La dieta Ornish, fa bene al cuore e alla linea

57440625

La dieta Ornish è stata messa a punto dal cardiologo statunitense Dean Ornish che la elaborò per consentire ai propri pazienti di tornare in forma e liberare le arterie dal colesterolo cattivo. La dieta esiste in due versioni: la prima rivolta a chi è affetto da disturbi cardiocircolatori, la seconda pensata per chi desidera smaltire qualche chilo di troppo riducendo allo stesso tempo il rischio di insorgenza dei suddetti disturbi.

Il programma dietetico dimagrante prevede un apporto giornaliero di grassi estremamente ridotto, pari a circa il 10% delle calorie giornaliere, a fronte di un consumo di carboidrati del 70-75% e uno di proteine del 15-20%. In particolare, Ornish indica nell’acido arachidonico, un acido grasso di origine animale, il principale nemico di cuore, arterie e linea; per questo motivo i cibi che ne contengono quantità elevate (strutto, sardine, anguille e spigole d’allevamento, tuorlo d’uovo, salame, speck, carne di manzo, cioccolato fondente) sono assolutamente da evitare.

Via libera invece al consumo di carni bianche (pollo e tacchino vanno consumati senza pelle), pesci magri, legumi, cereali integrali, frutta e verdura di stagione, latte scremato, yougurt magro, patate, zucchero di canna e olio extra vergine di oliva (non più di due cucchiai al giorno). La dieta Ornish garantisce un apporto calorico giornaliero pari a 1200-1300 calorie al giorno e promette una perdita di peso pari a 5 kg in un mese.

Il dottor Dean Ornish è un cardiologo molto noto negli Stati Uniti; è autore di diversi testi dedicati alla prevenzione e al trattamento di patologie cardiovascolari e obesità ed ha condotto nel 1990 uno studio sulla regressione dell’aterosclerosi coronarica ottenibile mediante il controllo della dieta (Lifestyle heart trial). Nel corso della sperimentazione furono posti a confronto due gruppi di pazienti cardiopatici: uno trattato con la sola dieta Ornish, l’altro con dieta tradizionale e farmacoterapia. Dopo un anno di trattamento nel primo gruppo si registrò una riduzione del 91% della frequenza dell’angina a fronte di un suo aumento del 165% nel gruppo dei pazienti trattai con la terapia convenzionale.

Condividi l'articolo: