Dieta vegetariana, le fonti proteiche

In una dieta vegetariana quali sono le migliori fonti proteiche da sfruttare per abbandonare la carne ma non fare a meno di nutrienti importanti? Quel che stiamo cercando sono alimenti che siano adatti anche per coloro che fanno attività fisica importante.

ricette con il tempeh

Le proteine migliori per una dieta vegetariana

Non dobbiamo dimenticare che le proteine sono tra gli elementi più importanti sui quali fondare la nostra salute. Essenzialmente un adulto necessita di 0,8 grammi di proteine per chilogrammo di peso corporeo. E questo è ancor più valido per tantissimi atleti o persone che si allenano con regolarità.

Per quel che riguarda proprio questa particolarità non bisogna cadere nell’errore di pensare che si abbia bisogno di proteine in quantità illimitata. Queste devono essere regolate in base al peso corporeo e all’effettiva attività fisica svolta. Detto ciò, prendendo in considerazione una dieta vegetariana, una delle fonti proteiche per eccellenza sono le arachidi. Noi li consumiamo come snack o frutta secca ma in realtà sono legumi.

E di conseguenza all’interno di una dieta vegetariana possono non solo fornirci una buona dose di proteine ma anche acidi grassi essenziali come omega 6 e omega 9. Va detto che non si tratta di un alimento ipocalorico, quindi bisogna fare attenzione alle quantità consumate.

Se si segue una dieta vegetariana e non si hanno problemi di intolleranza, è possibile consumare anche il tempeh, un impasto di soia fermentata dotato di un basso indice glicemico è consumato come sostituto della carne. Va detto che in questo caso il sapore deve piacere. Ma si adatta perfettamente anche a essere condito in diversi modi.

Lenticchie un must da sempre

La fonte di proteine più nota all’interno di una dieta vegetariana è senza dubbio rappresentata dalle lenticchie. Era chiamata la carne dei poveri in passato. E sebbene abbia meno proteine rispetto agli altri alimenti sopracitati, rimane comunque un’ottima fonte da sfruttare. Lo stesso si può dire dell’avena che non solo contiene tante proteine per 100 grammi quanto le lenticchie, ovvero 8 grammi, ma grazie alle fibre favorisce il senso di sazietà.

La soia in generale è uno degli alimenti che offre diverso apporto proteico a seconda di come viene preparato. Ad esempio il tofu presenta meno proteine rispetto al tempeh. E solo perchè è differente la tipologia di fermentazione e preparazione. Sulla stessa linea anche il latte di soia è perfetto per essere utilizzato all’interno di una dieta vegetariana. In questo caso dobbiamo aggiungere che oltre ad aminoacidi essenziali e proteine questa bevanda contiene le vitamine del gruppo B, zinco, fosforo e magnesio. Inoltre è caratterizzato da un basso indice glicemico e dal 50% in meno delle calorie rispetto a quelle presenti nel latte vaccino.

Detox dopo Pasqua, ecco come

Il detox dopo Pasqua è d’uopo se si è mangiato tanto durante il weekend santo e si vuole tornare a un regime alimentare equilibrato e salutare.

Ecco come fare detox dopo Pasqua

Soprattutto per il nostro apparato gastrointestinale che necessita di rientrare in carreggiata dopo qualche stravizio. Niente sensi di colpa ovviamente. Ogni tanto ci sta lasciarsi andare un poco e sgarrare come Cristo comanda. Nel vero senso della parola.

Il detox dopo Pasqua puoi aiutarci a sistemare la nostra peristalsi e a ripulirci delle eventuali tossine che abbiamo accumulato. Non piangiamo quindi sul pezzo di cioccolato mangiato o su quella fetta di colomba gustata con piacere. Possiamo tornare tranquillamente al nostro regime alimentare precedente, evitando gli eccessi.

E seguendo alcune regole molto semplici che ci consentiranno le sentirci immediatamente bene. Non bisogna perseguire degli eccessi affermandoci o buttandoci in diete drastiche. Se vogliamo affrontare un detox dopo Pasqua giusto ed equilibrato la prima cosa da fare è quella di evitare alimenti processati. Abbiamo mangiato tanta corallina, bei piatti di pasta e tanti dolci. Ora possiamo evitare il più possibile cibi ricchi di zucchero, salumi e condimenti troppo complessi a favore di verdura, proteine pulite e frutta.

Nel detox dopo Pasqua frutta e verdura sono ovviamente le protagoniste indiscusse. Come facciamo di solito, cerchiamo di mangiarne almeno 5 porzioni al giorno, dando maggiore spazio a quelle piene di antiossidanti. Preferiamo spinaci o verdure a foglia verde o quegli ortaggi che ci consentono di assumere acqua, enzimi e vitamine come cetrioli, finocchi, asparagi. La frutta? Meglio quella di stagione insieme ai mirtilli.

Idratazione al top per eliminare tossine

Un buon detox dopo Pasqua passa anche per un’idratazione degna di questo nome. Attenzione: in base agli stravizi accumulati nei giorni di Pasqua potremmo avere bisogno di più acqua rispetto al litro e mezzo giornaliero al quale siamo abituati.

Soprattutto perché abbiamo consumato sicuramente molti grassi saturi, molto sale e molto zucchero. Questo porta la necessità di depurare reni e fegato il più possibile. Soprattutto se abbiamo indugiato con l’alcol rispetto al solito. Le tisane possono venirci incontro aiutandoci a ripulire l’organismo. Nel caso specifico è meglio puntare a quella all’anice, a quella al finocchio, a quella al cardo mariano e al tarassaco. Sono infatti queste le piante che possono aiutarci a digerire, sgonfiarci e depurarci.

Aiutiamoci anche facendo delle attività fisica. Basta camminare un po di più rispetto al solito, senza però affaticarci troppo. L’attività deve essere moderata, in modo tale da aiutarci a migliorare la circolazione e a sostenere il metabolismo.

L’importanza del personal trainer per perdere peso

Fare attività fisica regolare è fondamentale per il benessere di corpo e mente, e, in caso di sovrappeso, può aiutare a perdere peso e rimettersi in forma.

Sebbene sia possibile fare esercizio anche da soli, svolgendo attività semplici e poco impegnative, come lunghe passeggiate o giri in bicicletta, per raggiungere dei risultati duraturi risulta molto utile ricorrere alla figura di un personal trainer. Per dimagrire, in particolare, si può fare affidamento su professionisti di questo specifico settore come Gabriella Vico, esperta in perdita di peso per le donne.

In questo articolo andremo a scoprire perché è così importante, per perdere il peso in eccesso, rivolgersi a un personal trainer.

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Olive nella dieta, quante?

Quante olive possiamo consumare all’interno della nostra dieta? Questo gustoso sfizio è spesso protagonista dei nostri aperitivi e può essere consumato praticamente da tutti. Facendo però attenzione in alcuni casi.

i benefici del consumo di olive

Le olive sono un ingrediente molto versatile e buono da utilizzare in cucina. E difficilmente si riesce a farne a meno, soprattutto se si è appassionati di specifiche ricette. Dobbiamo riconoscere comunque che al netto dell’attenzione che dobbiamo fare, per quel che riguarda le calorie, si parla di un alimento che ha importanti proprietà benefiche.

Quando parliamo di olive, parliamo di un prodotto che contiene diversi lipidi tra i quali spicca l’acido oleico. Lo stesso che ritroviamo nell’olio extravergine di oliva, tra i pilastri della dieta mediterranea. L’acido oleico è un grasso monoinsaturo e come tutti quelli della sua tipologia è in grado di aiutarci a regolare il profilo lipidico e di conseguenza il colesterolo.

Cosa significa questo? Che le olive possono aiutarci a prenderci cura del sistema cardiovascolare e del cuore mangiando. Non dobbiamo dimenticare che parliamo di un alimento ricco di antiossidanti, polifenoli, vitamina E, perfetti per combattere l’infiammazione nell’organismo. Completano il quadro sostanze come vitamina C, vitamina A, calcio e ferro.

Insomma, forniscono diversi nutrienti importanti per l’organismo. Ma allo stesso tempo, inserite nella nostra dieta, devono essere consumate nelle giuste quantità e con la giusta attenzione. Soprattutto perché sono considerabili una fonte calorica abbastanza importante. Esse contengono 115 calorie per 100 grammi ma soprattutto essendo molto grasse, nonostante la presenza di acidi grassi monoinsaturi, è necessario consumarle con giudizio.

Quante mangiarne al giorno

Quante olive mangiare quindi giornalmente per non esagerare e fornire al nostro organismo quello di cui ha bisogno attraverso questo alimento? Gli esperti consigliano di consumarne 5 o 6 al giorno di media grandezza e naturali. E di tenersi il più possibile lontani da quelle in salamoia o pre-condite. Anche perché in quel caso ovviamente entrano in gioco i conservanti e un potenziale eccesso di sodio.

Non dobbiamo dimenticare che le olive sono una fonte lipidica molto importante e di conseguenza dovrebbero essere abbinate nella dieta con alimenti che non contengono molti grassi. Per questa ragione bisognerebbe evitare l’accoppiamento con carne di maiale e favorire quello con carni bianche e magre. Vanno bene inoltre con la pasta e all’interno dell’insalata.

Se pensiamo alla pizza, tutto dipende effettivamente da quante calorie rischiamo di assumere. La maggior parte degli esperti, pur dando il via libera perché effettivamente non si modificherebbe eccessivamente l’equilibrio calorico, suggeriscono però di non esagerare nelle dosi.

Bibite gassate, fanno male sempre a tutti

Quando si parla di bibite gassate dobbiamo far pace con un concetto. Quale? Fanno male e lo fanno a tutti. Non solo a chi ha uno stile di vita sedentario.

Bibite gassate non fanno bene a nessuno

Quando consumiamo delle bibite gassate e zuccherate ne siamo coscienti: non sono un toccasana per la salute. Uno studio ora ha specificato come gli effetti di queste bevande non possano essere ammortizzati dall’attività fisica. Sebbene si brucino un numero maggiore di calorie, il mix di zucchero e anidride carbonica è deleterio anche per chi ha uno stile di vita attivo. Lo spiega una ricerca pubblicata sulla rivista di settore American Journal of Clinical Nutrition secondo la quale anche due lattine da 300 ml a settimana possono rendere vani i benefici a favore dell’apparato cardiocircolatorio. Ovviamente ottenuti con l’esercizio fisico.

Un gruppo di ricercatori dell’Universitè Laval di Quebec City ha infatti scoperto, analizzando i dati di circa 100.000 persone di oltre trent’anni, che i danni causati dal consumo di bevande gassate e zuccherate non vengono ammortizzati dall’attività fisica media raccomandata, pari a circa 150 minuti settimanali.

Gli scienziati spiegano che allenarsi riduce del 50% il rischio di malattie cardiovascolari legate al consumo delle suddette bevande. Ma non lo elimina al 100%. E questa è una realtà della quale bisogna essere coscienti.

Soprattutto in un periodo in cui la maggior parte delle strategie di marketing attuale mostrano come. facendo sport, teoricamente una persona possa permettersi di bere quel che vuole perché tanto conduce uno stile di vita sano.

Lo studio vale per tutte le bevande gassate, sia quelle alla frutta che quelle analcoliche. A prescindere dalla presenza di caffeina. Sebbene lo studio non si sia occupato delle bibite energetiche, l’assunto sarebbe valido anche per queste per via dell’alto contenuto di zuccheri.

