Dieta dissociata è davvero sana?

La dieta dissociata è davvero sana? Sono molte le persone che seguono questo tipo di regime alimentare e che sono convinte che, per essere in forma e in salute bisogna separare in modo rigoroso carboidrati, grassi e proteine.

Le incongruenze della dieta dissociata

Basta vedere quelle che sono le principali diete diffuse al mondo per comprendere come la dieta dissociata rappresenti un po il fulcro di molte abitudini alimentari globali. Di solito i carboidrati vengono consumati a pranzo, mentre le proteine fanno parte della cena.

Secondo diversi esperti questo sarebbe semplicemente un mito: la dieta dissociata non potrebbe essere considerata tanto sana come in realtà avviene. Secondo la teoria alla base di questo regime alimentare, gli alimenti dovrebbero essere divisi con precisione per un consumo salutare. E la suddivisione sopra citata sarebbe in grado di aiutare non solo a mantenere un ottimo stato di salute ma anche a dimagrire.

Secondo gli scienziati della Fondazione Umberto Veronesi si tratterebbe di un approccio troppo semplice all’alimentazione. E la ragione sta nel fatto che la dieta dissociata rischia di essere vittima di un problema molto particolare: ovvero uno sbilanciamento nutrizionale di tipo potenziale.

Questo perché eseguendo una divisione così severa si rischia di privare il corpo dei suoi nutrienti essenziali. Non dobbiamo dimenticare che i carboidrati sono una fonte di energia immediata mentre le proteine ci aiutano a riparare e a far crescere i tessuti del nostro corpo.

Tra l’altro, sempre secondo gli esperti, la suddivisione rigida dei pasti in base alla dieta dissociata falserebbe anche il senso di sazietà. Eliminando i carboidrati dal passo serale si rischia di sentire più fame perché viene meno l’azione antifame e di stabilizzazione della glicemia.

Fare attenzione senza stress

Senza contare che una divisione così severa crea spesso problemi nell’organizzazione dei pasti. Quando ci approcciamo all’alimentazione non dobbiamo essere stressati e avere ansia, ma viverla con calma e tranquillità.

Ragione per la quale, secondo gli esperti, una dieta dissociata stretta non è così corretta da seguire. Bisogna piuttosto puntare a mangiare in modo equilibrato e con moderazione, cercando di bilanciare in modo corretto le proporzioni.

Possiamo fare ciò includendo nei nostri piatti tutta una serie di alimenti che contengano una giusta quantità di carboidrati, grassi sani e proteine. Dobbiamo inoltre imparare ad ascoltare le nostre esigenze e più nello specifico il nostro organismo.

Questo significa sì fare attenzione, ma non forzare su di noi dei regimi alimentari troppo rigidi. È per questo motivo che bisogna pianificare dei pasti equilibrati che contengano proteine magre, carboidrati integrali, grassi sani e verdure. Un piatto di questo genere non solo darà modo di mantenere livelli di energia adeguati ma sosterrà corretto senso di sazietà.

Dieta dissociata, è efficace?

La dieta dissociata è efficace? Cerchiamo di conoscerla meglio per capire se questo regime alimentare effettivamente porta al dimagrimento come si pensa. Prima cosa da sottolineare, viene considerata alternativa alla dieta mediterranea.

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Dieta dissociata, come funziona e tabella

Dieta dissociata come funziona tabella

La dieta dissociata è stata ideata dal medico americano Howard Hay e prevede che durante i pasti proteine e carboidrati non vengano assunti assieme. In questo modo, infatti, si evita che i carboidrati permangano troppo a lungo nell’intestino e fermentino. Vediamo insieme come funziona questo regime alimentare.

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Dieta dissociata per dimagrire: come funziona e schema settimanale

Dieta dissociata dimagrire come funziona schema settimanale

La dieta dissociata è stata messa a punto dal dottor William Howard Hay intorno agli anni ’20. Il principio fondamentale su cui si basa questo regime dimagrante è l’assunzione dissociata di alcune categorie di alimenti con lo scopo di regolare il metabolismo ed evitare l’accumulo eccessivo di sostanze dannose per l’organismo.

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Separare carboidrati e proteine aiuta a perdere peso?

A pranzo pasta, la sera bistecca. Quante volte abbiamo fatto questo pensiero? È molta diffusa la teoria che i carboidrati e le proteine vadano separati, per aiutare il corpo non solo a smaltire più rapidamente, ma anche a dimagrire. È realmente così? Come sempre ci sono due fazioni: da una parte quelli che sono convinti che si tratti di un metodo sicuro, dall’altra quelli che invece sostengono che non ci sia una prova scientifica.

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Troppe diete fai-da-te e digiuni forzati per gli adolescenti

Essere belli e piacenti. È questo, quello che ricercano gli adolescenti, soprattutto quelli in età da liceo. Per provarci che cosa fanno? Ovviamente navigano su Internet, acquistano riviste e copiano delle diete fai da te per perdere peso, magari imitando la loro star preferita. Lo rivela un’analisi del Centro studi Tisanoreica e l’università degli Studi di Padova.

