Per intolleranza alimentare si intende una reazione avversa del sistema immunitario a uno o più alimenti; questa risposta si traduce in vari sintomi che scompaiono con l’eliminazione del cibo stesso. È difficile riconoscere il fenomeno, perché gli effetti di un’intolleranza sull’organismo sono poco evidenti, ma giorno dopo giorno danno disturbi e infiammazioni che, con il tempo, possono evolvere in malattie.
Le intolleranze alimentari non vanno confuse con le allergie alimentari, perché sono causate da una diversa risposta immunologia: nelle allergie reagiscono le immunoglobine di tipo E, mentre nelle intolleranze quelle di tipo G. Le differenze sono anche di tipo sintomatologico: in caso di allergia i sintomi dono immediati ed evidenti e si collegano facilmente al cibo ingerito e basta una piccola quantità di esso per provocarla, mentre nei casi intolleranza gli effetti sono più sfumati e difficilmente vengono collegati all’alimentazione, anche se, in realtà, sono proprio i cibi che mangiamo più frequentemente a dare la massima sensibilizzazione.
Tra le intolleranze, le più diffuse sono: quella al glutine, cioè alla proteina presente nel grano, che nel tempo può sfociare nella celiachia, quella al lattosio, cioè allo zucchero presente nei latticini di capra, mucca e pecora, e l’intolleranza alle arachidi.
La reazione di ipersensibilizzazione inizia nell’infanzia e si protrae per tutta la vita; i sintomi più frequenti delle intolleranze alimentari sono: irritazione della pelle, arrossamenti cutanei, pruriti, gonfiore delle labbra, eritemi in molte parti del corpo, fino ad arrivare nei casi più gravi a cefalea, dermatiti croniche, flatulenza, tachicardia e alito cattivo.
Per scoprire le intolleranze alimentari non bastano le analisi che di solito vengono fatte per le allergie, e quindi sono stati creati dei test specifici quali: il test citossico, il test muscolare, l’analisi del capello e le indagini bioelettriche.
Eliminare le intolleranze alimentari è molto semplice: una volta individuato il cibo “incriminato” basta eliminarlo dalla dieta e se i sintomi e i disturbi scompaiono o diminuiscono, l’eliminazione va prolungata per un periodo che va tre mesi a un anno, ma sempre con l’ausilio del medico che vi indicherà il cibo sostitutivo più adatto.
Sono andata da un kinesiologo il quale mi ha detto che mi devo assolutamente astenere dal mangiare latticini, solanacee e alimenti contenenti nickel: sono un po’ persa, non so più cosa cucinare e mangiare.
Qualcuno mi può aiutare?
Annalisa, ma sei allergica o intollerante a questi prodotti?
Perchè se sei intollerante ai latticini non è necessario che tu li elimini dall’alimentazione, anzi è consigliabile seguire una dieta che alterni giorni di esclusione dell’alimento responsabile dell’intolleranza a giorni di pasti liberi in cui reintrodurre l’alimento, in modo tale da riabituare l’organismo e da rieducare il sistema immunitario. Se desideri più info leggi ‘Recuperare la tolleranza alimentare’ del dottor Speciani: sfata molti miti sulle intolleranze alimentari ai quali io credevo!