Il tè Kombucha fa bene oppure no?

Se vi interessate di antichi rimedi della medicina cinese, avrete sicuramente sentito parlare del tè Kombucha, un tè di origine orientale, soprannominato “tè dei miracoli” in quanto sarebbe in grado di portare notevoli vantaggi alla cura di diverse malattie.

In poche parole, il Kombucha è una bevanda fermentata a base di tè e di una coltura di lieviti e batteri; il preparato Kombucha va fatto sciogliere in una soluzione di tè verde o nero con lo zucchero, fatto bollire, filtrato, e, infine, fatto riposare per quindici giorni prima di bere.

Un po’ di storia: la bevanda risale al 250 a. C., quando iniziò ad essere usata dalla dinastia cinese Qin come elisir di lunga vita; grande popolarità del tè Kombucha si ha nella Russia degli inizi del Novecento, anche se in Oriente non ha mai smesso di essere consumato; adesso, grazie all’interesse degli occidentali per le medicine orientali, ha iniziato a diffondersi anche da noi.

Come dicevamo all’inizio, il Kombucha è stato soprannominato “tè dei miracoli” perché pare sia ottimo per combattere malattie come il colesterolo, la pressione alta, l’arteriosclerosi, e disturbi come quelli intestinali, quelli digestivi, passando per l’insonnia e il nervosismo. I benefici del Kombucha non sono supportati da prove scientifiche, ma gli è sempre stato riconosciuto un buon contenuto di vitamine B e C, di aminoacidi, di enzimi attivi e di probiotici.

Tutto bene sembrerebbe, ma in seguito a certi moniti di alcuni scienziati, la fama del Kombucha inizia a scricchiolare: pare, infatti, che questa bevanda produca diversi effetti collaterali, tra i quali eruzioni cutanee, vomito e ittero.

Attenzione, però: nessuno vuole demonizzare il tè Kombucha, anche perché sono tante le persone che sostengono di averne tratto molti benefici, è solo che esperti, come la dottoressa Emma Williams della British Nutrition Foundation, avvertono di essere cauti nel consumo di questa bevanda, almeno in mancanza di prove scientifiche che ne attestino i benefici certi.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento