Obesità, quando lo stress viene sfogato sul cibo

obesità e disturbi psicologici

Molto spesso tendiamo a mangiare in modo eccessivo non per fame o golosità ma perché siamo stressati o percepiamo un malessere che sfoghiamo sul cibo. La prima conseguenza di questo comportamento è l’obesità, una condizione che, secondo i dati Istat, è sofferta dal 10,1 per cento della popolazione italiana, ovvero da circa 6 milioni di persone.

Sfogare lo stress o le frustrazioni sul ciboè un comportamento piuttosto diffuso ma assolutamente sbagliato sia dal punto di vista della salute che da quello psicologico, come spiega il dottor Giovanni Porta, psicoterapeuta:

L’aumento di peso eccessivo peggiora la qualità della vita e la stima di noi stessi, oltre a darci complicazioni a livello di salute. Per uscirne occorre capire che la soddisfazione dei propri bisogni emotivi non passa solo dalla tavola. Non è facile, ma riconoscere il problema è il primo passo per iniziare a stare meglio.

L’obesità, molto spesso, è influenzata da fattori psicologici e le persone che ne sono colpite hanno una vera e propria dipendenza dal cibo che usano come valvola di sfogo nelle situazioni di stress o di tristezza; quando mangiano, queste persone percepiscono un attenuamento della  sensazione di malessere che, però, ritorna una volta finito il pasto, amplificata dal fatto di rendersi conto di essere ingrassati. Molte persone obese, infatti, si sentono frustrate e hanno bassa autostima anche per la loro condizione fisica innescando, così, un meccanismo psicologico che le spinge a mangiare ancora di più.

Insomma, è una specie di gatto che si morde la coda: si mangia per attenuare un malessere, si ingrassa, e poi per il dispiacere di essere grassi si continua a mangiare.

I medici e gli esperti sono tutti d’accordo sul fatto che, ingrassare eccessivamente peggiora la vita, non solo dal punto di vista fisico ma anche da quello psicologico. Diversi studi sull’obesità hanno come tema la componente genetica dell’obesità, anche se i dottori preferiscono parlare di “trasmissione tra generazioni di cattive abitudini alimentari”. Ci sono anche le malattie ormonali, ma secondo i dati dell’Associazione Italiana Obesità, solo il 5 per cento delle persone obese ha problemi in questo senso.

Come lavorare, dunque, per prevenire e curare l’obesità? Il dottor Porta non ha dubbi: bisogna intervenire a livello psicologico; ecco le parole dell’esperto:

Il primo passo per rompere questo circolo vizioso è aiutare la persona obesa a entrare in contatto con le proprie emozioni e sensazioni, e aiutarla a riscoprire che la soddisfazione dei suoi bisogni non passa necessariamente attraverso il cibo. Imparare a riconoscere e soddisfare le proprie esigenze emotive ed affettive è un pre-requisito importante per mantenere elevato il livello di motivazione necessario a conseguire il dimagrimento.

 

Fonte: Ufficio Stampa

 

Photo Credit | Thinkstock

 

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