderata) posso­no contribuire alla perdita di peso. Le noci di macadamia possono essere consumate come spuntino nel corso della giornata. Inoltre si prestano a essere utilizzate come ingrediente in molte ricette, preparando, per esempio, dei biscotti, energetici e ideali per la prima colazione. Per farli, utilizza:

  • 200 g di farina
  • 150 g di burro
  • 80 g di zucchero
  • 100 g di noci di macada­mia tritate
  • un uovo
  • un pizzico di cannella

Preparazione:

In una terrina, lavora il burro ammorbidito a temperatura ambiente con lo zucchero; incorpora la fari­na un po’alla volta, l’uovo, le noci tritate e la cannella. Quindi forma delle palline e adagiale su una teglia imburrata. Schiacciale leggermente con il palmo della mano, infornale e cuocile per 30 minuti circa in forno preriscaldato a 180°C.

Secondo una ricerca pubblicata sul Journal of Human Nutrition and Dietetics la taglia dei nostri vestiti ci in­dicherebbe quando ci stiamo avvicinando a un peso che può creare problemi per la linea ma anche per la salute. L’inda­gine è stata condotta in Gran Bretagna, a Glasgow, su un campione di 360 adulti che sono stati sottoposti per 6 me­si alla misurazione del punto vita (che è la zona del corpo che più di altre rivela la predisposizione all’ingrassamento) e dell’IMC (l’indice di massa corporea, che mette in rap­porto il peso corporeo con la statura).

Si è notato che, quando nei volontari si riscontravano delle situazioni “critiche”, quasi sempre gli abiti indossati avevano la taglia 48: sareb­be questa dunque la misura che ci indica che stiamo scivo­lando da una situazione di sovrappeso alla vera e propria obesità. Nello stesso studio è anche stato evidenziato che le persone che hanno un girovita uguale o superiore ai 94 cm sviluppano una più alta probabilità di cardiopatie.

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