Mais OGM, in Italia a che punto siamo?

Il mais OGM (geneticamente modificato) del tipo Bt, presenta una serie di vantaggi per la salute. Rispetto al mais tradizionale, infatti, accumula un minor numero di tossine di origine fungina, e non necessita dell’uso di insetticidi, velenosi sia per l’uomo che per gli animali.

Come ha spiegato Roberto Defez, biotecnologo dell’Istituto di Genetica e Biofisica “A. Buzzati Traverso” di Napoli del Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’unico svantaggio è esclusivamente di natura economica. Una dose di semi Ogm per seminare 1 ettaro costa al coltivatore circa 36 euro in più di quello non-Ogm.

I pro, invece, sono diversi. Il mais OGM, infatti, accumula meno fumonisine (tossine di origine fungina), poiché è meno soggetto a parassiti come la piralide, che creano le condizioni ideali per la formazione di funghi patogeni in grado di liberare pericolose tossine che possono provocare tumori all’esofago e malformazioni alla nascita come il labbro leporino e la spina bifida. Il tenore di fumonisine, infatti, è inferiore di 3-10 volte rispetto al mais tradizionale, anche se irrorato con pesticidi, e valori ancora maggiori si possono trovare su campioni di mais biologico.

Il mais OGM del tipo Bt presenta un vantaggio anche dal punto di vista ambientale. Non necessita, infatti, di pesticidi, che fanno male alla salute dell’uomo, ma anche degli animali, come le coccinelle che frequentano i campi di mais. Inoltre, il mais OGM del tipo Bt ha una resa per ettaro di circa il 20% superiore rispetto al mais tradizionale.

Tuttavia, come avverte il biotecnologo Roberto Defez:

Semi Ogm e non-Ogm, hanno comunque entrambi un identico difetto: oltre il 95% dei semi di mais commercializzati in Italia derivano da grandi aziende sementiere, e non sono frutto della ricerca scientifica a cui l’Italia avrebbe potuto invece contribuire.

Le moderne mietitrebbia, infatti, raccolgono tutte le spighe di mais senza poter compiere la selezione di quelle migliori, a scapito di un prodotto integro e genuino.

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