La dieta del digiuno per curare il diabete

Sarebbe una possibile soluzione per rigenerare le cellule del pancres, cominciare a produrre più insulina e quindi contrastare il diabete. Un recente studio afferma che la “dieta del digiuno” possa contribuire al corretto funzionamento delle unità preposte al rilascio di insulina grazie ad un regime alimentare a ridotto contenuto di calorie, con grande apporto di grassi insaturi.

Lo studio statunitene è stato pubblicato sulla rivista Cell dopo che i ricercatori hanno condotto una ricerca su topi la laboratorio, sottoposti a questo regime alimentare: cinque giorni a basso contenuto di calorie, proteine e carboidrati ma con elevato apporto di grassi insaturi (circa 800-1.000 calorie al giorno). A questa fase ne segue una di 25 giorni in cui invece si può mangiare liberamente.

> DIETA E DIABETE, IL PARERE DEL DIABETOLOGO

Questa speciale dieta del digiuno permette al pancres di essere stimolato in modo da rigenerarsi e far regredire i sintomi del diabete. I test hanno infatti evidenziato benefici sia nei confronti del diabete di tipo uno che in quello di tipo due. Il primo tipo di diabete è causato da un cattivo funzionamento del sistema immunitario che distrugge le cellule beta, il secondo invece è dovuto in gran parte allo stile di vita e alla mancata rispotta dell’organismo all’insulina.

> SALUMI E INSACCATI AUMENTANO IL RISCHIO DIABETE

E ancora una volta i ricercatori sottolineano quanto sia importante l’alimentazione per la cura del diabete. Questa scoperta indatti può essere un importante punto di partenza anche dal punto di vista clinico perchè mostra come l’alimentazione possa riprogrammare le cellule del nostro corpo senza alcuna alterazione genetica.

Salumi e insaccati aumentano il rischio di diabete

 

Cosa mangiare per contrastare il rischio di diabete di tipo 2? Ognuno di noi deve seguire una dieta, ovviamente calcolata sul proprio stile di vita e sulle necessità riguardanti la propria salute. Insomma, i regimi devono essere personalizzati, anche se ci sono delle regole comuni da tenere ben presenti. Per esempio, che consumare salumi e insaccati può aumentare il rischio di diabete.

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Radicchio: calorie e valori nutrizionali

Il Radicchio, appartenente alla famiglia delle Composite, è una varietà di cicoria che accompagna da sempre i nostri piatti grazie al suo gusto particolare e alle innumerevoli proprietà benefiche per il nostro organismo. Esistono tante varietà di radicchio che si differenziano tra di loro per provenienza, forma e sapore. Tra le varietà di radicchio presenti sul mercato abbiamo:

  • radicchio di treviso: forma allungata e colore rosso intenso con striature bianche, il suo gusto è deciso e amaro;
  • radicchio variegato di castelfranco: tondo, di colore bianco crema con foglie variegate rosse e viola, il suo sapore è amarognolo;
  • radicchio di verona: forma allungata, più piccolo rispetto alle altre varietà, il suo sapore è amarognolo;
  • radicchio di chioggia: di forma più arrotondata, colore rosso con striature rosse ha un sapore molto più dolce rispetto alle altre varietà.

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Diabete, il caffè rallenta l’assorbimento del glucosio

Per gli italiani il caffè è un piacere cui non si può rinunciare: corto, lungo, macchiato, dec. Ovviamente bisogna berlo con moderazione, perché se da un lato ha un effetto drenante, quindi migliora la circolazione e aiuta a sconfiggere la cellulite, dall’altro la caffeina è un eccitante e influisce sul cuore. Ma c’è molto di più. Secondo un recente studio dell’INRAN (Istituto nazionale per la ricerca in materia di alimenti e nutrizione), il caffè è in grado di inibire uno degli enzimi intestinali deputati alla digestione dei carboidrati.

Questo potrebbe essere un punto a suo favore, perché in questo modo si determina un rallentamento nell’assorbimento del glucosio, attenuando così il picco glicemico che si osserva dopo il consumo di un pasto, contribuendo alla riduzione del rischio di diabete di tipo 2.  Insomma, in caffè per sconfiggere il diabete.