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Il mantenimento della dieta dei tre giorni

Qualche giorno fa vi avevamo parlato della dieta dei tre giorni, un regime alimentare grazie al quale, in sole 72 ore avreste potuto perdere fino a due chili, grazie ad alcuni menù studiati per disintossicare l’organismo. Per mantenere i risultati raggiunti, dopo questi tre giorni di dieta è necessario seguire un programma di mantenimento, che aiuti a consolidare quanto ottenuto. Per far ciò è necessario potenziare l’esercizio fisico, seguire una dieta da circa 1.200 calorie e seguire 5 semplici regole salva linea.

Per prima cosa non eccedere con le porzioni, soprattutto con quelle più caloriche; per non servirsi porzioni troppo piccole, cercatele magari di arricchire con della verdura; la quantità ideale di una porzione è di circa 60 grammi. Cercate di bere in abbondanza, soprattutto acqua oligominerale alcalina, che ha effetti diuretici e disintossicanti; bevete soprattutto lontano dai pasti per prolungare l’effetto sazietà. Evitate le bevande zuccherate, quelle amare, gli aperitivi che stimolano l’appetito e gli alcolici in genere.

Cercate di separare i carboidrati dalle proteine, in quanto distribuire i nutrienti nel corso della giornata facilita il consumo di grassi e calorie, ostacolando l’accumulo di peso; attuare una dieta dissociata è semplice, basta consumare a pranzo i carboidrati come il pane, la pasta e i cereali e a cena i cibi proteici.

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Dieta dissociata: attenzione all’insulina

attenzione all'insulina nella dieta dissociata

A volte, dopo una dieta, si inizia a dimagrire ma ad un certo punto la bilancia si blocca. Più ci si fissa sull’io di dover perdere altri chili e più il corpo si ribella. Ma attenzione anche alla dieta dissociata. Uno dei tanti luoghi comuni da sfatare è quello secondo cui la dieta dissociata consista essenzialmente nel non mangiare carboidrati, proteine e frutta acida nello stesso pasto.

 Bisogna ricordare che questo tipo di dieta prevede altre quattro regole:

  1. mangiare prevalentemente frutta e verdura
  2. limitare la quantità giornaliera di proteine, amido e grassi
  3.  mangiare cereali integrali e non raffinati
  4. lasciare passare almeno 4 ore tra pasti diversi.

Dall’altra parte, però, il limite più grande di questa dieta è insito proprio nel principio cardine: mangiare i carboidrati da soli, magari con sola verdura, provoca eccessivi picchi di insulina, responsabili per esempio della fame nervosa e di al­terazioni croniche del metabolismo su base ormonale. Un regime alimentare buono è invece quello in cui ogni singolo pasto prevede un giusto equilibrio tra i vari nutrienti (40% di carboidrati, 30% di proteine e 30% di grassi).

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La dieta per chi ha il girovita largo

girovita largo

Gambe snelle e fianchi stretti, mentre ciccia e rotolini si accumulano sempre intorno al girovita e uno strato di adipe copre i muscoli addominali; basta solo qualche piccola trasgressione alimentare per notare subito le classiche “maniglie dell’amore”: sono i tratti tipici della donna di costituzione cosiddetta “androide” o “a mela”. Così, anche quando si perdono un paio di chili di troppo, il risultato finale è in ogni caso un punto vita più largo rispetto al resto del corpo, e perciò, anche una silhouette che risulta poco armonica.

Per perdere un paio di chili e snellire il punto vita occorre innanzitutto regolarizzare il metabolismo e non rimanere a lungo a digiuno; la cosa migliore è scegliere un’alimentazione equilibrata con orari dei pasti regolari. Per facilitare la digestione, adottate una dieta dissociata, cioè consumate i carboidrati a pranzo e le proteine a cena; in più, ricordate di assumere vegetali e frutta per stimolare le funzioni di intestino e fegato. Infine, cercate di fare un po’di movimento, basta anche una semplice passeggiata di 10-15minuti, e alcuni eserciti mirati, come addominali e hula hoop.

La dieta dissociata ideale è di circa 1.200 calorie al giorno, e si basa su un piatto unico; il pranzo inizia con un’insalata mista a base di verdure amare, come cicoria, radicchio e insalata belga, dalle proprietà disintossicanti, e si conclude con un primo piatto a base di pasta, riso o cereali, mentre è sempre bene consumare la frutta lontano dai pasti.

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Dieta South Beach

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Messa a punto dal cardiologo Arthur Agatston, che la descrive nel libro “The South Beach Diet: the delicious, doctor-designed foolproof plan for fast and healthy weight loss”,  la dieta South Beach si basa sulla restrizione dei carboidrati, sull’indice glicemico degli alimenti e sulla distinzione tra grassi buoni e grassi cattivi.

Sono ritenuti grassi cattivi i grassi saturi e polinsaturi contenuti negli alimenti raffinati e di origine animale, mentre sono da ritenere grassi buoni i grassi saturi, come l’olio extravergine di oliva.

