Obesità, la cura arriva dalle cellule Bat

Esistono diversi tipi di grasso? Proprio così, la ciccia non è tutta uguale. A giungere a questa considerazione, che noi abbiamo reso un po’ meno scientifica, ma che in realtà è molto complessa ed elaborata, sono stati i ricercatori dell’Istituto di Anatomia dell’università Politecnica delle Marche, guidati dal professor Saverio Cinti. Il team di esperti, indagando sulla correlazione tra diabete o obesità, ha scoperto una cellula adulta può anche cambiare mestiere.

È risaputo che nel corpo umano esistano due tipi di tessuto adiposo, uno bianco (Wat) e uno bruno (Bat). Il primo serve principalmente per accumulare le molecole altamente energetiche che ci consentono di avere un intervallo tra due pasti consecutivi, il secondo invece brucia i grassi per produrre calore.

Certo, negli animali è più semplice da spiegare il rapporto tra questi due grassi, soprattutto in quelli che vanno in letargo. Per esempio un orso è più grasso prima di entrare nel sonno stagionale e diventa più magro al suo risveglio. Per capirci, da svegli mangiano e accumulano l’eccesso nelle cellule del grasso Wat, quando sono in letargo, le cellule Bat “bruciano” quanto accumulato.

Negli uomini non funziona esattamente così. Gli studi fatti dal gruppo di ricercatori, hanno dimostrato che il Bat, che non è propriamente un grasso, ma cellule che bruciano grassi, può migliorare il metabolismo se stimolato a dovere. La sua attività la possiamo vedere meglio nel periodo invernale: se l’uomo si espone al freddo, nel 90% dei casi mostra segni della presenza di grasso bruno attivo.  Questa scoperta apre davvero interessanti possibilità future per curare l’obesità. Cinti ha infatti commentato:

Abbiamo osservato, infatti, che la cellula adiposa della ghiandola mammaria si trasforma in ghiandola per l’allattamento e, spingendo ancora oltre i nostri studi, abbiamo individuato la possibilità di riportare la cellula adiposa allo stadio di staminale

Ecco quindi la vera scoperta: sarà possibile riprogrammare le cellule adulte: ci sono ottime possibilità che i medici, un domani, siano in grado di fare una sorta di reset per riattivare la parte staminale, cioè indifferenziata, che è in loro per poi riprogrammarle verso altre specializzazioni.

[Fonte: Corriere]

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