Cuore, un aiuto dalle alghe

Le alghe sono un valido alleato del cuore, aiutano a combattere l’ipertensione e a prevenire i disturbi cardiovascolari. Il merito, sarebbe delle proteine contenute, che avrebbero un ruolo molto simile a quello del latte.

La speranza, arriva da un interessante studio condotto da un gruppo di ricercatori del Teagasc Food Research Centre di Carlow, in Irlanda, coordinati dalla dottoressa Maria Hayes, e pubblicato sul “Journal of Agricultural and Food Chemistry”. Alcune alghe, infatti, possono essere usate per l’alimentazione umana e non a caso in Oriente fanno parte della cucina tradizionale.

Le alghe hanno pochissimi grassi e molte fibre, ricche di vitamine, proteine e preziosi sali minerali, con un apporto calorico davvero modesto. Hanno un elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi, che aiutano ad abbassare il livello di colesterolo nel sangue. Le alghe, inoltre, aiutano a regolare il metabolismo di zuccheri e trigliceridi e grazie alla clorofilla in esse contenuta, migliora l’assorbimento del calcio, svolge una funzione epatoprotettiva e favorisce la coagulazione del sangue.

Nel corso dello studio, gli esperti hanno passato in rassegna i risultati di circa 100 ricerche scientifiche condotte in precedenza su diverse specie di alghe e macroalghe. In questo modo, è emerso come svolgano un ruolo molto simile a quello esercitato dai peptidi bioattivi del latte. Tali peptidi sono molecole proteiche che si formano durante la fermentazione, in grado di regolarizzare alcune funzioni biologiche.

Secondo gli esperti, sia il latte, sia le alghe sono una valida alternativa ai farmaci Ace-inibitori, che sono impiegati per ridurre la pressione sanguigna dei soggetti ipertesi. Secondo le stime, l’ipertensione è una patologia molto diffusa, colpisce, infatti, il 38% della popolazione adulta italiana e il 50% degli anziani.

Come spiega la dottoressa Hayes:

La varietà delle specie di macroalghe e la facilità con cui è possibile coltivarle, rendono questo vegetale una fonte quasi inutilizzata di nuovi composti bioattivi. Sono pertanto necessari maggiori sforzi per sfruttarne appieno il loro potenziale.

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