Analogamente a quanto abbiamo già visto per la Dieta Atkins anche la dieta South Beach è suddivisa in più fasi:

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Dieta Beverly Hills

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La Dieta Beverly Hills fu messa a punto da Judy Mazel, direttrice di un esclusivo centro di dimagrimento di Los Angeles e, pare, ex bambina obesa. Caratteristica di questo regime dietetico è l’abbondante consumo di frutta, soprattutto, esotica, come alimento prevalente.

Come la dieta dissociata,  la dieta Beverly Hills, nota anche come dieta holliwoodiana, si basa sul principio che  assumere carboidrati e proteine nello stesso pasto sia dannoso per la linea.

Per questo motivo, durante le cinque settimane di durata previste da questo programma dietetico, proteine, carboidrati e frutta andranno assunti separatamente. Allo stesso modo è permesso mangiare solo un tipo di frutta per volta, a distanza di almeno un’ora l’uno dall’altro. Bocciate quindi le godibilissime macedonie.

La dieta si articola in più fasi: durante i primi 7 giorni si mangia solo ed esclusivamente frutta esotica, soprattutto ananas,  in seguito a questo periodo di disintossicazione è possibile introdurre gradualmente altri cibi che non è necessario pesare e che andranno consumati preferibilmente alla sera. Questo fino alla quinta settimana.

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Dieta del minestrone

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Come la dieta della banana, anche la dieta del minestrone è una delle cosiddette diete a tema, prevede cioè il consumo prevalente di un solo tipo di alimento o pietanza, in questo caso il minestrone di verdure.

Fu  messa a punto appositamente al Sacred Memorial Hospital di St. Louis per i soggetti obesi che dovevano sottoporsi a interventi chirurgici e andava seguita per 10/14 giorni.

Il fatto che sia stata elaborata in ambito ospedaliero non deve far pensare che la dieta del minestrone sia per forza sana ed equilibrata, infatti lo scarso apporto calorico e la eliminazione quasi totale di nutrienti fondamentali per il nostro benessere come proteine e carboidrati, rendono fortemente sconsigliabile osservarla per un periodo superiore a quello indicato: 1-2 settimane al massimo.

I primi giorni di dieta prevedono l’assunzione esclusiva di minestrone, frutta, succhi di frutta non zuccherati e tè cui vanno ad aggiungersi, a partire dal quarto giorno, carne, riso integrale, latte o yogurt.

Primo giorno

Colazione: caffè o tè-frutta a scelta (escluse uva e banane)

Spuntino: succo di frutta senza zucchero

Pranzo: minestrone-mele

Merenda: succo di frutta senza zucchero

Cena: minestrone-pere.

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Dieta Atkins

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La dieta Atkins

La dieta Atkins prende il nome dal suo ideatore, il cardiologo statunitense  Robert C. Atkins che la elaborò negli anni ’70 e, in seguito, ne illustrò dettagliatamente i principi nel manuale dal titolo: “Dr Atkins New Diet Revolution”.

Analogamente alla dieta scarsdale, la dieta Atkins è caratterizzata da un regime alimentare povero di carboidrati e ricco di proteine cui vanno però ad aggiungersi i grassi. Questa dieta si fonda infatti sull’assunto che la riduzione drastica dell’apporto giornaliero di carboidrati costringa il corpo a bruciare grassi e proteine per produrre energia, con il conseguente dimagrimento.

Anche in questo tipo di dieta quindi non è importante la quantità di calorie assunta giornalmente, quanto piuttosto il tipo di alimenti consumati.

Vanno dunque eliminati dai pasti cibi quali pasta, pane, riso, biscotti, legumi secchi, alcol e dolci, mentre è possibile mangiare uova, carne, pesce, formaggi, olio e burro.

La dieta Atkins si articola in 4 fasi:

Induzione

La fase di “Induzione” dovrebbe essere seguita per almeno due settimane durante le quali la quantità giornaliera di carboidrati non deve superare i 20 grammi. Tale quantità deve essere assunta principalmente attraverso il consumo di insalate e verdure.

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Dieta dissociata

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La dieta dissociata è stata messa a punto nel 1911 dal Dottor William Howard Hay ed è nota anche come dieta Hay, dal nome del suo “inventore”, o Food combining.

Questo tipo di regime dietetico si basa sull’assunto, in realtà abbastanza controverso in ambito scientifico, che tipologie di nutrienti differenti vengono digeriti dal nostro organismo secondo meccanismi diversi e contrastanti.

Per questo motivo la loro associazione nel corso dello stesso pasto può determinare l’accumularsi nell’organismo di prodotti della digestione che il corpo non è in grado di smaltire con conseguenze nefaste sulla salute.

Per intenderci, secondo questo principio non è opportuno consumare insieme cibi ricchi di carboidrati e cibi ad alto contenuto di proteine perchè questi ultimi ostacolerebbero la digestione e lo smaltimento dei primi.

Da ciò derivano le cinque regole fondamentali della dieta dissociata:

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