Meglio quelle prive di zucchero

Ci si salva parzialmente con le bibite dolcificate, ovvero le classiche light o ancor meglio zero. Il loro consumo non sarebbe associato, al netto delle problematiche legate all’essere gassate, a un maggior rischio di malattie cardiovascolari. La mancanza di zucchero può aiutare, al netto del fatto che la miglior bevanda per il nostro corpo rimane l’acqua.

Studi come quelli condotto in Canada dovrebbero aiutare le persone a comprendere quanto alcune bevande possano farci male. E allo stesso tempo spingere verso un’attività fisica più presente.

Non è una novità che queste bevande non siano un toccasana per la nostra salute. Dobbiamo però renderci conto come ne bastino davvero delle piccole quantità per trovarci davanti a un rischio maggiore di patologie che dovremmo e potremmo evitare.

Dieta perfetta? Ecco quella di Harvard

Esiste una dieta perfetta? Diciamo di sì, se questa contiene determinati cibi che possano lavorare a più livelli sul nostro organismo. Almeno questo è ciò che si evince da ciò promosso da alcuni esperti di Harvard.

La dieta perfetta è quella che non causa danni

La dieta perfetta è quella che si prende cura del nostro corpo e non causa danni. Dobbiamo imparare a inserire all’interno della nostra alimentazione tutto ciò che possa apportare benefici. E sostenerci al meglio nel corso delle nostre attività quotidiane.

Alcuni docenti in scienze della nutrizione ad Harvard hanno consigliato il consumo di specifici alimenti che possiamo ritenere sia sani che nutrienti. Cibi che non portano conseguenze negative, malattie, disturbi psicofisici.

Il primo alimento che dovrebbe far parte di un’ideale dieta perfetta sono le verdure a foglia verde. Questo perché sono ricche di vitamina C, Vitamina A, potassio, calcio e ferro. Parliamo di una verdura ottimale per il funzionamento del nostro sistema nervoso. Sempre per mantenere il nostro cervello attivo possiamo consumare in buone dosi i legumi.

Il magnesio e il ferro nonché l’alto contenuto di fibre fanno dei legumi un alimento importante anche per quel che concerne la lotta all’invecchiamento cellulare e la preservazione del sistema immunitario.

Bacche e pesce per stare bene

All’interno di un’ipotetica dieta perfetta possiamo inserire anche le bacche. Noi di solito tendiamo a consumare principalmente i frutti di bosco in tal senso. Ma più in generale le bacche commestibili sono molto ricche di nutrienti e vitamine che ci possono aiutare rafforzare il sistema immunitario. In particolare i mirtilli rappresentano quell’alimento immancabile che non dovrebbe mai mancare sulle nostre tavole.

Se pensiamo al colesterolo, all’interno della nostra dieta ideale perfetta, secondo gli scienziati di Harvard, vi sarebbero il pesce come il salmone e il tonno e le carni bianche contenenti proteine magre. La migliore scelta, secondo i nutrizionisti americani, sarebbe quella di consumare il salmone unito ai crostacei: questi due cibi contengono importanti dosi di vitamina B e aiutano a mantenere sano l’apparato cardiocircolatorio

Anche noci e semi con il loro contenuto di omega 3 si prendono cura dell’organismo con il semplice consumo. Ovviamente, una reale dieta perfetta non esiste. I consigli di nutrizione dei nutrizionisti di Harvard però si avvicinano comunque molto più di altri alla conduzione di uno stile di vita corretto dal punto di vista alimentare.

E consentono a chiunque voglia mangiare sano e stare bene di capire con semplicità quali siano gli alimenti da prediligere, al netto dei propri gusti personali. Voi quanti di questi alimenti consumate nella vostra dieta a livello giornaliero o settimanale?

Dieta non funziona? Ecco cosa fare

La dieta non funziona secondo alcuni esperti, se si vuole dimagrire. È necessario modificare le proprie abitudini di vita seguendo, semplicemente, quattro regole.

Cosa fare se la dieta non funziona

Calcolando il numero immenso di diete messe a disposizione da nutrizionisti e dietologi sembra assurdo che queste non siano in grado di aiutare una persona a perdere peso. Statisticamente, In Italia, sarebbe almeno un italiano su cinque a seguire un regime alimentare restrittivo. Ma secondo le ultime considerazioni sul tema più che una dieta sarebbe meglio seguire alcune indicazioni per modificare il proprio stile di vita. Regole che ciclicamente vengono riproposte. Ricordiamole.

Una di queste riguarda il masticare. Non è una novità: sappiamo da decenni che masticare poco gli alimenti comporta un aumento di peso. La ragione è semplice: grazie alla masticazione lunga si riduce l’appetito e di conseguenza la voglia di assumere altro cibo. Tra l’altro, mangiare velocemente non darebbe modo al cervello di registrare la sazietà.

Una ricerca sperimentale in tal senso ha registrato le differenze sugli ormoni prodotti dal corpo in caso di cibo masticato 15 volte o 40 volte. Masticando di più lo stomaco produce meno grelina, un ormone che stimola l’appetito mentre viene prodotta più colecistochinina, ormone che calma l’appetito. Nonché lo GLP,  che abbassa i valori della glicemia.

Mangiare presto per mimare il digiuno

Tra i consigli degli esperti per è anche quello di cenare presto. Questo significa far passare almeno 14 ore tra la cena e la colazione. Qualcosa che ricorda in qualche modo anche la pratica del digiuno intermittente. Uno studio ha provato che cenando leggero, facendo passare il tempo sopra descritto e poi facendo una colazione abbondante è possibile perdere peso. Mentre al contrario non è possibile scambiando la quantità di cibo tra due pasti. In poche parole, se ci svegliamo molto presto la mattina, il consiglio è quello di cenare entro le 18.

Dimagrire senza dieta sarebbe possibile anche consumando molte fibre e molta verdura. Ovviamente dal computo devono essere escluse le patate. Hanno via libera invece, al netto di problematiche legate al potassio, cereali integrali, riso e più in generale carboidrati integrali da consumare anche a colazione.

