E’ risaputo che i danni dell’ictus possono essere più o meno gravi a seconda dell’intensità dell’attacco stesso e variano da soggetto a soggetto. È tuttavia indubbio che un danno cerebrale, più o meno evidente si verifica quasi sempre. Un aiuto nel limitare questi danni e proteggere il cervello sembra arrivare dal vino rosso, o meglio, dal suo ormai famoso componente, il resveratrolo. Il resveratrolo è molto noto per la sua attività antiossidante, antinvecchiamento e preventiva verso alcune forme di tumore.
Secondo un recente studio condotto dai ricercatori della Johns Hopkins University School of Medicine, negli Usa, l’assunzione di resveratrolo prima di un ictus protegge il cervello dai danni ad esso conseguenti. Durante il test gli scienziati hanno somministrato dopo un normale pasto una singola e modesta dose di resveratrolo a un gruppo di topi, mentre a un altro gruppo di topi non è stato somministrato nulla. A questi animali poi è stato indotto un ictus ischemico mediante un taglio dell’afflusso del sangue al cervello.
Dalle analisi condotte in seguito si è scoperto che gli animali che avevano assunto il resveratrolo avevano subito un danno cerebrale significativamente inferiore rispetto ai topi che non avevano assunto la sostanza. L’ipotesi più accreditata dal dott Sylvain Dore, che è stato a capo della ricerca, è che il resveratrolo faccia aumentare i livelli di un enzima chiamato eme ossigenasi, già noto per la sua azione scudo nei confronti delle cellule nervose del cervello. La consistente presenza preventiva di questo enzima fa sì che il cervello sia protetto nel caso si verifichi l’attacco ischemico.
Sulle pagine della rivista Experimental Neurology, su cui sono stati riportati i risultati dello studio, si legge che un gruppo di topi che avevano assunto il resveratrolo, ma a cui mancava l’enzima eme ossigenasi non sono stati protetti dall’ictus e le loro cellule cerebrali sono morte a seguito dell’attacco ischemico. Come conclude il dott. Dore
“Il nostro studio aggiunge la prova che il resveratrolo può potenzialmente creare resistenza all’ictus ischemico”.
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