Mangiare per abitudine mette a rischio la linea

Mantenersi in linea spesso non è per nulla facile. Ci sono persone che seguono una corretta alimentazione, fanno sport eppure tendono a ingrassare. Per quale motivo? Non c’è un’unica spiegazione, noi oggi affrontiamo un solo aspetto di questa questione, ovvero mangiare per abitudine. Vi siete mai accorti di masticare, senza fame, solo perché il cibo è lì davanti a voi e viene istintivo metterlo in bocca?

Capita in molte occasioni diverse. Per esempio, quando ci si trova al cinema con un bel secchiello di popcorn sulle gambe o quando si è al bancone di un bar e davanti si presentano ciotoline con salatini, pistacchi o patatine. Sono tutte occasioni in cui, in assenza dello stimolo della fame, si tende a mangiare ugualmente mettendo a rischio la linea.

Mangiare per abitudine

A spiegare questo comportamento è un interessante studio condotto dai ricercatori dell’università della California, che si sono impegnati anche a dare qualche soluzione (consiglio per l’esattezza) per evitare di cadere nel tranello. Come sempre è tutta una questione di autocontrollo. Per giungere a questa teoria il capo dei ricercatori, lo psicologo californiano David Neal, ha portato un gruppo di giovani al cinema, offrendo a tutti dei popcorn.

L’esperimento è avvenuto in due tempi. Prima sono stati dati ai volontari dei popcorn freschi e buoni, poi dopo un po’ invece sono stati distribuiti dei popcorn vecchi e ovviamente con un sapore poco invitante. Che cosa è accaduto? I ragazzi che non abituati a sgranocchiare durante il film non sono stati tentati, mentre chi di solito mangiucchia, ha consumato sia lo snack fresco sia quello stantio. È emerso che non è il sapore ad avere importanza, quanto solamente la forza dell’abitudine. Lo psicologo ha dichiarato:

Quando mangiamo spesso un cibo in determinate circostanze, il nostro cervello associa quell’alimento all’ambiente e finiamo per continuare a metterlo in bocca comunque, a prescindere dalla qualità, fintanto che lo “stimolo ambientale” persiste. A nessuno piace il popcorn spugnoso, freddo e vecchio di una settimana. Ma una volta presa un’abitudine, non ci interessa più il sapore.

Come combattere questo comportamento?

Ci sono davvero situazioni che non dipendono totalmente da noi, sono gesti involontari che non analizziamo con la dovuta logica. Bisogna quindi ricorrere a dei trucchi per evitare di cadere del condizionamento ambientale. Per esempio, sempre durante lo studio, in un secondo momento gli spettatori sono stati obbligati a mangiare con la mano sinistra. Coloro che hanno consumato i popcorn sono calati drasticamente, perché si è rotta l’abitudine.

Quando contrastare l’abitudine fa dimagrire

Tempo fa abbiamo analizzato questo fenomeno, leggendolo in modo diverso. Se da un lato quindi gli stimoli ambientali possono condizionare il nostro peso, dall’altro proprio creare degli ostacoli a questi stimoli può aiutarci a dimagrire. In che modo? Per esempio con il trucco dei pistacchi con il guscio. Uno studio dell’Eastern Illinois University (Usa) ha verificato che estrarre il “chicco” manualmente inganna il cervello che crede di aver mangiato di più.

Com’è possibile? Il cumolo di gusci di pistacchi che si crea durante un banale aperitivo dà la sensazione di aver ingurgitato troppi salatini, o in questo caso frutta secca. In realtà è solo uno stimolo ambientale, perché se ci trovassimo davanti due atti di pistacchi già sgusciati li mangeremmo senza neanche accorgercene, non lasciando traccia.

Questo fenomeno è chiamato il principio del pistacchio, ma può essere applicato davvero a molte cose. Per esempio ai cioccolatini: evitate di comprare le praline confezionate in una scatola, ma senza singolo incarto o le patatine nelle confezioni famiglia. Meglio avere un dolcetto da aprire e scartare, un sacchettino monodose che grandi quantità a disposizione. Questa regola vale anche nella dieta di tutti i giorni: vi basterà ridurre la dimensione dei piatti (per esempio usare quelli da dessert al posto dei piani) per consumare meno cibo durante i pasti.

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