La frutta deve essere consumata con moderazione dando spazio a quella meno zuccherina, mentre possono essere consumati molti legumi. Sia per via del loro apporto proteico sia per via del loro indice glicemico basso. Infine, ma non per importanza, sarebbe bene evitare le patatine fritte, le patate, le bevande zuccherate e le carni eccessivamente lavorate. Insieme alle carni rosse, le farine raffinate, i dolci commerciali, il burro e i succhi di frutta non zuccherati.

Integratori di Niacina aumentano il rischio di infarto?

Gli integratori di niacina aumentano il rischio di infarto e ictus? E questa la domanda che si è posto uno studio pubblicato su Nature. E la risposta non è delle migliori.

Integratori di niacina non sempre fanno bene

I risultati infatti dimostrerebbero come un eccesso di uso di integratori di niacina potrebbe proprio causare l’aumento di malattie cardiovascolari. Insomma un eccesso di vitamina B3 potrebbe creare problemi all’organismo. Quando si parla di integratori è sempre consigliato consumarli con attenzione, senza esagerare e sotto il controllo medico.

Purtroppo quasi mai questo consiglio viene seguito. E il risultato di tale comportamento, a quanto pare, è alla portata di tutti proprio grazie a questa ricerca condotta dagli studiosi della Cleveland Clinic americana.

Cosa hanno fatto gli scienziati? Hanno identificato il meccanismo molecolare che causerebbe problemi contestualmente all’uso eccessivo di integratori di niacina. Per capire facciamo un piccolo passo indietro però. La niacina è una vitamina idrosolubile, conosciuta anche sotto il nome di vitamina B3, utile per il benessere del nostro corpo. Questa può essere prodotta partendo dal triptofano, uno aminoacido essenziale.

Essa è generalmente presente all’interno di alimenti come il tonno, il salmone, il pesce spada, il fegato di manzo, lievito di birra, le arachidi, gli spinaci e le carni bianche. Ci aiuta a mantenere in buone condizioni la pelle, la circolazione sanguigna ed è fondamentale per la respirazione delle cellule.

Cosa ci dice lo studio

Aiuto anche il nostro sistema nervoso. Ma nel caso in cui si utilizzassero integratori di niacina per ovviare a mancanza alimentari bisogna fare attenzione. Questo perché entra in campo, secondo lo studio pubblicato su Nature, quello che può essere definito paradosso della niacina. Il quale consiste nella sua capacità di abbassare il colesterolo cattivo ma di non abbassare il rischio di eventi cardiovascolari. Questo accade perché, scientificamente, un prodotto di degradazione di questa vitamina favorisce invece l’infiammazione dei vasi sanguigni.

Ovviamente un singolo studio non basta per dare conferme relative al meccanismo di azione della niacina in merito alle malattie cardiovascolari. Sebbene i risultati raccolti dimostrino come chi ne abusava presentava nel sangue un livello elevato di un particolare metabolita correlato allo sviluppo delle malattie cardiovascolari.

Detto ciò, come sempre, è meglio affidarsi a un medico quando si assume qualsiasi tipo di integratore. Anche perché il sovradosaggio di vitamina B3 può dar vita a vampate, diarrea,  dolore alla parte superiore dell’addome, nausea, mal di testa e prurito.

Meglio quindi consumarlo attraverso gli alimenti integrando solo sotto stretto consiglio e monitoraggio medico.

Memoria, rafforzarla mangiando

Rafforzare la memoria mangiando non è un sogno. Possiamo selezionare alcuni cibi da inserire nella nostra dieta per poter sostenere questo aspetto della nostra vita.

Cosa mangiare per rafforzare la memoria

Quando a essere chiamato in causa è il cervello sono diversi gli alimenti che apportano importanti benefici. Sono gli stessi che consentono di potenziare un aspetto così importante della nostra vita come quello della memoria. Partiamo comunque dal presupposto che, per avere una mens sana in corpore sano bisogna seguire uno stile di vita il più possibile pulito e privo di eccessi.

Dobbiamo fornire al nostro organismo i giusti nutrienti, il più possibile equilibrati e caratterizzati da qualità eccelsa. Curare la memoria è particolarmente importante soprattutto quando ci troviamo in periodi caratterizzati da stress e da difficoltà di concentrazione. A prescindere che si tratti di qualcosa legato a una patologia o semplicemente a uno stato d’animo.

Il primo alimento che non dovrebbe mancare in questo caso sono gli spinaci e più generalmente le verdure a foglia scura. Bietole, cavolo nero e simili sono preziose per il nostro cervello grazie alla loro quantità di antiossidanti. Questi si occupano di combattere i danni cellulari e di collaborare al miglioramento dei processi neurologici. Fautrice di questo effetto in particolare la zeaxantina e la luteina.

Parliamo di sostanze in grado di superare la barriera emato-encefalica riuscendo a nutrire il cervello direttamente. Sempre a favore della memoria la nostra alimentazione dovrebbe essere caratterizzata da pesce grasso come lo sgombro e il salmone. Con il termine pesce grasso intendiamo tutti quei pesci ricchi di omega tre essenziali per la salute delle membrane cellulare del cervello.

Ottimi anche avocado e noci

Anche l’avocado può avere un effetto simile per quel che riguarda la memoria. E con esso anche le noci e le mandorle, frutta secca oleosa ricca di grassi buoni. Sebbene sia consigliato mangiarne molto poca, dovremmo programmare all’interno della nostra alimentazione anche piccole quantità di carne rossa magra e dare spazio a uova e pollame.

Si tratta infatti di cibi in grado di fornire il giusto quantitativo di proteine. Infine, ma non per importanza dobbiamo consumare anche buone dosi di frutti di bosco. Non solo perché ricchi di antiossidanti ma perché capaci di sistemare, grazie ai polifenoli, il rapporto cervello-intestino.