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La Giornata Mondiale del Diabete si festeggia oggi in 500 piazze

Proprio oggi si celebra la Giornata Mondiale del Diabete. Purtroppo questa malattia, insieme all’obesità, è considerata la vera epidemia del terzo millennio. La diffusione è elevatissima e continua a crescere in modo esponenziale: nel 1985 c’erano 30 milioni di diabetici, oggi siamo a 300 milioni e nel 2030 arriveremo a 435 milioni. In Italia i malati di diabete sono il 4,8%. In moltissime piazze italiane (circa 500), questa domenica, potrete trovare tanti stand con diabetologi, medici e infermieri per ricevere materiale informativo.

La società italiana di Diabetologia ha realizzato un decalogo per la prevenzione. Sono semplici regole e molto chiare da tener ben a mente. La prima cosa da fare è tener controllato il peso: in caso di sovrappeso leggero, è importante mettersi a dieta per smaltire almeno 3 chili. Poi è importante fare attività fisica. I medici consigliano mezz’ora al giorno ogni giorno (passeggiate, nuoto, bicicletta, ballo, giardinaggio).

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Diabesità, la malattia del futuro

L’epidemia del terzo millennio si chiama Diabesità. È un neologismo per raggruppare quelle persone che sono obese e/o diabetiche. Il problema è ancora più allarmante se si stima l’evoluzione che la diabesità potrebbe avere nei prossimi anni: il numero dei diabetici è, infatti, destinato a salire, a livello globale, dagli attuali 246 milioni a circa 380 milioni nel 2025. Questo il tema del convegno che si è svolto in questi giorni al Senato cui hanno partecipato la fondazione Adi e l’associazione Diabete Italia.

I dati che sono stati diffusi in quest’occasione hanno davvero mostrato una fotografia preoccupante: un italiano su due ha problemi di peso, con il 34,2% in sovrappeso e il 9,8% obeso. Un esercito di 4 milioni 700mila italiani obesi, cui fanno da contraltare i 4 milioni di italiani affetti da diabete. Il problema grave sta poi per quelle persone che oltre a essere in sovrappeso hanno anche la malattia, figlia ovviamente della situazione legata ai chili di troppo.

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Padri grassi, figlie diabetiche

Una dieta paterna troppo ricca di grassi espone le figlie al rischio di diventare diabetiche. A dimostrarlo è uno studio condotto presso la University of New South Wales (in Australia) i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature. Lo studio, coordinato dalla dottoressa Margaret J.Morris, si è svolto su un campione di cavie da laboratorio le quali sono state suddivise in due gruppi: ad uno sono stati somministrati cibi ad alto contenuto di grassi mentre il secondo, il gruppo di controllo, seguiva un’alimentazione normale.

Com’è facile immaginare i topi del primo gruppo sono aumentati di peso ed hanno cominciato a mostrare i primi segni del diabete. Quello che ha sorpreso i ricercatori è stato scoprire che gli esemplari femmine generati da maschi in sovrappeso erano più propense a sviluppare il diabete anche se normopeso rispetto a quelle nate da maschi non obesi. Le loro cellule pancreatiche, responsabili della secrezione di insulina, si comportavano infatti in modo anomalo e circa 600 dei loro geni mostravano alterazioni.

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La sindrome metabolica

Sindrome metabolica, definizione

Più che una vera e propria patologia, la sindrome metabolica rappresenta una situazione clinica che include una serie di fattori di rischio e sintomi che si manifestano contemporaneamente nell’individuo e sono collegati al suo stile di vita e/o a patologie preesistenti. La sindrome espone ad un elevato rischio di insorgenza di patologie cardiovascolari, diabete e steatosi epatica, rischio che risulta ridotto solo da un drastico cambiamento delle proprie abitudini da parte di coloro che ne sono affetti.

Sindrome metabolica, le cause

La sindrome metabolica è particolarmente diffusa tra gli adulti fra i 50 e i 60 anni di età ma comincia ad interessare sempre più spesso anche i giovani a causa del dilagare dell’obesità infantile, dal momento che il fattore di rischio più importante per la sua insorgenza è senza dubbio il sovrappeso: l’eccesso di grasso corporeo, soprattutto addominale, causa infatti uno squilibrio nel metabolismo dei grassi e degli zuccheri tale da determinare un aumento dei livelli ematici di insulina (iperinsulinemia) che se non conduce direttamente al diabete concorre appunto all’instaurarsi della sindrome metabolica.

