Anoressia, nuova causa “endogena” della malattia

Non vedersi per quello che si è, capita a tutti! Ci sono giorni che la nostra autostima passando davanti a uno specchio cresce senza misura e giorni che finisce sotto le scarpe, per alcune persone però può trasformarsi in una malattia. L’anoressia sembra essere causata da un piccolo “difetto” del cervello, in grado di modificare in negativo la percezione di se stessi. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori italiani del al Dipartimento di neuroscienze dell’ospedale Bambino Gesù di Roma.

Conosciamo tutti bene l’anoressia e i suoi sintomi. Prima di essere una malattia del corpo, lo è dell’anima. Il professor Santino Gaudio, medico psichiatra che ha guidato la ricerca, è stato il primo a riconoscere a questa patologia una base neurobiologica. Insomma, esiste una nuova causa, oltre ai soliti fattori sociali e  psicologici di condizionamento.

Per giungere a questa tesi, si è dovuto comprendere il rapporto tra le misure del cervello e l’origine dell’anoressia nervosa. Gli esperti hanno utilizzato la morfometria basata sui voxel (Vbm), una tecnica di analisi in neuroimaging che consente proprio di calcolare il volume di aree specifiche del cervello.

Questo esame è stato in grado di dimostrare una diminuzione del volume di materia grigia nelle pazienti affette da anoressia. E in particolare il volume “ridotto” riguardava quelle aree coinvolte nella manipolazione delle immagini mentali e nella rappresentazione mentale del sé. A tal proposito il professor Gaudio ha commentato:

Fino ad oggi, infatti, abbiamo sempre considerato l’interazione di molteplici fattori: biologici, genetici, ambientali, sociali, psicologici e psichiatrici. Ma finora non era stata ricercata la causa nella struttura cerebrale. Per quanto riguarda l’analisi, va detto però che nelle giovani donne malate del campione l’anoressia durava da meno di un anno. La media, infatti, era di cinque mesi, un lasso di tempo in cui la malattia non poteva aver modificato con il dimagrimento la struttura cerebrale.

Questo significa che non è la malattia la causa, ma l’effetto. Potrebbe essere proprio questo il nuovo volto dell’anoressia, una volta che potrebbe portare allo studio di nuove terapie.

[Fonte: Kataweb]

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