Non dobbiamo dimenticare infatti l’importanza del flora batterica intestinale non solo per quel che riguarda il nostro sistema immunitario, ma anche per il corretto funzionamento del nostro sistema nervoso. Sono numerosi gli studi che hanno comprovato negli anni il collegamento tra i due organi del nostro corpo.

Dieta vegana protegge dal covid?

La dieta vegana potrebbe proteggere dal covid? Su questo il dibattito internazionale è molto attivo, diviso tra chi pensa che potrebbe rappresentare una protezione e chi sostiene che non sia così.

Pro e contro della dieta vegana

Dieta vegana e covid

Quando si parla di dieta vegana la discussione è sempre aperta. Non tanto per la sostenibilità, senza dubbio maggiore rispetto a quella di una dieta in cui è compreso il consumo di carne. Quanto per quel che concerne quelli che sono gli effetti sull’organismo. Perché, se è palese che mangiare meno carne faccia bene all’organismo, non è detto che seguire una dieta vegana faccia bene a tutti gli organismi.

Vi sono delle persone che per motivi etici hanno intrapreso questo percorso alimentare e che per via delle proprie condizioni di salute lo hanno dovuto interrompere. Quindi la questione, spesso e volentieri, cambia in base alla situazione del singolo.

Premesso ciò, il dibattito è nato ultimamente per via di uno studio pubblicato su BMJ Nutrition Prevention and Health che sostiene come seguire una dieta vegana o vegetariana potrebbe aiutare a non contrarre il covid.

Va detto che un campione di 700 persone non può essere considerato abbastanza vasto da lasciare senza dubbi. Ma è stato interessante vedere come i partecipanti, sia onnivori che vegetariani e vegani, avessero reagito per quel che concerneva il rischio di ammalarsi di covid.

Non tutti concordano con i risultati

La ricerca è abbastanza chiara nei suoi risultati: questi indicherebbero che una dieta nella quale la carne era scarsamente o per niente consumata potrebbe proteggere dal contagio. La squadra di ricercatori ha preso 702 brasiliani adulti tra marzo e luglio del 2022 e li ha divisi tra chi era onnivoro e chi consumava prevalentemente verdure. Il secondo con gruppo è stato poi suddiviso tra vegani e vegetariani e flexitariani, ovvero quelli che mangiano pochissima carne. Dell’intero campione in 330 sono rimasti contagiati dal covid: 106 con sintomi moderati e 224 con sintomi lievi.

I dati hanno mostrato che ad ammalarsi sono stati principalmente gli onnivori (50% contro il 40%) rispetto a chi consumava poca carne o per niente. Di base coloro appartenenti al secondo gruppo era meno colpito da patologie pregresse, si muoveva di più, era generalmente più sano. Insomma non possedeva quei fattori di rischio legati al contagio di forme gravi di covid. Secondo lo studio, quindi, chi segue una dieta vegana o vegetariana ha una probabilità del 39% più bassa di rimanere contagiato.

Detto ciò sono molti gli esperti che non considerano questo studio efficace. Soprattutto nel momento in cui afferma che le diete a base vegetale prevengano il contagio da covid. E non solo per via del campione ridotto e della natura dello studio ma anche perché esistono altri che sottolineano come alcune sostanze nutritive capaci di combattere la malattia siano ottenibili più facilmente da una dieta onnivora.

Coriandolo, i benefici

Il coriandolo è un ingrediente molto importante di diverse cucine, tra le quali quelle mediterranee. Non è amato da tutti, ma può essere un toccasana per alcune problematiche.

Coriandolo contro i problemi gastrointestinali

Ovviamente dobbiamo usarlo nel modo giusto e nelle dosi consigliate, onde evitare di stare male o crearci dei disturbi causati dall’eccesso di consumo. Il coriandolo fa parte della famiglia delle Ombrelliferae ed è originario dei Paesi del Mediterraneo. Le sue foglie sono piccanti e apprezzate in particolare nella parte orientale del mondo, tanto da essere chiamato anche prezzemolo cinese. Nella zona mediterranea tendiamo a consumarne più i frutti, simili al pepe, macinati.

I benefici del coriandolo sono diversi e perfetti per prenderci cura dei nostri problemi gastrointestinali. Grazie al suo essere antispasmodico, stomachico e carminativo è un ottimo rimedio naturale contro il gonfiore, contro le coliche addominali e le difficoltà digestive. Perfetto per condire piatti di diverso genere è anche ottimo consumato come tisana. O come infuso digestivo. La ricetta base prevede 2 grammi di semi di coriandolo in 100ml di acqua bollente da far riposare per qualche minuto. Un paio di cucchiai dopo i pasti aiuteranno a digerire e a eliminare i gas intestinali.

Il coriandolo aiuta anche a stimolare l’organismo, favorendo l’appetito e attenuando il senso di fatica. È conosciuto per essere un ottimo tonico per il sistema nervoso e per l’attività cerebrale. Senza contare le sue doti antibatteriche e antimicotiche. Si tratta quindi di un ottima spezia o verdura fresca da aggiungere ai propri piatti.

Conosciuto fin dall’antichità

Storicamente parlando, parliamo di una pianta molto conosciuta. Plinio il vecchio, ad esempio, suggeriva di mettere dei semi di coriandolo sotto il cuscino per evitare mal di testa e febbre. Se siete intenzionati a coltivarlo dovete ricordare che può avere influenza sulle piante circostanti. Rafforza infatti piante come l’anice e fa soffrire ortaggi come il finocchio.

Il suo nome deriva dal latino Coriandrum, che discende dalle parole corys, che in greco significa cimice e ander, che significa somigliante. E questo dipende dal fatto che, prima della maturazione dei frutti, la pianta odora similmente alle cimici. Quindi in modo sgradevole. Messe da parte queste note di colore, va sottolineato che se gradito al gusto il coriandolo non fa male alla salute.

