Il Binge Eating Disorder in italiano Disturbo da alimentazione incontrollata è un recente disturbo del comportamento alimentare. Si tratta di una patologia che spinge il soggetto a compiere grandi abbuffate non accompagnate da quelle strategie per compensare l’ ingestione di cibo in eccesso che si ritrovano nella bulimia nervosa. Le persone che manifestano questo disturbo assumono, in un tempo limitato, quantità di cibo esagerate, con la sensazione di perdere il controllo dell’atto del mangiare.
Queste situazioni si ripetono più volte la settimana, anche in momenti in cui non si ha una sensazione fisica di fame. Quindi, il problema principale sembra consistere in una difficoltà a controllare l’impulso ad alimentarsi. Questo spiega perché, nella maggior parte dei casi, in questi soggetti sia presente una condizione di sovrappeso o di obesità. Il disturbo sembra colpire il 2-3 % della popolazione, ma il 30 % degli obesi. In genere colpisce soggetti tra i 30 e 140 anni. Perché si possa parlare di Bed occorre che coesistano un certo numero di comportamenti come il fatto che le abbuffate devono avvenire almeno due volte alla settimana; devono verificarsi per un periodo di almeno sei mesi; devono, in genere, essere indipendenti dallo stimolo della fame; quasi sempre, le abbuffate devono avvenire in solitudine; il soggetto non prova gratificazíone, ma un forte senso di colpa; non esistono meccanismi di compensazione, al contrario di quanto avviene per la bulimia nervosa.
È presente, in chi soffre di questo disturbo, un marcato disagio riguardante il mangiare in modo incontrollato. Le caratteristiche cliniche del Disturbo da alimentazione incontrollata sono molto simili a quelle della bulimia. Infatti le persone affette sono molto preoccupate per il loro comportamento, se ne vergognano, e lo giudicano un grave problema, sia per la sensazione di perdita di controllo, sia per le conseguenze che le abbuffate hanno sul peso corporeo e sulla salute. Per quanto concerne le cause di tale disturbo, ci sono soltanto ipotesi.
La più attendibile è che il Binge Eating Disorder sia legato a uno stato depressivo del soggetto, anche se non è ancora chiaro se sia il BED a innescare la depressione o il contrario. Di certo, un umore negativo facilita l’ insorgere della patologia. Dal punto di vista psicologico, il soggetto affetto da BED avrebbe una scarsa autostima, e l’abbuffata non sarebbe che il modo per riempire il proprio vuoto interiore. Il Disturbo da alimentazione incontrollata influenza la vita della persona che ne soffre, da un punto di vista sia fisico che psicologico e sociale.
Ci possono essere complicanze mediche che di solito sono dovute allo stato di obesità (ad esempio diabete, malattie cardiovascolari, ipertensione arteriosa). Questi problemi generalmente richiedono la normalizzazione del peso e dell’alimentazione. Dal punto di vista psicologico, le persone sono spesso depresse o stressate a causa del problema alimentare, e possono, in alcuni casi, manifestare isolamento sociale a causa del loro stile alimentare o per il fatto di trovarsi in una condizione di sovrappeso o di obesità. In realtà, il Binge Eating Disorder non è altro che una condizione permanente di una situazione che può riguardare tutti.
L’eccessiva gratificazione del cibo per contrastare uno stato potenzialmente depressivo è sicuramente non patologica e comune a molte persone. In ogni modo, le cure sono di due tipi: psicologiche e farmacologiche. Queste ultime si basano sulla somministrazione di antidepressivi (di norma i S5R1). Funzionano bene, ma dopo pochi mesi i loro risultati si attenuano. Diventano, pertanto, indispensabili le cure di tipo psicologico. I trattamenti di psicoterapia a disposizione per la cura del Disturbo da alimentazione incontrollata sono i gruppi di terapia interpersonale: si tratta di una forma di terapia breve che si focalizza sulla soluzione dei problemi relazionali della persona; la psicoterapia ad orientamento sistemico-relazionale, focalizzata sulla risoluzione delle difficoltà relazionali che si presentano all’interno del sistema familiare; terapia cognitivo comportamentale, che punta alla risoluzione del sintomo presentato, e nel caso specifico alla scomparsa delle abbuffate.
Infine, alcuni trattamenti, come quello cognitivo – comportamentale, prevedono un counselling psiconutrizionale. Attraverso il monitoraggio quotidiano dell’alimentazione fondato sull’utilizzo di un diario alimentare in cui la persona annota cosa ha mangiato durante il giorno, questo trattamento permette di modificare le abitudini alimentari scorrette e di raggiungere e mantenere risultati a lungo termine.
Io credo di soffrire di questa patologia, ci sono settimane in cui riesco a controllare, non toccando completamente “cibo proibito” ma se tocco anche una caramella non riesco più a frenare. Più mangio più la mia autostima scende, più la mia autostima scende più mangio… Fino ad un anno fa ero un’atleta avevo una volontà enorme mangiavo sano e non mi facevo mancare gli sfizi anche se raramente nel giro di 2 mesi ho preso 9 chili e non riesco a tornare la persona di prima anche se ci metto tutta la mia forza. Non so da dove cominciare ho paura
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