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Cannella contro cardiopatie e diabete

La cannella riduce il rischio di insorgenza di malattie cardiache e diabete. La scoperta è di un gruppo di ricercatori  francesi e statunitensi, guidati dal dottor Richard Anderson del Beltsville Human Nutrition Research Center dello United States Department of Agricolture. Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of American College of Nutrition, ha coinvolto un campione di 22 soggetti interessati dalla condizione clinica che tipicamente precede il diabete, caratterizzata da livelli elevati di glucosio nel sangue e definita pre-diabete.

Nel corso di undici settimane alla metà di essi è stata somministrata due volte al giorno, una dose di cannella pari a 250 mg mentre alla restante parte è stato dato un placebo. Le analisi del sangue successivamente effettuate avrebbero dimostrato, nel gruppo a cui era stata data la cannella, una riduzione del livello di glicemia addirittura del 23%.  Il merito, secondo i ricercatori, sarebbe degli antiossidanti contenuti nella spezia; sarebbero questi ad agire positivamente abbassando il livello di zuccheri nel sangue.

Come smaltire una sbronza:acqua, zuccheri e un po’ di moto

come smaltire una sbronza

Siete vittime dei postumi di una sbronza, o sbornia che dir si voglia? Avete nausea, mal di testa e vi sentite fiacchi? Bene, sembra proprio che abbiate esagerato con l’alcol; naturalmente non spetta a noi farvi una ramanzina, sapete perfettamente che bere troppo fa male alla salute e siamo certi che la prossima volta farete maggiore attenzione.

Sappiamo anche bene che è molto probabile che siate alla ricerca di un rimedio per smaltirla più in fretta possibile e affrontare serenamente i numerosi impegni che, come ogni giorno, vi attendono; ed è proprio di questo che vogliamo parlarvi. Secondo quanto affermato dalla dietologa neozelandese Lea Stening dalle pagine del quotidiano Stuff, per smaltire una sbronza non c’è nulla di meglio che bere molta acqua, muoversi un po’ e consumare cibi ad alto indice glicemico (pratica assolutamente sconsigliata a chi è affetto da diabete, naturalmente!) che rilasciando rapidamente zuccheri nel sangue aiutano a ritrovare l’energia perduta.

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Dieta e Diabete, il parere del diabetologo

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Cos’è il diabete e come cambia la vita di chi scopre di esserne affetto? Quali sono gli scopi della terapia nutrizionale e quali indicazioni alimentari occorre seguire per tenerlo sotto controllo? Esistono cibi permessi e cibi vietati a chi è diabetico? Per rispondere a queste e ad altre domande sul diabete mellito abbiamo intervistato per voi il Dottor Mario Manunta. Specialista in medicina interna e diabetologia, Mario Manunta è responsabile del Servizio di diabetologia della Casa di Cure Triolo Zancla a Palermo.

Dottor Manunta, può dirci sinteticamente quali sono gli obiettivi principali della terapia nutrizionale del diabete?

Lo scopo reale della terapia nutrizionale del diabete è quello di guidare il paziente nell’introito dei carboidrati perchè impari ad assumerli nel modo corretto e nei momenti giusti della giornata. La patologia stessa infatti impedisce la corretta gestione degli zuccheri.

In che modo esattamente i carboidrati incidono sul livello di glicemia?

Il nostro pancreas produce un ormone, l’insulina, che ha il compito di gestire gli zuccheri. L‘insulina si lega a particolari recettori cellulari che ne permettono l’internalizzazione all’interno della cellula stessa. Quando questo meccanismo è alterato si crea una situazione paradossale: gli zuccheri restano intorno alle cellule, ma non dentro. E’ come se andassimo a fare benzina e mettessimo il carburante nel portabagagli piuttosto che nel serbatoio. La macchina sarà piena di benzina ma ugualmente non potrà camminare. In queste condizioni le cellule richiedono continuamente zucchero, per questo motivo il diabetico è sempre affamato. La polifagia è un sintomo del diabete mellito.

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