Se consumato nel modo giusto aiuta a digerire e stimola l’appetito e la forza.  Ci consente quindi di stare bene. Prendiamolo in considerazione come aggiunta alla nostra dieta, sia fresco che macinato. Soprattutto se soffriamo di aria nella pancia o difficoltà di digestione.

Fagioli bianchi, perché fanno bene

Perché i fagioli bianchi fanno bene? Questo legume è più importante di quel che pensiamo per il mantenimento del nostro stato di salute. Scopriamo insieme i benefici che può apportare alla nostra vita.

Legumi ottime proteine vegetali

È risaputo che in generale i legumi facciano bene se consumati nei modi e nelle quantità giuste. Parliamo di proteine vegetali facilmente assimilabili dall’organismo, piene di nutrienti e facili da digerire. Uno studio recente ha sottolineato come sempre più giovani decidano di puntare su una alimentazione comprendente lenticchie, ceci, piselli e fagioli.

Questo deriva anche dal fatto che sempre di più, anche a prescindere dal voler seguire uno stile di vita vegano, le nuove generazioni puntano a una alimentazione sana e sostenibile. La ricerca pubblicata su Ebio Medicine del gruppo Lancet ha spiegato come in generale i legumi e in particolare i fagioli bianchi suddetti migliorino il microbiota intestinale. Come? Funzionando come dei prebiotici e quindi aiutando nella crescita dei batteri intestinali buoni.

Un fattore di protezione nei confronti, tra le altre cose, dei tumori del colon retto e di polipi. Entrando più nello specifico nello studio, questo è stato condotto dagli studiosi di oncologia del MD Anderson Cancer Center di Houston. Il campione, formato da circa 50 persone obese che presentavano una storia pregressa di polipi o tumori intestinali, è stato sottoposto a un regime dietetico di 8 settimane che prevedeva, tra le altre cose, una porzione di 16 grammi di fagioli giornaliera.

Lo studio è stato condotto a doppio cieco, con gruppo di controllo. Dopo otto settimane è stata invertita la dieta dei due gruppi, fornendo i fagioli bianchi a chi non li aveva consumati. Ogni quatto settimane sono state eseguite analisi di campioni di sangue e di feci di tutti i partecipanti.

Cosa fanno i fagioli bianchi

I risultati hanno mostrato un cambiamento della flora batterica intestinale in chi aveva mangiato i fagioli. Questi erano cotti al vapore e conservati in scatola in una soluzione di acqua e sale. Al suo interno compariva una maggiore presenza di specie come il Faecalibacterium, l’Eubacterium e il Bifidobacterium.

Allo stesso tempo è stato notato un aumento di alcuni metaboliti batterici positivi e di acido pipecolico, una molecola. Anche i marcatori di infiammazione sono calati. Cosa suggerisce questo? Che le specie vegetali con alto contenuto di fibre sono positive per l’apprato intestinale e che i legumi, ma i fagioli bianchi maggiormente, dovrebbero essere consumati di più all’interno della dieta.

Basterebbe, come illustra lo studio, anche una porzione minima giornaliera.

Magnesio, in quali cibi si trova

Il magnesio è un minerale tra i più importanti per il funzionamento dell’organismo. Vediamo insieme cosa mangiare per poterlo integrare naturalmente con successo.

Magnesio basilare per il nostro benessere

Si parla spesso di magnesio come alleato per la salute. Non solo per quel che riguarda il raggiungimento di uno stato di benessere generale ma anche per quel che riguarda la prevenzione di alcune malattie specifiche. Questo minerale e naturalmente presente all’interno del nostro corpo nelle cellule e aiuta a regolare centinaia di enzimi. Influenza la sintesi proteica, la produzione di energia ed è di basilare importanza anche per la salute delle ossa, del cervello e dei muscoli.

Quando presentiamo una carenza di magnesio, i sintomi sono disturbi del sonno, crampi muscolari e affaticamento. Tutti problemi che rischiano di mettere in difficoltà il nostro vivere quotidiano. Per tale ragione dobbiamo cercare di incrementare adeguatamente le quantità di magnesio attraverso la dieta. Consumando cibi che ne contengono ottime quantità.

Ovviamente dobbiamo sempre consultarci col nostro medico prima di assumere integratori o modificare eccessivamente la nostra dieta. È importante non creare squilibri che possano mettere a repentaglio la nostra salute.

Non è difficile integrare questo minerale all’interno di una dieta sana ed equilibrata. Soprattutto se si prediligono alimenti semplici ma ricchi di nutrienti.

Assumerlo con l’alimentazione

Uno dei primi alimenti sui quali fare affidamento sono i semi di zucca. Il consiglio è quello di consumarne di privi di sale. Sono uno snack gustoso da consumare e a contempo possono essere aggiunti all’interno di insalate di ogni genere. Contengono anche un’ottima dose di proteine, fibre e grassi sani.

Anche le banane sono un’ottima integrazione naturale di questo minerale. Supporto unico per le funzioni muscolari e nervose, sono una soluzione gustosa e di facile consumo anche per coloro che magari hanno problemi nello sperimentare alcuni cibi. O mangiare frutta secca.

Proprio in tal senso le mandorle possono essere un’ottima fonte di magnesio, apportando all’organismo anche delle dosi importanti di Vitamina E. Che insieme ai grassi monoinsaturi è di supporto al mantenimento delle funzioni cellulari e alla salute del cuore.

Per consumarle le opzioni sono principalmente due: una manciata come spuntino o l’aggiunta di un cucchiaio di burro di mandorle spalmato sul pane. Anche gli spinaci sono un’ottima fonte, con l’aggiunta di Vitamina A, C e ferro, sia cotti che crudi.

Per integrare magnesio nella propria dieta è consigliato anche il consumo di avocado. Parliamo di un superfood perfetto da unire a un ‘altra fonte di magnesio, ovvero i fagioli neri. Talvolta, è evidente, basta davvero poco per recuperare nutrienti importanti.

Dieta sana e salvatempo: i consigli per la spesa

Come ci si può organizzare in modo tale che la nostra spesa alimentare ci consenta di intraprendere una dieta sana e allo stesso tempo di risparmiare tempo prezioso? La salute deve infatti essere il nostro primo pensiero, ma è importante anche ottimizzare i tempi della spesa, così da realizzare un’efficiente gestione del tempo, sempre più importante nel contesto della vita moderna. Di seguito qualche utile consiglio.

Dieta sana
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Fame, aumenta con i turni di notte

La fame aumenta coi turni di notte? Quella che è sempre stata una sensazione di tutti coloro obbligati a lavorare in quel lasso di tempo trova in pratica una conferma.

fame nervosa

Fame e turni di notte non solo sensazione

Si potrebbe dire più generalmente che lavorare di notte non fa benissimo alla salute e per diversi motivi. Uno tra tutti è che va a essere disturbato il ritmo circadiano sul quale il nostro organismo si basa. Vi è poi il problema dettato dalla fame.

Chiunque abbia mai fatto dei turni di notte o anche abbia passato insonne una nottata sa benissimo che il mattino dopo, se non durante la veglia stessa, la sensazione di fame è alle stelle. Qualcosa che ci porta non solo a spizzicare qualcosa durante la notte, ma anche a mangiare con più voracità al mattino e durante la conseguente giornata.

Fino a questo momento si parlava di sensazioni. Ora uno studio condotto dall’Università di Bristol e pubblicato sulla rivista Communication Biology ha dato una conferma. Nello specifico in questa ricerca ci si è basati sul corticosterone, un ormone che ha nei topi lo stesso compito che ha il cortisolo negli esseri umani.

Una sostanza che mette il nostro corpo in allerta, che aumenta nelle ore che precedono il risveglio e diminuisce nel corso del giorno. Gli scienziati hanno praticamente ritoccato attraverso iniezioni di corticosterone il ritmo circadiano dei topi, simulando una sorta di turno di notte per loro.

Hanno notato che le cavie mostravano cambiamenti nel livello di appetito. Nel loro caso la quantità di cibo era pari a quella del gruppo di controllo ma veniva consumata in orari nei quali i topi avrebbero dovuto dormire. Insomma, analogamente a ciò che accade negli umani quando fanno il turno di notte, i topi sviluppavano un maggiore senso di fame.

Cosa accade scientificamente

Questo sarebbe dipeso, secondo gli scienziati, dall’aumento dell’attività del geni che regolano la fame. Negli umani, con molta probabilità, accade la stessa cosa. Come combattere il problema? Per noi gli esperti suggeriscono di rimpicciolire la finestra di ore nelle quali alimentarsi.

Il problema sostanziale e che un comportamento simile è più facile a dirsi che a farsi. Soprattutto se si fanno turni di notte di lavori impegnativi e non è solo la sensazione di fame a prevalere, ma anche il bisogno di inserire calorie nell’organismo per poter lavorare.

Se fate turni di notte e sentite il desiderio di mangiare qualcosa puntate a consumare degli alimenti che siano il più possibile salutari è in grado di non causare problemi di nessun genere.

Dieta Pritikin: molti carboidrati, pochi grassi

Dieta Pritikin: è adatta a tutti? Parliamo di un regime alimentare prettamente vegetale che sta diventando nuovamente virale. Nonostante si tratti di un approccio all’alimentazione abbastanza anziano.

Quando nasce la dieta Pritikin

La dieta Pritikin è stata ideata infatti nel 1976 e da qualche tempo è rientrata nelle grazie di molte persone. Sebbene non sia il classico regime alimentare seguito da chi negli ultimi anni ha fatto della dieta chetogenica e di quelle iperproteica uno stile di vita da seguire.
Perché diciamo questo? Perché è composta per il 70% da carboidrati, dal 15% di grassi e dal 15% di proteine. Abbiamo specificato che si tratta di un’alimentazione di tipo principalmente vegetale. Essa si basa su alimenti go, che è possibile consumare senza problemi e alimenti stop che sarebbe meglio evitare.

Alla prima classe appartengono legumi, verdura e frutta. Alla seconda oli vegetali e carni lavorate. Esistono poi gli alimenti cautela come dolcificanti raffinati e i cereali, da consumare con parsimonia. Nonostante abbia quasi 50 anni la dieta Pritikin è già rientrata per US news and World tra le migliori diete del 2024. Ideata da Nathan Pritikin, questa dieta si associa essenzialmente a uno stile di vita che prevede attività fisica quotidiana per sei giorni su 7 per almeno 30 minuti e per un massimo di 90.

Come già sottolineato sono tre le categorie di alimenti previste da questa dieta. Da quella dalla quale possiamo prendere praticamente senza problemi vi sono legumi e cereali integrali, pesce e proteine magre come il pollo senza pelle e latticini senza grassi. Tra quelli che dobbiamo evitare vi sono invece le carni lavorate, tuorli d’uovo, i cibi ricchi di grassi saturi e le frattaglie.

Pochissimi grassi e poche carne

Questa dieta spinge per il consumo di carboidrati complessi come il riso, pasta e pane integrale mentre vengono esclusi quasi tutti gli elementi di origine animale. Appare essere di successo perché alla ricchezza di carboidrati e alla povertà di grassi unisce una buona dose di esercizio fisico.

Se si vuole seguire la dieta Pritikin bisogna accettare di dover fare 5 pasti al giorno e una sessione di allenamento. Generalmente la colazione prevede un paio di gallette di riso, un tè al limone e una spremuta di pompelmo. A metà mattinata è prevista sempre una galletta di riso che può essere alternata a merenda con un frullato di frutta. Il pranzo è generalmente composto da risotto o pasta integrale poco condita, circa 50 grammi, insalata e petto di pollo alla griglia con un frutto. La cena prevede sempre il consumo di un carboidrato complesso alternativo a quello della pranzo con verdura e in alcuni casi pesce.

Alternative al pane con meno carboidrati

Quali sono le alternative al pane con meno carboidrati? Sia per assumerne di meno che per seguire una dieta chetogenica potremmo aver bisogno di questo tipo di prodotto. Come possiamo regolarci di conseguenza?

Ecco le principali alternative al pane

Quando si parla di alternative al pane si parla spesso proprio di alimenti keto friendly, ovvero che presentano un basso indice di carboidrati. Io sono un esempio la farina di mandorle, la farina di cocco e diverse farine di semi come quelli di zucca, di Chia, di lino o di girasole. Il pane ottenuto da queste farine può essere anche considerata una buona fonte di fibre.

Senza contare che è possibile prepararli fai da te con semplicità. Fra le alternative al pane più interessanti vi sono senza dubbio le piadine e i wrap cucinati con le farine sopra descritte. Parliamo di alimenti facili da preparare in casa o da acquistare già pronti in negozi specializzati o nei supermercati.

Tra le alternative al pane classico una delle più gustose e il pane nuvola. Semplice da preparare e ancor meno complesso se preparato secondo la variante chetogenica. Gli ingredienti da utilizzare sono 3: lievito, formaggio cremoso o yogurt greco e uova. Si tratta di un alimento molto leggero e arioso che ricorda davvero la consistenza di una nuvola.

Si dividono gli albumi dai tuorli e i primi vengono montati a neve mentre gli altri vengono mescolati con il lievito e il formaggio scelto. Dopodiché il composto con i tuorli viene incorporato delicatamente agli albumi montati a neve cercando di mantenere l’aria all’interno.

L’impasto così ottenuto viene poi porzionato in piccoli panini sulla carta da forno messa sopra una teglia. Infornati intorno ai 180 gradi sono pronti quando appaiono dorati e soffici. Non mancano, tra le alternative al pane, anche i pancake di cavolfiore. Per ottenerli basta triturare finemente il cavolfiore crudo per ottenere una sorta di farina. E poi lavorare il composto come si farebbe per preparare delle frittelline da cuocere in padella.

Attenzione a non creare carenze

È comprensibile, soprattutto all’interno di una dieta chetogenica, voler abbassare la quantità di carboidrati ingeriti. Ma fate attenzione a utilizzare questo approccio sempre sotto consiglio di un medico. Affinché il nostro corpo possa funzionare al meglio c’è bisogno per prima cosa di non creare carenze. E anche i carboidrati sono necessari per il corretto funzionamento del nostro organismo.

Senza contare che per mantenere sano il nostro corpo abbiamo bisogno anche nella giusta dose di fibre. Capaci di mantenere attive e funzionanti la peristalsi e la motilità intestinale.

Trucchi smorza fame, eccoli

Esistono dei trucchi smorza fame per riuscire a mangiare di meno. Di certo non possono essere considerati come una panacea pro dimagrimento, ma possono ad aiutarci ad assumere meno calorie.

Ecco alcuni trucchi smorza fame

Soprattutto dopo aver sgarrato un po’ di più durante le feste, sentiamo il bisogno di rientrare in carreggiata. I trucchi smorza fame che vi stiamo per suggerire possono essere utili sia per un momento di detox che per aiutarvi nel corso di una dieta restrittiva.

Il primo, quasi da dare per scontato, è quello di bere un bicchiere di acqua prima dei pasti. È un modo semplice per attenuare la sensazione di fame e al contempo riempire un po’ lo stomaco. Per la stessa ragione è consigliato iniziare i pasti principali con un brodo o con una zuppa. Si può arrivare addirittura a ridurre le calorie del 20%.

Di conseguenza, più o meno sulla stessa linea, è bene mangiare verdura a ogni pasto. Non solo perché a meno di particolari patologie fanno bene, ma perché le fibre saziano in modo più veloce.

Vi farà ridere, ma tra i trucchi smorza fame vi è quello indossare, soprattutto se mangiate fuori, delle giacche con i bottoni o degli abiti con una cintura. La “costrizione” rappresentata dagli abiti può farci rendere conto se effettivamente stiamo mangiando troppo. È possibile dire che il sentirsi più stretti spinge a rallentare o smettere di mangiare.

Tra i trucchi smorza fame vi è anche quello di consumare dei carboidrati integrali che, grazie alla presenza di fibre, inducono una sazietà maggiore. Allo stesso tempo è possibile preferire degli alimenti, il più salutari possibile, che ci costringano a masticare a lungo come pistacchi, crostacei e agrumi.

Anche i piatti sono importanti

È importante inoltre mangiare sempre dai piatti e mai dai contenitori. In questo caso infatti si rischia di consumare il 50% di cibo in più. Tra i trucchi smorza fame più particolari vi è senza dubbio quello di ascoltare della musica piacevole, abbassando contestualmente le luci. Insieme a quello di utilizzare dei piatti che abbiano colori a contrasto con la pietanza.

Infine, ma non per importanza, un trucco importante è quello di masticare a lungo per aumentare il senso di sazietà.

Questi trucchetti non sono affatto pericolosi, dato che si limitano semplicemente ad aiutare la persona a gestire l’approccio al cibo. Senza effettivamente limitarlo o dare vita a criticità. Ovviamente anche in questo caso c’è bisogno di buon senso. Se si ha il potassio alto bisogna tenersi lontani da alimenti integrali. Se si soffre di diverticoli o di altre patologie a carico dell’intestino bisogna valutare bene l’assunzione di speciali tipi di fibre e di verdure.